Articoli marcati con tag ‘legge’

 

Il 27 settembre del 1956  muore a Firenze  PIERO CALAMANDREI (67 anni) Padre della Costituzione Italiana, “Cantore” della Resistenza, Padre costituente e Combattente per la giustizia come giurista, come uomo politico, come uomo di cultura.

 

vedi:  Il Cantore della Resistenza: PIERO CALAMANDREI

GLR-NOTIZIE-FLASH  66     15/11/2023

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

GLR-NOTIZIE  118     9/6/2023

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

GLR-NOTIZIE-FLASH  55     19/3/2023

ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

 

 

 

La non consapevolezza, il nostro stolido non voler sapere e capire è la nostra complicità con il progetto criminale globale chiamato Grande Reset ( vedi i tanti articoli QUI). E’ la complicità dei covidioti.

La non consapevolezza della crisi mondiale iniziata con la scusa feroce della pseudo-pandemia, del colpo di stato globale iniziato contro l’umanità, del progetto di distruggere la società civile e progettare la depressione economica, sociale Leggi il resto di questo articolo »

 

GLR-NOTIZIE  111  -  29/11/2022

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE Leggi il resto di questo articolo »

 

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Ha ragione il grande filosofo Friedrich Nietzsche ( 1844- 1900). Ci sono due tipi di persone: chi crede ciecamente e senza cervello e chi si vuole informare, vuole capire, vuole conoscere per eventualmente fidarsi.  E’ la situazione al tempo del covid-manovrato: ci sono i “cecati” che credono a tutto ciò che da un anno propinano il governucolo contiano-draghiano e i media asserviti e che, abbrutiti dalla paura blu, si fanno vaccinare, tamponare, mascherare, distanziare, manipolare senza alcun ragionamento. I covidioti, appunto.

Poi ci sono ( ancora pochi) quelli che, come mostra l’immagine, vogliono uscire dalla massa dei morti che camminano e vogliono rendersi conto, capire, informarsi, scegliere senza farsi impaurire, prima di tutto per la propria dignità e libertà. E quindi provare ad opporsi alla feroce dittatura sanitaria organizzata dai gestori del progetto criminale chiamato Grande Reset Leggi il resto di questo articolo »

 

Antonio Gramsci indica agli uomini/donne di “buona volontà” e non covidioti la strada principe della Resistenza ad ogni fascismo e, quindi, anche a questo nuovo fascismo globale legato al progetto criminale del “Grande Reset“: ISTRUIRSI, AGITARSI, ORGANIZZARSI. Per questo iniziamo un’altra serie di articoli legata specificatamente ad una maggiore istruzione-consapevolezza su ciò che sta accadendo e alla conoscenza di azioni legali contro i DPCM del nostro governucolo a cui poter anche partecipare come ulteriore e fondamentale forma di Resistenza. Leggi il resto di questo articolo »

Un giurista di cui un tempo avevo qualche stima (Gustavo Zagrebelsky, n.d.r.), in un articolo appena pubblicato su un giornale allineato, cerca di giustificare con argomenti che vorrebbero essere giuridici lo stato di eccezione per l’ennesima volta dichiarato dal governo. Leggi il resto di questo articolo »

La democrazia in crisi da distanza

Con la pandemia abbiamo visto il miserevole spettacolo del Parlamento “a distanza”, esautorato da ogni funzione. Non stupisce quindi che l’opinione pubblica lo percepisca sempre più come “ente inutile”. Ma si dimentica sempre il rischio dell’autoritarismo

Le crisi svolgono essenzialmente una funzione maieutica, la loro arte è quella della levatricetraggono fuori da noi ciò che già in noi era in germe, maturava. Piccole o grandi sono sempre apocalissi, che significa rivelazioni: ciò che si nascondeva dietro il sipario e che ancora ci sforzavamo di ignorare, ecco ora si palesa, inaggirabile, infuggibile.

