Una volta avevamo una vita, bene o male. Ora la nostra vita, intesa nel senso più ampio, è sempre più in mano agli smartphone ma soprattutto in mano ad un’aristocrazia finanziaria-usuraia che vuole diventare gestore e padrona del mondo ( leggi QUI).
Questo è il progetto del piano criminale globale chiamato Grande Reset ( vedi i tanti articoli QUI) per imporre una “nuova normalità“, una “governance mondiale“ con la fine delle sovranità, una modificazione violenta dei vari modi di vivere, una politica emergenziale ( con conseguente dominio della paura) permanente, un forte depauperamento generale da cui far derivare una dipendenza economica-esistenziale dall’aristocrazia finanziaria-usuraia, una sorveglianza ed un controllo in ogni ambito di ciò che resterà delle nostre vite personali: una dittatura digitale assoluta come ultima meta, quindi.
Non riusciamo a credere che l’aristocrazia finanziaria-usuraia ( con i loro manutengoli politici, scientifici e mediatici) è in guerra contro di noi ( leggi QUI), contro ognuno di noi, contro ciò che resta della nostra libertà, dei nostri diritti, della nostra dignità. E la rete mefitica del 5g ( e del prossimo 6g) è il loro strumento principale, definitivo per realizzare il controllo totale, in un totalitarismo globale che la storia non ha mai visto ( pseudo-vaccini, mascherine, emergenze climatiche, energetiche e belliche sono solo strumenti di oppressione complementari e preparatori).
La rete invadente del 5g è la via principale per prepararci al transumanesimo, la trasformazione dell’umanità e di ognuno di noi in un complesso digitalizzato ed eterodiretto (leggi QUI) all’interno di una società futura ( o ciò che ne rimane) robotizzata in cui la nostra dipendenza dalle macchine sarà totale. Una società futura in cui le nostre identità ( come le sovranità degli stati) scompariranno e saremo solo un ingranaggio di un orrendo mondo digitalizzato e iper-controllato.
Proprio ciò che il romanzo distopico “1984” di George Orwell, pubblicato nel 1949, e il romanzo altrettanto distopico “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, pubblicato nel 1932, avevano descritto. Propriò ciò che un grande film del 1956 come “L’invasione degli ultracorpi“, di Don Siegel, o un altro grande film come “Matrix”, di Andy e Larry Wachowsky, del 1999 o il film “Minority Report”, diretto da Steven Spielberg nel 2002, avevano mostrato.
Ci sarebbero anche altri buoni film ed altri interessanti racconti che, con stili e modi diversi, in questi ultimi 50 anni hanno cercato di risvegliare ad un’attenzione profonda su dove la tecnologia, trasformata in tecnocrazia dittatoriale a servizio della cupidigia di potere dell’aristocrazia finanziaria-usuraia, vuole e ci sta portando come scopo, meta finale del Grande Reset.
Ma non c’è peggiore cosa di tentare di parlare, di avvisare, di mettere in guardia chi dorme in piedi, seduto, a letto, mentre cammina, mentre lavora, mentre fa figli, mentre cucina, mentre si diverte, mentre è in bagno, ecc.: in pratica, chi si fa i c… suoi e basta. Mentre c’è chi “lavora” per il “nostro e suo bene”…
Ah, a proposito, per cominciare, leggete questo articolo ( in lingua inglese): così tanto per sapere, sperando che non state “dormendo” anche voi:
La digitalizzazione è la fine dell’umanità. La “Smartphonizzazione” dell’Umanità. Il codice QR è ovunque
Leggi QUI
18/10/2022
(GLR)
OTTOCENTO ANTENNE 5G SU OGNI CHILOMETRO ENTRO IL 2025?
DOCUMENTO INTERNO UE: STAZIONI RADIO BASE PER INTERNET DELLE COSE OGNI 20 METRI IN TUTTA EUROPA.
Tecnicamente si chiamano punti di accesso wireless di piccola area (SAWAP o small cell), sono le mini antenne a microonde millimetriche pensate per servire il 5G, cioé l‘Internet delle cose e non più solo della telefonia mobile, ma oggetti, cioè devices connessi nella casa domotica.
