Il 26 novembre 1944 muore fucilata dai nazifascisti a Pavullo nel Frignano (Modena) IRMA MARCHIANI (33 anni, nome di battaglia Anty) ricamatrice, modista e Partigiana.

Irma nasce a Firenze ma a quattro anni la sua famiglia si trasferisce a Santo Stefano di Magra (La Spezia). Cresce in una famiglia apertamente antifascista, tant’è che il padre ferroviere fu licenziato nel 1923 a causa delle sue idee politiche e un fratello fu tra gli organizzatori italiani di Soccorso Rosso Internazionale (organizzazione internazionale connessa all’Internazionale Comunista, fondata nel 1922 per svolgere il compito di “Croce Rossa internazionale politica”).

Nel 1924 Irma dovette abbandonare la scuola, dove si era distinta per le sue doti artistiche, per andare a lavorare al fine di contribuire al bilancio famigliare. Quando l’8 settembre 1943, fu annunciato l’armistizio, Irma si trovava, come di consueto, sull’Appennino modenese, nella zona del Frignano, per alcune cure a causa della sua salute cagionevole.

Decise subito di entrare nella Resistenza come staffetta e informatrice delle prime formazioni della Resistenza e divenne, nel maggio del 1944, vice comandante del Battaglione “Matteotti“, Brigata “Roveda“, divisione Garibaldi “Modena“. Catturata durante la battaglia per la difesa della Repubblica Partigiana di Montefiorino (17/6 – 1/8 1944) mentre tentava di far ricoverare un partigiano ferito, fu seviziata e condotta nel campo di concentramento di Corticelli (Bologna).

Lapide sul luogo della fucilazione

Dapprima condannata e morte e poi alla deportazione in Germania, riuscì a fuggire e a rientrare nei ranghi della Resistenza. Con i suoi uomini partecipò coraggiosamente ai combattimenti nella battaglia di Benedello prodigandosi anche nell’ assistenza ai feriti. Operò anche come commissario politico delle formazioni garibaldine.

L’11 novembre 1944, nel tentativo di attraversare le linee con i propri compagni di lotta ormai privi di munizioni, fu sorpresa, presso Benedello, da una pattuglia tedesca insieme alla staffetta GAETANO RUGGERI. Condotta a Pavullo nel Frignano (Modena), fu processata il 26 novembre da ufficiali del Comando tedesco di Bologna che la condannarono a morte. Dopo ore di tortura fu fucilata lo stesso giorno alle ore 17, vicino alle carceri di Pavullo, con RENZO COSTI, DOMENICO GUIDANI e Ruggeri.

Irma Marchiani ha ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria e ci ha lasciato due lettere di grande valore morale e civile.


Lettera al fratello del 10-08-1944.

Sestola, da la “Casa del Tiglio”, 10 agosto 1944

Carissimo Piero, mio adorato fratello,
la decisione che oggi prendo, ma da tempo cullata, mi detta che io debba scriverti queste righe. Sono certa mi comprenderai perché tu sai benissimo di che volontà io sono, faccio, cioè seguo il mio pensiero, l’ideale che pur un giorno nostro nonno ha sentito, faccio già parte di una Formazione, e ti dirò che il mio comandante ha molta stima e fiducia in me. Spero di essere utile, spero di non deludere i miei superiori. Non ti meraviglia questa mia decisione, vero?
Sono certa sarebbe pure la tua, se troppe cose non ti assillassero. Bene, basta uno della famiglia e questa sono io. Quando un giorno ricevetti la risposta a una lettera di Pally che l’invitavo qui, fra l’altro mi rispose “che diritto ho io di sottrarmi al pericolo comune?” È vero, ma io non stavo qui per star calma, ma perché questo paesino piace al mio spirito, al mio cuore. Ora però tutto è triste, gli avvenimenti in corso coprono anche le cose più belle di un velo triste. Nel mio cuore si è fatta l’idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo. Questo richiamo è così forte che lo sento tanto profondamente, che dopo aver messo a posto tutte le mie cose parto contenta.
“Hai nello sguardo qualcosa che mi dice che saprai comandare”, mi ha detto il comandante, “la tua mente dà il massimo affidamento; donne non mi sarei mai sognato di assumere, ma tu sì”. Eppure mi aveva veduto solo due volte.
Saprò fare il mio dovere, se Iddio mi lascierà il dono della vita sarò felice, se diversamente non piangere e non piangete per me.
Ti chiedo una cosa sola: non pensarmi come una sorellina cattiva. Sono una creatura d’azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma sono tutti ideali alti e belli. Tu sai benissimo, caro fratello, certo sotto la mia espressione calma, quieta forse, si cela un’anima desiderosa di raggiungere qualche cosa, l’immobilità non è fatta per me, se i lunghi anni trascorsi mi immobilizzarono il fisico, ma la volontà non si è mai assopita. Dio ha voluto che fossi più che mai pronta oggi. Pensami, caro Piero, e benedicimi. Ora vi so tutti in pericolo e del resto è un po’ dappertutto. Dunque ti saluto e ti bacio tanto tanto e ti abbraccio forte.

Tua sorella Paggetto

Ringrazia e saluta Gina.

 

 

Lettera alla sorella del 26-11-1944, scritta dal carcere di Pavullo.

26/11/1944

Prigione di Pavullo

Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della  mia vita. Pally adorata ti dico  a te: saluta e bacia tutti quelli  che mi ricorderanno. Credimi non
ho mai fatto nessuna cosa che potesse  offendere il nostro nome. Ho sentito  il richiamo della Patria per la quale  ho combattuto: ora sono qui fra poco  non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile  affinché la libertà trionfasse.
Baci e baci dal tuo e vostro

Paggetto

Vorrei essere seppellita a Sestola

 

 

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI

 

 

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