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Il 29 marzo (1849, n.d.r.) ebbe luogo l’elezione del Triumvirato, del quale io feci parte e che pubblicò il seguente programma. ( Giuseppe Mazzini)

 

 

Manifesto del Triumvirato della Repubblica Romana (Armellini, Mazzini, Saffi), 5 aprile 1849

 

CITTADINI!

Da cinque giorni noi siamo rivestiti d’un sacro mandato dall’Assemblea. Abbiamo maturamente interrogato le condizioni del paese, quelle della patria comune, l’Italia, i desiderî dei buoni, e la nostra coscienza; ed è tempo che il popolo oda una voce da noi; è tempo che per noi si dica con quali norme generali noi intendiamo soddisfare al mandato. Leggi il resto di questo articolo »

È possibiledata l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocarema è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.

Giorgio Agamben, filosofo   in  Contagio

 

 

Scuola o manicomio Italia!

Bambini a distanza, muri, barriere, ma soprattutto mascherine per tutti e sempre; manca solo il filo spinato. Benvenuti nella fase della scuola a perdere la salute e la vita. Leggi il resto di questo articolo »

“Lo dico ad agenti di polizia e militari: se ci sono problemi e c’è la possibilità di resistenza, o se le vostre vite sono in pericolo, sparate loro e uccideteli. Ci siamo capiti? Morti. Pur di non causare problemi, vi seppellisco io stesso”. Con queste parole il Presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha istruito le forze di sicurezza del Paese al contrasto dei dissidenti della quarantena, coloro che violeranno le misure restrittive imposte dal governo. Leggi il resto di questo articolo »

Signor Presidente della Repubblica,

già apprezzati costituzionalisti si sono rivolti alla Sua funzione e alla Sua sensibilità istituzionale denunciando le inaderenze  per cui si segnalano in questo periodo di crisi l’azione del governo e l’attività di molti uffici delle amministrazioni pubbliche.

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L’eguaglianza è il principio su cui si fonda l’Occidente. Ma se questo concetto è messo in discussione che cosa resta della nostra identità? Una riflessione a partire dal nuovo saggio di Aldo Schiavone

Di quanta eguaglianza ha bisogno una democrazia per mantenere le sue promesse? Una misura non c’è, salvo quella inventata dal buonsenso pratico degli antichi, secondo cui la dimensione ideale della città democratica doveva consentire ad ogni cittadino da muoversi da casa non prima dell’alba, per partecipare all’assemblea, e di poter ritornare dalla sua famiglia non dopo il tramonto. Leggi il resto di questo articolo »

Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Maurizio Viroli, “Nazionalisti e patrioti”, in uscita oggi per Laterza.

Perché il nazionalismo è pericoloso e va combattuto con assoluta intransigenza? Perché non nasce come un linguaggio che esalta la libertà, ma come un linguaggio che esalta l’omogeneità culturale o etnica: non insegna il rispetto per la persona umana, ma giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione. Leggi il resto di questo articolo »

Trump, Putin, Orbán. Sulla scia di Diogene, Socrate, Dostoevskij. Lo sguardo del filosofo tedesco sui sovranisti di oggi.

Se provassimo a prenderli sul serio, a quale scuola filosofica apparterebbero Trump e Salvini, Putin o Marine Le Pen? «Tutti i sovranisti si rifanno ad una antropologia cinica e depressa», risponde Peter Sloterdijk. Non è un caso se uno dei più prestigiosi filosofi tedeschi torni alle antiche tradizioni del cinismo per inquadrare «l’incoerenza performativa» in cui si cacciano oggi i sovranisti con le loro spietate balle quotidiane. Leggi il resto di questo articolo »

Gli insulti urlati sulla banchina a Lampedusa a Carola Rackete sono rimbalzati contro il suo volto sereno, non hanno scalfito quella compostezza data dalla consapevolezza di aver messo il proprio corpo a disposizione della propria responsabilità, cosa non scontata. Non scontata, in un Paese in cui il ministro dell’Interno, spaventato da un’eventuale condanna, si è sottratto al processo per sequestro di persona nel caso Diciotti facendosi salvare dalla sua maggioranza. Leggi il resto di questo articolo »

