Il culto dell’io domina il nostro panorama culturale.
Questo culto ha in sé i tratti classici degli psicopatici: fascino superficiale, grandiosità e presunzione; un bisogno di stimoli costanti, una propensione alla menzogna, all’inganno e alla manipolazione e l’incapacità di provare rimorso o senso di colpa.
Questa è, ovviamente, l’etica promossa dalle aziende. È l’etica del capitalismo sfrenato. È la convinzione sbagliata che lo stile personale e l’avanzamento personale, scambiati per individualismo, siano la stessa cosa dell’uguaglianza democratica.
In effetti, lo stile personale, definito dalle merci che acquistiamo o consumiamo, è diventato una compensazione per la nostra perdita di uguaglianza democratica.
Abbiamo il diritto, nel culto dell’io, di ottenere tutto ciò che desideriamo. Possiamo fare qualsiasi cosa, persino sminuire e distruggere chi ci circonda, compresi i nostri amici, per fare soldi, essere felici e diventare famosi. Una volta che fama e ricchezza sono raggiunte, diventano la loro stessa giustificazione, la loro stessa moralità. Come ci si arriva è irrilevante.
Una volta che ci si arriva, quelle domande non vengono più poste.
Chris Hedges (1956), giornalista, scrittore ed ex corrispondente di guerra statunitense. In “Empire of Illusion“, 2009.
Un uomo dovrebbe essere in rivolta permanente contro se stesso perché l’ego si contrae e si distorce come uno specchio concavo. È il peggiore dei tiranni, perché ti domina totalmente.
Nisargadatta Maharaj (1897-1981), al secolo Maruti Kampli, maestro spirituale indiano.