Il 19 giugno del 1957 muore a Darmstad (Germania), dopo una breve malattia, Karl Plagge (59 anni) ingegnere chimico, ufficiale dell’esercito tedesco e membro del partito nazista.
Karl Plagge nacque a Darmstadt in una famiglia della buona borghesia e legata alla tradizione militare prussiana, come molti suoi antenati. Per questo Plagge, dopo gli studi ginnasiali, partecipò alla prima guerra mondiale come tenente, venne imprigionato dagli inglesi dal 1917 al 1920 e contrasse la poliomelite che lo rese parzialmente disabile alla gamba sinistra.
Dopo essere stato liberato si laureò in ingegneria chimica all’università di Darmstad nel 1924. Sposò Anke Madsen ( che collaborò sempre pienamente con lui) e visse una situazione economica molto precaria.
Plagge, ideologicamente, era un conservatore, ma aderì al partito nazista nel dicembre 1931 perché, come disse, credeva nelle promesse sociali e nella prosperità economica vantata da Hitler. Ma secondo molte testimonianze, rifiutò sempre di accettare le teorie razziali naziste, che considerava non scientifiche, e fu disgustato quindi dalla persecuzione degli oppositori politici e dei non ariani, oltre che dalla corruzione di molti funzionari nazisti.
Comunque non lasciò il partito perché sperava in un cambiamento dal di dentro, e accettò un lavoro come docente scientifico in un istituto di Darmstadt. Ma a causa del suo rifiuto di insegnare l’ideologia razziale nazista, fu licenziato nel 1935. Un funzionario locale del partito nazista accusò infatti Plagge di essere in buoni rapporti con ebrei e massoni, e minacciò di portarlo davanti al tribunale del partito.
Nel 1934 Plagge cominciò a lavorare alla Hessenwerks, una società di ingegneria gestita da Kurt Hesse, la cui moglie Erica era ebrea. Con l’assunzione di un nazista, Hesse sperava di evitare la “arianizzazione” della sua attività. Dopo la Notte dei Cristalli, il pogrom antiebraico organizzato dai nazisti nel 1938, Plagge divenne il padrino del figlio di Hesse, Konrad, e nello stesso anno divenne ingegnere capo della Hessenwerks.
Dopo essere stato richiamato nella Wehrmacht ( l’esercito tedesco) nella seconda guerra mondiale, come capitano della riserva, si ritrovò ad essere testimone di tali atrocità in Polonia da farlo decidere “di lavorare contro i nazisti“.
Plagge e la sua unità arrivarono a Vilnius (capitale della Lituania) nel 1941 e presto assistettero al genocidio perpetrato contro gli ebrei e gli zingari della zona. Plagge, in quanto tedesco, si sentì responsabile degli orrori a cui aveva assistito e si sentì obbligato a lavorare contro quella spietata macchina assassina. Decise di fare quello che poteva per aiutare quanti più ebrei possibile a Vilnius. Poi fu messo al comando di un’unità di ingegneria, la HKP 562 Heereskraftfahrpark 562 (unità di manutenzione 562, sito in un complesso condominiale di Vilnius), i cui compiti riguardavano la riparazione di veicoli militari danneggiati sul fronte orientale.
Il complesso di appartamenti, a Vilnius, in cui era ospitato il campo di lavoro dell’HKP 562. In questo sito ( ancora esistente) oggi sono collocati un monumento e una lapide commemorativa. Nel 2017 i ricercatori hanno scoperto in questo luogo una fossa comune che conteneva i corpi dei prigionieri uccisi dalle SS durante la liquidazione del campo.
Nell’aprile del 1943, dopo la distruzione del ghetto di Varsavia (Polonia) e visto l’aumento dell’attività partigiana, Himmler, il capo delle SS, decise di liquidare tutti i ghetti, a prescindere dal lavoro che gli schiavi avevano fornito al III Reich nel suo sforzo bellico. Il ghetto di Vilnius, in particolare, era visto come una minaccia a causa della sua rete sotterranea e per la vicinanza di gruppi partigiani nei boschi intorno alla città.
