Ci ricorda il grande scrittore cileno L. Sepulveda che un popolo senza memoria è un popolo senza futuro. Questa frase, già presente nei nostri “Pensieri Urgenti”, è un po’ la guida dell’attività della nostra Associazione che prova a percorrere alcuni sentieri della storia per ricordare uomini ed eventi e provare a capire perché l’Italia si è ridotta com’è. Noi italiani siamo sempre pronti a cancellare la memoria, forse perché pensiamo di essere protesi verso chissà quale futuro orrido che vediamo radioso, un po’da ubriachi di idiozie che ingoiamo attraverso i media e i discorsi da bar o tra amici e familiari. La memoria, invece, ci aiuterebbe a nutrirci di quei momenti alti che anche la nostra storia italiana ha avuto per trovare energie e motivazioni, per opporci al degrado interiore e sociale che è sotto i nostri occhi e che vediamo quando siamo sobri, forse. Cancelliamo da tempo la memoria, dicevamo, anche urbanisticamente, distruggendo luoghi dove eventi straordinari hanno provato a disegnare un’altra Italia, un altro popolo.Come ciò che accade un venerdi, il 12 gennaio del 1849, mentre si preparava la Seconda Repubblica Romana. In una piccola via di Campo Marzio, a lato di piazza Nicosia: via della Pallacorda. C’era un teatro in legno costruito nel 1715 su un campo di gioco della pallacorda, in un cortile. Il teatro venne chiamato quindi così (ed è strabiliante la coincidenza con la riunione dell’Assemblea Nazionale francese, agli inizi della Rivoluzione, che si trasferì il 20 giugno 1789 nella Sala della Pallacorda di Parigi, giurando “di non separarsi più e di riunirsi ovunque lo richiedano le circostanze finché la Costituzione non viene stabilita e posta su salde fondamenta“).
Poi i papi, preoccupati per questo richiamo rivoluzionario, nel 1841 fecero mutare il nome in Teatro Metastasio, più tranquillizzante, ricostruendolo in muratura. Teatro per spettacoli di burattini e marionette, di Meo Patacca e Pulcinella, ma anche per commedie di Goldoni. Teatro molto amato dal popolo. Teatro che dopo gli eventi tumultuosi e pieni di vitalità che seguirono l’assassinio del primo ministro di Pio IX, Pellegrino Rossi, il 15 novembre del 1848 al palazzo della Cancelleria, divenne uno dei luoghi centrali delle assemblee popolari che preparavano, tra il dicembre del 48 e il febbraio del 49, la Repubblica Romana. Insieme a via di Monte Brianzo, al Teatro Apollo-Tor di Nona ( anch’esso inopinatamente distrutto alla fine dell’800), al Teatro Argentina, al Teatro Capranica, all’hotel Cesari e ad altri luoghi di Roma. Una città spenta nel sonno secolare del dominio papale che si risveglia, prende coscienza, spera, si prepara ad assumere identità, si prepara alla Repubblica. Animata dal giovane Mameli, da Angelo Brunetti ( Ciceruacchio), da Filippo de Boni, da Garibaldi ( arrivato a Roma il 12 dicembre del 48), da preti liberali, dal pensiero di Mazzini che giungeva attraverso i suoi seguaci riuniti all’hotel Cesari, da Giuseppe Verdi che dirigeva al Teatro Argentina alcune sue opere per animare quel clima di speranze, da Cernuschi, Sterbini, Armellini, Filopanti e tanti altri.
Finchè venerdi 12 gennaio del 1849 accadde, proprio al Teatro Metastasio, un evento fondamentale per Roma e per la futura Italia: si riunì la prima grande assemblea popolare dei rappresentanti di tutte le province dello Stato Pontificio che si preparava a diventare Repubblica Romana. I lavori di questa grande assise erano seguiti da una grande folla che arrivava fino a Piazza Nicosia, a via di Monte Brianzo, a Ripetta. Non essendoci ovviamente ancora gli altoparlanti, l’andamento dei lavori era trasmesso dalle persone più vicine a quelle più lontane con il passaparola. Narra una cronaca che quel giorno a Piazza Nicosia, verso la sera arrivò un gruppo di muratori ancora sporchi del loro lavoro, per informarsi sull’andamento dell’Assemblea, come fecero anche le “lavandare e le tintore” che lavoravano sul fiume davanti a S.Lucia della Tinta, un poco più in là.
