Covid, Sileri: «Niente nuove restrizioni, vaccinarsi subito», anche se si aspettano le dosi aggiornate. Mah?!
«Non è prevista oggi nessuna misura restrittiva. Quella che stiamo vivendo non la chiamo più neanche ondata» covid, «ma oscillazione del virus. Dal punto di vista numerico sono ondate, ma dal punto di vista dei ricoveri ospedalieri non è una situazione sovrapponibile a quello che abbiamo vissuto negli ultimi 2 anni. Non vedo perché a ottobre dovremmo vivere qualcosa di diverso rispetto a ciò che vediamo oggi con 140mila contagi». Così il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ospite a ‘The Breakfast Club‘ su Radio Capital, lo riporta AdnKronos. «Dobbiamo continuare – ha aggiunto – a usare la mascherina nei luoghi al chiuso e nei luoghi affollati, anche se questa resterà una raccomandazione. Chiaro che, se poi dovesse presentarsi una variante che elude i vaccini, che si diffonde di più e che aumenta la mortalità, allora sarà diverso, ma saremo di fronte a un altro virus, anche se con lo stesso nome. Una variante più contagiosa di questa, ma che procura solo un raffreddore, ben venga rispetto a quello che abbiamo vissuto. Anche se non siamo ancora in questa situazione».
Quarta dose
«La stragrande maggioranza degli over 60 già vaccinati contro il Covid chiederà la dose aggiuntiva. Ma se una quota non lo farà, non sarà un flop. …
https://www.lapekoranera.it/ 13/7/2022
Forza, pecore, forza! In fila e buone! Forza, pecore, mascherine! Forza, pecore, vaccino! Forza, pecore, state distanziate e spaventate! Forza, su, dai! In fila con il braccio pronto! Su, dai!
Questo che segue è il 35° articolo dedicato ai danni, ai pericoli, all’immoralità dello pseudo-vaccino, in realtà un siero genico sperimentale ( gli altri li trovate QUI). Centinaia di testi con dati, decine e decine di video con interventi di esperti. Ma per le pecore in fila ( i covidioti) non servono. Come dice il silerino ” la stragrande maggioranza degli over 60 già vaccinati chiederà la dose aggiuntiva“. Lo sa perchè è già avvenuto a iosa. Guardatevi in casa vostra…
I covidioti sono il vero, micidiale pericolo per la nostra vita e il nostro futuro. Molto più degli effetti avversi del vaccino, dell’avvelenamento provocato delle mascherine, dei dati imprecisi dei tamponi ( vedi QUI), della discriminazione sociale, dell’IDPay, di Big Money, Big Pharma e Big Tech, i registi del progetto criminale globale chiamato Grande Reset.
Grazie a queste “pecore” ogni nefandezza della dittatura sanitario-digitale è stata, è e sarà possibile. Lo capite?
Il silerino si affaccia dalla finestra e vede esseri mascherati anche senza obbligo ( per ora), vede che si salutano con il pugno o il gomito, vede che sono già in fila e aspettano il siero miracoloso, vede che hanno la stessa paura fottuta con cui sono nati. Il silerino si ritira dalla finestra e sorride soddisfatto e dice: si può fare, si può continuare!
No! No pericolo vaccino. Pericolo pecore, terribile pericolo covidioti, invece. (GLR)
LA QUARTA ACCA
Chi ha creduto per tre volte alla scienzah con la acca si metterà già in fila per la quarta acca.
Silver Nervuti
Vedi e ascolta QUI
10/7/2022
Covid, terrorismo mediatico per smaltire i vaccini che stanno per scadere e spingere le persone negli hub a fare la quarta dose.
Torna la propaganda terroristica sul virus e fa leva sul numero crescente di decessi. Che però sono fasulli: come hanno spiegato bene i rianimatori, in terapia intensiva l’86% dei positivi è ricoverato per ben altre patologie. E sono quelle che risultano fatali, non il Covid.
Ieri ci sono stati 106 morti «per Covid» in tutta Italia, e dai commenti che sentiamo sembra di essere tornati a inizio pandemia. Toni preoccupatissimi, quando nemmeno sappiamo la vera causa del decesso di quelle povere persone. Da due anni lo ripetiamo, e lo affermano i medici con cervello: se finiscono catalogate come morti da coronavirus solo perché ai pazienti era stato trovato positivo il tampone, non usciremo mai dall’allarme continuo, dall’emergenza anche nella normalità di contagi ormai endemici.
Due giorni fa Antonino Giarratano, presidente di Siaarti, la società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, ha dichiarato che l’86% dei pazienti in terapia intensiva non è ricoverato per Covid e che solo il 5,1% dei 187, con anche il tampone positivo, ha una patologia delle prime tre ondate, «cioè sintomi polmonari o riferibili a infezione sistemica grave».
L’affermazione del professore, su dati raccolti a livello nazionale e analizzati dall’Istituto superiore della Sanità, fa piazza pulita di ogni illazione. Non è vero che le rianimazioni sono piene di malati di coronavirus, così come è falso dichiarare che le persone conteggiate ogni giorno tra i morti sono decedute per colpa del virus. Infatti, se un paziente ha sintomi gravi dovuti al Covid, purtroppo deve finire in terapia intensiva, non rimane nel reparto dei contagiati.
Ma se il presidente della Siaarti, professore ordinario di anestesiologia presso la scuola di medicina e chirurgia dell’Università di Palermo, fornisce il dato attuale dei ricoverati per Covid nei reparti di rianimazione di tutta Italia, ovvero che solo il 13,5% sono positivi, questo significa che ben pochi di coloro che non ce l’hanno fatta erano ricoverati per Covid. Ma allora, di quale allarme stiamo parlando?
