Il 17 marzo del 1958 muore a Licata (AG) ucciso con un colpo di pistola in un agguato mafioso VINCENZO DI SALVO (32 anni) operaio edile e dirigente sindacale.
Di Salvo dirigeva la Lega locale degli edili (aderente all’organizzazione sindacale unitaria) e contemporaneamente prestava la sua attività lavorativa presso la ditta Iacona impresa appaltatrice dei lavori di costruzione delle fognature cittadine.
In qualità di dirigente sindacale Di Salvo era alla testa da una settimana circa dello sciopero dei dipendenti dell’ impresa non essendo riusciti i lavoratori ad ottenere dal 1 febbraio 1958 il pagamento dei salari e degli assegni familiari maturati.
Il sabato precedente l’uccisione, a conclusione di un incontro tra rappresentanti dei lavoratori e del datore di lavoro e alla presenza del Sindaco e di un sottufficiale dei carabinieri, si giungeva ad un accordo: i lavoratori avrebbero sospeso l’azione sindacale a patto che l’azienda avesse pagato entro il giorno successivo i salari e tutte le altre spettanze. Diversamente gli operai avrebbero ripreso la loro libertà d’azione proseguendo nello sciopero.
Purtroppo la domenica passò ed anche il lunedi senza che la “Iacona”, la quale aveva promesso di pagare i salari e le altre spettanze in cantiere e soltanto quando il lavoro fosse stato ripreso, mantenesse i suoi impegni per cui lo sciopero continuò sempre sotto la guida di Di Salvo. Ma questo impegno deciso e generoso di Di Salvo fu l’atto finale per decidere da parte della mafia locale la sua morte.
La sera del 17 marzo, mentre Di Salvo si recava a bere un bicchiere di vino con alcuni amici e colleghi, fu affrontato da Luigi Puzzo, legato al boss mafioso locale e che nei giorni precedenti aveva cercato dì interrompere le agitazioni sindacali. Il mafioso sparò un colpo di pistola che colpì Di Salvo mentre si era messo in mezzo per impedire che Puzzo sparasse. Puzzo verrà arrestato solo nel 1959 e condannato per il delitto a quattordici anni di prigione.
Di Salvo non venne mai ricordato nè a Licata nè altrove ( tranne negli ultimi anni) e il suo assassinio non ricevette nessuna attenzione da parte della stampa a parte un trafiletto sul Giornale di Sicilia che non citava neanche la sua appartenenza al sindacato. Lasciò due figli e una moglie in attesa del terzo. I resti di Di Salvo riposano nel cimitero di Licata.
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