Pochi giorni fa, nel corso della cerimonia che si è svolta a Parigi per ricordare la fine della Prima guerra mondiale, il presidente Emmanuel Macron ha affermato che “le patriotisme est l’exact contraire du nationalisme. Le nationalisme en est sa trahison”.
Il 4 novembre, in occasione delle commemorazioni italiane, il presidente Sergio Mattarella, in un’intervista al Corriere della Sera, ha sostenuto che “oggi possiamo dirlo con ancora maggior forza: l’amor di Patria non coincide con l’estremismo nazionalista. L’amor di Patria viene da più lontano, dal Risorgimento. Un impegno di libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza: allora da Stati stranieri. Dopo la Grande Guerra fu una parte politica a comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame tra Risorgimento e Resistenza”.
Due capi di Stato europei, in un’occasione solenne per la storia dei loro popoli, ci esortano dunque a prendere coscienza che patriottismo e nazionalismo, spesso confusi, sono concetti radicalmente diversi e che mentre il patriottismo è un valore da difendere, il nazionalismo è un male da combattere. Perché sono concetti radicalmente diversi, e perché l’uno è un valore e l’altro un male?
Nella storia è facile trovare diverse, e spesso contrastanti, definizioni di patriottismo e di nazionalismo. Ed è altrettanto facile trovare sovrapposizioni e contaminazioni. Ma se guardiamo al nostro Risorgimento troviamo un’interpretazione dell’amore di patria che si contrappone al nazionalismo e ha un alto valore morale e politico.
Mi riferisco in primo luogo a Giuseppe Mazzini, che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è il territorio, ma l’associazione di liberi cittadini che garantisce il pieno rispetto dei diritti politici e sociali che permettono a tutti di vivere con dignità. Non contrapponeva la patria al principio dell’umanità affratellata, ma la considerava il mezzo più efficace per attuarlo. Giudicava invece il nazionalismo una politica di potenza giustificata in nome di un concetto di nazione non più illuminato dai valori supremi della libertà politica e dell’umanità.
Credo che il presidente Mattarella abbia pensato a Mazzini quando ha preparato il suo importante discorso. Ma forse ha inteso collegarsi anche all’eredità morale e politica del presidente Carlo Azeglio Ciampi, che a Mazzini si è più volte ispirato. Giuseppe Mazzini – ha affermato Ciampi in occasione del secondo centenario della nascita (2005) – “è stato un testimone autentico e appassionato della fratellanza fra le Nazioni europee. La sua idea di Patria supera i limiti angusti dei nazionalismi, per guardare all’Europa come federazione di popoli, uniti dalla fede comune nei valori di libertà e di uguaglianza”.
Più indietro ancora nel tempo, troviamo nel pensiero politico dell’Illuminismo la radice moderna dell’ideale della patria come valore di libertà: Patrie, leggiamo nell’Encyclopédie, “non significa il luogo in cui siamo nati, come vuole la concezione volgare, bensì uno Stato libero di cui siamo membri e le cui leggi proteggono le nostre libertà e la nostra felicità”.
Probabilmente Macron si riferiva a questa tradizione, oppure ha pensato alle parole del presidente De Gaulle: “Le patriotisme, c’est aimer son pays. Le nationalisme, c’est détester celui des autres.”
Il nazionalismo, lo si capisce bene se consideriamo l’origine del concetto nel saggio di Johann Gottfried Herder, Ancora una filosofia della storia per l’educazione dell’umanità (1774), non nasce dall’esigenza di difendere o conquistare la libertà politica contro la tirannide o contro il dominio straniero, ma dall’esigenza di vivere in una comunità culturalmente omogenea. Per questo considera suoi nemici gli stati multinazionali e il pluralismo culturale: i primi soffocano l’identità nazionale, il secondo la corrompe.
So bene che ci sono esempi di scrittori politici che si definiscono nazionalisti e hanno sostenuto e sostengono ideali liberali e democratici, e altri che si definisco patrioti e hanno approvato politiche imperialistiche e violazioni dei diritti civili (il maccartismo è un esempio). Tuttavia, le tragedie più gravi del nostro tempo sono nate dai nazionalismi. Poiché il nazionalismo pone al primo posto l’omogeneità culturale di una nazione, incoraggia a mettere da parte gli ideali democratici e ammira gli stati totalitari. Il nome esatto del partito fascista italiano era “Partito Nazionale Fascista”; il nome esatto del partito nazista era Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei.
Con un presidente degli Stati Uniti come Trump che si è definito orgogliosamente “nazionalista” e tanti suoi emuli nel mondo, è pura follia sottovalutare la potenza devastatrice dell’ondata nazionalista. Per combatterla, non c’è arma più efficace del vecchio e buon patriottismo, se ne capiamo il significato e il valore.
Maurizio Viroli Il Fatto 16 novembre 2018
Vedi: Contro i nazionalisti torniamo patrioti
Macchè democrazia, siamo una Repubblica
La lunga marcia all'indietro del sovranismo
Pure a sinistra serve l'amor di patria
La moltitudine degli uomini erranti non costituisce nazione