In un primo momento, Plagge per il lavoro allo HKP impiegò ebrei che vivevano all’interno del ghetto, ma quando seppe che questo sarebbe stato liquidato, nel settembre del 1943 trasformò il HKP 562 in un campo di lavoro forzato, dove salvò più ebrei che poteva con i permessi di lavoro rilasciati sulla falsa premessa che le loro competenze erano assai necessarie allo sforzo bellico tedesco. Tutto questo con il rischio continuo di essere arrestato dalle SS e giustiziato.
Nessuno saprà mai esattamente quante vite ebraiche ha salvato Plagge o quante indirettamente è stato in grado di proteggere, ma certo è che negli anni prese più prigionieri che poteva per farli lavorare per lui, tanto che dei testimoni attestarono che in questo modo liberò molti prigionieri dalle stesse SS, usando ogni pretesto possibile. Le esecuzioni a Vilnius e dintorni avvenivano principalmente nel sito di Ponary, dove furono assassinate 110.000 persone. Circa 70.000 di queste erano ebrei di nazionalità lituana, ed altri ancora furono poi deportati nei campi di sterminio.
Plagge tentò di risparmiare quanti più poteva da questo destino crudele, reclutando di proposito ebrei, invece che dei polacchi, per il lavoro che svolgeva. La sua opera durò fino a quando la sua unità dovette ritirarsi, rimuovendo la struttura di lavoro che aveva protetto gli ebrei fino a quel momento, così le SS alla fine riuscirono a uccidere circa 900 dei 1250 lavoratori di Plagge.
Gli sforzi di quest’ultimo furono poi confermati dalle testimonianze dei sopravvissuti, da documenti storici trovati in Germania e dalla testimonianza stessa di Plagge, trovata in una lettera che scrisse nel 1957, poco prima della sua morte. In questa lettera si confrontava con il personaggio del dottor Rieux, nel racconto “La peste” di Albert Camus, e descriveva la sua lotta senza speranza contro la piaga della morte programmata, che lentamente avvolgeva gli abitanti della sua città.
Nel settembre 1943 divenne chiaro a Plagge che il ghetto di Vilnius sarebbe stato presto liquidato, ma nel frattempo aveva compiuto sforzi burocratici straordinari per formare, come si è detto, il campo di lavoro indipendente HKP 562, situandolo in un complesso condominiale di via Subocz, alla periferia di Vilnius.
Le condizioni nel campo HKP erano decenti, rispetto alle condizioni spaventose del ghetto, c’erano condizioni di lavoro tollerabili e cibo sufficiente al sostentamento personale. Fu Plagge ad ordinare un trattamento rispettoso dei lavoratori ebrei, decisione che portò a una riduzione degli abusi degli uomini della sua unità e di quelli della polizia lituana collaborazionista, che pure sorvegliava il campo.
Nonostante la benevolenza di Plagge e dei suoi uomini, le SS però controllavano il destino finale dei lavoratori HKP, ed entrarono nel campo in due occasioni per commettere atrocità, prima di liquidare definitivamente la maggior parte degli ebrei nel luglio 1944, poco prima della ritirata tedesca da Vilnius.
Una lettera di Plagge agli amministratori del Ghetto e alle SS giustificava la necessità che donne e bambini ebrei rimanessero al campo di Subocz: “poiché la motivazione e l’efficacia dei lavoratori ebrei dipendono essenzialmente dal fatto che non solo gli uomini, ma anche le loro mogli e i loro figli possono rimanere a Vilnius“. Grazie a ciò anche le famiglie furono trasferite presso il campo di lavoro di Subocz.
