Articoli marcati con tag ‘cambiamento’
“Terrore sanitario” e “dittatura digitale” non sono due realtà separate ma due facce della stessa medaglia: instaurare un nuovo ordine mondiale (NWO) e una nuova spaventosa visione dell’uomo. (GLR)
La dottrina dello shock pandemico
I colossi del digitale stanno usando il virus per intrecciarsi con la politica e imporre un futuro a loro immagine e somiglianza. Su telelavoro, scuola a distanza e intelligenza artificiale, Amazon, Facebook e Google ricostruiscono la loro egemonia. Oggi siamo di fronte a scelte storiche. Che non si dovrebbero fare approfittando dell’emergenza e senza un dibattito pubblico. Leggi il resto di questo articolo »
Stiamo vivendo una stagione di grandi proteste. Da Beirut a Parigi e da Santiago a Hong Kong, milioni di persone sono scese in piazza a manifestare. Si potrebbe quasi essere indotti a credere che tutti questi movimenti di protesta siano mossi dagli stessi motivi e che puntino agli stessi obiettivi. Leggi il resto di questo articolo »
La situazione era già parecchio grottesca: una crisi di governo innescata da un uomo che voleva “pieni poteri”, ma che alla fine è stato fregato da quello che sembrava un innocuo alleato. Ma nel mare di dichiarazioni, smentite, totonomi, e saltimbanco alla Paragone capace di farsi anche richiamare all’ordine da Vasco Rossi, la politica italiana ha deciso di toccare un nuovo, profondo, fondo. Leggi il resto di questo articolo »
Il cambiamento, dopo tanti tumulti di parole e di mani, è avvenuto. Per esempio, tutti gli immigrati perderanno protezione, ospedali, scuole e persino luoghi per vivere. Lo prescrive la nuova legge detta “sicurezza” che trasformerà in vagabondi decine di migliaia di adulti e bambini. Se non vi va bene, siete dei “traditori”, dice il ministro dell’Interno ai sindaci che dissentono. Leggi il resto di questo articolo »
Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.
Giovanni Falcone, magistrato, in G. Falcone, Cose di Cosa Nostra, 1991
Vedi: Pensiero Urgente n.275)
Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Leggi il resto di questo articolo »
Claudio Pavone
Lo storico della “guerra civile” pubblica le sue memorie personali della Resistenza. E rimpiange il mancato cambiamento del Paese. Intervista di Antonella Rampino.
«La memoria fornisce materiali alla storia, e la storia fornisce interpretazioni alla memoria». Claudio Pavone, il resistente divenuto storico che con il celebre saggio Una guerra civile innovò l’intera storiografia sulla Resistenza, stavolta ha scritto di memoria. «Nel libro del 1991 non avevo voluto usare le mie memorie personali, tenendo distinti i ricordi dalla ricerca e dalla valutazione storica. «Così, stavolta mi sono proposto di tenere la politica sullo sfondo. C’era il rischio, poiché il caso vuole che di mestiere io faccia lo storico, che vi potesse essere la tentazione di inzepparlo di riflessioni e giudizi storici e politici». Eppure la politica e la storia, per chi legge La mia Resistenza (appena uscito per Donzelli), ci sono eccome, e sono il senso ultimo di un racconto quasi intimo, in prima persona, in cui si viene portati per mano in eventi storici che hanno determinato tutti gli anni a seguire, delineando i profili della Repubblica nella quale ancora viviamo. Ma se il senso ultimo per chi legge è politico, se la politica traspare, ride Pavone, «è perché io sono finito in galera, ma mica perché avessi rubato galline!». Leggi il resto di questo articolo »
Rottamazione, dice il vocabolario, è l’azione che si compie quando si demoliscono oggetti fuori uso: specie automobili. Vengono triturati, per riutilizzare le parti metalliche. A volte, ottieni sconti sulla nuova vettura. Applicata alle persone e al ricambio di dirigenti politici, è una delle parole più maleducate e violente che esistano oggi in Italia. I rottamatori sono fieri di chiamarsi così, e quando l’operazione riesce esibiscono le spoglie del vinto: «La rottamazione comincia a produrre i primi frutti», ripeteva Matteo Renzi, domenica in un’intervista in tv. La lotta per l’avvicendamento ai vertici della politica ha sue ragioni, e lo stile brutale risponde a un’ansia, enorme e autentica, di cambiamento: si vorrebbe azzerare l’esistente, e come nella poesia di Rimbaud ci si professa «assolutamente moderni». È un conflitto legittimo, anche necessario: che va portato alla luce perché nell’ombra degenera o ammutolisce. È il grande merito del sindaco di Firenze, come di Grillo. Impressionante è la campagna di quest’ultimo in Sicilia: lunga, martellante, è rifiuto del mutismo. Da due settimane è nell’isola; nessuno s’era messo per tanto tempo in ascolto delle sue collere. Ma la parola rottamazione, anche se Renzi intende cambiamento, resta ustionante e parecchi la prendono alla lettera. Leggi il resto di questo articolo »