Articoli marcati con tag ‘Boff’

Da qualche tempo a questa parte sostengo l’idea che l’attuale crisi del capitalismo va oltre il suo carattere congiunturale e strutturale, cioè è una crisi terminale. Si può affermare che è giunta la fine dello spirito del capitalismo sempre pronto ad adattarsi al sopraggiungere di qualsiasi circostanza? Sono conscio che poche persone sostengono questa tesi. Tuttavia sono due le ragioni che mi spingono verso questa interpretazione. La prima ragione è che la crisi è terminale perché tutti noi, ma particolarmente il capitalismo, abbiamo oltrepassato i limiti di sostenibilità della Terra.

Abbiamo occupato e depredato tutto il pianeta, distruggendo l’equilibrio sottile che lo regge ed esaurendo i suoi beni e servizi fino al punto che esso non riesce più a rigenerare ciò che gli è stato sottratto. Verso la fine del XIX secolo Karl Marx scriveva in modo profetico che la tendenza del capitale si orientava verso la distruzione delle sue due fonti di ricchezza e di riproduzione: la natura e il lavoro. Ed è ciò che sta avvenendo. Leggi il resto di questo articolo »

Per risolvere la crisi economico-finanziaria della Grecia e dell’Italia è stato costituito, per esigenza della Banca Centrale Europea, un governo di soli tecnici senza la presenza di politici, nell’illusione che si tratti di un problema economico che deve essere risolto economicamente. Chi capisce solo di economia finisce col non capire neppure l’economia. La crisi non è di economia mal gestita, ma di etica e di umanità. E queste hanno a che vedere con la politica. Per questo, la prima lezione di un marxismo minimo è capire che l’economia non è parte della matematica e della statistica, ma un capitolo della politica. Gran parte del lavoro di Marx è dedicato alla destrutturazione dell’economia politica del capitale. Quando in Inghilterra si visse una crisi simile all’attuale e si creò un governo di tecnici, Marx espresse con ironia e derisione dure critiche perché prevedeva un totale fallimento, come effettivamente successe. Non si può usare il veleno che ha creato la crisi come rimedio per curare la crisi. Leggi il resto di questo articolo »

Trent’anni fa moriva, ammazzato mentre celebrava la messa dagli squadroni della morte armati dai latifondisti, il vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. La sua colpa? Essersi lasciato convertire dai poveri. Essere diventato, dal prete conservatore che era, la voce più coraggiosa di denuncia delle atroci violenze subìte dai campesinos, dagli operai, dagli stessi preti, dalle donne che stavano dalla parte del popolo. E che così diventavano nemici da schiacciare, per i padroni della terra, il governo appoggiato dagli Usa, l’esercito e i carnefici delle bande paramilitari.
15 anni dopo la prima edizione (Gruppo Abele), mentre è in corso il processo di canonizzazione che porterà alla proclamazione della santità del vescovo dei poveri, ritorna – riveduto e aggiornato con le ultime notizie sui retroscena del suo omicidio – il “classico” di Ettore Masina, uno dei libri più belli, intensi, emozionanti sul vescovo Romero e sul suo popolo martoriato.

“Dobbiamo essere riconoscenti a Ettore Masina, al suo stile fluente, per averci comunicato un’immagine storica, spoglia di trionfalismi e profondamente evangelica, di questo santo del popolo, dei “dannati della Terra”.
(Leonardo Boff, dalla prefazione)

 

di    Ettore Masina,  ed.  IL MARGINE  2011,  €  18,00

 

vedi: 

Romero. Il coraggio di un vescovo 31 anni dopo

Pensiero Urgente n°128)

24 marzo 2012.  ROMERO, la profezia  di un vescovo.

 

 

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