In quel momento erano 1243 gli ebrei che si trovavano nel campo di lavoro, e tra questi figuravano 499 uomini, 554 donne e 190 bambini. Per salvare le donne si fece in modo che lavorassero in modo produttivo e a questo scopo 311 donne furono assegnate alla ditta Reitz Uniform Werke e alla ditta Herbert Meier, che dovevano consegnare forniture di abbigliamento all’esercito e alla aeronautica. All’interno del campo di lavoro erano state previste apposite stanze, nelle quali le ditte avevano installato le loro macchine per la riparazione di coperte, cappotti, calze ecc.
Con una lettera in data 8 Febbraio del 1944, il Campo di concentramento CC Kauen chiedeva richieste separate per i lavoratori delle officine automobilistiche e quelli impiegati presso le ditte suddette. In questa procedura Plagge vide un pericolo perché le SS erano ora in grado di controllare le lavoratrici e trasferirle eventualmente in un cantiere nel CC Kauen.
Questo caso poteva concretizzarsi, quando per mancanza di materiali, le ditte operanti nel campo di lavoro potevano aver bisogno di un numero di operaie inferiore a quello esistente, o se, per altri motivi, l’occupazione a Vilnius apparisse alle SS meno importante o difendibile.
Il 27 marzo 1944, durante un’assenza di Plagge, le SS eseguirono quella che chiamarono “Kinder Aktion”: entrarono nel campo e radunarono la stragrande maggioranza dei circa 190 bambini del campo. Poi li trasportarono lontano per ucciderli a Ponary. Sia Plagge che i prigionieri, capirono che alla fin fine il destino degli ebrei del campo era purtroppo in mano alle SS.
Poco prima della ritirata tedesca, nel luglio 1944, Plagge fece un discorso all’interno del campo e alla presenza di un ufficiale delle SS: disse ai prigionieri che lui e i suoi uomini sarebbero stati trasferiti a ovest e che non era stato in grado di ottenere il permesso di portarli con la sua unità. Ai prigionieri fu detto che sarebbero stati trasferiti il 3 luglio dalle SS: si trattava di un palese avviso (con grave pericolo per lui) che infatti allarmò i prigionieri che, in base a questo avvertimento, si nascosero in buona parte prima che gli squadroni della morte arrivassero il 3 luglio 1944.
Monumento commemorativ0 presso l’ex-campo HKP 562
I 500 prigionieri che invece comparvero all’appello furono portati a Ponary e fucilati. Nei tre giorni successivi le SS perquisirono il campo-condominio e dintorni e riuscirono a trovare metà dei prigionieri dispersi: quasi 250 ebrei furono uccisi nel cortile del campo-condominio. Tuttavia, quando l’Armata Rossa conquistò Vilnius pochi giorni dopo, circa 250 ebrei del campo uscirono dalla clandestinità, alla fine salvi! Questo gruppo rappresentò il più grande gruppo di ebrei sopravvissuti all’Olocausto a Vilnius.
Dopo la guerra, Karl Plagge tornò a casa a Darmstadt, in Germania, dove fu processato nel 1947 nel corso del programma di denazificazione della Germania. L’esito del suo processo fu positivamente influenzato dalle testimonianze dei suoi ex prigionieri, che in quel momento si trovavano in un campo profughi a Stoccarda. La dichiarazione più convincente fu la testimonianza di Maria Eichamüller a nome di alcuni sopravvissuti ebrei del campo di HKP. Così disse: “ Plagge si era sempre preso cura di loro e li aveva sempre aiutati nei momenti difficili”. Anche i militari, suoi subordinati, testimoniarono sui suoi sforzi, a suo rischio e pericolo, per salvare gli ebrei,
Lo stesso ex maggiore dichiarò di ” aver preso la decisione di andare sempre contro le regole naziste e di ordinare anche ai miei subordinati di comportarsi in modo umano nei confronti della popolazione civile. […] L’ho fatto perché lo consideravo mio dovere. C’erano dei tedeschi che avevano mostrato al mondo esterno di stare bene. Mi vergognavo “. Nonostante tutto, l’ex maggiore, proprio come OSKAR SCHINDLER (1908- 1972, reso famoso dal film Schindler’s list ( 1993) di Steven Spielberg), si incolpava di non aver fatto abbastanza.
