Sono arrabbiato. Anzi mi viene il voltastomaco e il giracanali, quando vedo la verità calpestata. Calpestare la verità è negare la realtà. Si confondono le ombre con la realtà (Platone). Principio della salvezza è riconoscere la realtà, anche quella negativa. Ma non accetto che il bianco sia nero e che il nero sia rosa e che gli asini volino. C’è la “verità” che stravolge la realtà, ecco l’inganno; quella che la nega, ecco il silenzio; quella che è costruita a tavolino, al computer, ecco la verità o la realtà virtuale, quella che mi fa arrabbiare di più.
Mi rimane ancora un mistero perché tanta gente ci caschi. Non mi è sufficiente la spiegazione antica: “vulgus vult decipi” che significa “la gente vuole essere imbrogliata”; e nemmeno quella attuale: “i è tuti istessi“. Ometto l’obiezione di indebita intromissione clericale nella politica. Mi si permetterà almeno di parlare dei comandamenti, dell’ottavo questa volta, che, guarda caso, ha una formulazione da tribunale: “Non dire falsa testimonianza!” (Già allora la verità condizionava la giustizia!).
Ciò che mi ha convinto a rompere le esitazioni è stata la testimonianza di Franz Jaegerstaetter, obiettore di coscienza al nazismo fino al martirio. Il suo Vescovo cercò di dissuaderlo: “chi sei tu per stabilire se una guerra è giusta o se un’ideologia è aberrante?”. Franz si trovò solo a difendere la propria coscienza, spalleggiato solo dalla moglie. Dopo sessant’anni, anche i vescovi gli hanno dato ragione, dichiarandolo beato. Non è che anche noi, dopo un ventennio, ci svegliamo e troviamo morta la democrazia e sepolta la costituzione e ci chiediamo, come i tedeschi: “Come è potuto accadere?” . Non vorrei che accadesse. E allora parlo. Un certo mormorio serpeggiante mi dice che non sono solo.
Il primo nemico della verità e della realtà è l’inganno, detto volgarmente imbroglio. L’ha inventato già il serpente nell’Eden, il tentatore, l’ingannatore, l’illusionista, il trasformista. Il male si veste di bene e il bene viene banalizzato. Basta opporre la furbizia alla legalità, l’interesse al dovere; deviare l’attenzione dal problema principale a quello secondario; chiamare riforme i tagli di bilancio; inaugurare grandi opere e non concludere le piccole opere. Insomma scambiare lucciole per lanterne, i sogni per realtà. Il falso deve apparire vero, il male bene, l’ingiusto giusto, l’onestà è dabbenaggine. Trionfa la libertà e la furbizia: “ognuno la pensi e la faccia come vuole”, basta farla franca. Il peccato c’è sempre stato, ma se ne è perduta la vergogna. Basta declassare i reati ed esaltare la furbizia. E così in questi trent’anni sono andati a fondo almeno tre comandamenti: il sesto, il settimo e l’ottavo. E con essi la morale e la giustizia: la bontà è diventata buonismo, la morale moralismo, la giustizia giustizialismo.
A proposito di giustizia. Le mani pulite, nel giro di trent’anni, sono diventate mani sporche. Hai mai sentito parlare di garanzie per la parte lesa? Le garanzie e i garantisti sono tutti per l’imputato: tanto la parte lesa se non è morta, non ha voce né in capitolo né in tribunale; l’imputato è un perseguitato e il giudice un persecutore. E gli errori dei giudici? Non si considera che sbagliano più per difetto che per eccesso, basta guardare chi è in prigione. Per riformare la giustizia si prolungano i processi e si abbrevia la prescrizione. Ci salverà solo il coraggio della verità. E se questo coraggio ce l’avranno in tanti. L’arma principale dell’inganno è la pubblicità, che tra l’altro è la principale voce d’entrata per chi ce l’ha. La libertà di stampa è ridotta a libertà di propaganda, sempre per chi ce l’ha. La pubblicità non è più propaganda, ma “consiglio per gli acquisti’. Si sa che il consiglio è un ordine camuffato. Temo che buona parte della politica sia ridotta spesso a pubblicità e compra-vendita e ricatto.
Il secondo nemico della verità e della realtà è il silenzio. Forse più devastante ancora dell’inganno. E’ il potere delle tenebre. E’ il segreto: di stato e istruttorio, industriale e bancario, diplomatico e pontificio… Sull’omertà, sull’indifferenza e sul silenzio prosperano le mafie e i poteri occulti. In tanti, per paura o per complicità, chiudono gli occhi, si turano gli orecchi, si tappano la lingua e siamo al silenzio mafioso. Il rimedio è ancora il coraggio della verità. Ho bisogno di verità perché ho bisogno di libertà. Ho bisogno di coraggio per essere vero, per essere libero. Purtroppo il coraggio uno non se lo può dare. E allora prego lo Spirito di verità che mi conduca alla verità tutta intera. Cerco amici della verità, cerco profeti. Purtroppo sono pochi i preti, ancor più rari i profeti. Prego il Signore, in questo Avvento, che ci mandi qualche profeta a svegliarci dal sonno.
don Remo Vanzetta in “Vita Trentina” del 19 dicembre 2010
vedi: Pensiero Urgente n.245)