Anche Andrea Vianello, primario della fisiopatologia respiratoria a Padova, ieri sul Corriere del Veneto ha dichiarato che «i degenti Covid sono persone che entrano in ospedale per altre malattie, per esempio cardiovascolari o croniche, e al tampone di ingresso risultano anche positive al Covid. Ma non è il problema principale». Ha precisato che «la terapia intensiva di Padova attualmente ne conta tre e altrettanti la sub intensiva». Ha aggiunto che «ormai pochissimi pazienti hanno la polmonite».
Ridimensiona ogni ingiustificato allarme anche Salvatore Maurizio Maggiore, docente di anestesia e rianimazione all’Università di Chieti e responsabile dell’unità operativa complessa di anestesia e rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata della cià abruzzese. «È cambiata molto la tipologia dei ricoverati grazie ai vaccini, non vediamo polmoniti, i pazienti arrivano da noi, in genere, per altre patologie e il riscontro del virus è “occasionale”, ha sostenuto il professore.
Non sono situazioni isolate, non rappresentano l’eccezione perché è lo stesso Maggiore a dire che «i ricoveri in terapia intensiva di pazienti positivi al Covid sono pochi, come confermano i colleghi anche in altre Regioni. Non abbiamo timori per il numero dei ricoveri». Non si è mostrato preoccupato il presidente degli anestesisti, che certo userebbe altri toni e comunicherebbe altri dati se davvero ci fosse emergenza.
Le persone attualmente ricoverate sono «pazienti “comuni”», li ha definiti. «Cronici riacutizzati, chirurgici anche oncologici, cardiopatici, politraumatizzati e tutti quelli con sindromi acute che compromettono funzioni vitali. Il problema è che dobbiamo fare il tampone a tutti, anche a chi arriva da noi dopo un incidente stradale e con la contagiosità di Omicron 5 è chiaro che molti risultano positivi al test», ha precisato Giarratano, ricordando che «il contagiato non è un malato».
In base ai numeri forniti dall’Iss, possiamo anche aggiungere che non tutti i morti del bollettino quotidiano lo sono per Covid. Probabilmente il numero è infinitesimale, ma ancora non è stata fatta chiarezza sulle cause dei decessi, elencati come fossimo con gli ospedali al collasso e i positivi al coronavirus che soffrono di sintomi gravi.
Però fa gioco tornare ad allarmare i cittadini, per spingerli negli hub a fare la quarta dose e smaltire i vaccini che stanno per scadere.
https://www.laverita.info/ 14/7/2022
CIEB: “QUARTA DOSE” E L’IRRAGIONEVOLEZZA DELLA CAMPAGNA VACCINALE
Il CIEB – Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina, di cui vi abbiamo già in precedenza parlato – ha pubblicato un nuovo parere dal titolo “Parere sulla quarta dose“, nel quale viene palesata l’irragionevolezza della ripresa della campagna vaccinale volta all’imposizione della quarta dose dei vaccini Covid 19.
Come afferma correttamente il CIEB, nonostante sia palese come i dati sulla vaccinazione dimostrano l’inutilità dei vaccini fin ora inoculati, nell’”eterno gioco della contrapposizione strumentale tra evidenze scientifiche” a spuntarla non sono quelle più fondate e obiettive, ma quelle più funzionali “agli interessi economici degli stakeholder e della politica”.
Scopo di questa strategia è oramai chiaro a tutti:
Dopo due anni e mezzo di pretesa emergenza sanitaria, infatti, è sotto gli occhi di molti che il vero obiettivo della gestione della cosiddetta pandemia è stato, più che l’introduzione dell’obbligo vaccinale, l’introduzione del Green Pass, che a sua volta ha gradualmente aperto la strada all’introduzione di analoghi strumenti “premiali” in campi diversi: dal clima all’energia, dall’ambiente all’acqua, riprendendo il modello cinese del “credito sociale”.
Sulla base di ciò, il CIEB:
1) invita ancora una volta l’opinione pubblica a sviluppare le capacità di analisi critica e d’autonomia di giudizio necessarie per inquadrare correttamente i problemi sopra richiamati;
2) mette nuovamente in guardia dall’opera di distrazione di massa pianificata dal governo e attuata dai media mediante la proliferazione di situazione di crisi di natura diversa (strategica, energetica, climatica, idrica) che si sono succedute dalla fine apparente dell’emergenza Covid;
3) stigmatizza l’atteggiamento di cortigiano appiattimento funzionale alle posizioni governative mostrato negli ultimi due anni e mezzo dalle classi politica, medica, sindacale, giornalistica e imprenditoriale, che hanno perso ogni credibilità agli occhi della parte ancora raziocinante della nazione;
4) sollecita i corpi dello Stato e gli esponenti delle sopra citate categorie sociali e produttive non ancora allineati alla menzionata opera di distopizzazione della società italiana a “gettare il cuore oltre l’ostacolo” e ad esporsi pubblicamente a difesa di un modello di società ancorato ai valori morali, etici e di verità che stanno venendo sistematicamente e scientificamente demoliti;
5) auspica la creazione di nuove forze sociali in grado di opporsi alla deriva totalitaria in atto e di porre le basi per un nuovo modello di convivenza civile che ribadisca il primato dell’essere umano sugli interessi della scienza, del mercato, della società e dell’Unione europea.
Qui il PDF del XIII Parere CIEB, pubblicato in originale sul sito: https://www.ecsel.org/cieb/
https://comedonchisciotte.org/ 12/7/2022
Avevano ragione i ‘complottisti’: «immunità naturale più efficace del vaccino»
Mentre riparte la corsa all’hub, uno studio pubblicato sul «New England Journal of Medicine» evidenzia maggiore protezione nei non inoculati guariti (50,2%) rispetto a chi ha ricevuto due dosi. In seguito a tre dosi lo scudo alla malattia si ferma al 59,6%.
