“Seguir virtute e canoscenza”, per questo siamo fatti dice Dante. “Viver come bruti” è invece il futuro prospettato dal piano criminale chiamato Grande Reset ( vi raccomandiamo di leggere gli articoli a questo link: http://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/ ).
Esseri “bruti” che vivono di “nuda vita”, come afferma con grande chiarezza Agamben nell’articolo che segue e in tutti i suoi scritti presenti sul nostro sito ( clicca sul “tag” agamben in fondo alla pagina). “Bruti” che vediamo già realizzati nei covidioti che ci circondano tamponati, mascherati, distanziati, vaccinati, terrorizzati e maniacali.
“Bruti” brutalizzati da un regime sanitario feroce, da una biopolitica cinica e perversa gestita dai governucoli come il nostro che aspira a manipolarci per il resto della nostra vita, resi non più cittadini, non più liberi, non più pensanti ma solo pericolosi malati potenziali da controllare e irregimentare.
“Bruti” servili, appecoronati, tirati per il naso verso sperimentazioni scientifiche di stampo nazista ( l’ascendenza di klaus schwab, il guru del Grande Reset), massificati ben più che nel vecchio capitalismo selvaggio, felici di farsi trattare da topi-cavia.
“Bruti” attaccati ad una cosiddetta vita biologica senza alcuna dignità, senza alcuna prospettiva che non sia il puro sopravvivere, senza Valori, Principi, Ideali, senza nessuna visione del Bene Comune ma solo quella della propria “pellaccia”, anche a scapito della distruzione della vita sociale.
Che schifo i “bruti” covidioti! (GLR)
La nuda vita e il vaccino
Più volte nei miei interventi precedenti ho evocato la figura della nuda vita. Mi sembra infatti che l’epidemia mostri al di là di ogni possibile dubbio che l’umanità non crede più in nulla se non nella nuda esistenza da preservare come tale a qualsiasi prezzo.
La religione cristiana con le sue opere di amore e di misericordia e con la sua fede fino al martirio, l’ideologia politica con la sua incondizionata solidarietà, perfino la fiducia nel lavoro e nel denaro sembrano passare in second’ordine non appena la nuda vita viene minacciata, seppure nella forma di un rischio la cui entità statistica è labile e volutamente indeterminata.
È venuto il momento di precisare senso e origine di questo concetto. È necessario per questo ricordare che l’umano non è qualcosa che sia possibile definire una volta per tutte. Esso è piuttosto il luogo di una decisione storica incessantemente aggiornata, che fissa ogni volta il confine che separa l’uomo dall’animale, ciò che nell’uomo è umano da ciò che in lui e fuori di lui non è umano.
Quando Linneo cerca per le sue classificazioni una nota caratteristica che separi l’uomo dai primati, deve confessare di non conoscerla e finisce col porre accanto al nome generico homo soltanto il vecchio adagio filosofico: nosce te ipsum, conosci te stesso.
Questo è il significato del termine sapiens che Linneo aggiungerà nella decima edizione del suo Sistema della natura: l’uomo è l’animale che deve riconoscersi umano per esserlo e deve per questo dividere – decidere – l’umano da ciò che non lo è.
Si può chiamare macchina antropologica il dispositivo attraverso cui questa decisione si attua storicamente. La macchina funziona escludendo dall’uomo la vita animale e producendo l’umano attraverso questa esclusione. Ma perché la macchina possa funzionare, occorre che l’esclusione sia anche una inclusione, che fra i due poli – l’animale e l’umano – vi sia un’articolazione e una soglia che insieme li divide e congiunge.
Questa articolazione è la nuda vita, cioè una vita che non è né propriamente animale né veramente umana, ma in cui si attua ogni volta la decisione fra l’umano e il non umano.
Questa soglia, che passa necessariamente all’interno dell’uomo, separando in lui la vita biologica da quella sociale, è un’astrazione e una virtualità, ma un’astrazione che diventa reale incarnandosi ogni volta in figure storiche concrete e politicamente determinate: lo schiavo, il barbaro, l’homo sacer, che chiunque può uccidere senza commettere un delitto, nel mondo antico; l’enfant-sauvage, l’uomo-lupo e l’homo alalus come anello mancante fra la scimmia e l’uomo fra l’Illuminismo e il sec. XIX; il cittadino nello stato d’eccezione, l’ebreo nel Lager, l’oltrecomatoso nella camera di rianimazione e il corpo conservato per il prelievo degli organi nel sec. XX.