In un documento interno, indirizzato ai membri e al personale del Parlamento europeo, da Bruxelles si scopre che entro il 2025 potrebbero essercene fino a 800 di antenne 5G per ogni chilometro quadrato del territorio continentale, compreso quello italiano, dove il wireless di quinta generazione è oggi a 26 Ghz e previsto dall’AgCom ( leggi QUI) fino alla frequenza limite degli 80 Ghz (noto come dai 60 Ghz ci sia difficoltà di assorbire ossigeno ( leggi QUI) ).
Praticamente un’antenna 5G ogni 20 metri, ovunque, senza soluzione di continuità. Stiamo parlando di stazioni radio base che irradiano radiofrequenze onde non ionizzanti, cioè (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) possibili agenti cancerogeni per l’uomo (nella revisione attesa entro il 2024 probabili cancerogeni se non certi al 100%, dove il cancro è solo la punta dell’iceberg di una serie di effetti biologici (leggi QUI)).
Redatto da Miroslava Karaboytcheva del Servizio di ricerca dei membri del Parlamento europeo, il documento (scarica il PDF QUI, in lingua inglese)) afferma che:
“insieme a frequenze più alte e gamme ridotte, le stazioni radio base (cioè le antenne 5G) saranno più vicine per fornire una copertura completa ed evitare i “non punti”. Ciò potrebbe significare possibili distanze di 20-150 metri con aree di copertura più piccole per ‘piccola cella.
Un raggio di 20 metri implicherebbe circa 800 basi stazioni per chilometro quadrato (o “punti di accesso wireless di piccola area”, SAWAP, il termine utilizzato nel EECC). Ciò contrasta con le tecnologie 3G e 4G, che utilizzano celle grandi o “macro”, offrendo gamme di 2-15 chilometri o più, e quindi copre un’area più ampia ma consente un minor numero di simultanee utenti poiché hanno meno canali individuali (scarica il PDF QUI, in lingua inglese).“
Così su De Gruyter, editore accademico indipendente che diffonde borse di studio sin dal 1749, è stata pubblicata la ricerca* del noto oncologo svedese Lennart Hardell che, insieme ad un team composto anche dal ricercatore Nils Rainer Nyberg, si chiede se
“i responsabili delle decisioni dell’UE hanno il diritto di ignorare le direttive dell’UE dando la priorità al guadagno economico rispetto alla salute umana e ambientale?”.
La ricerca ( leggi QUI, in lingua inglese) infatti chiarisce come al
“momento attuale, milioni di cittadini dell’UE (…) ma i decisori dell’UE devono mettere da parte le loro fantasie alimentate dall’industria di un salvatore digitale per l’umanità e, invece, garantire che l’industria agisca secondo le leggi dell’UE, fatte per dare la priorità agli esseri umani e alla salute del pianeta al di sopra del profitto dell’industria o del futuro della fantascienza.
È probabile che qualsiasi vantaggio economico del 5G sia controbilanciato dal rischio di danni alla salute di miliardi di persone in tutto il mondo. Se l’UE continua a non agire in base a questi avvertimenti, l’Europa potrebbe trovarsi di fronte a un crescente impatto irreversibile sulla salute degli esseri umani, in particolare dei bambini e dell’ambiente.
Consentire ai livelli e alle frequenze di esposizione di continuare senza restrizioni significa mettere a rischio la popolazione mondiale e l’ambiente, in particolare i giovani”.
https://oasisana.com/ 7/10/2022
Qui di seguito i punti salienti della ricerca citata nell’articolo di Maurizio Martucci, pubblicata nel settembre 2022.
• Da settembre 2017, l’Appello UE 5G è stato inviato sei volte all’UE, chiedendo una moratoria sull’introduzione del 5G. L’articolo esamina l’appello 5G e le successive risposte dell’UE, inclusa lettera inviata all’UE nel 2021, che richiede linee guida più rigorose per l’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza (RFR).
• L’Appello prende atto del conflitto interno dell’UE tra il suo approccio a un futuro guidato dalla tecnologia wireless e la necessità di proteggere la salute e la sicurezza dei suoi cittadini. Critica la dipendenza dell’UE dalle attuali linee guida fornite dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP), che considerano solo il riscaldamento e nessun altro effetto biologico rilevante per la salute da RFR.