La corte riconobbe che durante la guerra Plagge aveva agito in modo insolito nel salvare la vita delle persone prigioniere. Tuttavia si decise di non scagionare Plagge ma di classificarlo come seguace o simpatizzante del regime nazista. La corte motivò ciò sostenendo che Plagge “sembrava” (!) aver agito per motivi umanitari. L’idea che avesse agito per motivi antinazisti fu considerata infondata. Plagge non presentò ricorso e fu condannato a una multa di 100 marchi (!).
Dopo il processo, visse gli ultimi anni della sua vita in silenzio e senza clamore prima di morire a Darmstadt nel giugno 1957. Per più di cinquant’anni i sopravvissuti ebrei di Vilnius e i loro discendenti cercarono il maggiore Plagge, per ringraziarlo e per cercare di capire per quale motivo lui fosse arrivato come una luce inattesa di coraggio morale in mezzo alla notte assoluta del nazismo.
Dopo il 1945, i circa 250 sopravvissuti del campo di lavoro HKP si sparsero in tutto il mondo per lavorare e ricominciare a vivere. Ma per decenni generazioni di ebrei che dopo la guerra seguirono quella storia, dalla Germania fino alle loro nuove patrie negli Stati Uniti, Canada, Israele, Francia, Lituania e Russia, hanno sempre cercato di trovare Plagge, raccontando ai loro figli quelle storie di dura sopravvivenza e assicurando che dovevano la vita alle azioni coraggiose del Maggiore.
Per molti anni l’identità e le motivazioni di questo insolito ufficiale sono rimaste praticamente nell’oblio finchè nel 2005 venne insignito, in Israele, del titolo di “Giusto tra le Nazioni” dal Memoriale dell’Olocausto di Yad Vashem.
Le persone in questa foto sono alcune tra quelle che hanno operato affinchè Plagge fosse insignito del titolo di Giusti tra le Nazioni da Yad Vashem. Tra loro alcuni sopravvissuti al campo di HKP 562. L’uomo che indica il nome di Karl Plagge sul muro dei Giusti tra le Nazioni è Michael Good, figlio di Pearl Good ( la prima donna a destra), una dei sopravvissuti grazie a Plagge.
I resti di Karl Plagge riposano nel Cimetière Alter di Darmstadt e un Memoriale dedicato a lui si trova nel Ludwig-Georgs-Gymnasium di Darmstadt dove aveva studiato ed insegnato.
I sopravvissuti Mark e Anna Balber dichiararono su Plagge:
“Durante l’occupazione nazista di Vilnius noi, insieme a circa 1200 altri ebrei, eravamo prigionieri in un campo di lavoro forzato noto come HKP. Eravamo sotto il controllo sia della Wehrmacht che delle SS. Il maggiore Plagge era al comando del distaccamento della Wehrmacht. Sapevamo tutti che il maggiore Plagge avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarci e alleviare le nostre sofferenze.
Delle tante situazioni che si sono verificate, molte emergono ancora nella nostra mente: una mattina, quando eravamo in piedi per il nostro conteggio quotidiano, il comandante delle SS, Kitel, individuò ragazze giovani e belle e le portò via. Uno dei nostri leader ebrei, Kolish, fece appello al maggiore. Le ragazze furono rilasciate lo stesso giorno.
In un’altra occasione, dopo che eravamo nel campo da circa sei mesi, un ufficiale delle SS di nome Weiss portò via i bambini più piccoli. Sono stati portati in un posto chiamato Ponary e tutti uccisi. In seguito abbiamo scoperto che ciò era accaduto solo perché il Maggiore Plagge era in licenza in Germania e non era lì per fermarli“.
Karl Plagge: Il nazista che salvò gli ebrei è un documentario diretto da Ric Esther Bienstock e Yaron Niski nel 2019 che potete vedere QUI
Vedete il nostro video ” Il dovere della Memoria“: QUI