Pubblicato pochi giorni fa dalla rivista medica The New England Journal of Medicine (Nejm), uno studio condotto sulla popolazione del Qatar afferma che l’essersi ammalati di Covid, senza aver fatto il vaccino, protegge dall’infezione per il 50,2%, mentre l’immunità ibrida derivante da malattia precedente, cui sono seguite due dosi del vaccino di Pfizer, riduce del 51,7% il rischio di infezione.
Una differenza minima, impercettibile, che fa apparire ancora più inutile la decisione del nostro ministero della Salute e di Aifa di raccomandare la quarta dose anche ai guariti dal Sars-CoV-2. La corsa, ad aggiungere un secondo richiamo nelle cellule immunitarie delle popolazioni non a rischio, non trova supporto scientifico, semmai solleva molteplici perplessità (come poi vedremo), e lo studio in oggetto mostra che non serve insistere con i già contagiati.
«Qualsiasi forma di immunità precedente, indotta da precedente infezione o vaccinazione, è associata a una protezione forte e duratura contro il ricovero e la morte correlati al Covid-19», scrivono gli autori che sono affermati infettivologi, epidemiologi, patologi. Lo studio retrospettivo, condotto dal 23 dicembre 2021 al 21 febbraio 2022 sulla popolazione del Qatar colpita dalle sottovarianti Ba.1 e Ba.2 di Omicron, si è avvalso dei dati della piattaforma sanitaria nazionale. In quel periodo, 1,3 milioni di persone avevano ricevuto almeno due dosi di Pfizer, 341.438 di queste anche un richiamo.
Dall’osservazione sono stati esclusi i test di positività effettuati entro 14 giorni dopo una seconda dose, o 7 giorni dopo una terza dose di vaccino, così da poter verificare l’accumulo di immunità dopo la vaccinazione. E la reinfezione è stata documentata solo nei test molecolari effettuati almeno novanta giorni prima del tampone considerato nello studio. In questa popolazione giovane e diversificata, con solo il 9% degli abitanti che ha 50 anni e più, e l’89% che proviene da oltre 150 Paesi, l’efficacia dell’infezione precedente e dell’assenza di vaccinazione nel proteggere contro la reinfezione sintomatica da Ba.1 è risultata del 50,2%.
Nulla o del tutto trascurabile, invece, la protezione derivata da due dosi di Pfizer, senza aver avuto la malattia: oscillava da -16,4 a 5,4. Dopo l’infezione e la doppia dose di vaccino, l’efficacia dell’immunità ibrida risultava del 51,7%, quindi molto simile alla protezione acquisita con l’immunità naturale. Gli autori, addirittura ipotizzano che «questa protezione fosse originata dall’infezione precedente e non dalla vaccinazione».
Anche dopo tre dosi e nessuna infezione da Covid contratta nei due anni della pandemia, non si era protetti molto di più perché la percentuale si fermava al 59,6%. Lo studio, facendo riferimento a quanto pubblicato su Nature ai primi di giugno, dove sempre in riferimento alle analisi condotte in Qatar si affermava che la «protezione vaccinale aumenta dopo la vaccinazione di richiamo, ma in seguito diminuisce», conferma che «sei o più mesi dopo la seconda dose, i vaccini a mRna hanno un’efficacia trascurabile contro l’infezione da Omicron».
Quale fondamento scientifico c’è, dunque, nel voler vaccinare con quarte dosi i guariti, quando l’immunità protegge maggiormente la popolazione non fragile?
Inoltre, un secondo richiamo di un vaccino contro la variante Wuhan, ormai estinta, può al massimo incrementare per poche settimane il livello di anticorpi anti Spike, scarsamente neutralizzanti la variante Omicron ora circolante. Come aveva scritto il biologo dell’Iss Maurizio Federico in un paper pubblicato a maggio sul Journal of Immunological Research, in tutti i casi andrebbe comunque considerato che in tutte le malattie respiratorie il migliore stimolo immunitario lo si può offrire a livello delle vie aeree con l’infezione naturale.
«La somministrazione sistemica di vaccini contro i virus respiratori spesso si associa a esiti insoddisfacenti. Ad esempio, l’efficacia dei vaccini antinfluenzali stagionali raramente supera il 50% della protezione», scriveva. Inoltre, dal momento che lo stimolo vaccinale viene generato nel muscolo, ricordava che il sistema immunitario polmonare comunica assai poco con quello periferico, perciò anche alti livelli di anticorpi anti Spike rilevabili nel sangue hanno scarso o nullo potere neutralizzante a livello delle vie respiratorie.
«E la già insufficiente immunità cellulare indotta da questi vaccini, rilevabile nel sangue, diventa irrintracciabile a livello dei polmoni dove invece sarebbe necessaria», dichiarava il biologo, auspicando nuovi vaccini, somministrati per via orale.
Il ministero della Salute e l’agenzia regolatoria del farmaco hanno preferito premere l’acceleratore sulla quarta dose, inutile e forse anche dannosa. Non guardano in faccia a nessuno, ignorano perfino la protezione immunitaria dei guariti dal Covid.
https://www.laverita.info/ 13/7/2022
Vaccini anti-Covid: per gli immunodepressi «serve strategia personalizzata». Finalmente l’hanno capito
Dopo «Tachipirina e vigile attesa» e varie campagne vaccinali a tappeto (in modo particolare per gli IMMUNODEPRESSI), qualcuno si accorge che iniettare un farmaco genico sperimentale a chiunque, senza verificare le condizioni di coloro che devono ricevere il siero (che già alla prima dose doveva essere salvifico) può essere deleterio.
E non è neanche più il caso di menzionare pericarditi e miocarditi, effetti avversi, malori improvvisi e decessi, ormai all’ordine del giorno. Ma qualcuno incomincia a fare dei distinguo: «Il ricorso ai vaccini contro il SARS-CoV-2 per i pazienti immunodepressi è fondamentale, ma nei soggetti particolarmente fragili la loro efficacia può essere minore a causa della patologia di base e o delle terapie a cui sono sottoposti. È quanto è emerso da un gruppo di 5 studi, denominato CONVERS, condotti dai ricercatori del Bambino Gesù su diverse tipologie di pazienti fragili compresi tra i 12 e i 25 anni.