• Per contrastare la posizione dell’ICNIRP, la lettera del 2021 ha presentato un’ampia raccolta di studi europei e di altri studi internazionali e di precedenti revisioni degli effetti della RFR sull’uomo e sull’ambiente.
• L’Appello 5G afferma che la maggior parte delle prove scientifiche indica effetti biologici potenzialmente dannosi che si verificano al di sotto dei limiti pubblici dell’ICNIRP: diversi studi mostrano cambiamenti nei neurotrasmettitori e recettori, danni a cellule, proteine, DNA, sperma, sistema immunitario e salute umana, compreso il cancro.
• L’Appello del 2021 avverte che è probabile che i segnali 5G alterino ulteriormente il comportamento delle molecole di ossigeno e acqua a livello quantico, dispiegano le proteine, danneggiano la pelle e causano danni a insetti, uccelli, rane, piante e animali.
• Queste evidenze indicano che è prioritario che l’Unione europea imponga una moratoria sulla diffusione del 5G per concedere agli scienziati indipendenti il tempo necessario per proporre nuove linee guida per la tutela della salute.
Maurizio Martucci https://www.orticaweb.it/ 14/10/2022
PDF documento europeo: https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/646172/EPRS_BRI(2020)646172_EN.pdf
LA GABBIA DEL 5G – IL DOCUMENTARIO DI JAMES CORBETT
Sinossi del documentario di James Corbett -The 5G Dragnet- tradotta in Italiano
Le società di telecomunicazioni si sono lanciate nell’implementazione della tecnologia cellulare di quinta generazione. Ma il mondo del 5G è un mondo dove tutti gli oggetti sono connessi tra loro e continuamente scambiano dati. L’oscura verità è che lo sviluppo di reti 5G e la moltitudine di prodotti connessi che vedremo nascere nelle infrastrutture delle città smart globali, rappresenta la più grande minaccia alla libertà della storia umana.
James Corbett
Introduzione di Giulio Bona, traduttore e doppiatore del documentario:
James Corbett, Canadese di nascita, Giapponese di adozione, giornalista indipendente, analizza molto lucidamente l’attuale stato di questa nuova tecnologia, che si sta sviluppando ultimamente. Mai nella storia c’è stata una repulsione così diffusa tra il popolo, ed alla stessa misura una così grande ostinazione da parte delle multinazionali, per l’implementazione di una tecnologia così inutile, frivola, nociva per la salute, e soprattutto, che distrugge la libertà e la privacy degli individui.
In un mondo dove il cancro ed i tumori sono tra le cause più diffuse di morte, e dove è anche ultra risaputo che le radiazioni sono tra le maggiori cause di queste malattie, oggi ci stiamo impegnando in una saturazione completa dell’etere di onde e radiazioni.
Il 5G porterà questo e molto altro, e senza un motivo o un bisogno apparente di questa tecnologia.
Il motivo per molti definiti “complottisti” è la costruzione di un’infrastruttura che raccoglierà costantemente dati in tempo reale sulla normale vita delle persone, questi dati verranno poi trattati dalle raffinatissime intelligenze artificiali, le quali potranno estrarre profili accurati e prevedibili delle persone comuni. Queste informazioni poi chissà dove vengono portate, come vengono elaborate, o chi, magari tra i servizi di intelligence, prende vantaggio da queste stesse informazioni.
Potere prevedere o controllare le persone nella propria intimità è il sogno proibito di tutti i tiranni della storia, probabilmente essi stessi credono che nella storia abbiano sempre fallito perché non potevano prevedere le mosse del popolo così nel dettaglio, così da vicino, se solo avessero potuto…
Be’, oggi si può! La tecnologia di oggi ce lo consente. E questo non è “complottismo”, è un semplice dato di fatto.
