L’11 luglio 1969 muore a Zurigo dopo una lunga malattia GIACOMO BRODOLINI (49 anni) sindacalista, politico Azionista e Socialista e ministro.
Brodolini nacque a Recanati (Macerata) in una famiglia della buona borghesia e compì gli studi liceali a Bologna. Subito dopo la maturità nel 1940 venne chiamato alle armi come ufficiale di complemento in Albania e Grecia. Al ritorno fu mandato in Sardegna fino all’armistizio dell’8 settembre del 1943.
In Sardegna conobbe l’azionista EMILIO LUSSU (1890- 1975), sua moglie JOYCE LUSSU (1912- 1998) e la loro cerchia di ardenti amici antifascisti che completarono la sua formazione politica che lo portò ad entrare nel Partito d’Azione nel 1946, divenendone un attivo militante anche come dirigente del partito nelle Marche.
Sempre nel 1946 si laureò in lettere a Bologna e quando nel 1947 il PdA si sciolse Brodolini, che apparteneva all’ala maggioritaria socialista del partito, si legò dal 1948 al PSI insieme a RICCARDO LOMBARDI (1901- 1984) e Lussu. Nel PSI si specializzò sui problemi sindacali e assumendo ruoli di dirigenza nel partito, come ad Ancona.
Nel 1950 Brodolini fu eletto a Roma segretario nazionale della Federazione lavoratori edili (FILLEA) della CGIL fino al 1955 entrando anche, nel 1952, nel comitato direttivo della CGIL. Quando GIUSEPPE DI VITTORIO (1892- 1957) era segretario della CGIL Brodolini divenne vicesegretario restando al vertice fino al 1960.
Dal 1960 decise d’impegnarsi nel PSI, portando con sè la sua ricca esperienza sindacale, e nel 1963 ne divenne vicesegretario fino al 1966. Nel 1968 PSI e PSDI si unirono e Brodolini divenne vicesegretario di questo nuovo partito unificato. Intanto fin dal 1953 era stato eletto alla Camera dei Deputati in circoscrizioni marchigiane: rimarrà deputato fino al 1968 quando verrà eletto in Senato.
Proprio nel dicembre del 1968 Brodolini divenne Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel primo governo Rumor (1968-69). In questa occasione profuse tutta la sua personale cultura azionista e socialista promuovendo una grande attività legislativa in materia previdenziale e sindacale: si attivò per il superamento delle gabbie salariali, per la ristrutturazione del sistema previdenziale, per la riforma del collocamento, per la riforma delle pensioni e divenne il principale sostenitore dello Statuto dei lavoratori, divenuto poi legge (20 marzo 1970, n. 300).
Ma soprattutto Brodolini introdusse un nuovissimo stile originale del suo ministero: nel capodanno del 1968 trascorse la notte in una tenda alzata in via Veneto dai lavoratori della tipografia romana Apollon che lottavano per la difesa del loro posto di lavoro. In questa occasione disse:
“Sento il dovere di dirvi che, in un caso come questo, il Ministro del Lavoro non pretende di collocarsi al di sopra delle parti, ma che sta con tutto il cuore da una sola parte: dalla vostra parte. “
Poi andò ad Avola (Siracusa) per essere accanto ai braccianti locali che manifestavano per l’uccisione di due lavoratori da parte della polizia durante una manifestazione sindacale. In questa occasione Brodolini denunciò la
“medievale e inumana pratica dell’ingaggio della manodopera sulla pubblica piazza, quasi che si tratti di bestiame per lavori pesanti e non di lavoratori partecipi di un processo di sviluppo, di rinnovamento e di democratizzazione delle strutture del vecchio stato liberale che vede in loro i protagonisti di questa nuova era dei rapporti sociali e della storia”.
In un manifesto del PSI di quel periodo Brodolini aveva fatto scrivere, firmando: Da una parte sola. Dalla parte dei lavoratori.
Nei sette mesi del suo breve ministero tutti i punti del suo programma politico e sociale, insieme con altri di analoga rilevanza, vengono affrontati di petto e a ciascuno di essi o viene data la soluzione o si dettano le premesse perché altri successivamente lo possa fare.
Purtroppo un grave tumore stava minando la sua salute: la consapevolezza della fine imminente lo spinse ad accelerare per quanto possibile la realizzazione del suo programma politico e l’approvazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori attraverso un impegno infaticabile.
Brodolini aveva come giovane capo della commissione di esperti del ministero Gino Giugni che raccontò nel suo libro La memoria di un riformista:
“Sembrava quasi aver fretta di portare a termine il suo compito. Riuscì a realizzare tre importanti obiettivi: la mediazione nella vertenza sulle cosiddette gabbie salariali, che favorì un accordo tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria sull’unificazione progressiva dei salari nel paese; una riforma delle pensioni che ancorando la pensione all’80% delle ultime retribuzioni ebbe effetti duraturi e venne modificata solo con Amato nel 1992” e infine lo Statuto dei Lavoratori.
Quando il progredire della malattia lo costrinse ad andare in una clinica di Zurigo scrisse due messaggi prima di partire: uno a Gino Giugni, il suo più stretto collaboratore nella formazione dello Statuto dei Lavoratori, raccomandando di seguire da vicino l’iter parlamentare del disegno di legge sullo Statuto.
L’altro messaggio fu inviato a PIETRO NENNI (1891- 1980) per giustificare la sua assenza, dal decisivo Comitato centrale che doveva cercare di evitare la scissione del partito socialista, per un periodo di cure e riposo. Così scrisse:
“La loro necessità (delle cure) è stata accentuata dagli eccessi di impegno e di fatica che mi sono stati richiesti dalla mia attività, attraverso la quale ho cercato di mantenere fede agli impegni socialisti nei confronti dei lavoratori”.
Brodolini morì l’11 luglio del 1969 nella clinica di Zurigo dove si è recato. Venti giorni dopo il Consiglio dei ministri approvò il testo, da lui elaborato, dello Statuto dei lavoratori. I resti di Giacomo Brodolini riposano nel cimitero di Recanati, sua città natale, e il 14 agosto del 1969 il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat lo insignì della Medaglia d’oro al valor civile alla memoria.
Brodolini il 24 giugno 1969 presentò alla Camera il disegno di legge, a cui aveva posto mano fin dall’inizio del mandato ministeriale, che diverrà noto come Statuto dei lavoratori. Il titolo del disegno di legge era: Norme per la tutela della libertà e della dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro. Nel testo si legge che questo disegno di legge voleva
contribuire in primo luogo a creare un clima di rispetto della libertà e della dignità umana nei luoghi di lavoro, riconducendo l’esercizio dei poteri direttivo e disciplinare dell’imprenditore nel loro giusto alveo e cioè in una stretta finalizzazione allo svolgimento delle attività produttive.
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