Purtroppo è andata come si temeva. Davide non ce l’ha fatta a sconfiggere Golia. Il referendum e chi l’ha sostenuto a mani nude hanno perso la battaglia: e non perchè i No abbiano sconfitto i Sì, anzi tutto il contrario. Ma perchè il quorum non è stato raggiunto. Così il referendum è fallito e le grandi compagnie potranno seguitare imperterrite a estrarre gas e petrolio in mare entro le 12 miglia dalle coste italiane per tutto il tempo e nella quantità che vogliono, risparmiando sulle royalty e danneggiando l’ambiente e lo Stato.

Hanno vinto le lobby e le cricche appena smascherate a Potenza, col governo complice e impudicamente azzerbinato ai loro piedi. Un governo che ora dovrebbe rimettere al suo posto con tante scuse Federica Guidi, dimissionaria per essersi fatta beccare mentre preannunciava al fidanzato la scelta di campo pro petrolieri che il governo continua a rivendicare come buona e giusta.

Ma la partita non era soltanto sul merito del quesito. Il referendum è stato trasformato nella prova su strada della democrazia antidemocratica che ha in mente chi ci governa, anzi ci comanda: una democrazia dove decide uno solo (agli ordini delle lobby), l’informazione gli fa da grancassa, il popolo non partecipa e possibilmente non vota, e nessuno disturba il manovratore. Una prova perfettamente riuscita in tutta la sua plastica chiarezza. Da quando il premier-segretario Pd ha ordinato di non votare, 8 dei 9 presidenti di Regione che avevano promosso il referendum (di cui 7 del Pd) si sono dati alla macchia. La Rai s’è messa a 90 gradi, evitando accuratamente non dico di informare (verbo sconosciuto da quelle parti), ma anche solo di accennare al referendum. E i giornaloni a ruota.

Ieri, a urne aperte, i lettori di Repubblica hanno appreso dal fondatore Eugenio Scalfari che il referendum sulle trivelle “non riguarda chi vive in terre lontane dal mare e quindi del tutto disinteressate all’esito referendario. Non riguarda per esempio Piemonte e Lombardia. E neppure gli abitanti dell’intera costa tirrenica visto che i giacimenti petroliferi sono stati individuati soltanto nella costa adriatica e ionica”. Come dire che, se un domani qualcuno volesse abbattere il Duomo di Milano e la Mole Antonelliana, tutti i non milanesi e i non torinesi se ne dovrebbero fregare. Idem i non romani nell’eventualità di una riconversione del Colosseo in cinema multisala.

Da quando l’ex presidente Giorgio Napolitano s’è allineato al premier, trasformando il dovere di voto in un optional anche piuttosto sconveniente, il presidente in carica ha iniziato a tremare. E ieri, per sfuggire ai fulmini di Palazzo Chigi, è entrato in clandestinità: se i suoi predecessori andavano a votare di prima mattina, facendosi riprendere dai tg dell’ora di pranzo per dare il buon esempio, Mattarella ha fatto perdere le sue tracce per tutta la giornata e s’è materializzato solo all’imbrunire per votare alla chetichella, di nascosto. Quasi che stesse rubando o commettendo atti impuri: gli mancavano solo il passamontagna o la mascherina e il bavero rialzato.

Intanto gli italiani che davano il buon esempio a lui si ritrovavano affisso nel seggio l’avviso pubblico con le leggi che regolano i referendum: inclusa quella che punisce i pubblici ufficiali che istigano all’astensione (nota a tutti fuorchè alla Procura di Roma, figuriamoci). E così apprendevano in diretta che il premier, i ministri e il presidente emerito sono dei fuorilegge. In serata, poi, il capo del governo convocava la stampa per brindare ai trivellatori, dopo che per tutto il giorno i suoi dobermann avevano insultato gli elettori, in un ribaltamento della realtà che criminalizza chi fa il suo dovere ed esalta chi viola le leggi.

In un clima del genere, con una sola giornata di votazioni al posto di due e col rifiuto del governo di accorpare il referendum alle amministrative, che siano andati alle urne 16 milioni di italiani è quasi un miracolo. Da loro, da noi tutti bisogna ripartire in vista della madre di tutti i referendum: quello di ottobre per difendere la Costituzione. Lì il quorum non sarà previsto e Davide potrebbe persino sconfiggere Golia.

Ps. A chi passa la vita a fare calcoli di convenienza e a saltare sul carro del vincitore, riesce difficile comprendere perchè il Fatto quotidiano s’è schierato per una battaglia persa. Noi invece ne siamo orgogliosi. Scriveva Indro Montanelli: “Allo specchio, cioè al bilancio della propria vita, prima o poi ci si arriva. E lo specchio non vi giudicherà dai successi che avrete ottenuto nella corsa al denaro, al potere, agli onori; ma soltanto dalla Causa che avrete servito. Tenendo bene a mente il motto degli hidalgos spagnoli: ‘La sconfitta è il blasone delle anime nobili’”.

Marco Travaglio      Il Fatto  18/04/2016

 

vedi: Perchè votare e perchè votare SI !

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