Ed io mi chiedo… Ma quale potrebbe essere il motivo primario per questa ostinazione, investimenti e sforzi per: installare decine di migliaia di sensori e trasmettitori, allacciarli tutti a delle strutture centralizzate di raccolta dati, mandare in orbita migliaia di nuovi satelliti, mandare una marea di pubblicità, coinvolgere i politici, trattare con leggerezza o volutamente ignorare gli studi sulla salute, mentire nei progetti dei nuovi dispositivi installando dispositivi nascosti e miniaturizzati dentro di essi (la dottoressa Shoshana Zuboff ha fatto uno splendido studio su questo), inondare il mercato di suddetti dispositivi, stanziare miliardi e spenderli tutti, stanziare altri miliardi e spenderli tutti, corrompere, avere gente nei posti chiave delle autorità di controllo preposte a proteggere il pubblico… è veramente uno sforzo MASTODONTICO per avere i telefonini che vanno più veloce o per fare in modo che il frigo ordini da solo la birra quando sta per finire!
Corbett si focalizza poco sull’aspetto della salute, lui si preoccupa molto di più di ciò che riguarda sia le libertà individuali che la semplice privacy. Tutti i dati raccolti da questi oggetti smart, se usati impropriamente possono diventare letteralmente un incubo distopico per le persone.
L’aspetto della salute non va sottovalutato, ma se in futuro queste compagnie ed entità che stanno spingendo per questo, riusciranno a rendere questa tecnologia innocua per quanto riguarda la salute, non ci sarà più alcuna scusa per non fare un uso selvaggio di essa che avvantaggierà solo coloro che sono al potere.
Le persone crederanno di usare queste tecnologie ma sarà l’esatto contrario, queste tecnologie sfrutteranno le persone come risorse.
Ma poniamoci anche un’altra domanda: coloro che possiedono oggi queste tecnologie sono davvero meritevoli della nostra fiducia? Crediamo davvero che Google o Facebook o qualunque società di comunicazione, applichi alcuna etica nelle loro politiche aziendali?
Sono compagnie private che (per statuto) vogliono 2 cose: tendere al monopolio sul mercato e fare soldi.
Questo è troppo potere persino nelle mani delle entità pubbliche statali, che in tanti esempi nella storia hanno abusato del proprio potere a discapito del popolo. Figuriamoci se in mano di compagnie private il cui unico scopo è soffocare la concorrenza e riempirsi le tasche.
Non credo sia complottismo avere sfiducia di queste entità sia statali che private, ritengo sia molto ingenuo ed incosciente pensare il contrario, historia docet.
La previsione di Corbett è che se questa tecnologia sarà implementata, funzionerà esattamente come una rete da pesca che intrappola le sue prede mentre viene trascinata in mare. In lingua Italiana ho pensato che la “Gabbia”, che si chiude sulla sua preda, fosse una figura retorica equivalente e della stessa efficacia.
Ricordate che la preda viene sempre attratta dentro la gabbia da luci e suoni magici… e bellissimi… e che la preda siamo noi.
Buona Visione.
Vedi e ascolta QUI
Scarica il PDF QUI
https://comedonchisciotte.org/ 22/1/2021
Fonte: https://www.corbettreport.com/the-5g-dragnet/
5G: L’ESPERIMENTO DI MASSA A CUI NESSUNO POTRÀ SOTTRARSI SE NON VIENE BLOCCATO PRIMA – MAURIZIO MARTUCCI
Con Maurizio Martucci, portavoce dell’Alleanza italiana Stop 5G e autore del libro inchiesta “#Stop5G” (Terra Nuova), commentiamo la recente decisione di una Corte d’Appello federale statunitense che ha stabilito che “non ci sono prove che le linee guida del governo americano siano in grado di proteggere la salute umana e l’ambiente dalle reti wireless, incluso quella di quinta generazione”.
Qual è la situazione in Europa e in Italia sul 5G e quali sono i rischi di questa tecnologia?
Continua la lettura e la visione QUI
5G: LA SPERIMENTAZIONE IMMORALE CHE PIACE AI TRANSUMANISTI
Parlare di 5G è ormai diventato un tabù. Nessuno più affronta l’argomento e chi lo fa viene subito tacciato di essere “complottista”, eppure si tratta di una tecnologia che viene applicata senza studi scientifici. Su Visione tv vogliamo rompere questo silenzio, riaprendo il dibattito e dando voce ad esperti.
