Il 1 aprile del 1948 muore ucciso in un agguato mafioso a Camporeale (PA) CALOGERO CANGELOSI (42 anni) contadino, esponente socialista e segretario locale della CGIL e della Camera del Lavoro.
Cangelosi uscì con cinque amici dalla Camera del lavoro di Camporeale dove quella sera del 1 aprile si era parlato delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 e della povera gente che avrebbe potuto vincere sui padroni dei feudi terrieri. Inoltre si era discusso sulle lotte da organizzare per l’applicazione dei decreti Gullo ( ottobre 1944): la divisione del grano a 60 e 40 e la concessione alle cooperative contadine delle terre incolte e malcoltivate degli agrari.
I cinque amici non accompagnavano Cangelosi solo per un gesto di cortesia ma era un modo per proteggerlo poiché da tempo era nel mirino della mafia agraria per la sua decisa attività sindacale: l’offerta di una “scorta” insomma. Il gruppo era quasi arrivato presso la casa del sindacalista quando si udirono colpi di mitra: decine di colpi sparati in rapida successione e ad altezza d’uomo si abbatterono sull’intero gruppo.
Colpito alla testa e al petto da numerosi colpi Cangelosi cadde per terra spirando all’istante. Anche due suoi amici furono colpiti e feriti gravemente. Il corpo del sindacalista fu portato di corsa in casa sua dove la moglie Francesca stava allattando l’ultima dei quattro figli: seguirono urla e scene di disperazione.
Allora Camporeale faceva ancora parte della provincia di Trapani e passarono ben quattro giorni prima che un giudice del capoluogo si degnasse di mettere piede in paese e svolgere le procedure di rito per poter rilasciare il corpo per il funerale a cui parteciparono tutti i contadini del paese e dei comuni del circondario.
In mezzo a loro e accanto ai familiari di Cangelosi c’era anche il segretario nazionale del Partito Socialista PIETRO NENNI (1891- 1980) venuto ad onorare il suo generoso e coraggioso compagno di partito, 36esimo sindacalista assassinato dalla mafia in quegli anni del secondo dopoguerra.
Cangelosi dava troppo fastidio e questo, come era accaduto a EPIFANIO LI PUMA il precedente 2 marzo e a PLACIDO RIZZOTTO il 10 marzo successivo, non poteva essere perdonato.
Ed accadde un fatto straordinario: il 18 aprile del 1948 il Fronte Democratico Popolare composto dal Psi e dal Pci fu sconfitto in tutta la Sicilia ma non a Camporeale dove ottenne ancora più voti delle regionali del ’47.
Per quell’omicidio la giustizia di allora non riuscì nemmeno ad imbastire un processo e si procedette contro “ignoti” che tali rimasero per sempre, nonostante tutti sapessero che a dare l’ordine di morte era stato il proprietario terriero “don” Serafino Sciortino, di cui Cangelosi era il mezzadro, e che a sparare ci avevano pensato il boss mafioso locale Vanni Sacco e i suoi picciotti.
Poi sulla vicenda cadde il solito triste silenzio e la giovane vedova, con quattro figli piccoli, lasciò Camporeale ed emigrò a Grosseto. I resti di Calogero Cangelosi riposano nel cimitero di Camporeale.
Vedi: Il maestro che seppe dire no: PASQUALE ALMERICO
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