Istituzioni a confronto

La disobbedienza civile non vale solo nei regimi dispotici. È, anzi, il sale della democrazia. A provocarla è, come ha scritto Hannah Arendt nel 1970, «l’incapacità del governo di funzionare adeguatamente». I cittadini sono assaliti dal dubbio sulla legittimità di una legge. Non sanno, però, come esprimerlo, perché l’opposizione è affievolita o tace del tutto. Il timore è di restare inascoltati, mentre il governo insiste in quelle iniziative «la cui legalità e costituzionalità suscitano molti interrogativi». Leggi il resto di questo articolo »

Le società occidentali sono abituate a rappresentare la storia come una sorta di linea retta, una direzione univoca verso l’evoluzione e il progresso. L’abitudine deriva dall’influenza della teologia ebraico-cristiana e dalla prosperità economica e sociale che negli ultimi tre secoli è stata concessa a vaste fasce della popolazione, con brevi e bellicose interruzioni. Volgendo lo sguardo un po’ più indietro, però, si nota come la storia non è stata sempre volta al progresso e al benessere, alternandosi con parentesi barbariche e medioevali che poco o nulla hanno a che fare con l’evoluzione della specie umana. Ecco, sembra che siamo arrivati a una nuova parentesi di buio. Prendiamo ad esempio l’idea che l’opinione pubblica ha dello Stato in questo preciso momento storico. Leggi il resto di questo articolo »

Intervista al padre comboniano Alex Zanotelli

Questa è la vendetta di Matteo Salvini. Pare incredibile che il ministero dell’Interno entri in causa. Ma noi non possiamo restare così passivi ad assistere alla persecuzione di una persona giusta come Mimmo Lucano.

Padre Alex Zanotelli, secondo lei che cosa dovrebbero fare gli italiani?

È maturo il tempo per la disobbedienza civile. Non chiedo eroismo, ma bisogna rischiare qualcosa. Non si può assistere passivamente. Ricordiamo i tempi di Martin Luther King quando c’era chi disobbediva e rischiava il carcere per una causa giusta. Leggi il resto di questo articolo »

Non so se Domenico Lucano abbia imparato da Danilo Dolci o da Marco Pannella che quando una cosa è umana, doverosa e necessaria la fai anche a tuo rischio e pericolo. Ma certo la vita di Lucano è una vita di gesti folli (traduci: riconoscere subito i diritti di chi diritti non ne ha). Come Danilo Dolci, come Pannella.

Benché oggi la Repubblica italiana se ne vergogni, Dolci è stato in prigione. E Pannella è stato più volte in punto di morte perché usava la sua arma non violenta del digiuno, per restituire diritti negati, per esempio far diventare umane le condizioni di vita nelle carceri italiane. Lucano sapeva benissimo che stava urtando contro i limiti della legge. Ma non contro la Costituzione, che ha evidentemente ispirato ogni suo gesto di soccorso ai profughi. Leggi il resto di questo articolo »

Tra lecito e illecito – Il sindaco viola la legge, rivendicandolo per un’idea: la città dell’accoglienza

Mimmo Lucano sta vivendo le peggiori ore della sua vita. Chiuso nella sua casa trasformata in carcere è tormentato dal timore che il “modello Riace” finisca a pezzi. Che il paese si svuoti dei migranti, ritorni quel deserto di anime che era prima della grande illusione. Un po’ di vita alla marina. Case vuote al Borgo, per strada solo vecchi, i lunghi inverni nell’attesa dell’estate e del ritorno degli emigranti, gli italiani di Calabria che da decenni hanno costruito il futuro loro e dei figli al Nord, in Germania, in altri continenti. Hanno arrestato Mimmo Lucano, “’o curdu”, in ricordo di quello sbarco del 1998 di 200 profughi curdi che spuntarono come i Bronzi dallo Ionio. Ha rubato soldi? Neppure un centesimo. Ha fatto arricchire voraci cooperative sulla pelle dei migranti? No. Leggi il resto di questo articolo »

Se il potere è del popolo, ma i cittadini che partecipano alla vita politica sono pochi, poco interessati e poco informati, i risultati del processo decisionale saranno deludenti per tutti.