Intervengono per una puntata speciale di approfondimento: Andrea Grieco (fisico, membro del Comitato europeo di normazione elettrotecnica), Fiorenzo Marinelli (ricercatore scientifico del CNR di Bologna che studia il danno biologico causato dai campi elettromagnetici), Paolo Orio (presidente dell’Associazione italiana elettrosensibili) e Elio Errichiello (avvocato amministrativista, che ha patrocinato cause contro società di telecomunicazioni).
Vedi e ascolta QUI
Prima di leggere l’articolo che segue leggete o rileggete gli articoli che trovate QUI e QUI
INCUBO SMART CITY, SORVEGLIANZA TOTALE CON LA SCUSA DELLA SICUREZZA
Così, questa visione critica e preoccupata nei confronti del NUOVO MONDO ha ormai raggiunto il mainstream.
Estrazione dei dati privati. Controllo totale. A Toronto e Marsiglia l’esperimento viene contestato. Ma la Cina va avanti.
Una smart city «è un luogo in cui reti e servizi tradizionali sono resi più efficienti grazie all’uso di soluzioni digitali a vantaggio dei suoi abitanti e delle imprese»: è la definizione di smart city che si può trovare sul sito dell’Unione europea, uno dei grandi attori nell’universo urbanistico del futuro, la cui definizione però si attiene a quella storica formulata dalla Ibm, prima azienda a parlare di “smart city”, consegnando all’espressione una chiara connotazione di marketing.
Aaron Shapiro, professore di “technology studies” alla University of North Carolina, in “Design, Control, Predict: Logistical Governance in the Smart City” (Minnesota University Press, 2020) ha provato a smontare questa “aura” delle città del futuro, presentate sempre come il rimedio a inquinamento, criminalità e inefficienze burocratiche, scavando all’interno del meccanismo che le regolerà, ovvero l’utilizzo massiccio di Big Data.
In questo senso i due grandi esempi di smart city che si stanno sviluppando nel mondo, quelle cinesi e quelle occidentali, non si discostano granché: il principio è lo stesso ed è basato sull’estrazione dei dati da ogni nostra attività per procedere a una supposta organizzazione razionale degli spazi urbani.
Nelle smart city, infatti, scrive Shapiro, «i dati e le informazioni non si limitano a rappresentare i processi urbani: intervengono in essi. I flussi di dati e le architetture dell’informazione strutturano la nostra esperienza urbana, mediando il nostro accesso a istituzioni, risorse e servizi». Città del futuro e dunque – presumibilmente – “cittadinanza” del futuro: le metropoli che saranno guidate dai dati già pongono tutta una serie di interrogativi sul fronte dei diritti, che siano a Pechino o Toronto.
Proprio la città canadese costituisce un valido esempio di due traiettorie: la difficoltà a uscire dal paradigma “estrattivo” delle smart city come sono concepite in Cina e la grande fame di progetti “smart” e urbani da parte delle grandi aziende tecnologiche.
A Toronto SideWalk Lab di Alphabet, cioè Google, aveva vinto un bando di gara per trasformare una parte del lungomare della città in «un hub per un’esperienza urbana ottimizzata con robo-taxi, marciapiedi riscaldati, raccolta autonoma dei rifiuti e un ampio livello digitale per monitorare qualsiasi cosa, dagli incroci stradali all’utilizzo delle panchine».
Solo che a maggio del 2020 il progetto era già stato dichiarato morto; per Alphabet il problema sarebbe stato il Covid, ma in realtà – come scritto da Mit Technology Review – sono stati soprattutto i cittadini di Toronto a fare naufragare il progetto:
«L’opposizione alla visione di Sidewalk non riguardava questioni come la conservazione architettonica o l’altezza, la densità e lo stile degli edifici proposti. L’approccio tech-first del progetto ha fatto paura a molti; la sua apparente mancanza di serietà riguardo le preoccupazioni sulla privacy degli abitanti è stata probabilmente la causa principale del fallimento del progetto».
L’esempio di Toronto permette di addentrarsi nel vasto mondo dei progetti in corso e dei miliardi, centinaia, che ruotano intorno a sviluppi di future smart city in tutto il mondo.
