A chi mi chiede con aria di sfiducia e di sfida che cosa ci abbiano recato questi anni dopo la liberazione so esattamente che cosa rispondere: ci hanno fatto prendere più chiara conoscenza della realtà in cui viviamo. Or conosciamo meglio le nostre virtù e soprattutto le nostre miserie. La Resistenza è stata una dura scuola di verità: non solo un atto di coraggio morale ma anche di chiarezza intellettuale. Eravamo vissuti per anni in mezzo ai fumi della retorica. La Resistenza è stata la consapevolezza, seppur raggiunta soltanto da una minoranza, che lo stato mussoliniano nascondeva una profonda corruzione morale e civile e in fondo una reale impotenza, e che popoli civili si diventa non coi gesti magniloquenti nei giorni di festa ma col duro lavoro dei giorni feriali.

Il ristabilimento di uno stato democratico dopo quello gerarchico ha voluto dire prima di tutto guardare in faccia senza falsi pudori ai nostri problemi insoluti, antichi e recenti. Il maggior pregio della democrazia sta in ciò che, attraverso il libero scambio delle opinioni, aiuta una maggiore penetrazione delle grosse e piccole questioni nazionali e stimola una più sincera comprensione reciproca. Avevamo bisogno – direi che fosse il primo e fondamentale bisogno – di toccare la realtà con le mani e per raggiungere questa meta era necessaria prima di ogni altra cosa la libertà, che nessuna autorità pietosa o sospettosa si frapponesse tra noi e le cose del nostro paese.

Norberto Bobbio ( 1909-204), filosofo,  15 aprile 1955

 

vedi:  Pensiero Urgente n.245)

Combattere i nuovi fascismi è dovere, lo impone la Carta

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