Alle democrazie manca sempre qualcosa. È giusto così. Forse è persino meglio così perché nelle democrazie è possibile continuare a cercare quello che manca, spesso trovandolo. Democratico è quello che deve essere soggetto al controllo del popolo: governanti, rappresentanti, assemblee elettive, leggi, non, però, la burocrazia, le Forze Armate, la magistratura, le istituzioni scolastiche che debbono rispondere a criteri di efficienza ed efficacia, di conseguimento degli obiettivi decisi dai rappresentanti e dai governanti. Leggi il resto di questo articolo »

Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d’impunità. Leggi il resto di questo articolo »

Di certo non era sua intenzione, ma l’articolo di Antonio Padellaro, (Il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2017) pare un invito alla rassegnazione di fronte all’avanzata del fascismo del terzo millennio. “Il fascismo del presente, osserva Padellaro, vive e lotta a pieno titolo nelle istituzioni democratiche”, e dunque, “vorremmo chiedere pacatamente a Fiano come sia possibile oggi impedire ai corpi militarizzati di Casa Pound di esibire labari e braccia tese nelle sfilate per le strade di Roma o di Milano”.

Ha un senso, si chiede Padellaro, chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da quel dì, e ci riferiamo ai tanti giovanotti e giovanotte che in quei lugubri raduni inneggiano al duce senza averne la minima cognizione storica?”. Non solo ha un senso, ma è dovere preciso di chi governa e di chi ci rappresenta rispettare il dettato esplicitamente antifascista della nostra Costituzione, e dotare la Repubblica delle leggi necessarie per cacciare in carcere chiunque esibisca un simbolo fascista o saluti romanamente. Non farlo vorrebbe dire ripetere un errore simile a quello di quell’inetto di re Vittorio Emanuele III che rifiutò di firmare la dichiarazione dello stato di guerra per fermare la marcia su Roma. Leggi il resto di questo articolo »

Prima di Mani pulite lo scritto su tangenti e politica – 1991

Pubblichiamo un’ampia sintesi della prefazione che Stefano Rodotà nel 1991 scrisse per il libro “Milano degli scandali”

Sono, queste, cronache di ordinaria corruzione. In esse non si riflette una patologia, ma quella che ormai sta diventando (è già diventata ?) la fisiologia dell’intero sistema politico – amministrativo dell’Italia repubblicana. Non sono cronache di una lontana provincia, isolate e dissonate, ma del centro produttivo del Paese (…) La corruzione si è fatta da tempo metodo di governo. Negli ultimi anni è divenuta qualcosa di più: cultura diffusa, che ispira comportamenti politici e stili di vita di un’intera classe dirigente politica, amministrativa, imprenditoriale, la quale ostenta con durezza i panni del realismo e disprezza il moralismo. Leggi il resto di questo articolo »

Non dipende dalle leggi rianimare le fedi che si estinguono; ma dipende dalle leggi interessare gli uomini al destino del loro paese. Dipende dalle leggi risvegliare e dirigere quel vago istinto di patria che non abbandona mai il cuore dell’uomo e, legandolo ai pensieri, alle passioni, alle abitudini di ogni giorno, farne un sentimento ragionevole e duraturo. E non si dica che è troppo tardi per tentarlo; le nazioni non invecchiano allo stesso modo degli uomini. Ogni generazione, che si forma nel loro seno, è come un popolo nuovo che viene a offrirsi alle cure del legislatore.

Alexis de Tocqueville (1805- 1859), filosofo e politico francese, in La democrazia in America

 

vedi:  Pensiero Urgente n. 29)

Pensiero Urgente n.211)

La democrazia senza morale

Pure a sinistra serve l'amor di patria


La Costituzione dice che “la sovranità appartiene al popolo” (sottinteso: italiano). Ma sulla stepchild adoption decide il Vaticano, sulla caduta del governo B. (e forse non solo di quello) mettono lo zampino gli spioni Usa e sulla guerra in Libia decidono pure gli Stati Uniti, i quali ci fanno gentilmente sapere che non solo combatteremo a Tripoli bel suol d’amore, ma, se faremo i bravi, avremo anche il “ruolo di guida”.