Qual è la figura della nuda vita che è oggi in questione nella gestione della pandemia? Non è tanto il malato, che pure viene isolato e trattato come mai un paziente è stato trattato nella storia della medicina; è, piuttosto, il contagiato o – come viene definito con una formula contraddittoria – il malato asintomatico, cioè qualcosa che ciascun uomo è virtualmente, anche senza saperlo.
In questione non è tanto la salute, quanto piuttosto una vita né sana né malata, che, come tale, in quanto potenzialmente patogena, può essere privata delle sue libertà e assoggettata a divieti e controlli di ogni specie.
Tutti gli uomini sono, in questo senso, virtualmente dei malati asintomatici.
La sola identità di questa vita fluttuante fra la malattia e la salute è di essere il destinatario del tampone e del vaccino, che, come il battesimo di una nuova religione, definiscono la figura rovesciata di quella che un tempo si chiamava cittadinanza.
Battesimo non più indelebile, ma necessariamente provvisorio e rinnovabile, perché il neo-cittadino, che dovrà sempre esibirne il certificato, non ha più diritti inalienabili e indecidibili, ma solo obblighi che devono esser incessantemente decisi e aggiornati.
Giorgio Agamben, filosofo in Quodlibet 16/4/2021
Il ritorno dei Nazisti
Il momento è grave e oramai solamente gli stolti non l’hanno ancora capito. Con il decreto legge del governo si è superata la linea rossa che separa la democrazia dal regime. 1
Non è possibile non comprendere che, al di la dell’oggetto in questione, quando un potere si arroga il diritto di decidere del corpo umano altrui è dittatura conclamata.
Esso, varcata questa soglia, potrà disporre di tutti a suo piacimento. Tutto ciò non avveniva dagli anni ‘30 del Novecento quando i nazisti presero il comando.
Il codice di Norimberga, 2 emanato dopo la seconda guerra mondiale, sanciva, proprio per non ricadere nelle bestialità dei medici nazisti (che in nome della scienza definivano i loro esperimenti giusti e lagali) 3 l’inviolabilità del corpo, da cui l’importanza del consenso informato.
La gravità del momento è estrema, ma nascosta sotto una fitta coltre di sterco che la maggioranza umana, l’uomo massa, divora, usando come proprio mezzo di informazione personale la televisione o la stampa di regime, onnipotente e onnipresente.
Le uniche vere fonti, in realtà, e ciò viene spiegato anche ai bambini di scuola media, sono quelle primarie e secondarie, come i documenti, gli atti e, oggi, i testi, i siti di istituzioni ufficialmente riconosciuti.
In questi web sites, che tutti possono andare a leggere (attività ormai sconosciuta ai più) si evince che la gravità della situazione sanitaria non è tale, anzi, la malattia colpisce una determinata fascia di persone, anziane, con pregresse patologie e che è curabile con terapie da casa dimostrate essere efficaci sin dallo scorso anno. 4
Solo questo basterebbe a spegnere sul nascere la necessità di una panacea che salvi il mondo, senza tanto dover discutere di asintomaticità o di pcr, cioè dello strumento che comproverebbe la positività al morbo.
Aggiungiamo, poi, che mai nella storia si è visto un uso così massiccio e uniforme dei media che si può solo definire come propaganda. Quando il canto è unico, è ridicolo pensare di essere in democrazia.
Infine la questione più importante, il diritto. La gerarchia di questo è ben noto con la Costituzione a prevalere su tutto. Con il recente DL il governo ha deciso di superarla, obbligando ad una sperimentazione medica gli operatori sanitari.
Non si può più nascondere la realtà o far finta di nulla: violare il corpo umano con l’obbligatorietà è atto criminale e chi viola il Codice di Norimberga usando la propaganda, ghettizzando l’avversario, chiudendo la bocca alle persone, medici, scienziati con punti di vista differenti, etichettando il pensiero critico, ostracizzando i resistenti, dimostra fino al midollo la sua anima più vera, cioè quella del nazista.