L’assemblea del 12 gennaio 1849 si riunisce per discutere delle elezioni con cui i nuovi organismi dello Stato Pontificio dovevano avere il più ampio consenso popolare. In piazza di Pietra, all’Hotel Cesari, il 1 gennaio si era formato il Comitato Toscano che doveva manifestare l’appoggio della Toscana alla Repubblica Romana: da quel nucleo nacquero i Comitati dei Circoli Italiani con l’intento di superare i regionalismi che riproducevano anche in questi organismi di lotta risorgimentale le divisioni che c’erano di fatto fra gli stati italiani e darsi finalmente un nome che anticipava l’unità d’Italia. Così nel Teatro Metastasio, non solo si preparava la Repubblica Romana, ma già si approntava l’elezione ( nel vicino 21 gennaio) di organismi che avevano per la prima volta l’aggettivo italiani. In altre parole, si sosteneva che la nascente Repubblica Romana doveva essere il nucleo della futura Italia. Si voleva preparare una Costituente Romana ( che verrà eletta il 21 gennaio) che doveva avere in se già gli elementi di una futura Costituente italiana. Neanche nelle Cinque Giornate di Milano dell’anno prima (un importante momento di lotta per la storia del Risorgimento) si parlò così di Italia unita.
In quell’assemblea fu redatto e letto un appello:
Nessuno dei governi esistenti è nazionale né fu mai nazionale in Italia. La tradizione non ci dà né lo Stato di Sardegna, né la Toscana, né le Due Sicilie e tantomeno l’Alta Italia. Ci dà Sicilia, Firenze, Genova, Pisa; ma chi vorrebbe dividere in mille brani l’Italia? Non resta che riunire la tradizione unitaria e la municipale. Da ciò risulta un’unità nazionale stabilita su base di larghe libertà municipali.
Dell’intero appello, questo è solo un brano che però basta a darci un’idea di che tipo di federalismo di alto livello sarebbe nato da questa esperienza se fosse andata in porto. (Se pensiamo a quello che si sta preparando oggi viene da piangere…) E ci dice anche come fosse presente il sentimento di italianità anche tra i ceti più popolari (pensiamo a Ciceruacchio) e perfino tra i molti preti presenti a queste manifestazioni (un nome per tutti: Ugo Bassi), anche se la loro partecipazione era in disaccordo con la gerarchia legata al potere temporale.
Partiva la Repubblica Romana con ancora, certamente, dei limiti che se avesse avuto tempo avrebbe superato. Da quelle strade, da quel Teatro sgorgava comunque una fonte d’acqua, l’origine di un fiume nuovo.
Ma se oggi percorri via della Pallacorda ( come abbiamo fatto in due Incontri per Strada, alla fine di ottobre 2010 e il 9 gennaio scorso proprio per andare a “celebrare” il 162 anniversario di quell’assemblea) non troverai nessun teatro, non troverai nessuna targa che ricordi questo straordinario evento popolare. Troverai, lì dove si trovava il Teatro Metastasio, un “garage” (!!) e una bruttissima palazzina costruiti nel 1936. Tutto abbattuto per l’incuria della memoria di un’Italia che con la Repubblica Romana ha ben poco a che spartire. E davanti allo scempio che vedi ti sembra, nonostante tutto, di sentire ancora le discussioni, le grida dell’animazione popolare, la voce di Mameli e degli altri, ti sembra di rivedere il via vai della gente da via di Monte Brianzo, da via di Ripetta, da via della Scrofa, ti sembra di udire gli applausi o i fischi di dissenso, ti sembra di scorgere una Repubblica che nasce in un Teatro. Ti sembra perché tutto è ancora lì, nell’aria, nelle vie, nelle mura superstiti come una presenza impalpabile ma viva degli eventi grandi che non muoiono, nonostante la stupidità umana. In attesa di seguire le vie istituzionali che la nostra Associazione, forse insieme ad altre, cercherà per poter realizzare l’apposizione di una targa accanto a quel garage che ricordi quel giorno, la poniamo qui, virtualmente, per tutti noi. Per fare memoria di una Repubblica in un Teatro, cha sapeva già d’Italia. Un’altra Italia.
Qui venerdì 12 gennaio 1849 il Popolo di Roma riunito nel teatro Metastasio e nelle vie dei dintorni per la prima volta parlò di Municipi Italiani uniti in uno Stato Italiano.
vedi: COME NASCE UNA REPUBBLICA
LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLA REPUBBLICA DEI BRIGANTI
STORIA AVVENTUROSA DELLA RIVOLUZIONE ROMANA. REPUBBLICANI, LIBERALI E PAPALINI NELLA ROMA DEL '48
6-13 febbraio 2011. Una settimana repubblicana.
20 febbraio 2011. Una strada di eroi.
6 marzo 2011. Una Repubblica e l’Italia in un albergo.