La nostra Fiaccolata al Gianicolo dell’11 giugno 2009 per celebrare il 160° anniversario della Repubblica Romana è stata ed è un modo per servire la MEMORIA STORICA.
La Memoria di quella straordinaria esperienza di DEMOCRAZIA, RES PUBLICA e LAICITA’ DELLE ISTITUZIONI del 1849 è quanto mai necessaria per un Paese come il nostro che sprofonda nel neorazzismo, nel fondamentalismo religioso, nel cinismo, nella volgarità, e nella “mostruosità” dei singoli, non solo della classe politica e religiosa.
La nostra Associazione vuole continuare, con tutti coloro che ne avvertono l’importanza, a “FARE MEMORIA ( non semplice ricordo e senza inutili retoriche) dei momenti in cui nella nostra Storia si è cercato di creare un’Italia civile, libera e solidale. Non sono stati molti quei momenti, ma sono stati importanti e fondamentali.
L’ignoranza e la superficialità che caratterizza questi ultimi decenni ( come già denunciava Pasolini ) rischiano ogni giorno di più di annegarli nell’amnesia collettiva. La perdita di MEMORIA STORICA rende la RAGIONE sempre più debole e vaga: e il SONNO DELLA RAGIONE genera “mostri”. Come quelli che stiamo vedendo…
«Quei fatti sono ancora per chi li ha vissuti, passione e dolore: le cicatrici dentro di noi dolgono ancora; certe ferite sono ancora aperte; e a rivederci innanzi certe facce, e a risentir certi nomi, ci si accorge che il lutto e lo sdegno e ancora immutato [...] Tutto e ritornato e ritornerà come prima, e rimarrà soltanto l’inutile rimpianto e il rammarico avvilente di non essere stati degni di quel monito.
Mai come questa volta è vero che fare la celebrazione del passato vuol dire guardare dentro di noi e fare il nostro esame di coscienza [...]
Noi ci illudiamo di essere qui, vivi, che celebriamo i morti. E non ci accorgiamo che sono loro, i morti, che ci convocano qui, come dinanzi a un tribunale invisibile, a render conto di quello che [...] possiamo aver fatto per non essere indegni di loro, noi vivi [,..] I morti non hanno considerato la loro fine come una conclusione e come un punto di arrivo, ma piuttosto come un punto di partenza, come una premessa, che doveva segnare ai superstiti il cammino verso l’avvenire [...] Quei morti sono entrati a far parte della nostra vita, come se morendo avessero arricchito il nostro spirito di una presenza silenziosa e vigile, con la quale a ogni istante nel segreto della nostra coscienza, dobbiamo tornare a fare i conti… E la nostra vita, che puo dare un significato e una ragione rasserenatrice e consolante alla loro morte; e dipende da noi farli vivere o farli morire per sempre».
Sono le parole di Piero Calamandrei ( 1889- 1956, giurista e membro dell’Assemblea Costituente dal 1945) pronunciate al Teatro Lirico di Milano il 28 febbraio 1954 davanti a Ferruccio Parri, quando, dopo appena 9 anni dalla fine della II guerra mondiale, già si avvertivano i primi segni di amnesia storica sulla lotta partigiana per la liberazione dell’Italia. Ci sentiamo di poterle applicare anche ai Caduti per la difesa della Repubblica Romana del 1849.
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E solo l´ignoranza diffusa della nostra storia e la mancanza di una cultura politica degna di questo nome spiega perché manchi oggi una capacità collettiva del nostro paese di riconoscere l´apparizione di un termine chiave della nostra storia novecentesca…
Quello che si presenta è una nuova declinazione di qualcosa che appartiene alle viscere profonde della storia italiana, alle magagne della nostra società, alle questioni non risolte nel rapporto tra gli italiani e il passato del paese. E´ il linguaggio del leader a svelare che il regime che giorno dopo giorno avanza nel nostro paese tende a riproporre qualcosa che l´Italia ha già conosciuto…
Oggi il discorso sulla corruzione degli italiani è di tipo diverso ma non meno grave. La saldatura tra popolo e leader si nutre del progressivo svuotamento dell´etica civile, fatto di leggi e di decreti di breve e brevissimo respiro, di una continua aggressione alle istituzioni rappresentative, alla divisione dei poteri dello Stato, alle istituzioni giudiziarie e alla legalità. Alla violenza fascista si è sostituita la persuasione di un abile management delle emozioni collettive e una sostituzione dell´evasione e del sogno alla durezza dell´irrreggimentazione. Ma l´esito è identico: si chiama corruzione e affonda le radici in un vuoto di memoria e di cultura civile. Se il consenso massiccio della popolazione al regime di Mussolini è una verità storica acquisita, questa verità non ha operato nel senso giusto, non ha spinto le istituzioni della Repubblica e la coscienza degli italiani a fare i conti con la nostra storia con la radicalità e la durezza con cui i tedeschi hanno fatto i conti col nazismo. Solo tenendo conto di questo si può risolvere l´enigma di un consenso collettivo appena incrinato da episodi che altrove avrebbero costretto ogni statista decente a dimettersi.
Un paese che dimentica la propria storia è condannato a ripeterla.
Adriano Prosperi Repubblica 15.6.09
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Il grande pittore spagnolo Francisco Goya ( 1746 -1828) incise nel 1797 un’ acquatinta intitolata:
Il sonno della ragione genera mostri
(El sueño de la razón produce monstruos)
Forse questa straordinaria incisione è l’immagine più significativa di quello che sta avvenendo a molti, a troppi in Italia. Forse anche a noi…
Il dovere di curare la MEMORIA STORICA è la base perchè la nostra RAGIONE possa essere vigile, spingendoci all’impegno personale per portare avanti idee di libertà civile.
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UN ANNIVERSARIO IMPORTANTE E URGENTE
UNA REPUBBLICA
NEL REGNO DEL PAPA
La Repubblica Romana del 1849.
160 anni dopo per non dimenticare.
Proclamazione della Repubblica Romana, 9 febbraio 1849. Disegno dell’epoca.