Articoli marcati con tag ‘Italiani’
La questione morale è la questione, argomenta Roberta De Monticelli, filosofa di statura europea con anni di insegnamento a Ginevra e ora a Milano al San Raffaele, nel suo nuovo libro (La questione morale, Raffaello Cortina). Sostenendo che la morale non è un´applicazione secondaria ma il punto da cui tutto dipende, l´autrice si pone in pieno contrasto col pensiero dominante in Italia, che concepisce la morale come traduzione pratica di un primato assegnato ad altro, a una dimensione vuoi politica, religiosa, economica, scientifica, teoretica.
Chi assegna il primato alla morale può stare sicuro oggi in Italia di ricevere l´antipatica etichetta di «moralista», sinonimo nel linguaggio comune di persona noiosa e pedante, incapace di fare i conti con la vita concreta. Contro questo cinismo che conosce solo la logica del potere, De Monticelli scrive pagine di vera passione intellettuale attaccando il potere politico («l´interesse affaristico che si fa partito e prostituisce il nome di libertà»), mediatico («facce patibolari»), ecclesiastico («nichilismo morale»), intellettuale («disprezzo ardente per tutto ciò che è comune»). Leggi il resto di questo articolo »
Dai primi anni Novanta del secolo scorso l’interesse degli italiani per la questione dell’identità nazionale non accenna a diminuire. Le preoccupazioni per la fragilità dell’assetto nazionale si accompagnano alla questione della modernità, o della scarsa modernità, del paese e della qualità della sua cultura civile. Come mai un concetto come “carattere nazionale”, che ha perso legittimità in campo teorico, è ancora tanto radicato nella cultura popolare? Che genere di popolo siamo e perché ci comportiamo così?
Nella turbolenta storia dell’Italia del XX secolo, crisi di regimi politici hanno generato ricerche di cause e responsabilità, se non esami di coscienza, e spesso il ricorso all’idea del carattere ha fornito un modo per addossare colpe e responsabilità a quel certo fattore “immutabile”, l’eterno carattere degli italiani. Questo libro mette a fuoco i vizi, le virtù, le autorappresentazioni, gli stereotipi ricorrenti del nostro paese e la loro presenza nel discorso di intellettuali e politici nel corso della storia dell’Italia contemporanea, dal periodo della lotta per l’indipendenza e per l’unificazione nazionale, quando il carattere degli italiani cominciò a essere percepito come un problema politico, attraverso le varie fasi della storia politica e culturale postunitaria, fino agli anni più recenti quanto si è riproposto come una questione di riflessione pubblica.
di Silvana Patriarca, ed. Feltrinelli 2010, € 22
Vedi: Nazionalismo di cartapesta
Italiano sia il pensiero continuo dell’anime vostre: Italiani siano gli atti della vostra vita; Italiani i segni sotto i quali v’ordinate a lavorare per l’Umanità. Non dite: io, dite : noi. La Patria s’incarni in ciascuno di voi. Ciascuno di voi si senta, si faccia mallevadore [garante] dei suoi fratelli: ciascuno di voi impari a far sì che in lui sia rispettata ed amata la Patria.
Bisogna convincere gli uomini ch’essi, figli tutti d’un solo Dio, hanno ad essere qui in terra esecutori d’una sola Legge – che ognuno d’essi, deve vivere, non per sé, ma per gli altri – che lo scopo della loro vita non é quello di essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori – che il combattere l’ ingiustizia e l’errore a beneficio dei loro fratelli, e dovunque si trova, é non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa – dovere di tutta la vita. Se i vostri doveri non fossero che negativi, se consistessero unicamente nel non fare il male, nel non nuocere ai vostri fratelli, il grido della vostra coscienza basterebbe a dirigervi.
Siete nati al bene, e ogni qual volta voi operate direttamente contro la Legge, ogni qual volta voi commettete ciò che gli uomini chiamano delitto, v’è tal cosa in voi che v’accusa, tale una voce di rimprovero che voi potrete dissimulare agli altri, ma non a voi stessi. Ma i vostri più importanti doveri sono positivi. Non basta il non fare: bisogna fare. Non basta limitarsi a non operare contro la Legge; bisogna operare a seconda della Legge. Non basta il non nuocere: bisogna giovare ai vostri fratelli.