Toronto evidenzia un primo problema negli attuali sviluppi delle “città intelligenti”, proponendo un “tecno-soluzionismo” che tende a trascurare l’importanza degli esseri umani. E soprattutto appare come un impianto tecnologico di estrazione di dati dai cittadini, più che un luogo in grado di facilitare la vita dei suoi abitanti.
L’esempio di Toronto porta a due riflessioni: intanto c’è da chiedersi chi vorrà vivere – al di là di chi se lo potrà permettere – in luoghi asettici per quanto “ordinati”, come se l’ordine fosse la cosa più ambita di una città, le cui dinamiche che portano le persone a viverci sono molte altre e incrociano più quel “fascino folle” di cui sono pieni i consigli delle guide Routard, anziché un ovattato “ordine”.
La seconda riflessione ha a che fare con la costante esigenza di dati dei colossi tecnologici e degli Stati. Dire dati non significa dire solo metropoli ma significa, oggi, soprattutto Intelligenza Artificiale, protagonista di una nuova corsa lanciata ormai da tempo; una competizione guardata oggi con interesse dai comparti militari alla luce della guerra in corso in Ucraina e delle possibilità tecnologiche future degli eserciti. Dire dati significa dire più possibilità di progredire sui sistemi di Intelligenza Artificiale.
Ci sono altre tendenze in corso. Marsiglia a sua volta, ad esempio, rappresenta il tentativo di trasformare la “smart city” in una “security city”, grazie a un uso capillare di videocamere – proprio come in Cina – finalizzate a uno degli obiettivi principali delle città intelligenti, ovvero la diminuzione della criminalità. Marsiglia si inserisce all’interno di un processo francese che ha avuto un’accelerazione dal 2015 anno degli attentati terroristici del Bataclan.
Da allora a Parigi il numero delle telecamere è quadruplicato, con la polizia locale intenta a utilizzarle per imporre i blocchi durante la pandemia e monitorare le proteste come ad esempio quelle dei gilets jaunes. Il punto finale di questo processo è arrivato con una legge contestata, quella sulla “sicurezza globale”.
Secondo Amnesty – prima della sua approvazione – si trattava di una «nuova legge draconiana che darebbe vita a un futuro distopico che non vorremmo mai vedere. Permetterebbe alla polizia di spiare chiunque, quasi ovunque, con un drone. Questo tipo di sorveglianza è un’enorme e inaccettabile intrusione nella vita delle persone».
Marsiglia è diventato così un banco di prova per la tecnologia di sorveglianza. La battaglia contro l’invasività dei sistemi di sorveglianza da parte di alcuni attivisti francesi è cominciata fin dal 2017, quando fu annunciato il progetto “Big Data of Public Tranquility”, finanziato da un investimento di 1,5 milioni di euro dall’Unione Europea, dalla città di Marsiglia e dalla regione delle Bouches-du-Rhône.
Un progetto che aveva come scopo quello di raccogliere i dati della polizia locale, dei vigili del fuoco, degli ospedali e delle videocamere, utilizzando l’Intelligenza Artificiale nel tentativo di comprendere e prevedere meglio i rischi per la sicurezza. In pratica, una smart city governata sul fronte della sicurezza dai modelli predettivi, proprio come nel film “Minority Report”, senza i precog, ma con gli algoritmi.
Il fenomeno non è solo europeo, anzi. Gli attivisti di Electronic Frontier Foundation da tempo tengono traccia della diffusione della tecnologia di sorveglianza tra le forze dell’ordine locali e hanno prodotto una ricerca sui cosiddetti Rtcc, Real Time Control Center negli Stati Uniti, unità dedite al controllo in tempo reale della criminalità, una delle caratteristiche salienti delle future smart city, almeno nelle intenzioni.
Gli Rtcc «si concentrano sulla distribuzione di informazioni sulle “minacce” alla sicurezza nazionale, che sono spesso interpretate in modo ampio» e sono generalmente focalizzati «su attività a livello municipale o di contea, concentrandosi su uno spettro generale di problemi di sicurezza pubblica, dai furti d’auto ai crimini armati».
