Abbiamo guardato quegli occhi grandi che ci guardavano. Gli occhi di Maria De Medeiros che interpretava la parte di Eleonora Fonseca Pimentel. E per un attimo erano gli occhi di Eleonora, cuore vivente e mente lucidissima della Repubblica Napoletana del 1799, una repubblica giacobina prerisorgimentale, la più importante. Gli occhi di Eleonora ci guardavano nel bellissimo film di Antonietta De Lillo, Il Resto di Niente del 2004. La bravissima regista ha soprattutto mosso la macchina da presa intorno ad Eleonora, al suo volto, ai suoi occhi per farci guardare ed interrogare. ” La gente non vuole niente, solo noi lo vogliamo. La gente vuole essere lasciata in pace. A cosa è servito quello che abbiamo fatto?” dice Eleonora verso la fine del film. E ci guarda come per chiederci: cosa volete? Non vi piace come vanno le cose? E che fate per cambiarle? Quali prezzi siete disposti a pagare come ho fatto io e i miei oltre 150 amici che abbiamo provato a fare la Repubblica a Napoli e siamo stati giustiziati? O forse non volete niente, solo sopravvivere ? E tutto ciò che abbiamo fatto, con errori anche ma soprattutto con passione, lo volevamo solo noi? Cosa resta? Il resto di niente come si dice a Napoli?
In quegli occhi vedevamo gli occhi di Mameli, di Mazzini, di Garibaldi, dei fratelli Rosselli, di Matteotti, di Ambrosoli, di Borsellino e Falcone, di Impastato, di Pasolini, di tanti uccisi o con una vita vissuta in sacrifici assoluti. Vedevamo il loro sangue, come quello di Eleonora, di Vincenzo Russo, di Mario Pagano, di Ignazio Ciaia: solo alcuni di quelli giustiziati in quel grande e maledetto 1799, a Napoli. E s’imponeva una domanda: tutto questo dolore, questa passione, questi sacrifici per un’Italia così, per italiani come quelli di oggi che ” vogliono essere lasciati in pace”? Gente che non vuole niente, pronta a frignare se hanno dei guai, ma mai disposta a “fare la Repubblica“, cioè cambiarla, renderla vera Repubblica e non un coacervo di potere, corruzione, indifferenza? Eleonora è una donna che diventa rivoluzionaria malgrado la sua formazione; era una letterata, una studiosa: ma guardava quello che succedeva, vedeva il dolore e l’abiezione dei “lazzari“, il popolino napoletano. E diventa, con i suoi amici quasi tutti letterati come lei, rivoluzionaria. E la prima cosa di ogni rivoluzione sociale o morale è mettere in gioco se stessi, non frignare. Ma anche i “lazzari” non volevano niente, gli bastavano le madonnelle della Santa Fede ( l’esercito di restaurazione guidato dal cardinal Ruffo). Quegli occhi che guardavano la Napoli del 1799 ora, una domenica di novembre a via Caffaro, ci guardavano pieni di domande, soprattutto una: cosa vogliamo veramente?
vedi: IL RESTO DI NIENTE