I “loro” ragazzi sono decisi a difenderli ad ogni costo. «Dovrete espellere anche noi», dicono le Famiglie accoglienti di Bologna, quelle che da due o tre anni, aderendo ad un progetto del Comune, hanno accolto a casa loro un minore migrante e poi, al compimento del diciottesimo anno e dunque alla conclusione del progetto, hanno deciso di tenerlo con loro.
Fabrizio Tonello, professore di Scienze politiche all’Università di Padova, da tre anni ha in casa Moussa, 20 anni, arrivato dal Benin. Ha la protezione umanitaria, parla perfettamente italiano e lavora come mediatore culturale presso una cooperativa. «Come famiglie che hanno un ragazzo africano o asiatico siamo indignate e offese – dice il professor Tonello — Vogliamo dire solo questo: la nostra battaglia non finisce qui. Non metterete in pericolo la vita e la felicità di ragazzi che parlano italiano, lavorano, studiano, vogliono vivere e amare nel nostro Paese. Questo decreto è ignobile e noi lo combatteremo in tutte le sedi, dalla Corte costituzionale, fino alla Corte europea di Strasburgo. Se vorrete cacciare questi preziosi giovani dovrete farlo espellendo anche noi».
La lettera aperta delle famiglie di Bologna, indirizzata anche a tutti i deputati del M5S, da giorni sta girando da un capo all’altro dell’Italia e la mail sta ricevendo centinaia di adesioni. «Siamo inondati, ci scrivono in tantissimi da Palermo a Torino, ci chiedono cosa si può fare.
Noi intanto ci costituiamo in associazione e continueremo a sostenere questi ragazzi con la protezione umanitaria che rischiano di perdere la loro condizione. Sappiamo che le questure non li rinnoveranno alla scadenza e anche chi dovesse ottenere la protezione speciale non potrà poi convertire in permesso di lavoro.
Una cosa indegna e anticostituzionale. Deve essere la società civile a disobbedire, a ribellarsi e a fare quello che partiti e sindacati non sono riusciti o non hanno voluto fare».
A.Z La Repubblica 4/12/2018
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