Il 15 febbraio 2019 muore a Roma dopo un incidente fortuito ADRIANO OSSICINI (98 anni) psichiatra, accademico, politico, ministro, Antifascista e Partigiano italiano.

Ossicini nacque a Roma nella famiglia, di estrazione cattolica,  di un avvocato con otto figli. La madre fu un’attiva partecipante della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) e il padre Cesare fu tra i fondatori, nel 1919, del Partito Popolare Italiano di don LUIGI STURZO (1871- 1959) e attivo membro di molte associazioni cattoliche. Ma soprattutto fu un deciso Antifascista e a questo educò i suoi figli.

Nel 1936 morì il padre e gli Ossicini continuarono ad essere fieri sostenitori delle libertà civili e oppositori del regime fascista, tanto che Adriano e suo fratello ALESSANDRO ( 1921- 1999, anche lui deciso Antifascista e Partigiano e che diverrà un matematico di fama) ricevettero nel 1943-44 la Medaglia d’argento al merito per le attività svolte a sostegno della guerra di liberazione.

Adriano studiò in vari licei cattolici di Roma e s’iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università La Sapienza di Roma. Ancora studente, nel 1938, decise di prendere servizio come volontario presso l’Ospedale Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina a Roma. Nello stesso anno partecipò ad un convegno della FUCI ad Orvieto dove in un suo intervento sostenne con forza che fosse dovere morale dei cristiani combattere il fascismo.

Scheda segnaletica della polizia di Adriano Ossicini

Questo gli causò di essere schedato dai fascisti e messo sotto osservazione. Ossicini continuò la sua attività antifascista in vari modi come quando lanciò dei volantini, insieme ad un suo amico, in un cinema romano contro Franco, futuro dittatore spagnolo.

Ancora nel 1938 partecipa ad un nuovo convegno della FUCI a Genova  e denuncia con forza il razzismo del fascismo perché alleato al nazismo razzista.

Ossicini in quegli anni incontra molti esponenti del mondo cattolico ( tra cui Alcide De Gasperi) e laici come GUIDO CALOGERO (1904- 1986) e si espresse contro il progetto di De Gasperi di costruire un nuovo partito unico cattolico ( il Partito Popolare era stato chiuso per ordine di Mussolini) che rappresentasse il centro politico ( la futura Democrazia Cristiana).

Quando nel 1940 l’Italia entrò in guerra Ossicini ottenne il rinvio militare come studente e cominciò a frequentare gruppi d’intellettuali cattolici che simpatizzavano con il marxismo come FRANCO RODANO (1920- 1983, che sarà suo fraterno amico) ma anche aderenti al Partito Comunista Italiano clandestino come PIETRO INGRAO (1915- 2015) ed altri. Intanto spesso Ossicini veniva convocato dalla polizia fascista del Rione Testaccio, dove viveva, ed invitato a tesserarsi al partito fascista e a far parte del GUF (Gruppo Universitario Fascista).

Nel 1941, con altri esponenti dell’area cattolica sociale e democratica, Ossicini  elabora il Manifesto del Movimento cooperativista che afferma l’assoluta necessità di un impegno dei cattolici immediato contro il fascismo e approfondisce il dialogo con i socialisti; inoltre partecipa ad un’azione nell’Università in cui vengono lanciate stelle filanti con scritte antifasciste. Insieme con amici laici e di sinistra fonderà, in quel periodo, il giornale clandestino Pugno chiuso.

Il 18 maggio 1943 Ossicini viene arrestato dalla polizia fascista con altri suoi compagni di lotta e subisce violente percosse ma ammette soltanto di avere espresso, come cristiano, dure critiche alle legislazioni razziali. E’ in questa occasione che per la prima volta i fascisti usano il termine”cattocomunista” per indicare i loro avversari come Ossicini. Nei giorni successivi il Vaticano intervenne per ottenere la sua liberazione con la condizione di chiedere la grazia ma Ossicini si rifiutò. Sarà comunque liberato poco dopo.