La Costituzione dice che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, cioè autorizza al massimo le guerre difensive. E qui non si capisce bene chi ci stia attaccando. La Costituzione dice che “le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”, ma nessuno ha ancora avvertito le Camere che siamo in guerra. Combatteremo aumma aumma. Leggi il resto di questo articolo »

 

Il nuovo libro di Paolo Flores d’Arcais: il ruolo del pensiero democratico radicale come unico strumento di integrazione di fronte al fanatismo

Molte cose è il libro di Paolo Flores d’Arcais “La guerra del Sacro. Terrorismo, laicità e democrazia radicale” (Raffaello Cortina Editore): un allarme per il pericolo che l’Islam fondamentalista rappresenta per gli ideali politici dell’Occidente, una denuncia delle debolezze e delle ipocrisie dei nostri governi, una teoria delle condizioni irrinunciabili della democrazia. Il “precipitato” di tutti i discorsi anzidetti è nella parola laicità, intesa nel senso più rigoroso, senza gli aggettivi oggi di moda (sana, positiva, vera: aggettivi che non l’arricchiscono, ma l’avvelenano). Le considerazioni che seguono non sono, propriamente, una recensione. Sono piuttosto un tentativo d’inquadrare i problemi e di sollecitare riflessioni su questioni cruciali per il nostro avvenire. Leggi il resto di questo articolo »

“Lei è un conservatore” è diventato nella polemica politica italiana il più infamante degli insulti. A tal segno che chi è colpito dalla terribile accusa si affretta a scusarsi giurando che le sue sono idee progressiste della più bell’acqua e che anzi il suo è vero e genuino spirito riformatore. Pochissimi, per quel che ne so, osano proclamare “sì sono un conservatore e me ne vanto”. Eppure, accanto all’ideologia conservatrice che difende privilegi sociali e politici, c’è stata nella storia anche una cultura conservatrice (da non confondere con quella reazionaria) che si è preoccupata dei disastri che i folli producono quando hanno in mano il governo. Di questa cultura ha dato un saggio magistrale Thomas Hobbes quando ha raccontato l’apologo delle figlie di Peleo vecchio re di Tessaglia. Le giovinette volevano ringiovanire il vecchio re, e, ispirate dalla maga Medea, fecero a pezzi il vegliardo e lo misero in un bel calderone a bollire, fiduciose che sarebbe saltato fuori più vigoroso di prima. Leggi il resto di questo articolo »

Se dopo il Padre viene uccisa anche la Legge. All’inizio il capofamiglia sedeva sul trono e governava per il suo godimento. Poi i figli presero il potere e il loro rimorso creò le regole-totem del nuovo ordine. Nacque così il patto sociale con il suo tabù: nessuno occuperà in modo arbitrario il trono vuoto. Ora quel vuoto non solo non è riempito ma ha perso ogni significato

Il nostro tempo sembra cancellare ogni forma di tabù. La disinibizione e l’assenza di vergogna e di senso di colpa trionfano alla faccia del vecchio uomo del Novecento ancora preso dai grandi dissidi morali tra il bene ed il male, le ragioni individuali e quelle della Storia, il progresso e la tradizione, gli Ideali e la pulsione. Leggi il resto di questo articolo »

Il 27 settembre del 1956  muore a Firenze  PIERO CALAMANDREI (67 anni) Padre della Costituzione Italiana, “Cantore” della Resistenza, Padre Costituente e Combattente per la giustizia come giurista, come uomo politico, come uomo di cultura, Azionista e Antifascista.