L’ultimo studio, su bambini e ragazzi affetti da infezione perinatale da HIV, è stato appena pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases». Lo si legge nel sito Internet Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
«La maggior parte dei soggetti immunodepressi – spiega Paolo Palma, responsabile di Immunologia Clinica e Vaccinologia dell’Ospedale della Santa Sede – risponde al vaccino ma in misura minore rispetto ai soggetti sani, con delle differenze da gruppo a gruppo, mentre una percentuale minoritaria non sviluppa purtroppo alcuna forma di immunità al virus. Per questi pazienti fragili è importante intervenire con una strategia vaccinale di rinforzo e personalizzata».
https://www.lapekoranera.it/ 13/7/2022
Dopo la terza dose hanno capito che «i vaccinati sono più sensibili al Covid e varianti»
Prima Massimo Galli, che attribuiva i postumi della malattia alle iniezioni. Adesso, Andrea Crisanti ammette che chi ha porto il braccio «è meno protetto». Anche il «Bmj» svela dati inquietanti. Eppure qui preparano l’ennesimo booster.
Il primo dubbio lo ha instillato un peso massimo, anzi il professor Massimo, che di cognome fa Galli, ex direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, autorità televisiva indiscussa durante il periodo della pandemia.
Dopo essere stato colpito dal coronavirus, nonostante le sue tre vaccinazioni e aver misurato su sé stesso le conseguenze di quello che viene definito long Covid, durante un’intervista al settimanale Panorama, il luminare si fece sfuggire una frase riguardo ai sintomi manifestati da molti pazienti. «Sono così tanti che viene il dubbio se considerare tutto ciò come long Covid. Alcuni di questi potrebbero essere innescati dalle vaccinazioni. Con il dovuto imbarazzo, sulla base dei dati che potevano essere disponibili, molte di queste sintomatologie sembravano fenomeni psicosomatici. Ora che pure io sono direttamente coinvolto, devo riconsiderare alcune mie convinzioni».
Già, avendoli provati su di sé all’inizio di giugno, il professore cominciava a prendere in considerazione che forse quei sintomi non erano inventati, ma dovuti o alla malattia o alla cura della malattia, perché prima di allora Galli, come molti altri, non si era mai sentito così affaticato e dolorante.
Ma ora, alla voce del luminare della tv si uniscono anche altri pareri e nuovi studi. La prima voce da registrare è quella del professor Andrea Crisanti, ossia di colui che per primo nel marzo del 2020 invocò i tamponi per arginare i contagi. Intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno durante un convegno a Bari, il direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova si è lasciato sfuggire una frase che però getta una luce inquietante su ciò che ci aspetta nelle prossime settimane e probabilmente nel prossimo autunno.
Alla domanda del giornalista che gli chiedeva lumi sull’aumento dei contagi registrato nell’ultimo mese, il professore ha ribattuto spiegando che molto dipende dalla variante insidiosa con cui abbiamo a che fare, ma molto dipende anche dal fatto che i vaccinati, specialmente quelli che hanno ricevuto l’iniezione diversi mesi fa, «sono più sensibili».
Sì, Crisanti ha detto proprio così, testuale: «La diffusione del virus a cui stiamo assistendo dipende, appunto, dalla maggior sensibilità della popolazione e, ovviamente, anche dai nostri comportamenti. Sottolineo, questa variante è più insidiosa per i vaccinati e i vaccinati sono meno protetti».
Ma come? Non abbiamo fatto prima, seconda e terza dose per poter tornare alla normalità e vederci restituita la vita che conducevamo prima? Non ci avevano detto che il booster era indispensabile e che grazie a quello saremmo stati a posto per i prossimi cinque o dieci anni? A quanto pare si sbagliavano.
I pozzi di scienza non avevano tenuto conto, non soltanto dei possibili effetti avversi ma, come per la verità qualche studioso aveva provato a dire, anche del rischio che il sistema immunitario, una volta stimolato, reagisse in maniera contraria a quella che ci sarebbe stato da aspettarsi.
Il quotidiano pugliese ovviamente ha messo in pagina l’intervista con un titolo che non lascia adito a dubbi: «Crisanti lancia l’allarme contagi: vaccinati più sensibili al virus».
Ora, che chi si è immunizzato sia esposto al contagio più di chi non lo è potrà sembrare una cosa logica per chi è del settore, così come l’ipotesi che alcune reazioni classificate come long Covid siano dovute all’iniezione, ma per gente come noi non lo è. Non abbiamo offerto il braccio alla patria perché ci faceva piacere farlo, ma perché ci era stato detto e spiegato fino allo sfinimento che, una volta vaccinati, avremmo ridotto il rischio di infettarci e di finire in ospedale.
A dire il vero, il presidente del Consiglio ci assicurò che una volta in compagnia di persone inoculate c’era la certezza di trovarsi con chi non è contagioso e di non contagiarsi. Certo, il premier non è un infettivologo e invece che di virus si occupa di surplus, però i professori ci rassicuravano dall’alto della loro esperienza. Il tono di voce ogni volta era quello di chi è costretto a spiegare cose ovvie ai somari.
Purtroppo, le cose ovvie non erano tanto ovvie, prova ne sia che oggi, con assoluta nonchalance, ci viene detto che i vaccinati sono più sensibili, ma allo stesso tempo ci si invita a fare la quarta dose, perché la terza non basta più e addirittura rischia di esporci a maggiori rischi.