Evidente l’articolo 3 del suddetto dl dove si trova lo scudo penale dedicato ai collaborazionisti per salvaguardarli dall’omicidio colposo. 5
Se si deve proteggere uno di loro è perché evidentemente chi emana la legge sa che la panacea sperimentale è potenzialmente assassina e questa si, purtroppo, non guarda in faccia all’età di chi la subisce.
E’ necessaria, quindi, la chiamata “alle armi giuridiche” per fermare questi psicopatici prima che possano, usando la sempre necessaria paura, distruggere la “Costituzione più bella del mondo” e vengano a prelevare ogni essere umano dissenziente con la forza fisica, rappresentata dall’uomo massa, in divisa o meno, quello che per paura di dire no, sarà pronto ad assassinare il suo simile gridando la solita frase: “ho eseguito gli ordini” oppure “ho famiglia”.
Su questo tipo di umani si discute da migliaia di anni. Hannah Arendt, che studiò a fondo il fenomeno nazista, scrisse in modo eloquente che chiunque è potenzialmente un assassino perché questo è ciò che successe nella Germania del Terzo Reich e non solo. 6
I mores si ribaltarono in cinque minuti e i deboli, i mediocri, i “falchi”, i furbi, insomma, il peggio della società, si allineò immediatamente con il potere per paura e per ottenere vantaggi che in una democrazia mai avrebbero avuto.
Queste persone furono disposte ad uccidere bambini, anziani, donne e chiunque si fosse frapposto alla macchina tedesca, prima perché convinta di trionfare e, poi, ormai complice, per proteggere il proprio codardo essere.
L’uomo massa è colui che necessita di fare parte di un gruppo, possibilmente vincente, in cui non contribuisce in nulla se non nel servire il comando.
Egli crede di essere indispensabile ma è solo un ganglo del potere che non tarderà ad essere eliminato al momento giusto.
L’uomo massa è colui che non sa chi è, frustrato e deluso della propria vita ma che in società segue un modello rigido, segue protocolli senza farsi domande, appare perfetto e in ampia sintonia con il branco. Egli necessita il riconoscimento del gruppo stesso per pensare di esistere.
E’ il figlio del nichilismo e della pochezza umana, il mediocre ben vestito e conforme, disposto a vendere se stesso per un po’ di attenzione e disponibile a fare qualunque cosa pur di partecipare al gioco dei potenti, che invidia, mettendosi in mostra sacrificando gli altri, che ama veder sottomessi.
Non sa decidere autonomamente, quindi sa solo servire ed è terrorizzato dall’incertezza, dalla paura del cambiamento, dal senso – non senso della vita. Ha bisogno di quelle piccole verità che lo tengono in piedi, puro autoinganno. 7
Nell’oscurità dell’abbandono e del distacco da sé queste persone, il nazista e l’ uomo massa, di nuovo, oggi, sono il braccio armato del male, l’antitesi del bene, dell’amore e del dialogo.
Non è più scusabile che tutto ciò non si sappia, che chi pretende di educare oggi, non abbia davanti agli occhi ciò che la storia e la filosofia raccontano da secoli, quindi il dovere di intervenire.
Non è più accettabile non conoscere la storia o fermarcisi solo per ipocrite commemorazioni senza distillarne il profondo senso. E’ nelle azioni e nel pensiero umano del passato che noi scopriamo chi siamo.
Di nuovo torna Ardent che, assieme a Bergson, spiegava l’importanza della Memoria, perché chi la cancella, perpetua l’errore. Nell’oscuramento del ricordo, che è parte dell’essenza umana, il soggetto elimina i suoi errori, giustificando la ripetizione di questi. 8
L’uomo del XXI secolo dimentica il XX, si auto – inganna e, impaurito, senza più alcuna meta, se non la deriva materialista biologica, senza fine e scopo, si aggrappa al nuovo dio, la panacea o grande totem e ai nuovi dei, gli scienziati portatori della “verità”.