Calamandrei è uno dei più grandi Maestri dimenticati: NORBERTO BOBBIO ( 1909- 2004 ) ci ha lasciato un ricordo che mostra il tratto fondamentale della sua vita e della sua opera:

“Il significato profondo della vita di Calamandrei, ciò che rese la sua figura umana così affascinante, si può riassumere brevemente in queste parole: passione e lotta per la giustizia. Combatté per la giustizia come giurista, come avvocato, come riformatore di leggi, come scrittore politico, come uomo politico, in genere come uomo di cultura”.

Di antica famiglia di giuristi (suo padre, professore e avvocato, deputato repubblicano d’ispirazione mazziniana), si era laureato a Pisa nel 1912 e nel 1915 diventa professore di diritto processuale civile all’Università di Messina e, tolta la parentesi della prima guerra mondiale, insegnerà a Modena (1918), a Siena (1920) e, dal 1924 sino ai suoi ultimi giorni, all’università di Firenze di cui fu rettore. Leggi il resto di questo articolo »

Gli ordini ormai li danno altri

Potremmo cominciare questa conversazione con Gustavo Zagrebelsky così: a che punto stiamo? Non è un particolare che la chiacchierata avvenga su un Frecciarossa, treno ad alta velocità, simbolo della politica futurista dei rottamatori. Non è un particolare che si sia diretti a Firenze, la neocapitale del potere. E, aggiunge il professore, “nemmeno che il vagone più lussuoso si chiami executive. Subito dopo c’è la carrozza business. Esecutivo e affari sono una bella simbiosi”. Su Repubblica qualche giorno fa è apparso uno stralcio dell’intervento di Zagrebelsky che oggi (ieri per chi legge) inaugura la due giorni di Libertà e Giustizia. Il tema è l’esecutivo pigliatutto. “Alcuni colleghi, dopo aver letto l’articolo, mi hanno scritto che mi avrebbero bocciato all’esame di diritto costituzionale. Secondo la visione di Rousseau, il corpo legislativo esprime la sovranità nazionale e l’esecutivo la esegue. L’altra scuola dice che l’esecutivo è il governo, che detta l’indirizzo politico. Quando io dico che siamo in un’epoca esecutiva, intendo che il governo non decide più sui fini. Realizza compiti che gli sono assegnati e a cui non si può sottrarre”. Leggi il resto di questo articolo »

Non una riforma ma una revisione. Il colpetto di stato incostituzionale

Finalmente leggo di un costituzionalista, giudice costituzionale emerito, Paolo Maddalena, che concorre con l’opinione che sostengo ormai da tempo (forse altri hanno espresso il medesimo concetto, mi scuso della mancata citazione dovuta alla mia ignoranza): quella che Renzi e sodali stanno completando non è una revisione costituzionale, è una riforma della Costituzione che né questo, né nessun Parlamento hanno il potere legittimo di realizzare. Stiamo assistendo a un abuso di potere da parte del governo e della maggioranza parlamentare. Scrive Paolo Maddalena (Il Fatto Quotidiano, 17 febbraio, 2015: “Bisognerebbe infatti distinguere tra il ‘potere di revisione’ della Costituzione e il ‘potere costituente’. Oggi non siamo in presenza di una semplice revisione, ma vengono intaccati i principi costituzionali con un potere costituente che in realtà non si ha. Ci sarebbe quindi tutta la possibilità di impugnare e prendere posizione contro una riforma tutta sbagliata. La Corte costituzionale ha il potere di abrogare leggi costituzionali se queste sono andate oltre il potere di revisione e hanno invaso il potere costituente”. Leggi il resto di questo articolo »

Ora la corruzione è a norma di legge

La questione morale ha cambiato taglia. Ma non è la “mappa della corruzione” nella Pubblica amministrazione, con le sue percentuali di illeciti che sembrano aver impressionato il ministro della Giustizia Orlando (Fatto Quotidiano 19/01/2015) a fare la differenza. Per la semplice ragione che si tratta di “illeciti”. Cioè di violazioni della legge. Almeno dai tempi di Tacito è ben noto che la peggiore corruzione è quella “a norma di legge”, per far eco al bel titolo di un recente libro di Rizzo e Giavazzi. Ma ancora peggiore è la corruzione della legge stessa. Qui per illustrare il fenomeno vien buona un’altra immagine di sartoria. Secondo una famosa ricetta cinica di Giolitti, “Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”. La corruzione delle leggi è appunto questo: una legge non serve a prevenire, impedire o raddrizzare una deformità, ma ad adattarcisi al meglio. Leggi il resto di questo articolo »