L’espressione “tempo reale”, però, è alquanto fuorviante secondo la Electronic Frontier Foundation:
«mentre ci si concentra spesso sull’accesso ai dati in tempo reale per comunicare ai primi soccorritori, molte forze dell’ordine utilizzano gli Rtcc per estrarre dati storici per prendere decisioni in futuro attraverso modelli predittivi, una strategia controversa e in gran parte non provata per identificare i luoghi in cui potrebbe verificarsi il crimine o le persone che potrebbero commettere crimini».
Predizioni che ad oggi incidono in percentuale minimo sulle attività preventive della polizia.
Big Data, modelli predittivi e controllo: per quanto la narrazione delle smart city cerchi di spingere su concetti come sostenibilità e una migliore organizzazione urbanistica, è il sistema “estrattivo” dei dati a caratterizzare anche i principali esempi di smart city occidentali.
E proprio queste caratteristiche pongono seri dubbi sulla possibilità di sviluppare città del futuro differenti rispetto a quanto sta accadendo nel paese che da tempo investe di più sul concetto, cioè la Cina. Un esempio – senza mai dimenticare che il contorno è differente, in Occidente è possibile contestare o bloccare alcune scelte, come successo a Toronto, ben più complicato è farlo in Cina – è stato quello di Shanghai.
Come ha scritto Le Monde, nominata “smart city” dell’anno dalla società britannica Juniper Research,
«Shanghai è diventata per due mesi anche la prigione più grande del mondo. Venticinque milioni di persone sono state rigorosamente confinate nelle loro case per un periodo compreso tra 60 e quasi 90 giorni, a seconda del quartiere».
Per il quotidiano francese la débacle della capitale economica cinese durante l’epidemia di Covid rappresenta il passaggio – traumatico – da un’idea di città utopica a quella di città distopica. Questo processo avviene perché alla base del concetto di smart city c’è una raccolta incessante di dati, che permette una rapida trasformazione di una città da un luogo di cui si promette incontaminazione da crimine e inquinamento, in uno totalmente controllato in caso di emergenze, reali o fittizie.
Non solo: la Cina è il paese che investe di più nelle tecnologie “smart city” e finirà per conquistare interi mercati (si calcola che il mercato globale delle città intelligenti dovrebbe raggiungere i 2,7 trilioni di dollari entro il 2027).
Sfruttando l’enorme mercato del paese, ha scritto il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, «Pechino offre pacchetti chiavi in mano all’estero basati su standard proprietari delle sue aziende Huawei, Zte e Hikvision» e trasportati sui mercati di riferimento dalle infrastrutture digitali della Nuova via della Seta.
Per ora Pechino agisce per lo più con i paesi in via di sviluppo (e riscontrando di recente notevoli difficoltà a entrare sui mercati europei), «installando apparecchiature basate su standard cinesi spesso non intercambiabili con alternative occidentali meno invadenti. Si stima che circa il 70% dei sistemi di telecomunicazioni 4G in tutta l’Africa siano cinesi».
https://espresso.repubblica.it/mondo/ 4/8/2022
ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Tanti interventi e riflessioni fatte dai rappresentanti delle Liste Antisistema, che si sono presentate alle elezioni, li trovate nei sei GLR-NOTIZIE-VOTO, QUI.
Pur se sconfitti, le loro analisi rimangono preziosissime per continuare la Resistenza.
Ultimi articoli che vi raccomandiamo di leggere e rileggere:
Vaccino: un maledetto imbroglio
La strada verso l'inferno (3): il verminaio del Grande Reset.
La strada verso l’inferno (2): Deep State
GLR-CONSIDERAZIONI 38. “Istruitevi, perchè avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (27). Il clima è ‘na eco-catena
Pericolo vaccino (37). Un’arma biologica contro di noi?
Il sito di La PekoraNera riporta un prezioso elenco continuamente aggiornato di notizie su malori e morte improvvise, assolutamente in continuo aumento. I giornali citati nell’elenco quasi mai creano una correlazione tra vaccinazione e malori o morti improvvise.
Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere e riflettere.
LEGGERE QUI
Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.
Vedi QUI
Tante notizie sui danni delle mascherine, dei tamponi e degli pseudo-vaccini QUI
Leggi “GLR-NOTIZIE” e “ GLR-NOTIZIE FLASH” precedenti QUI
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