Contro questo scempio sociale è tempo per gli uomini e le donne di buona volontà di alzarsi in piedi e nella gravità del momento per la tenuta della Repubblica, di prendere coraggio, unirsi, raggrupparsi, accettando la situazione, cancellare il proprio ego ed agire compatti in ogni corte di Giustizia.
Nessuno salverà la democrazia se non noi stessi. Il nuovo mondo che, inevitabilmente, verrà, sarà plasmato dalle nostre decisioni oggi e il futuro dei figli d’Italia dipenderà da ciò che si farà ora. Non c’è più tempo.
Luca Cerardi https://lucacerardi.wordpress.com/ 2/4/2021
1Cfr., https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/04/01/21G00056/sg art. 4.
2Cfr., http://www.aix-scientifics.it/it/_nuremberg.html
3Cfr., R.J. Lifton, I medici nazisti, Bur, Milano, 2020.
4Cfr., https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia
5Cfr., https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/04/01/21G00056/sg art. 3.
6Cfr., H. Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano, 2017.
7Cfr., B. Assy, Etica, responsabilità e giudizio in Hannah Arendt, Mimesis, Milano – Udine, 2015.
8Cfr., H. Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano, 1991.
Un coraggioso messaggio resistenziale di una redazione libera di un sito web d’informazione libera. Un vero messaggio da 25 aprile vero.
Non quello che faranno questi innominabili politici nostrani che si preparano alla solita orgia retorica sulla liberazione dal “nazi-fascismo” mentre sono complici diretti dell’instaurazione del nuovo nazi-fascismo del Grande Reset, della nuova “brutalizzazione” sanitaria dell’Italia e dei suoi miseri abitanti. Che ipocrisia! Che schifo! (GLR)
Messaggio della redazione di “Don Chisciotte“.
Il terrore instillato dai media mainstream di tutto il mondo, al soldo di una congrega di ultramiliardari pervertiti che hanno corrotto quasi tutti i governanti del mondo, fa sì che persone ormai al termine della propria vita, e pure desiderose di viverne quel che resta, proprio per quel legittimo desiderio cadano vittime di questo mostruoso piano di sterminio globale di cui ancora, sfortunatamente, troppo pochi si rendono conto.
Mai nella storia del mondo si è visto un piano così sadico, portato avanti con tutti i mezzi più ignobili, senza neppure nascondersi dietro lo schermo di una qualche perversa ideologia o di una guerra.
Forse esistono veramente le Forze del Male, che vogliono distruggere quel che di buono la vita può offrire alle persone normali, che vogliono soffocare l’essere umano togliendogli l’aria che respira e la luce del sole che lo riscalda, l’amore dei suoi cari, l’affetto e la stima degli amici, la gioia della vita sociale.
Questa guerra intorno a noi, a volte dentro e contro di noi anche da parte di chi ci è più vicino è quanto di più simile alla distruzione dell’anima prima ancora che del corpo; ci distrugge spietatamente dentro privandoci di quanto più caro abbiamo.
Peggio ancora, creando un’indifferenza disumana verso la sofferenza altrui per la paura che viene instillata di essere raggiunti da una morte ormai spettacolarizzata, urlata, sparata in prima pagina a titoli cubitali, tutti i giorni.
Quelli di noi che sopravvivranno, seppure, per fortuna, per forza intrinseca d’animo e di corpo, perché avranno trovato in sé più risorse morali ed intellettuali di altri, si porteranno appresso comunque tutto il dolore, tutta la sofferenza dei sopravvissuti, ma soprattutto il rimorso che forse potevano fare qualcosa di più, che non hanno avuto il coraggio di fare.
Questo è il rischio più grande che corriamo ed è per evitare questo che la nostra lotta deve andare avanti, con tutto il nostro cuore ed il nostro intelletto.
Dobbiamo continuare a sussurrare, da questa nostra piccola redazione, ma essere pronti a gridare questo nostro messaggio: “La vita è nostra, vogliamo, dobbiamo, possiamo viverla.”
Parafrasando una massima di Rabindra Nath Tagore (1861- 1941), grandissimo poeta indiano: “La vita ci viene data in dono, noi la meritiamo impegnandoci ad aiutare chi ha bisogno di noi.”
In https://comedonchisciotte.org/ 19/3/2021
ANNO II DEL REGIME SANITARIO
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