I recenti episodi di brutalità che hanno avuto come teatro i cosiddetti Cie rivelano che la routine di quei luoghi di reclusione e di internamento si fonda su una costitutiva violazione della dignità umana. Le grandi leggi universali, ma anche le mirabili costituzioni democratiche, fra cui la nostra, assegnano alla dignità un ruolo centrale. La Repubblica federale di Germania ha addirittura edificato l’intero impianto costituzionale sul principio di dignità attribuendogli un valore assiomatico assoluto. Art 1.Comma 1. La dignità umana è intangibile. La nostra Costituzione, pur rubricandola fra i principi fondativi della democrazia, non ha scelto di enfatizzarne in modo così perentorio il significato decisivo. Leggi il resto di questo articolo »

Non possiamo cambiare una società solamente per coazione di legge: occorre un cambiamento dei rapporti di coscienza e un cambiamento della scelta di libertà…. Dopo che sono stati aboliti, con le rivoluzioni del passato, i rapporti di schiavitù, la schiavitù rimane. Rimane nella sostanza. Molti cambiamenti sono solo formali perché non sono passati attraverso le coscienze. Il compito dei credenti* è di promuovere il cambiamento del mondo attraverso i processi della libertà.

 

padre  Ernesto Balducci,  1990

 

* Naturalmente CREDENTI e NON CREDENTI di “buona volontà”.  (N.d.R)

Siamo talmente abituati a considerare l’Italia un paese diverso, più sguaiato e uso all’illegalità di altre democrazie, che nella diversità ci siamo installati, e non chiediamo più il perché ma solo il come. Il perché conta invece, è la domanda essenziale se vogliamo capire chi siamo: non una nazione che fa delle leggi le proprie mura di cinta ma un paese immerso nell’anomia, nell’assenza di leggi scritte o non scritte. Di conseguenza, un paese a disposizione.

Gli storici forse, o gli antropologi, potrebbero rispondere. Perché siamo una terra dove ben due volte, nell’ultimo decennio, sono stati sequestrati cittadini stranieri con regolari passaporti e deportati con spettacolare violenza nei paesi da cui erano fuggiti per scampare alle torture o alla morte. Il 17 febbraio 2003 fu il caso dell’imam di Milano, Abu Omar; oggi è toccato a Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov (anche ricercato per frode), e alla figlia di 6 anni Alua: in ambedue le occasioni lo Stato si è inchinato a mafiosi diktat di potenze straniere, sperando che l’affare non venisse mai a galla. Leggi il resto di questo articolo »

Il concetto di populismo non è a mio giudizio in grado di interpretare in modo adeguato la vicenda italiana degli ultimi venti anni e, in modo specifico, le posizioni di cui è stato massimo artefice e protagonista Silvio Berlusconi. Quello su cui i classici insistono quando si parla del popolo è la dimensione della totalità, del tutto sulle parti, della comunità sugli individui. (…) Berlusconi non si è mai mosso in una prospettiva comunitaria e organicistica, cioè populistica (come invece ha fatto, almeno in parte, Bossi); ma, anzi, ha accentuato – fino a stravolgerli in senso dispotico – il carattere e la dimensione strutturalmente individualistica della «democrazia dei moderni». Con il suo messaggio ha proposto, e fatto diventare modello di vita e senso comune, una sorta di bellum omnium contra omnes; per riprendere la distinzione di Hobbes, ha sostenuto, e anche realizzato, una regressione dalla «società politica» alla «società naturale». Da questo punto di vista, rispetto al movimento della società moderna, e al significato in esso assunto appunto dalla politica, Berlusconi si è mosso come il granchio: è retrocesso dalla storia alla natura; dalla legge al primato degli spiriti animali. Leggi il resto di questo articolo »

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