Il 17 dicembre 1944 muore uccisa con un colpo di pistola alla nuca sparata da SS tedesche a San Cesario sul Panaro (MO) GABRIELLA DEGLI ESPOSTI ( 32 anni, nome di battaglia Balella) massaia, Antifascista e Partigiana.
Degli Esposti nacque Calcara, una frazione di Crespellano poco distante dalla Via Emilia, nella pianura bolognese, in una famiglia contadina emiliana dalle idee socialiste.
Finite le scuole elementari Gabriella inizia a lavorare in una fabbrica di salumi e conosce BRUNO REVERBERI che di mestiere fa il casaro. I due si innamorano e insieme condividono la passione politica: entrambi credono nel comunismo e nell’antifascismo.
Insieme organizzano nei caseifici di zona incontri serali dove vengono diffusi i giornali clandestini antifascisti, rafforzando la rete di chi si oppone al regime e si raccolgono fondi per aiutare i prigionieri politici incarcerati nel Forte Urbano di Castelfranco Emilia (MO), molti dei quali di passaggio, in attesa di essere mandati al confino. La casa-cascina di Gabriella e Bruno ( a Castelfranco Emilia) ne ospita anche alcuni, rilasciati o fuggiti dal Forte; tra questi ci sarà anche UMBERTO TERRACINI (1895- 1983), futuro presidente dell’Assemblea Costituente Italiana.
Dopo l’8 settembre 1943, la casa di Gabriella e Bruno diviene la base partigiana della Quarta Zona della Resistenza ed entrambi intensificano la lotta, sabotando in ogni modo il passaggio delle truppe tedesche: seminano chiodi sulle strade, spostano cartelli segnaletici, raccolgono armi. Gabriella (benché avesse due bambine piccole e fosse in attesa di un terzo figlio) inoltre s’impegnò soprattutto nell’organizzazione dei primi Gruppi di Difesa della Donna (GDD).
I Gruppi di Difesa della Donna erano nati a Milano nel novembre del 1943 per iniziativa del PCI con lo scopo di promuovere la Resistenza, coinvolgere il maggior numero di donne in attività resistenziali indipendentemente dall’appartenenza politica e offrire assistenza ai combattenti e alle loro famiglie. I GDD si proponevano anche lotte fondamentali per l’emancipazione femminile.
Un giorno Bruno, tra i primi organizzatori del movimento partigiano locale, venne picchiato a sangue dai fascisti e Gabriella decise di andare sulle montagne, verso Montefiorino (MO), dove raggiunse i compagni di resistenza. Balella dal 13 al 29 luglio del 1944, grazie alle motivazioni proposte dai GDD guidò un centinaio di donne in piazza, a Castelfranco Emilia, per manifestare contro la guerra e opporsi alla scarsità di alimenti. Venne individuata come responsabile della manifestazione e minacciata di morte.
Nel dicembre del 1944 i fascisti locali insieme con i tedeschi sfruttarono le indicazioni di alcuni delatori e, avvalendosi dell’intervento diretto delle SS, attuarono un grande rastrellamento intorno a Modena. Nel primo pomeriggio del 13 dicembre, Gabriella fu raggiunta a casa sua dai tedeschi e interrogata per sapere dove si trovasse suo marito Bruno. Gabriella finse di non essere la moglie di Bruno, ma una sfollata rifugiatasi a Castelfranco. Riuscì cosi ad allontanare i tedeschi e affidare la sua figlioletta minore, Lalla, alle sue vicine.
Dopo alcuni minuti però, i tedeschi capito l’ inganno, ritornarono e dopo aver picchiato Balella in presenza della figlia Savina, la caricarono sulla camionetta e la condussero presso l’ Ammasso canapa di Castelfranco Emilia. Il giorno successivo, il 14 dicembre, quattro gruppi di SS, agendo nelle campagne circostanti e nel paese, arrestarono una settantina di persone: i rastrellati furono trasportati in una casa in località Corona di Castelfranco (MO). Da qui i tedeschi trasmisero le generalità dei fermati al loro comando e spie fasciste si premurano di identificarli se considerati antifascisti.
I prigionieri riconosciuti come tali vennero trasferiti nei locali dell’”Ammasso canapa” e per alcuni giorni furono sottoposti a crudeli interrogatori e torture: tra di essi Gabriella stessa. Nonostante le sevizie subite, Balella non rivelò mai i nomi dei partigiani del posto che lei e la sua famiglia avevano tante volte incontrato ed aiutato.
Il 17 dicembre, Balella e nove suoi compagni di martirio ( SIGIALFREDO BARALDI 43 anni, GAETANO GRANDI 23 anni, ETTORE MAGNI 24 anni, ANNIBALE MARINELLI 22 anni, LIVIO ORLANDI 16 anni, ROBERTO PEDRETTI 37 anni, DINO ROSA 39 anni, LUCIO PIETRO TOSI 68 anni, EZIO ZAGNI 24 anni) furono trasportati dalle SS sul greto del fiume Panaro località Ca’ Nova a San Cesario e uccisi con colpi di pistola alla nuca (i corpi di altri due vennero trovati in un’altra località: RICCARDO ZAGNI 55 anni, MARIO TOSI 38 anni).
Prima di essere uccisa, Gabriella era stata seviziata orrendamente: il suo cadavere verrà ritrovato senza occhi, con il ventre squarciato per togliergli il nascituro ( che non verrà mai trovato) e i seni tagliati. I corpi furono sepolti in una fossa comune che, ricoperta dalla neve, sarà ritrovata solo in gennaio permettendo di dar loro degna sepoltura.
Il terribile supplizio di Gabriella indusse molte donne della zona a raggiungere i partigiani. È così che si costituì il distaccamento femminile “Gabriella Degli Esposti“, forse l’unica formazione partigiana formata esclusivamente da donne. Balella ha ricevuto successivamente la Medaglia d’oro al valor militare alla Memoria.
Il 22 aprile 2006, sul greto del Panaro, – dove furono ritrovati i corpi di Gabriella Degli Esposti e dei suoi compagni di lotta e di martirio – è stato inaugurato un monumento realizzato con una pietra tipica della zona dai ragazzi dell’Istituto “Pacinotti” di San Cesario sul Panaro: la parte superiore del monumento rappresenta una figura femminile.
Oggi, dove sorgeva l’Ammasso canapa, è stato costruito un ipermercato…
Vedete il nostro video ” Il dovere della Memoria“: QUI
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