Il 24 aprile del 1945 muore a Milano uccisa da una raffica di mitra sparata da un gruppo di soldati tedeschi GINA GALEOTTI BIANCHI (32 anni, nome di battaglia Lia) ragioniera, Antifascista e Partigiana comunista.

Gina Galeotti Bianchi nacque a Mantova e visse per molti anni a Suzzara (MT). Aveva cominciato giovanissima (a 16 anni) la sua attività antifascista come militante del Partito Comunista clandestino. Dopo il diploma di ragioniera sposò BRUNO BIANCHI sindacalista e politico comunista, condannato dal Tribunale Speciale fascista nel 1932 e nel 1936 e detenuto presso il carcere di San Vittore di Milano. Bianchi morirà nel 1986 ed era stato anche membro della Costituente.

Nel 1943 Gina era stata arrestata e deferita al Tribunale Speciale per essere stata tra gli organizzatori a Milano degli scioperi del marzo contro la guerra. Incarcerata a Parma venne orribilmente torturata per 48 ore ma non rivelò mai i nomi dei suoi compagni e per altri quattro mesi sarà  interrogata 33 volte e ancora torturata.

Quando cadde il fascismo, il 25 luglio del 1943, non venne scarcerata perché, militando nel partito comunista clandestino, anche il governo Badoglio la ritenne pericolosa. Gina venne liberata l’ 8 settembre del 1943, tornò a Milano ed entrò subito nelle organizzazioni della Resistenza.

Stella Vecchio

 

Oltre al ruolo di dirigente politico nel Comitato Provinciale dei “Gruppi di Difesa della Donna”, Gina si impegnò nella pubblicazione e nel servizio informazioni della stampa clandestina, compresa l’Unità. Ebbe un ruolo di primaria importanza, nel quartiere milanese di Niguarda, nel “Gruppo di Difesa della Donna”, all’interno del quale, con grande capacità, si dedicò ad istruire ed organizzare le donne.

I compiti, svolti sempre in segreto, erano di assistenza alle famiglie vittime della guerra procurando loro viveri, indumenti, medicine ed aiuti economici; di diffondere la stampa clandestina, di tenere comizi “volanti” nelle fabbriche e nei mercati, di organizzare manifestazioni e scioperi, di nascondere le persone ricercate dai fascisti, fra le quali erano anche giovani renitenti alla leva e soldati fuggiaschi. In particolar modo Gina curò i bambini rimasti orfani, per i quali organizzava momenti di svago

Murales atifascista a Niguarda che raffigura Gina e Stella in bicicletta.

 

Gina morì proprio nelle ore della Liberazione di Milano perché, pur incinta di otto mesi del primo figlio, si stava recando in bicicletta ( insieme con l’amica Partigiana STELLA VECCHIO (1921- 2011, nome di battaglia Lalla) a cui Gina sempre diceva che “suo figlio sarebbe nato in un Paese libero“) all’ospedale di Niguarda dove doveva incontrare alcuni partigiani feriti: il comando centrale aveva affidato a lei e a Stella il compito di portare l’ordine di insurrezione ai partigiani della zona, ricoverati sotto falsi nomi, all’ospedale di via Graziano Imperatore.

Fu falciata, mentre transitava lungo il viale dell’ospedale Maggiore a Milano, da una raffica di mitra sparata da un camion carico di soldati tedeschi in fuga e incappati in un posto di blocco partigiano. Stella rimase illesa.

Il Comando Generale delle Brigate Garibaldi assegnerà a Lia la Medaglia d’oro alla Memoria.

Un  giardino sito nel quartiere di Niguarda, alla periferia settentrionale di Milano, è dedicato a Gina Galeotti Bianchi. Lia fu una partigiana coraggiosa e fortemente impegnata, come fu definita da chi la conobbe e ne condivise la lotta.

 

Lapide in via Imperatore Graziano 32 (Milano) dove Gina venne uccisa

 

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI

 

 


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