Giuseppe Mazzini, DOVERI DELL’UOMO, 1860
vedi: Pure a sinistra serve l'amor di patria
Ormai siamo tutti pronti a chinare il capo, a mantenere il posto, a guadagnare, a sopraffarci, a intrallazzare. È proprio la generazione che è corrotta, malata, che va spazzata via.
Mario Monicelli, ai microfoni di Raiperunanotte, giugno 2010
Quel che fa paura in questa Italia balcanizzata non è il default del Paese, le mafie, la disoccupazione, ma la banalità del male. La sua quotidianità, il senso di leggerezza di fronte all’abisso delle coscienze. Le tragedie sono ridottela routine, non provocano più sorpresa, né angoscia o repulsione. Sono favole nere, medioevali che ci vengono raccontate a tavola, la sera, mentre ceniamo con i familiari. Echi di orrori trasformati in notizie. Un club di mostri che fanno da sfondo alle nostre giornate e di cui non ci curiamo perché appartengono alla categoria dell’ovvio, come le previsioni del tempo o l’andamento della Borsa. Leggi il resto di questo articolo »
Fare i conti con la realtà di Auschwitz e della Shoah è un compito che ci sta davanti, che domina ilnostro presente e dominerà il futuro della nostra specie. Si tratta di un peso insostenibile. È un passato che non passa: e che non deve passare se questo significa affidarlo al metabolismo illimitato di una storia come galleria degli orrori. Né deve essere oggetto di comprensione, se comprendere significa giustificare. È la sua realtà storica che deve essere conosciuta. E questo è un compito immenso, appena avviato e sempreminacciato dal bisogno di sfuggire, di ridurre,di negare. È qui che si affacciano i «negazionisti» e i «riduzionisti»: termini orrendi. Preferiremmo parlare, con Pierre Vidal-Naquet, di «assassini della memoria». Leggi il resto di questo articolo »
Agli inizi degli Anni 90 i cittadini stranieri censiti in Italia erano all’incirca 356 mila. Dieci anni dopo erano diventati quasi un milione in più. All’inizio di quest’anno hanno superato i 4 milioni, e sono il 7% della popolazione. Oggi possiamo dirlo. Avviandosi verso la fine del ‘900 il progetto di «fare gli italiani» veniva attraversato da un vero terremoto. Tutti i 150 anni della nostra storia unitaria potevano leggersi come un lungo processo alimentato dalla coppia inclusione/esclusione.
PER NON DIMENTICARE
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.
Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.” Leggi il resto di questo articolo »
Gian Antonio Stella, che al tema dell’emigrazione aveva già dedicato saggi come “L’orda” e “Odissee”, rivela in questo dvd uno straordinario talento di cantastorie. Un racconto tenero e commosso, carico di sogni, malinconie e paure, ma anche fatti e documenti degli italiani che solo cent’anni fa lasciavano il loro Paese in cerca di una vita migliore all’estero, spesso oltreoceano. Trasportati dalla musica, dalle immagini e dai canti di Gualtiero Bertelli e della Compagnia delle Acque, riviviamo così emozioni e speranze, l’attrazione per l’avventura e il terrore per l’oceano, spaventosa barriera d’acqua che separava la nostra miseria dalla ricchezza della Merica dalle strade lastricate d’oro.
Nel libro una miniera di curiosità e notizie insolite, raccolte in un dizionario inedito, che traccia una storia degli episodi noti e meno noti della nostra emigrazione. Perché fino a trent’anni fa gli immigrati degli altri eravamo noi e la mancanza di memoria genera l’orrore della xenofobia in Italia.
di Gian Antonio Stella, Il viaggio più lungo, ed. Rizzoli 2010, € 19,50 ( con DVD)
Vedi: Quando i razzisti ce l’avevano con noi
15 marzo 2011 | ||
21:00 | a | 23:00 |
Incontri come un modo per riflettere e confrontarci
LEGGERE INSIEME UN LIBRO (6)
MARTEDI 15 MARZO ore 21,00
SALVIAMO L’ITALIA
di Paul Ginsborg ed. Einaudi 2010
presso: CENTRO SOCIOCULTURALE GARBATELLA
Via A. Caffaro 10 ROMA
Per informazioni: 06 9300526
vedi: Salviamo l'Italia