Ossicini incontrò, dopo la caduta di Mussolini del 25 luglio 1943, Pio XII per ringraziarlo del suo intervento ma sarà ammonito dal papa a non commettere “errori” per il futuro. Fu il giovane Giulio Andreotti a spiegargli che il Vaticano era contrarissimo alla sua collaborazione come cattolico con il Partito Comunista. Ossicini rispose semplicemente di non essere d’accordo.

Intanto De Gasperi ed altri esponenti cattolici continuarono a chiedere ad Ossicini di confluire nella appena nata Democrazia Cristiana. Anche in questo Ossicini oppose un netto rifiuto. Rifiutò anche l’invito ad entrare nel PCI che il suo amico Franco Rodano gli fece.

L’8 settembre del 1943 insieme con Luigi Longo e Antonello Trombadori, delle Brigate Garibaldi comuniste, si accordò con il generale Giacomo Carboni per organizzare la consegna di un carico di armi alla popolazione romana in vista dell’invasione tedesca.

Le armi vennero prelevate da varie caserme e depositate presso alcuni magazzini e case private. Si costituirono due gruppi di volontari: uno formato da studenti e comandato dal cattolico ROMUALDO CHIESA (1922- 1944, che sarà ucciso alle Fosse Ardeatine); l’altro formato da operai e comandato da Ossicini e Armando Bertuccioli.

Battaglia a Porta San Paolo, 10 settembre 1943

I due gruppi combatterono, il 10 settembre 1943, a Porta San Paolo: accanto ad Ossicini, che si era spostato con altri compagni a difendere dai tedeschi l’inizio di viale Giotto, morì verso le ore 14.00 RAFFAELE PERSICHETTI (1915- 1943). Nel pomeriggio del 10 settembre Ossicini guidò i superstiti del suo gruppo attraverso il Cimitero Acattolico del Testaccio per salvarsi dall’avanzata tedesca e da quel momento lui e gli altri entreranno in clandestinità.

In un libro Pietro Secchia (1903- 1973), uno dei più importanti dirigenti del PCI durante la Resistenza partigiana e nel dopoguerra, narrò la resistenza a Roma, a Porta San Paolo, e descrisse un giovane Ossicini che avanzava impavido con il fucile in mano alla guida di un folto numero di giovani.

Subito dopo la resa di Roma il movimento che Rodano e Ossicini avevano formato prese il nome di Movimento dei Cattolici Comunisti e Ossicini sarà l’organizzatore militare. Il Movimento chiese di poter entrare nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) ma la DC si oppose per non scontentare il Vaticano, contrario a questa unione di cattolici e comunisti.

Ossicini diventò allora rappresentante, nella Giunta Militare del CLN, del Partito Democratico del Lavoro (PDL) e, comunque, il Movimento pubblicherà un giornale clandestino: Voce operaia.

Grande fu l’attività partigiana di Ossicini che si spostò continuamente tra Marche e Lazio e costituì un deposito di armi per il Movimento presso la chiesa di Santa Maria in Cappella a Roma.

Inoltre continuò la sua attività ospedaliera presso il Fatebenefratelli dove costituì una radio trasmittente clandestina e dove, con l’aiuto di altri medici resistenti, ricoverò con false malattie più di un centinaio di ebrei per salvarli dalle retate tedesche ( inventò un cosiddetto morbo K pericolosissimo e contagioso che rendeva i “malati”  intrasportabili). Il 1 febbraio del 1944 venne arrestato a via del Corso a Roma ma con un espediente riuscì a fuggire.

Dopo la liberazione di Roma ( il 4 giugno del 1944) il Movimento continuò la resistenza in altre parti d’Italia e la Voce operaia cominciò ad uscire regolarmente. Purtroppo lo spazio politico del Movimento si restrinse sempre più a causa del rafforzarsi della DC e del suo divenire unica forza rappresentate i cattolici: lo stesso Togliatti disse ad Ossicini che il PCI era d’accordo su questa linea.