Aggiungo una notizia, uno studio in fase di pubblicazione sul British medical journal ha indagato le reazioni su 22 milioni di persone, valutando l’efficacia vaccinale da agosto 2021 a marzo 2022. In sintesi, gli ultracinquantenni si contagiano di più e gli ultrasettantacinquenni hanno maggior rischio di ricovero. Certo, i risultati vanno presi con le pinze, perché l’articolo è classificato come preprint, cioè non ancora certificato e quindi oggetto di ulteriori valutazioni, ma la conclusione a cui arrivano i ricercatori inglesi lascia senza parole, perché segnala un aumento di ospedalizzazioni e decessi tra i vaccinati e un decremento tra i non vaccinati.
Ovviamente, coloro che non si sono sottoposti all’iniezione sono numericamente inferiori a chi è stato inoculato. Tuttavia, e noi siamo senza parole, gli esperti dovrebbero spenderne qualcuna per spiegarci che cosa sta succedendo.
Maurizio Belpietro, https://www.laverita.info/ 5/7/2022
ECCO QUALI SONO I RISCHI PER I BAMBINI VACCINATI CONTRO IL COVID
Qual è il reale rapporto rischio beneficio nella vaccinazione pediatrica contro il Covid? Secondo l’ultimo studio dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato sulla rivista The Lancet, l’efficacia dei questi prodotti sarebbe decisamente bassa, intorno al 29%.
Vale la pena quindi esporre i bambini a questo trattamento? Ne parliamo con Eugenio Serravalle, specializzato in Pediatria Preventiva e Patologia Neonatale.
Vedi e ascolta QUI
Vaccino Covid, Frajese: «Sperimentazione di 60 gg. Nel trial non si parlava di terza dose, di morti e terapie intensive»
Il dottor Giovanni Frajese in un’intervista esclusiva a Il Giornale d’Italia: «La possibilità di vedere l’efficacia e la sicurezza del vaccino in 60 giorni è praticamente pari a zero. Si parlava di due dosi che impedivano il manifestarsi dei sintomi. Penso che sia davanti agli occhi di tutti che in questo anno e mezzo di vaccinazione le persone vaccinate si sono ammalate tutte o quasi».
Quanto alla “sperimentazione di soli 60 giorni”, di cui ha parlato anche in un recente intervento alla Camera dei Deputati, ai nostri microfoni il Professore ha spiegato: “Questa è la ragione per cui sono stato convocato ieri dall’Ordine dei Medici e poi probabilmente tornerò dopo aver risposto alle domande che mi hanno chiesto per iscritto. Il fatto che qualcuno utilizzi una definizione che è quella di approvazione condizionale per dire che il prodotto non è sperimentale non prende in considerazione la realtà che rimane quella che dissi già un anno fa al Senato, ma evidentemente non è stata ascoltata abbastanza, cioè l’obbligo ai medici è stato fatto dopo 60 giorni di sperimentazione.
Una cosa che non era mai accaduta prima nella storia della medicina. Normalmente ci vogliono anni e anni, non 60 giorni, anche perché la possibilità di vedere sia l’efficacia sia la sicurezza in 60 giorni è praticamente pari a zero. Capisco che nell’emergenza bisognava trovare una soluzione però questa soluzione andava presa e spiegata con la complessità che in realtà ha e con la verità, non con una propaganda di sicurezza legata invece a una sperimentazione di 60 giorni che mi auguro non diventi tra l’altro lo standard.
Perché in medicina, così come nella scienza, il problema è che se qualcosa viene accettata, ad esempio anche una approvazione di questo tipo, anche se condizionata, dopo 60 giorni vorrà dire che si possono fare studi così piccoli per ottenere risultati con lo stesso tipo di sostanza. C’è addirittura chi dice che visto che il vettore rimane lo stesso e cambia solamente la sequenza dell’rna per quel che riguarda i vaccini che verranno in futuro, non c’è neanche bisogno di fare gli studi perché ci si appoggia su quelli già fatti in precedenza. Vorrei che il mondo accademico e scientifico riprendesse il senso della ragione e della verità delle cose, altrimenti la strada che imbocchiamo è una strada nella quale la sicurezza delle persone non è proprio considerata, non è che viene messa all’ultimo posto”.
“Personalmente, se ci fossimo trovati di fronte ad una patologia infettiva di quelle serie cioè quelle che hanno una mortalità del 20, del 30 o addirittura del 50% allora avrei anche capito. Di fronte al tasso di mortalità di questa patologia (Covid-19, ndr) ci sono tante cose che non ho compreso.
Innanzitutto non ho compreso perché non è stato fatto un vaccino con un virus inattivato, che è una piattaforma che usiamo da cinquant’anni se non di più, di cui conosciamo pregi e difetti e sicuramente sarebbe stato un fare un tipo di ricerca un pochino più semplice. Perché qui alla novità di questo coronavirus si è aggiunta la novità terapeutica che è stata sdoganata in maniera universale, trasversale, a livello mondiale con questi vaccini a mRna.
Ma il perché sia stata fatta questa scelta sinceramente non è logico. Io non lo so il perché ( il perchè è nella logica di potere del Grande Reset. GLR). Perché la logica avrebbe voluto che si scegliesse la strada più semplice, che avrebbe dato risultati in tempi abbastanza rapidi e non dovevamo preoccuparci di eventuali interazioni nuove con questi vettori o di tipo lipidico o di tipo adenovirale come sono stati fatti e le complicazioni che questo comporta.
Perché alla novità si è aggiunta un’altra novità che ha reso la cosa estremamente complessa. Se poi aggiungiamo il fatto che dopo due mesi di sperimentazione Pfizer ha fatto l’unblinding, cioè ha vaccinato le persone che avevano preso il placebo, in realtà di fatto la sperimentazione l’hanno fatta solo in quei due mesi. Dopodiché hanno cancellato il gruppo di controllo e ci troviamo dove ci troviamo.
