Il 10 marzo del 1872 muore a Pisa dopo una lunga malattia GIUSEPPE MAZZINI (67 anni) educatore, avvocato, giornalista, filosofo, scrittore, politico, animatore risorgimentale, Padre della Patria, Padre della Repubblica Romana del 1849.
Mazzini nacque a Genova in una famiglia della buona borghesia. Suo padre era GIACOMO (1767- 1848) medico e patriota attivo durante la Repubblica Ligure (1797- 1805) e in epoca napoleonica. La madre era MARIA DRAGO (1774- 1852) donna di grande cultura, di forti principi morali e di forte religiosità, che fu la principale educatrice di Giuseppe e sua amica e confidente per tutta la sua vita. Inoltre Maria Drago trasformò la sua casa di Genova in un rifugio per ogni perseguitato politico. La famiglia aveva altre tre figlie che non ebbero mai un ruolo nel Risorgimento.
Mazzini si laureò in legge nel 1827 esercitando l’avvocatura a Genova ma l’impegno giornalistico con veementi articoli patriottici occuperà sempre più la sua vita. Ebbe, inoltre, un profondo interesse per la letteratura e per la musica ( divenne un abile suonatore di chitarra) e scrisse il suo primo saggio letterario, ma con chiari intenti patriottici, nel 1826: Dell’amor patrio di Dante ( che verrà pubblicato nel 1837). La lettura in particolare di UGO FOSCOLO ( 1778- 1827) e del suo Le ultime lettere di Jacopo Ortis colpiranno profondamente Mazzini tanto da indurlo a vestire sempre di nero, in segno di lutto per la Patria oppressa.
Gli esili di Mazzini cominciarono già dal 1831 per la sua grande attività patriottica ( fondò la GIOVINE ITALIA nel 1931 e la GIOVINE EUROPA nel 1834) e per le condanne subite in molti tribunali dei vari Stati Italiani: questo non permise più a Giuseppe e alla madre di rincontrarsi se non per pochi giorni nel 1848 a Milano durante le note Cinque Giornate. Il loro rapporto fortissimo continuerà attraverso una grande attività epistolare che sarà sempre fonte, per Giuseppe, di sostegno morale estremamente grande nella sua vita travagliata e necessariamente errabonda. Inoltre Maria Drago sosterrà sempre economicamente le attività patriottiche e cospiratrici che il figlio portava avanti in Italia e in Europa.
Mazzini così scriverà dei suoi genitori nel testo Agli operai italiani all’interno della sua opera fondamentale I Doveri dell’uomo, scritta nel 1860:
“Gl’istinti repubblicani di mia madre m’insegnarono a cercare nel mio simile l’uomo, non il ricco o il potente; e l’inconscia semplice virtù paterna m’avvezzò ad ammirare, più che la boriosa atteggiata mezza-sapienza, la tacita inavvertita virtù di sagrificio ch’è spesso in voi.”
I lunghi esili di Mazzini si svolsero in Svizzera, Francia e, soprattutto, Inghilterra che egli considererà la sua seconda Patria. Spesso tornava in Italia nascosto sotto vari pseudonimi. Ma anche dagli esili seppe intessere una rete formidabile di collegamento tra Comitati patriotici italiani ed europei e guidando comunque numerose cospirazioni e tentativi insurrezionali: decine di migliaia di lettere e migliaia di articoli furono il suo strumento educativo, esortativo ed organizzativo, creando un moderno movimento italiano ed europeo per l’affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato e l’elevazione culturale e morale dei popoli. Organizzò, inoltre, una fitta rete per il finanziamento dei vari moti insurrezionali attraverso la redistribuzione di offerte economiche provenienti da tutta l’Europa.
Vertice della sua immensa opera di scrittura educativa sarà il libro Dei doveri dell’uomo del 1860 e culmine della sua attività politica e rivoluzionaria sul campo sarà la Repubblica Romana del 1849 che guidò come Triumviro e come assoluta autorità morale. L’ultimo decennio della sua vita sarà occupato anche dallo sforzo di far sviluppare il pensiero socialista in Europa (su posizioni differenti da Karl Marx, con cui ebbe rapporti molto conflittuali) e divenendo uno dei protagonisti assoluti della Prima Internazionale Socialista del 28 settembre 1864 a Londra.
Rientrato in Italia, dopo un ulteriore lungo periodo di esilio, sotto il falso nome di dott. George Brown, visse a Pisa dal 7 febbraio 1872 nascosto nell’abitazione di Pellegrino Rosselli antenato dei FRATELLI ROSSELLI e zio della moglie di ERNESTO NATHAN ( futuro grande sindaco di Roma).
