Il 1 febbraio 1945 muore fucilato dai tedeschi a Tarcento (Udine) BRUNO FRITTAION ( 19 anni, nome di battaglia Attilio) studente e Partigiano.
Frittaion era nato a San Daniele del Friuli (Udine) e, studente del III corso di avviamento professionale, sin dal 1939 si dedicò alla costituzione delle prime cellule comuniste nella zona di San Daniele. Fu quindi per lui naturale, dopo l’8 settembre del 1943, abbandonare i banchi della scuola che frequentava e darsi alla macchia, unendosi ai partigiani del Battaglione “Pisacane” della Brigata Garibaldi “Tagliamento” e prendendo parte a tutte le azioni militari.
Dopo breve tempo Frittaion divenne il vicecommissario politico di un distaccamento del Battaglione “Silvio Pellico“, con il quale combatté sino al dicembre del 1944. Purtroppo venne catturato il 15 dicembre 1944 da elementi delle ss italiane, in seguito a una delazione, mentre con il compagno ADRIANO CARLON si trovava nella casa di uno zio per predisporre i mezzi per una imminente azione.
Frittaion venne tradotto nelle carceri di Udine e più volte torturato: ne portava i segni quando, il 22 gennaio del 1945, fu processato e condannato a morte dal Tribunale militare territoriale tedesco.
L’esecuzione avvenne otto giorni dopo: i tedeschi fucilarono Frittaion contro il muro del cimitero di Tarcento, insieme con altri dieci giovani partigiani: ADRIANO CARLON di Este (PD), ANGELO LIPPONI di Cerda (PA), CESARE LONGO, ELIO MARCUZ e GIANNINO PUTTO di Azzano Decimo (Pordenone), CALOGERO ZAFFUTO di Grotte (AG) e PIETRO ZANIER. Un altro dei condannati, il siciliano FRANCESCO PULEO, sopravvisse alla prima scarica e riuscì a fuggire, aiutato dagli abitanti di Tarcento.
Altri due patrioti, MARIO FAVOT e IVO LOVISA, furono fucilati il 4 febbraio davanti al muro del cimitero di Tricesimo (Udine). Il corpo di Frittaion riposa nel cimitero di San Daniele del Friuli.
Bruno Frittaion ci ha lasciato due lettere scritte il giorno prima di essere fucilato: una ai suoi cari, l’altra alla sua fidanzata. Sono una testimonianza altissima dei valori della Resistenza con i quali tutti dobbiamo confrontarci.
31 gennaio 1945
Miei cari,
nelle mie ultime ore è più vivo che mai il mio affetto per voi
e voglio dedicarvi queste ultime righe.
Il nostro comune nemico vuol fare di me solo un triste ri-
cordo per voi, per tutti coloro che mi conoscono e mi vogliono bene.
Mi hanno condannato a morte, mi vogliono uccidere. Anche
nelle mie ultime ore non sono venuto a meno nella mia idea, anzi è più forte e voglio che anche voi siate forti nella sventura che il destino ci ha riservato.
Datevi coraggio, sopportate con serenità tutto ciò sperando
che un giorno vi siano ricompensate le vostre sofferenze.
Muoio, ma vorrei che la mia vita non fosse sprecata inutilmente, vorrei che la grande lotta per la quale muoio avesse un giorno il suo evento.
Termino per sempre salutandovi e chiedendovi perdono di
tutto ciò che ha potuto rattristarvi.
Addio papà, mamma, Ines, Anita, salutatemi Elio il giorno
che lui potrà ritornare. Addio per sempre.
Bruno
31 gennaio 1945
Edda,
voglio scriverti queste mie ultime e poche righe. Edda, purtroppo sono le ultime si, il destino vuole cosi, spero ti giungano di conforto in tanta triste sventura.
Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l’idea che c’è in me.
Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta. Di quella causa che fino a oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso.
Per me la migliore ricompensa era quella di vedere fiorire l’idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente.
Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore quell’amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre.
Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti.
Addio Edda
Frittaion Bruno
Vedete il nostro video ” Il dovere della Memoria“: QUI