Gli economisti in genere sono presuntuosi. E il motivo è molto semplice. La disciplina di cui si occupano non è più un sapere umano tra tanti, ma è la teologia del nostro tempo. E loro quando parlano sono come sacerdoti che dicono messa. Non è certo il caso di confutarne il pensiero. Specialmente se non sei pure tu un economista. Sei poi sei un poeta è facile inquadrati come un sognatore velleitario e anche un poco ignorante.
Il mondo in cui viviamo è loro e loro sanno come funziona. A loro spettano i misteri sulle crisi e sul loro superamento. A loro spetta dividersi tra scalmanati e sostenibili, comunque sempre tesi a glorificare il mercato, il Dio di cui sono sacerdoti.
Bisogna opporsi a questa gente, bisogna stanarli nelle loro menzogne, specialmente quando si presentano con la faccia pulita. Davanti al dato sulle grandi ricchezze di pochi uomini e alla povertà di miliardi di altri uomini c’è un solo aggettivo possibile: inaccettabile. Non si può stare sul piano dei distinguo e delle sfumature. Si prende atto che la situazione è scandalosa e immediatamente si mette all’ordine del giorno una riforma radicale del mercato. E questo è un compito che spetta alla politica e non agli economisti.
Franco Arminio Il Fatto 17 gennaio 2017
«Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa perché i mercati non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. I mercati sono una struttura che disciplina le economie, non la società. Se li lasciamo agire come meccanismo operativo della società, tratteranno anche la vita umana come una merce».
Sergio Marchionne il 27 agosto 2016 parlando all’Università Luiss di Roma
Dal libro di Federico Rampini: IL TRADIMENTO, ed. Mondadori 2016, € 17,00
«Marchionne mostra scarsa cultura economica e giuridica quando dice che il mercato “disciplina l’economia”. Il mercato è una costruzione storica, complessa e sofisticata, una sedimentazione di istituzioni e di regole fatte dagli uomini. Chi stabilisce, per esempio, le regole assurde che consentono alla Fca di Marchionne il privilegio di scegliersi una sede fiscale diversa a piacimento, per pagare meno tasse? Chi stabilisce che lo stesso privilegio non spetta al cittadino del ceto medio, che non può lavorare in Italia e arbitrariamente fissare la propria residenza fiscale a Montecarlo o alle Bahama? Lo stabiliscono delle leggi proposte da governi, votate da Parlamenti, su sollecitazione e pressione dei poteri forti. Non “il mercato”».