C’era una spinta anche a vaccinare il gruppo di controllo nella popolazione. A questo punto mi permetto di dire per fortuna questa non è riuscita in maniera tale che in futuro avremo la possibilità, guardando le due popolazioni, di capire se ci sono problemi ed eventualmente quali sono e come risolverli. Perché il vero problema che c’è oggi è che nella difficoltà di riconoscere gli eventi avversi e il meccanismo fisiopatologico che li causa, come facciamo a dare una terapia?
Non la possiamo dare perché non sappiamo il meccanismo di azione. Per questo il gruppo di controllo è fondamentale e menomale che è rimasto. Almeno saremo in grado di aiutare le altre persone quando a questo punto sarà un po’ più chiaro che cosa succede, cosa che credo sia un po’ davanti agli occhi di tutti. Avevano detto che avevamo il 95% di efficacia nell’evitare la malattia sintomatica. Non si parlava né di morti né di terapia intensive nel trial. Non si parlava affatto di terza dose. Si parlava di due dosi che impedivano il manifestarsi dei sintomi.
Penso che sia davanti agli occhi di tutti che in questo anno e mezzo di vaccinazione, le persone vaccinate si sono praticamente ammalate tutte o quasi. Questa percentuale dunque era un pochettino campata in aria, probabilmente dovuto al fatto che lo studio è stato fatto solo di due mesi. Troppo pochi per capire l’efficacia di un vaccino che per essere efficace deve innanzitutto incontrare l’agente patogeno e non sviluppare la malattia. Ma in due mesi non è neanche detto che io lo incontri. Se lo incontro dopo sei, l’efficacia sembrerà di sei mesi. Se lo incontro prima, sarà così. I dati sono complicati da capire”.
Quanto alle prossime eventuali dosi: “L’hanno chiamato il secondo booster. Si gioca molto sulle parole. C’è una sorta di neo-lingua stile 1984. Prima avevamo il portatore sano, ma suonava troppo male perché era sano. Quindi è diventato malato asintomatico. Questi cambiamenti nel vocabolario non sono casuali. Senza tra l’altro che nessuno dei colleghi dica: “Ma perché cambiamo la dicitura? Si chiamava portatore sano. Perché adesso si chiama malato asintomatico?”. Perché il malato asintomatico lo conti?”.
https://www.ilgiornaleditalia.it/ 1/7/2022
A ‘Zona Bianca’ il dott. Massimo Citro spiega il motivo dell’impennata delle infezioni Covid-19
Nell’edizione del 7 luglio del talk show Zona Bianca, su Rete4, condotto da Giuseppe Brindisi, l’ospite Massimo Citro Della Riva spiega l’impennata dei contagi estivi: cosa insolita prima della sperimentazione di massa del farmaco anti covid-19 denominato vaccino.
Dopo aver proposto alcuni cartelli che dimostrano un’impennata delle infezioni, Giuseppe Brindisi chiede al dottor Massimo Citro come inquadrare la situazione.
«Dobbiamo chiederci – risponde il dott. Citro – come mai con tutta questa vaccinazione continuano ad avere casi, anzi, come lei giustamente ha sottolineato ne abbiamo molti di più in piena estate, quando normalmente un coronavirus (l’abbiamo visto nelle due estati precedenti) non è più attivo. Qualcuno dovrebbe rispondere a questa domanda».
Poi Citro spiega: «I vaccini in genere dovrebbero aiutarci a non infettarci e a non trasmettere, quindi non essere contagiosi per gli altri. Purtroppo questi vaccini non lo stanno facendo. Anzi, la gente si infetta subito dopo aver subito l’inoculazione». A tal proposito rende noto che c’è uno studio interessante, fra i tanti, pubblicato l’anno scorso sul Cell Discovery, dove si dimostra che molti tra coloro che si sono sottoposti alla vaccinazione s’infettano immediatamente. Fa notare che, riguardo il contagio, ci sono molti studi che stanno confermando come i vaccinati contagino a loro volta.
«Tra questi studi – dice Citro – voglio ricordare quello dello Spallanzani che è stato pubblicato l’anno scorso. Giuseppe Ippolito, con la sua equipe, ha preso 94 persone vaccinate che si erano infettate e da queste ha isolato e coltivato il virus infettivo, quindi suggerendo che loro possano essere spargitori di virus.
E aggiungo anche che la stessa Pfizer, nel protocollo della sperimentazione pubblicato l’anno scorso, ha scritto chiaramente che il vaccinato può infettare per contatto e per inalazione». Subito dopo cita un altro studio molto importante «pubblicato l’anno scorso dalla Old Dominion University di Norfolk in Virginia, dove ai topi è stato fatto inalare non solo la Spike, ma addirittura sua parte, una piccola parte, che è la subunità S1, e questi hanno sviluppato tempesta citochinica, tromboembolie e polmoniti, come se avessero ricevuto il virus».
https://www.lapekoranera.it/ 8/7/2022
Nessuna correlazione?
Il dott. Ciro D’Arpa, Medico Omeopata da quarant’anni, Psichiatra, Agopuntore e vice-presidente e Responsabile del Dipartimento di Epistemologia ed Etica Medica della Società Italiana di Medicina Omeopatica, ha rilasciato questo suo importante manuale dei dati ufficiali per conoscere l’effetto dei vaccini anti-covid. Leggetelo!
Scarica il PDF e leggi
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Covid e immunità gregge: cosa dicono Bassetti, Gismondo, Pregliasco, Ricciardi, Lopalco, La Vecchia
E’ possibile raggiungere l’immunità di gregge con il covid? Mentre i contagi aumentano così come il tasso di positività, con il virus che continua a mutare, gli esperti – da Bassetti a Gismondo, Pregliasco e Ricciardi – rispondono alla domanda se sia possibile o meno raggiungere questo obiettivo.
