Sulla retorica del “siamo tutti americani” che avvolse (e ancora avvolge), l’intero Occidente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 il filosofo francese Jean Baudrillard scrisse, con crudezza, con lucidità e con coraggio (e ce ne voleva moltissimo in quel momento) “che l’abbiamo sognato quell’evento, che tutti senza eccezioni l’abbiamo sognato – perché nessuno può non sognare la distruzione di una potenza, una qualsiasi, che sia diventata tanto egemone – è cosa inaccettabile per la coscienza morale dell’Occidente, eppure è stato fatto, un fatto che si misura appunto attraverso la violenza patetica di tutti i discorsi che vorrebbero cancellarlo” (J. Baudrillard, Lo spirito del terrorismo, 2002). Per tutta la vita ho sognato che bombardassero New York e non posso essere così disonesto con me stesso e con i lettori da negarlo ora che il fatto è avvenuto. 

Eppure ho provato anch’io un istintivo orrore per quella carneficina, per quello sventolar di fazzoletti bianchi, per quegli uomini e quelle donne che si buttavano dal centesimo piano. E allora? L’America è una Potenza che da più di mezzo secolo colpisce, con tranquillità e spietata coscienza, nei territori altrui, che negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale ha bombardato a tappeto Lipsia, Dresda, Berlino premeditando di uccidere milioni di civili perché, come dissero esplicitamente i comandi politici e militari statunitensi dell’epoca, bisognava “fiaccare la resistenza del popolo tedesco”, che ha sganciato una terrificante, e probabilmente inutile, bomba su Hiroshima e Nagasaki e che nel dopoguerra ha fatto centinaia di migliaia di vittime innocenti in ogni angolo del pianeta (lo scrittore, americano, Gore Vidal ha contato 250 attacchi militari che gli Stati Uniti hanno sferrato senza essere provocati).

 L’11 settembre invece gli americani, per la prima volta nella loro storia, venivano colpiti sul proprio territorio. Pensavo che questa tragedia avrebbe insegnato loro qualcosa: l’orrore di vedere le proprie case cadere come castelli di carta, seppellendo uomini, donne, vecchi, bambini, famiglie, affetti. Che gli avrebbe insegnato l’orrore dell’amore ora che lo avevano vissuto sulla propria pelle. Che gli avrebbe insegnato che anche le vite degli altri hanno un valore, poiché tengono tanto alle proprie. Invece hanno continuato imperterriti. Come prima, peggio di prima. Loro hanno sempre la coscienza tranquilla, le tragedie degli altri non li riguardano, al massimo sono “effetti collaterali”. Hanno cominciato con l’Afghanistan. Poteva esserci una ragione perché da quelle parti stava Bin Laden, anche se nessuna inchiesta seria è mai stata fatta per dimostrare che dietro gli attentati alle Twin Towers o quelli del 1998 in Kenya e Tanzania ci fosse effettivamente il Califfo saudita (sarà il motivo per cui il Mullah Omar ne rifiuterà l’estradizione non accettando l’arrogante risposta Usa: “Le prove le abbiamo date ai nostri alleati”). Ma dopo dieci anni di occupazione rimangono sul terreno 60 mila vittime civili la maggior parte delle quali provocate dai bombardamenti a casaccio sui villaggi e persino sui matrimoni. A stretto giro di posta è venuta l’aggressione all’Iraq: 650 mila vittime civili. Giuliano Ferrara sul Foglio (6/9), proprio mentre dichiarava di detestare l’iperbole, ha definito l’11 settembre “l’attentato più grande e infame della storia”. È solo una delle tante tragedie della storia recente, forse quella che ci ha colpito di più, ma non certo la più infame. E io mi rifiuto di piangere ogni anno, ritualmente e a comando, lacrime di coccodrillo per tremila vittime. Rituali che tentano di far entrare nel buio sgabuzzino del dimenticatoio tutte le altre. Che sono milioni.

 

Massimo Fini      Il Fatto Quotidiano  10/9/2011

 

 

Un no deciso alla guerra un si deciso ed incondizionato alla pace

… «Secondo alcuni la guerra avrebbe dovuto durare dieci anni. I dieci anni sono passati ma la fine della guerra è ancora lontana. La presunta caccia al “terrorismo internazionale” continua.

In realtà gli unici veri terroristi internazionali che ci sono attualmente sul nostro pianeta sono gli Stati che posseggono armi di distruzione di massa (atomiche, chimiche, batteriologiche) ed eserciti di dimensioni quali non si sono mai visti nella storia dell’umanità. L’unico terrorismo internazionale esistente è quello che spende oltre 1100 miliardi all’anno in armamenti sempre più distruttivi e lascia morire di fame 3 miliardi di persone nel mondo. L’unico terrorismo internazionale esistente è quello di quelle poche famiglie di miliardari americani che da sole posseggono beni paragonabili a quelli dell’intera Africa. Quella del terrorismo internazionale è l’ultima invenzione dei guerrafondai sostenitori del sistema sociale capitalistico che, ricordava già Engels in uno dei suoi ultimi scritti nel 1889, è condannato alla guerra e alla guerra mondiale, sempre più violenta e distruttiva, come quella nella quale siamo immersi oggi ma di cui nel mondo occidentale i cittadini non hanno consapevolezza, bombardati come sono non dai presunti terroristi internazionali ma dalla propaganda sul terrorismo internazionale, che si nasconderebbe dietro ad ogni africano che cerca di approdare sulle nostre coste e che ci viene continuamente riproposta dai film della catena USA FOX.

Da quell’11 settembre del 2011 migliaia di miliardi di dollari (stime attendibili parlano di oltre tremila miliardi di dollari) sono stati spesi per la guerra americana, con un numero imprecisato di vittime, tutte civili, fra la popolazione di Iraq, Afghanistan, e ora Libia. La guerra americana è andata molto ma molto al di la della stessa legge del taglione, dell’occhio per occhio dente per dente e delle peggiori rappresaglie naziste. A fronte di 2996 vittime degli attentati dell’11 settembre 2001, le vittime civili, vecchi e bambini compresi, sono stimati in alcuni milioni. Nella sola Iraq si parla di seicentomila morti. I nazisti, che si sono macchiati di stragi orribili, per terrorizzare la popolazione dei paesi europei occupati praticavano la rappresaglia, con l’uccisione di 10 cittadini dei paesi occupati per ogni soldato tedesco caduto in qualche imboscata dei partigiani, come è accaduto alle Fosse Ardeatine a Roma. Nessuno parla, infine, delle distruzioni e dell’inquinamento ambientale provocato dai bombardamenti fatti per lo più usando armi ad uranio impoverito, che provocheranno altri milioni di morti nei prossimi anni per i tumori che si svilupperanno…

 

Giovanni Sarubbi     dall’ editoriale del 12/8/2011  sul  giornale on line  Il Dialogo

Calendario eventi
settembre 2011
L M M G V S D
 1234
567891011
12131415161718
19202122232425
2627282930EC
Cerca nel Sito
Newsletter
In carica...In carica...


Feed Articoli