La Repubblica Romana del 1849 (nota anche con la denominazione di Seconda Repubblica Romana, per non confonderla con quella giacobina del 1799) fu uno stato sorto a seguito di una rivolta liberale che nei territori dello Stato pontificio estromise Papa Pio IX dai suoi poteri temporali. Fu governata da un triumvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini ed Aurelio Saffi. La piccola repubblica, nata nel contesto dei grandi moti del 1848 che coinvolsero tutta Europa, ebbe come quest’ultimi vita breve (5 mesi, dal 9 febbraio al 4 luglio), a causa dell’intervento della Francia di Napoleone III che per convenienza politica ristabilì l’ordinamento pontificio, in deroga ad un articolo della costituzione francese. Tuttavia quella della Repubblica Romana fu un’esperienza fondamentale nella storia dell’unificazione italiana, vide l’incontro e il confronto di molte figure di primo piano del Risorgimento accorse da tutta la Penisola, fra cui Giuseppe Garibaldi. In quei pochi mesi Roma passò dalla condizione di stato tra i più arretrati d’Europa a banco di prova di nuove idee democratiche, fondando la sua vita politica e civile su principi (quali, in primis, il suffragio universale maschile, l’abolizione della pena di morte, la libertà di culto e la laicità dello Stato) che sarebbero diventate realtà in Europa solo circa un secolo dopo.
I Principi Fondamentali che introducono la Costituzione della Repubblica disegnano un progetto di Stato straordinario e attualissimo. Il secondo principio è sconvolgente, se pensiamo che è un pensiero forgiato nel 1849. L’abolizione dei titoli nobiliari e il disarcionamento dai privilegi ereditari fanno scendere la frangia più ricca del popolo al livello del popolino, rimescolando non solo le ricchezze ma anche i valori e le reali capacità di “sopravvivenza” alla quotidianità, che diventa improvvisamente tema obbligato per tutti, non solo per chi sfortunatamente non sia nato con un buon cognome. Il terzo dichiara la “direzione” che deve avere il governo del paese, ovvero sia un governo del popolo PER il popolo stesso, e non fine a se stesso o per incompiuta manifestazione di potere. Al quarto un capolavoro di politica internazionale, la Repubblica rispetta tutti e difende se stessa. Il quinto rende l’equiparazione sociale estesa alle strutture amministrative dello Stato, e nel sesto c’è in poche, pochissime parole, il concetto di Welfare che nessuno ministro della Repubblica Italiana è stato mai in grado di dichiarare con tale schiettezza e con così poca ipocrisia. Il settimo è il principio che più manca all’Italia di oggi, che è l’Italia di ieri e l’Italia che meno si è distaccata da quello Stato Pontificio che è stato il più grande responsabile dell’arretratezza del centro e del mezzogiorno dal medioevo in poi. L’ottavo è un principio pratico, una presa d’atto che in Italia il Papa c’è, c’è sempre stato e ci sarà, e bisogna conviverci con rispetto reciproco.
Basterebbero, sinceramente, solo questi 8 elementari quanto profondi principi a rivoltare l’Italia attuale da capo a coda, a rendere la struttura del nostro Paese ragionata, ragionevole, in una sola parola, GIUSTA. La nostra memoria della Repubblica Romana è, quindi, il desiderio di mantenere aperta la discussione sulla democrazia, sull’autonomia e la laicità dello Stato, sul destino delle libertà. Mazzini e i tanti ragazzi caduti per la difesa della Repubblica non si fermano…
DALLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA del 1849
PRINCIPI FONDAMENTALI
I. La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.
II. Il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta.
III. La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini.
IV. La Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana.
V. I Municipii hanno tutti eguali diritti: la loro indipendenza non è limitata che dalle leggi di utilità generale dello Stato.
VI. La piú equa distribuzione possibile degli interessi locali, in armonia coll’interesse politico dello Stato è la norma del riparto territoriale della Repubblica.
VII. Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici.
VIII. Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale.
vedi: 17 marzo 2011: quale Italia?
6 marzo 2011. Una Repubblica e l’Italia in un albergo. 12 gennaio 2011. La Repubblica in un teatro 6-13 febbraio 2011. Una settimana repubblicana.