Bassetti
“L’immunità di gregge non si raggiungerà mai perché il virus” di Covid “continua a mutare. Noi l’abbiamo imparata a conoscere con un virus che era sempre lo stesso e con un vaccino che era in grado di ridurre significativamente i contagi e la malattia grave, per esempio quello del morbillo. Però non possiamo usare per Sars-CoV-2 l’espressione immunità di gregge perché è un virus respiratorio che continua a cambiare, mentre l’R0 del morbillo è sempre stato di 18. Mentre con Sars-CoV-2 era prima 2, poi 20 e magari domani sarà 30. Dobbiamo ragionare sull’immunità per le forme gravi di malattia Covid e questa l’abbiamo già raggiunta”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
Bassetti spiega perché abbiamo una immunità verso la forma grave di patologia associata al Sars-CoV-2: “Tra chi è vaccinato con tripla dose, più i guariti dal Covid una o due volte, ogni volta mettiamo un paletto in più e una difesa in più contro l’autostrada iniziale con cui il virus entrava nei polmoni. Oggi il virus ci entra meno e siamo di fronte ad una immunità contro le forme gravi di malattia Covid, direi 98-99% della popolazione”, stima l’infettivologo.
Gismondo
Se contro Covid-19 l’immunità di gregge resterà o meno un’utopia, “non è possibile prevederlo adesso”, perché “dipenderà dalle mutazioni future del virus. E comunque l’immunità naturale sarà sempre superiore a quella conferita da vaccini vecchi”. Così all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
“Questo virus è tutto ancora da scoprire” nelle evoluzioni che avrà, premette l’esperta. Però “noi – aggiunge – possiamo sempre guardare a quella che è stata la storia delle pandemie, che sono finite solo quando il virus si è diffuso, si è creata un’immunità e la maggior parte della popolazione si è trovata protetta”. E’ proprio nella speranza che la storia si ripeta che “io credo – ribadisce la microbiologa – che in questa fase in cui Sars-CoV-2 si sta diffondendo così significativamente, possiamo aspettarci che la popolazione rimanga immune e che la pandemia possa finire. Ripeto – tiene a precisare Gismondo – è un pensiero di esperto che si fonda su quelle che sono le conoscenze e su quella che è la storia delle pandemie. Se poi questo virus si comporterà diversamente, certamente non lo posso prevedere”.
Pregliasco
“Non un’immunità di gregge intesa come azzeramento” della possibilità di contagiarsi, bensì “un’immunità intesa come periodica riduzione della quota di popolazione suscettibile all’infezione”. Considerate le caratteristiche di mutevolezza e imprevedibilità di Sars-CoV-2, “un’immunità ‘a onde’” è l’unica possibile contro Covid-19 secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi. Su questo tipo di immunità, spiega l’esperto all’Adnkronos Salute, possiamo agire regolando la lunghezza delle ‘onde buone’, quelle con una fetta più consistente di popolazione protetta, attraverso la vaccinazione e le misure prudenziali anti-contagio.
Per descrivere la forma di immunità alla quale è realistico puntare dovendo convivere con Covid, Pregliasco torna a fare riferimento all’andamento epidemico fatto di “onde di salita e di discesa a cui stiamo assistendo, onde come quelle create da un sasso buttato in uno stagno”, ribadisce. Ci saranno cioè periodi come questo, con “Omicron 5 super contagiosa, una grossa quota di popolazione suscettibile all’infezione e i ‘rubinetti’ dei movimenti e dei contatti sociali molto aperti”, e periodi successivi in cui “per 4-6 mesi dall’infezione o dalla vaccinazione una quota maggiore di soggetti rimarrà immune”. E poi “ancora nuove varianti nei cui confronti sarà maggiore la quota di persone suscettibili, che ancora una volta si ridurrà con vaccinazioni e/o infezione naturale”. Secondo il virologo sarà dunque “un po’ come con l’influenza, che non colpisce ogni anno le stesse persone, ma quelle non immuni perché non sono vaccinate o perché non la fanno da un po’”. Un’immunità a onde, appunto.
Vaccinazione a parte, Pregliasco invita comunque a fare sempre attenzione ai “rubinetti dei contatti: bisogna stare sempre in guardia, perché se apri l’acqua calda di botto è più facile scottarsi e ti ritrovi con una quantità di soggetti contemporaneamente malati difficile da gestire”.
Ricciardi
L’immunità di gregge o di popolazione, “con un virus che provoca così tante reinfezioni, non è tecnicamente possibile”. Si può avere, nelle persone che si infettano, “una momentanea refrattarietà, ma che dura pochi mesi. Con germi così contagiosi e, soprattuto, che hanno capacità di infettare di nuovo, non c’è nessuna possibilità”, dice all’Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza.
L’immunità di gregge, spiega Ricciardi, “si acquisisce quando si arriva ad avere un’immunità permanente, grazie a un vaccino o a un’infezione naturale. Con Sars-CoV-2 questo non accade proprio perché estremamente contagioso e in grado di reinfettare”.
Lopalco
“Con Sars-Cov-2 non ci sarà immunità di popolazione. Le caratteristiche di questo virus – ovvero la capacità di evadere il sistema immune e produrre infezioni ripetute, insieme al fatto che esiste un reservoir animale – indicano chiaramente che la circolazione virale non potrà mai essere fermata. Ma questo noi esperti lo sapevamo fin dall’inizio”. Lo spiega all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento.
La Vecchia
Il progetto dell’immunità di gregge per sconfiggere Covid-19 si è rivelato “la grande delusione”. “Quando all’inizio siamo andati a fare il vaccino, tutti noi abbiamo sperato che l’avremmo raggiunta, arrivando prima a un 80% di copertura, poi al 90-95%. Come per il morbillo, abbiamo sperato che la malattia sparisse. Invece non è stato così, il target è stato corretto al rialzo” mentre si passava “di variante in variante”, ma per un “nulla di fatto”. E “il ‘dramma’ per l’immunità di gregge, quello che ha smantellato i piani iniziali, è stato la variante Omicron”. A tracciare all’Adnkronos Salute quello che appare essere ormai un destino segnato per il sogno di uno scudo definitivo anti-Sars-CoV-2 è l’epidemiologo Carlo La Vecchia, docente all’università Statale di Milano.
