Perché non si da più spazio alla filosofia nella scuola? Forse perché la si ritiene unicamente una materia liceale, e quindi non si presta ascolto a chi pure vorrebbe introdurla fin dalla scuola primaria. Non parlo di Socrate o Platone snocciolati in pillole didattiche, parlo di una forma mentis da dare quando quella mente (quella dei fanciulli) è ancora malleabile. Non solo, ma animata da quella meraviglia che Platone riteneva innata e spontanea nei bambini, primi veri filosofi.
Malgrado tutte le riforme della scuola che immancabilmente si introducono a ogni cambio di ministro, i mali della scuola sono sempre quelli, ma non si vogliono vedere. Il primo è costituito dagli insegnanti, molti dei quali non conoscono la loro materia, o non la sanno comunicare nel modo giusto, o non sono abbastanza carismatici da affascinare i ragazzi che, solo se conquistati, trovano gusto e passione per lo studio.
Il secondo problema sono i genitori i quali, dopo che non hanno mai detto un no ai loro figli, e mai chiesto loro un sacrificio, invece di riprovare una condotta indolente, riprovano la condotta degli insegnanti che, con le loro valutazioni, richiamano gli studenti ad un minimo di impegno.
Il diritto allo studio andrebbe assicurato solo a chi ha davvero voglia di studiare, dopo aver dato a tutti la possibilità di farlo e di assaporare il piacere e il sacrificio che lo studio richiede. Premesso ciò, la filosofia, al pari delle lingue straniere, sarebbe certo utile praticarla fin dalle elementari, alle quali classi i bambini accedono avendo già avuto modo di porsi le domande filosofiche di quella stagione dei “perché”, quando chiedono: “Perché se la terra è rotonda e gira intorno al sole, noi non ci capovolgiamo?”, oppure: “Come fa a esistere Dio se non ha una mamma che l’ha messo al mondo?”.
Questo tipo di domande non ricevono mai una risposta seria e alla portata della loro età; i genitori non sapendo come rispondere chiudono con: “Quando sarai grande capirai”. Così il bambino interiorizza che le domande che fanno pensare non sono interessanti (giacché nessuno le prende in considerazione), per cui è meglio non porsele e vivere spensieratamente (senza pensieri, quindi da superficiali, per non dire da deficienti).
La filosofia non è solo, e neppure soprattutto, una materia scolastica. E’ un atteggiamento, un modo di stare al mondo che stabilisce una differenza tra chi si pone problemi, non solo teorici, ma anche pratici, e cerca una soluzione possibile, e chi non se li pone, e quando gliene capita uno non ha strumenti per affrontarlo e neppure capisce se è un vero problema o no.
Ciò vale anche per il dolore (il senso del dolore), a proposito del quale Eschilo diceva che “è un errore della mente”. La mente se ha solo quattro pensieri in testa, non ha strumenti per affrontare il dolore, oppure, ancor peggio, il dolore risulterà tanto più acuto quanto meno si è capaci di relativizzarlo, dal momento che l’orizzonte della nostra coscienza è troppo ristretto, perché ci si è tenuti per tutta la vita, e magari inorgogliendosi, lontani da ogni forma di cultura, di reale crescita.
Salvatore Rizzo La Sicilia, 21/3/2017
vedi: Pensiero Urgente n.224)