Quirico Filopanti, pseudonimo di Giuseppe Barilli, nasce a Budrio nel 1812 e muore a Bologna nel 1894. E’ stato un matematico e astronomo di grande fama. A lui si deve la prima ideazione dei fusi orari e la determinazione del Tempo Universale. Ma soprattutto, per noi, fu uno dei principali animatori della Repubblica Romana del 1849 e partecipò alla sua nascita: infatti fu segretario dell’Assemblea Costituente e principale autore del Decreto Fondamentale del 9 febbraio del 1849 con cui fu proclamata la Repubblica e la fine del governo temporale del papa. Dopo la caduta della Repubblica visse in esilio negli Stati Uniti e in Inghilterra. E dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, fu costretto ad abbandonare la sua cattedra di meccanica all’Università di Bologna per essersi rifiutato di giurare fedeltà alla monarchia. Insomma non era un trasformista come molti del suo tempo ( e di oggi…) e rimase coerente con le sue idee repubblicane. L’Italia appena nata non seppe che farsene di questo grande scienziato e uomo politico, retto e coerente, ed anche se fu eletto deputato nel 1876 nelle file repubblicane, morirà in povertà ed isolato. L’Italia cominciava bene nei confronti dei suoi figli migliori…
Filopanti curò con gli altri deputati dell’Assemblea Costituente la redazione della Costituzione della Repubblica: in un suo intervento voleva che, nell’articolo secondo sui diritti fondamentali, accanto all’ eguaglianza, alla libertà ed alla fraternità, vi fosse anche la giustizia. Proponiamo una parte di un suo intervento in merito e crediamo che questo testo abbia un valore altissimo, soprattutto per la nostra triste situazione odierna.
“Volgete lo sguardo all’immensa , alla spaventosa catena di miseria, di mali fisici e morali che opprimono il mondo. Io ben so che è più agevol cosa il deplorarli che il purgarne la faccia della terra; che è più facile il propor de’ rimedi e degli allievamenti , di quello di rinvenirli.
Ma so altresì che una certa via di non trovare è quella di non cercare. Io so parimenti che, senza aver ricorso ad espedienti radicali, da’ quali molti rifuggirebbero perché ci porterebbero nelle regioni dello sconosciuto, il promuover l’agricoltura nutrice della società, il favorire il commercio e l’industria, non l’industria produttrice degli oggetti di lusso , i quali incatenano milioni di uomini a produr cose che servono soltanto alla delicatezza o alla vanità di pochi , ma l’industria creatrice delle cose più utili alla vita di tutti gli uomini il creare istituzioni di beneficenza , di fratellanza , di temperanza, il porre in onore la virtù, dar un asilo all’infelice abbandonato da tutti, proteggere l’interessi de’ lavoratori, generalizzare i pubblici divertimenti morali ed istruttivi , distribuire con più equa bilancia i pesi pubblici a seconda delle fortune , tutti son mezzi che non possono fallire allo scopo di migliorare allo stato della società , senza porne a repentaglio le fondamenta”.
vedi: 6-13 febbraio 2011. Una settimana repubblicana.
6 marzo 2011. Una Repubblica e l’Italia in un albergo.