Quello che sta emergendo è che “chi si è infettato con Omicron 1 può rifare Omicron 2 e poi Omicron 5. Se continueranno a svilupparsi sottovarianti che non rispondono all’immunità acquisita dalla precedente sottovariante o dal vaccino – prosegue La Vecchia – l’immunità di gregge non ci sarà. Poi come tutti i virus, ma stiamo guardando lontano, anche Sars-CoV-2 a un certo punto si stabilizzerà. Oggi però questo è un virus nuovo che continua a variare. E’ possibile che si stabilizzi, ma purtroppo fino ad ora ogni 2-3 mesi abbiamo avuto una sottovariante che era in grado di contagiare sia i vaccinati sia chi aveva fatto la sottovariante precedente”.
https://www.lapekoranera.it/ 12/7/2022
Ogni tanto c’è un giudice coraggioso anche qui, da noi. Come a Montevideo: leggi QUI. Un’ordinanza straordinaria.
I VACCINI ANTI-COVID ALTERANO IL DNA: L’ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI FIRENZE
“Una persona non può essere costretta, per sostentarsi, a sottoporsi a trattamenti iniettivi sperimentali talmente invasivi da insinuarsi nel suo DNA alterandolo in un modo che potrebbe essere irreversibile, con effetti ad oggi imprevedibili sulla sua vita e salute”. A metterlo nero su bianco, in una recente ordinanza, non è un complottista o un sedicente ricercatore dell’università della vita, ma il giudice Susanna Zanda della seconda sezione civile del tribunale di Firenze.
Con un pronunciamento pubblicato lo scorso 6 luglio ha disposto il reintegro di una psicologa sospesa dal lavoro perché non ha aderito alla campagna vaccinale contro il Covid19.
Un dispositivo denso di evidenze e molto netto nei toni, che si conclude con l’autorizzazione “dell’esercizio della professione – si legge – senza sottoposizione al trattamento iniettivo lavorando in qualunque modalità (in presenza o da remoto) alla stregua dei colleghi vaccinati“.
I contenuti dell’ordinanza
Gli elementi che hanno portato a questa decisione sono esplicitati nelle tre pagine del documento: innanzitutto un riferimento alla dignità, che nella Costituzione italiana è legata al riconoscimento dei diritti fondamentali del cittadino, primo su tutti il lavoro. “La sospensione – scrive il giudice – rischia di compromettere i beni primari dell’individuo quali il diritto al sostentamento e al lavoro inteso come espressione della libertà della persona e della sua dignità”.
Ma le affermazioni più forti arrivano nelle righe successive: la legge n. 71/2021, che obbliga al vaccino il personale sanitario, “propone lo scopo di impedire la malattia e assicurare condizioni di sicurezza in ambito sanitario”, scopo irraggiungibile – secondo il giudice – come evidente dai report dell’ente di farmacovigilanza italiano AIFA. Si legge nell’ordinanza che i dati ufficiali italiani ed europei (pubblicati da Eudravigilance ed Euromomo), riportano “un fenomeno opposto a quello che si voleva raggiungere con la vaccinazione ovvero un dilagare del contagio con la formazione di molteplici varianti virali e il prevalere numerico di infezioni e decessi proprio tra soggetti vaccinati con tre dosi”. Per questo secondo il magistrato Susanna Zanda si riscontra nella legge una mancanza di benefici per la collettività.
Scrive ancora il giudice civile: “La Costituzione, dopo l’esperienza del nazi-fascismo, non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente a sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive senza consenso libero e informato”. E a questo proposito si legge: “Un consenso libero e informato non è possibile allorquando i componenti dei sieri e i meccanismi sul loro funzionamento sono coperti non solo da segreto industriale ma anche, incomprensibilmente, da segreto militare”.
Tra i considerata del pronunciamento anche il fatto che oggi, dopo due anni, ancora non si conoscono componenti ed effetti a medio e lungo termine ma nel breve termine i vaccini anti-Covid hanno già causato migliaia di decessi ed eventi avversi gravi. Il magistrato rileva che “l’ordinamento italiano e i trattati internazionali vietano qualsiasi sperimentazione sugli esseri umani” e che il regolamento europeo che disciplina il green pass vieta la discriminazione delle persone non vaccinate contro il Covid19.
L’ordinanza firmata da Susanna Zanda mette nero su bianco che sotto un profilo epidemiologico la condizione del soggetto vaccinato non è dissimile da quello del non vaccinato perché “entrambi possono infettarsi, sviluppare la malattia e trasmettere il contagio“.
Alla luce di questo, dei rischi ormai espliciti nei documenti ufficiali dei sieri sulla salute e dell’impossibilità di firmare un consenso realmente informato visto il segreto militare sui preparati, viene disposto il reintegro della professionista sul luogo di lavoro alle stesse condizioni dei colleghi vaccinati.
Sentenze sulla stessa lunghezza d’onda, citate nel dispositivo del 6 luglio, sono già arrivate da TAR e tribunali di Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e Sardegna. Ricorso dopo ricorso qualcosa si muove per i lavoratori ingiustamente sospesi: quando non possiamo contare sulla speranza, se è scritta con la S maiuscola, forse possiamo ancora contare sulla Giustizia.
Scarica il PDF dell’ordinanza
https://www.byoblu.com/ 12/7/2022
ANNO III DEL REGIME SANITARIO
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Il sito di La PekoraNera riporta un prezioso elenco continuamente aggiornato di notizie su malori e morte improvvise, assolutamente in continuo aumento. I giornali citati nell’elenco quasi mai creano una correlazione tra vaccinazione e malori o morti improvvise.
Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere e riflettere.
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Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.
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