Malato già da tempo e profondamente deluso a causa di un’unità italiana realizzata in modo estremamente lontano dai suoi ideali repubblicani ( soprattutto del modo in cui Roma, il 20 settembre del 1870, fu liberata dal potere pontificio) Mazzini si spense in casa Rosselli il 10 marzo del 1872. Quando morì la polizia italiana stava ormai per arrestarlo nuovamente.
Mazzini morì povero senza nessuna proprietà personale se non lo scialle, in cui appare avvolto sul letto di morte nel quadro dipinto da Silvestro Lega (1826- 1895), che gli aveva regalato, anni prima, il suo grande amico CARLO CATTANEO (1801- 1869).
I resti di Mazzini riposano, dal 17 marzo 1872, nel Cimitero Monumentale di Staglieno a Genova all’interno di un mausoleo che Mazzini non avrebbe mai voluto. Addossata ad una parete del mausoleo si trova la tomba di FERRUCCIO PARRI (1890- 1981), secondo la sua richiesta, perché Mazzini era stato l’ispiratore di tutta la sua vita sociale e politica.
Giuseppe Mazzini fu ed è Padre della Patria ( non di questa ma di quella sognata e sperata insieme a tanti altri Grandi Protagonisti del Risorgimento e delle epoche successive); fu educatore appassionato ai valori civili e sociali, al senso del dovere, ad una visione dei diritti più matura e meno egocentrica, ad una profonda religiosità laica e civile, all’impegno generoso della propria vita per il bene comune: per questo era e rimane immagine dell’ideale Repubblicano più alto.
Fu filosofo e pensatore di grande statura; fu animatore socialista e democratico; fu giornalista impegnato e fondatore di molte testate giornalistiche; fu un grandissimo motivatore e animatore delle giovani generazioni ( da GOFFREDO MAMELI ai FRATELLI BANDIERA). Fu e rimane l’anima politica, sociale e religiosa della REPUBBLICA ROMANA del 1849. Fu soprattutto e innanzi tutto un educatore. Per questo sarà definito “L’Apostolo” del Risorgimento.
Fu ispiratore di tanti uomini/donne, famosi e meno noti, che agirono per un’Italia repubblicana e degna negli anni successivi alla sua morte, come AURELIO SAFFI (1819- 1890), suo amico e discepolo. Fu una delle principali fonti del pensiero antifascista che prese corpo nell’azione educativa di GAETANO SALVEMINI, in GIUSTIZIA E LIBERTA’ dei Fratelli Rosselli, nel PARTITO D’AZIONE di Calamandrei, Parri, Rossi e tanti altri e nei giorni della RESISTENZA.
E’ ancora fonte d’ispirazione, con il suo esempio e i suoi sterminati scritti, di tanti/e che oggi continuano ad aspirare ad un’Italia veramente repubblicana, ad una profonda educazione morale e civile del popolo, ad una politica che sia fondata su un’autentica religione civile e su una profonda moralità basata sul Dovere.
Così scriverà di lui, nelle sue Memorie, un suo grande nemico, il cancelliere austriaco Klemens von Metternich (1773- 1859):
“ Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe Mazzini.”
Così dirà di lui GIUSEPPE GARIBALDI nel 1864 mentre si trovava a Londra:
“Quando ero ancora ragazzo e nutrivo soltanto aspirazioni indefinite, cercavo un uomo che potesse essere la guida, il consigliere della mia giovinezza, lo cercavo come l’assetato cerca l’acqua… E lo trovai: egli solo vegliava quando tutti dormivano intorno a lui. Divenne il mio amico e tale rimase per sempre; in lui non si è spento mai il sacro fuoco dell’amore di patria e di libertà. Quest’uomo è Giuseppe Mazzini, il mio amico, il mio maestro.”
Nel 1905, per celebrare il centenario della nascita di Mazzini, GANDHI (1869- 1948) pubblicò un articolo in cui lo descrisse come il suo antenato spirituale:
“Fu un uomo pio e religioso, sempre scevro dall’egoismo e dall’orgoglio. La povertà fu per lui un onore. Guardò alle sofferenze altrui come fossero le proprie. Ci sono davvero pochi esempi nel mondo di un singolo uomo che abbia determinato l’edificazione della propria nazione con la sua forza d’animo ed estrema devozione per tutta la vita.”
Vedi: Democrazia e Progresso
Senza Educazione Nazionale non esiste moralmente Nazione.
Educazione al dovere per conquistare i diritti
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