Si chiama “poltrona” se ad occuparla è un altro. Se mi ci siedo io, allora si chiama pubblica responsabilità al servizio della gente. Si chiama inciucio se si mettono d’accordo gli altri. Se mi metto d’accordo io, se i compromessi li faccio io, si chiama patto per il futuro del Paese.
Si chiama frode, golpe delle élites, lesione della democrazia, fuga vigliacca dalle urne se il Parlamento dà la fiducia a una maggioranza politica che non comprende il mio partito. Si chiama governo del popolo se lo stesso Parlamento, nella stessa legislatura, dà la fiducia a una maggioranza politica che comprende il mio partito.
Si chiama occupazione della Rai se i direttori di rete e i capistruttura e tutto il resto vengono indicati dagli altri partiti. Si chiama liberazione della Rai se le nomine le faccio io e i palinsesti li faccio fare dai miei amici. Si chiama buonista o radical chic se non vota per me. Si chiama popolo o “gli italiani” se vota per me.
La politica in generale non brilla per sportività e nemmeno per onestà intellettuale. Quasi mai, anche se di qualche galantuomo e di qualche spirito gentile abbiamo pure fatto la conoscenza, nel corso degli anni, noi elettori.
Certo è che il Salvini incarna, alla massima potenza, tutto il peggio della politica di ieri, di oggi e di domani. La doppia morale (concedo a me stesso ciò che imputo agli altri), l’arroganza, la presunzione, il malanimo, la demagogia, la falsificazione come regola sistematica.
Gli amici del bar mi rimproverano: si parla troppo di lui. Lo dicevano anche del Berlusca. Il problema, però, è che di entrambi è impossibile tacere, se vogliamo conservare rispetto di noi stessi e, quel che più conta, rispetto per la realtà.
Michele Serra La Repubblica 14/9/2019
Vedi: No al biscontismo ultima variante del trasformismo
Il taglio dei parlamentari non serve. L’Italia ha bisogno di politici più seri, onesti e preparati.
È finito il governo più incompetente della nostra storia. Il prossimo sarà peggio.