Il 9 maggio 1978 muore a Cinisi (PA) ucciso dalla mafia GIUSEPPE IMPASTATO (30 anni, detto Peppino) attivista giornalista e poeta.

Era membro di Democrazia Proletaria (candidato al consiglio comunale di Cinisi) e notissimo per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra fatte attraverso una radio privata articoli di giornali e straordinarie drammatizzazioni di strada: tutto questo lo portò ad essere ucciso a colpi di pietra in un casotto di campagna e poi con il suo cadavere venne inscenato un attentato per distruggerne anche l’immagine in cui la stessa vittima apparisse come suicida ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia.

Verranno recuperati pochissimi resti del suo cadavere. Pochi giorni dopo gli elettori di Cinisi voteranno ancora il suo nome riuscendo ad eleggerlo simbolicamente al consiglio comunale.

Peppino era nato a Cinisi e proveniva da una famiglia mafiosa: il cognato di suo padre per esempio era il boss Cesare Manzella (coinvolto nel traffico di droga e che sarà ucciso negli anni Sessanta in un agguato). Anche il padre di Giuseppe è coinvolto nella criminalità (durante il periodo fascista era stato spedito al confino) e proprio per questo i due rompono presto: Giuseppe quindi ancora ragazzo viene cacciato di casa.

Mentre frequenta il liceo classico di Partinico nel 1965 aderisce al Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e fonda il giornalino “L’idea socialista“: su questa pubblicazione racconta tra l’altro la Marcia della protesta e della pace voluta da DANILO DOLCI nel 1967: il rapporto con Danilo, sia pure episodico, lasciò un forte segno nella formazione politica e morale di Peppino.

Un numero dell'"Idea Socialista" del 1965

L’idea socialista“ tuttavia venne sequestrata dopo pochi numeri; successivamente Peppino Impastato lasciò il Psiup, in seguito allo scioglimento della Federazione Giovanile, e iniziò a collaborare come dirigente con i gruppi comunisti locali occupandosi – tra l’altro – delle battaglie dei disoccupati degli edili e soprattutto dei contadini che si vedono privati dei loro terreni per favorire la realizzazione della terza pista dell’aeroporto di Palermo proprio a Cinisi.

Nel 1968 prese parte alle prime occupazioni e alle lotte studentesche ma senza una concreta convinzione e in seguito aderì alla Lega gruppo marxista – leninista. All’inizio degli anni Settanta gli venne proposto di trasferirsi al Cantiere Navale a Palermo ma rifiutò; per qualche tempo consuma alcol in maniera eccessiva ma torna in sé nella primavera del 1972. In quel momento aderì alla proposta del gruppo del “Manifesto“, desideroso di godere di garanzie istituzionali, ma la sconfitta elettorale lo gettò nuovamente nello sconforto.

Nell’autunno dello stesso anno Peppino aderì al Circolo Ottobre di Palermo contribuendovi in maniera attiva e poco dopo si avvicinò a “Lotta Continua“: dopo avere conosciuto MAURO ROSTAGNO ( 1942- 1988, giornalista ucciso dalla mafia) prende parte alla maggior parte delle riunioni dei quadri dell’organizzazione.

La sede di Radio Aut a Cinisi

Nel 1976 costituì il gruppo Musica e cultura che svolse attività culturali  attraverso musica cineforum teatro e dibattiti; nello stesso anno fondò Radio Aut una radio libera autofinanziata attraverso la quale con enorme coraggio denunciò i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi, Terrasini e dintorni di Palermo, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato in maniera irrisoria “Tano Seduto” ) che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga attraverso il controllo dell’ aereoporto di Palermo di Punta Raisi.

Il programma più seguito era Onda pazza a Mafiopoli trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici per cercare di educare i suoi concittadini a superare il senso di sottomissione e paura nei confronti dei mafiosi che li attanagliavano da sempre. Nel 1978 Peppino decise di candidarsi alle elezioni comunali del suo paese nella lista di Democrazia Proletaria; poco prima delle elezioni si occupò dell’esposizione di una mostra fotografica in strada che documentava la devastazione del territorio locale messa in atto da gruppi mafiosi e speculatori con la complicità, come denuncia con forza, dei politici del comune di Cinisi.

La tomba di Peppino nel cimitero di Cinisi

Per la mafia ogni limite è superato: a soli trent’anni nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 Giuseppe Impastato viene assassinato. Stampa forze dell’ordine e magistratura parlarono da subito di un atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima di suicidio dopo la scoperta di una lettera che però era stata scritta molti mesi prima e questo nonostante l’impegno dei suoi amici in quei giorni per dimostrare l’uccisione di Peppino per mano mafiosa.

Inoltre il delitto avvenuto in piena notte riuscì a passare quasi inosservato poiché proprio in quelle stesse ore veniva ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma. Sarà successivamente l’impegno di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni a far sì che l’inchiesta sulla sua morte  venga riaperta: nel 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo riconoscerà l’origine mafiosa dell’omicidio.

L’11 aprile 2002 per l’omicidio Impastato Vito Palazzolo (boss locale anche lui coinvolto) venne condannato a trent’anni di reclusione mentre Gaetano Badalamenti ( che si trovava incarcerato negli USA) venne condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti.

Nel 2000 il regista Marco Tullio Giordana propose lo straordinario film  I cento passi sulle vicende di Peppino: cento passi dividevano la casa degli Impastato, a Cinisi, da quella del boss Gaetano Badalamenti.

Il 7 dicembre 2004 è morta Felicia Bartolotta coraggiosa madre di Peppino e animatrice con il fratello di Peppino ( ancora pienamente operante) del Centro Impastato di Cinisi. I resti di Peppino riposano nel cimitero di Cinisi.

 

Peppino Impastato così scrisse in un articolo pubblicato su “Idea socialista“ nel 1965:

“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente! “.

 

 

Le Memorie dei Santi debbono essere applicate alla nostra vita di oggi come un lievito di senso critico e di miglioramento morale. Se no sono inutili.

Per questo ci permettiamo di “parafrasare” le risolute e coraggiose parole con le quali Impastato cominciò la sua decisa opposizione al “regime” con cui aveva a che fare a Cinisi: la mafia di Badalamenti.

Ci aiutino ad opporci decisamente al “regime” con cui noi abbiamo a che fare oggi nel 2024.

“Io voglio scrivere che il regime sanitario del Grande Reset è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci ad essere manipolati! Prima di non accorgerci più di niente! “

 

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI

 



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