Dall’agosto 1944 Ossicini partecipò alla costituzione dell’ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) e cominciò la sua attività amministrativa e politica venendo nominato assessore alla sanità della Provincia di Roma.

Il 9 settembre del 1944 il Movimento dei Cattolici Comunisti divenne il Partito della Sinistra Cristiana dove confluirono vari esponenti delle due aree ma ancora una volta il Vaticano decisamente ribadì che solo la DC poteva rappresentare i cattolici in politica. Questo portò allo scioglimento del Partito della Sinistra Cristiana il 7 dicembre del 1945: molti esponenti cattolici entrarono definitivamente nel PCI, come Rodano, ma Ossicini volle mantenersi indipendente dai partiti e concluso il suo mandato di assessore si ritirò per un certo tempo dalla politica dedicandosi alla sua attività medica e agli studi.

Ossicini si era laureato in medicina alla fine del 1944 continuando il suo impegno di assistente volontario al Fatebenefratelli. Nel 1947 s’iscrisse ai corsi di specializzazione in psichiatria e in quello delle malattie nervose e mentali e già nel 1947 divenne docente di psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Per questo lascerà successivamente l’attività di medico per dedicarsi alla docenza universitaria. Inoltre, sempre nel 1947, aprì a Roma il primo Centro medico psicopedagogico d’Italia.

Ossicini nel 1968 rientrò in politica, venne eletto senatore come indipendente nel PCI e aderì subito al gruppo parlamentare Indipendenti di Sinistra guidato da FERRUCCIO PARRI (1890- 1981) e con uomini del valore di RANIERO LA VALLE (1931) e ALTIERO SPINELLI (1907- 1986). Sarà eletto senatore fino al 1996  e sarà l’autore della legge che propose l’istituzione dell’Ordine degli psicologi.

Ossicini fu presidente del Comitato nazionale per la bioetica dal 1992 al 1994, ministro per la Famiglia e la solidarietà sociale con il governo Dini dal 1995 al 1996. Aderì poi a Rinnovamento Italiano e in seguito alla Margherita e al Partito Democratico.

Nel 2001 fu promotore e fondatore del Laboratorio per la polis, una rete di grande impegno culturale e di formazione alla cittadinanza e all’impegno civile. Nel frattempo pubblicò numerose opere scientifiche e s’impegnò per tutta la sua vita professionale per la difesa degli handicappati. La sua azione politica nel PD fu sempre di grande stimolo a non perdere gli ideali di sinistra e i valori cristiani.

Ossicini morì proprio nel suo caro ospedale Fatebenefratelli, dove tanto aveva lottato in gioventù, il 15 febbraio 2019 nel reparto di ortopedia, ricoverato a causa di una caduta accidentale. I suoi resti riposano nel cimitero del Verano a Roma.

Adriano Ossicini nel corso della sua lunga ed importante esperienza politica e militante lotterà sempre contro ogni forma di integralismo, cattolico o comunista, conducendo in parallelo un’altrettanto rilevante attività in campo clinico, psicologico e didattico, cosa perfettamente naturale per chi si è sempre definito sostanzialmente «un uomo di scienza prestato alla politica».

 

Quando per le elezioni politiche del 1968 ci fu l’appello di Ferruccio Parri per un impegno unitario di intellettuali laici e cristiani  come indipendenti nelle liste del PCI Ossicini aderì e dichiarò:

“I cattolici, nel loro impegno politico, non devono usare il cattolicesimo né come formula né come simbolo ma soltanto come motivazione morale della loro azione […]. Solo con l’unità di tutte le forze popolari, al di sopra di ogni divisione ideologica, che è sempre servita a dividere i lavoratori, si possono risolvere i problemi della pace, della democrazia e della giustizia”.

 

Vedi:  Un professore a Porta San Paolo: RAFFAELE PERSICHETTI

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI


 


Calendario eventi
febbraio 2017
L M M G V S D
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728EC
Cerca nel Sito
Newsletter
In carica...In carica...


Feed Articoli