- Se un condannato per mafia e stragi come Giuseppe Graviano avesse dichiarato che ho pesanti responsabilità per attività terroristiche e sono colluso con la criminalità organizzata, sarei io ad esigere un contraddittorio davanti a un giudice e, per essere sicuro che la mia onorabilità fosse agli occhi della pubblica opinione più chiara del sole, farei di tutto affinché televisioni e giornali assistessero al dibattimento.
Se un galantuomo e giornalista stimato come Ferruccio De Bortoli avesse scritto in un libro che ho esercitato pressioni indebite affinché un importante istituto bancario intervenisse per salvare una banca a rischio di collasso per la mala gestione di mio padre e di altri, raccoglierei i miei risparmi per querelare il De Bortoli e, prima ancora che la giustizia completasse il suo lungo e lento iter, lo sfiderei a un pubblico contraddittorio davanti a televisioni e alla presenza di giornalisti al fine, ancora una volta, di difendere il mio onore.
Se fossi il segretario del Pd esigerei dalla ministra Maria Elena Boschi che trascinasse De Bortoli davanti alle telecamere e davanti al giudice e, qualora non accettasse il mio pressante invito, la farei cacciare per difendere l’onorabilità del mio partito e presentarmi ai cittadini italiani con le carte in regola per governare la Repubblica.
Per quel che ne so, Silvio Berlusconi non ha chiesto il contraddittorio con Giuseppe Graviano; Maria Elena Boschi non ha querelato De Bortoli e non lo ha sfidato ad alcun pubblico dibattito; Matteo Renzi non ha deferito la ministra ai probiviri. Segni inequivocabili, a mio giudizio, che Berlusconi e Boschi tengono assai poco al loro onore personale, e che Matteo Renzi tiene assai poco all’onore del partito che ha il dovere di rappresentare, vale a dire di tutelare e sostenere.
Poco male, se i tre personaggi fossero cittadini senza pubbliche responsabilità. Ma Maria Elena Boschi è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Matteo Renzi è segretario del Pd e Silvio Berlusconi è presidente di Forza Italia, e tutti e tre, a titolo e in modi diversi (Berlusconi non può allo stato attuale delle cose essere eleggibile) molto probabilmente ci governeranno nel prossimo futuro.
Governare, per chi è come me all’antica, vuol dire servire la Repubblica nel rispetto rigoroso della Costituzione. La Costituzione afferma all’art 54: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Domanda ingenua: come possono governare persone che nei fatti dimostrano di non avere senso dell’onore?
Personalmente considero gli individui senza senso dell’onore ripugnanti. Non li frequenterei e soprattutto non affiderei loro il governo della cosa pubblica per la semplice ragione che, non avendo senso dell’onore, sono di per sè inaffidabili.
Temo tuttavia che la maggioranza dei miei concittadini poco si preoccupi dell’onore dei rappresentanti, come dimostrano infiniti esempi delle elezioni del passato e pure le recenti elezioni amministrative dove candidati condannati o indagati sono stati votati trionfalmente per governare le loro città.
Invito tuttavia i concittadini che dell’onore si preoccupano poco o nulla a considerare che, se avremo al governo persone senza senso dell’onore, il loro esempio contribuirà a devastare ulteriormente quel poco di etica pubblica che ancora per miracolo sopravvive in Italia fra le forze dell’ordine, le forze armate, i magistrati, gli insegnanti, e i cittadini comuni. Avremo di conseguenza un Paese ancora meno sicuro, ancora più degradato, ancora più in balia dei prepotenti e degli arroganti di varia specie.
Il 4 dicembre abbiamo fermato un’immonda riforma costituzionale. Ma i miracoli non si ripetono. Il primo passo del governo Renzi-Berlusconi con Maria Elena Boschi in posizione di primo piano sarà una nuova riforma della Costituzione. Se vorranno essere coerenti con i loro principi e i loro comportamenti, dovrebbero sostituire l’articolo 1 con questo: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul disonore”.
Maurizio Viroli Il Fatto 16 giugno 2017
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