L’11 settembre 1945 viene ucciso a Ficarazzi (PA) a colpi di lupara da parte di sicari mafiosi AGOSTINO D’ALESSANDRO guardiano di pozzi e segretario della locale Camera del Lavoro.

Ficarazzi è collocata al centro di una pianura coltivata ad agrumi. L’acqua qui è un bene prezioso per irrigare le coltivazioni nei periodi in cui l’arsura prosciuga ogni risorsa della terra. Già nell’Ottocento iniziarono le lotte per il controllo privato dei pozzi, esercitato da guardiani detti «fontanieri», spesso legati alla mafia.

D’Alessandro era un guardiano di pozzi e conosceva dal di dentro l’ingranaggio della sopraffazione esercitata dai padroni dei pozzi a danno dei coltivatori e come segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi aveva cominciato una lotta serrata contro il controllo mafioso dell’acqua per l’irrigazione dei giardini e degli agrumeti schierandosi dalla parte delle migliaia di persone che partecipavano alle mobilitazioni nelle campagne siciliane per la riforma agraria e per la democrazia.

La sua azione sindacale e politica aveva toccato, quindi,  uno dei punti più sensibili del potere mafioso in quella  zona.

Quando D’Alessandro cominciò decisamente a denunciare gli intrecci d’interessi e le violenze  fu invitato insistentemente  a lasciar perdere quel tasto, ma non se ne diede per inteso e continuò la sua battaglia, riuscendo ad eliminare alcuni tra i più sfacciati abusi: fu allora che gli spararono. Nessuno venne condannato per il suo assassinio.

I resti di D’Alessandro riposano nel cimitero di Ficarazzi.


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