Il 20 febbraio 1993 muore a Roma dopo una lunga malattia LUCIANO BOLIS, letterato, politico, membro del Movimento Federalista Europeo, Antifascista, Azionista e Partigiano.

Bolis nacque a Milano nel 1918 in una famiglia della piccola borghesia e simpatizzante per il fascismo: infatti il padre lo portava spesso con sé alle conferenze dell’Istituto fascista di cultura e Luciano crebbe senza nessuna idea antifascista

Quando Bolis s’iscrisse all’Università di Pavia (dove si laureò in lettere e filosofia) cominciò a maturare politicamente e a partecipare ad alcune cospirazioni antifasciste distribuendo volantini e diffondendo opere letterarie vietate. I gruppi studenteschi milanesi e pavesi avevano inoltre preso contatti con UGO LA MALFA (1903- 1979) e FERRUCCIO PARRI (1890- 1981) che Bolis considererà un punto di riferimento etico-politico fondamentale della sua vita.

Nel 1941 fu arruolato come alpino e operò tra Aosta e Bassano del Grappa dove lo raggiunse un ordine d’arresto da parte del Tribunale Speciale per le attività cospirative che aveva svolto e venne imprigionato nel carcere di Castelfranco d’Emilia fino al 1943.

Uscito dal carcere rimase ospite di antifascisti locali e non potè recarsi a Milano dove il 28 agosto del 1943 fu fondato il Movimento Federalista nella casa di MARIO ALBERTO ROLLIER (1909- 1980). Sarà durante le sue peregrinazioni in Svizzera, per sfuggire ai fascisti, che instaurò importanti rapporti con i promotori del Movimento europeista: ALTIERO SPINELLI (1907- 1986) ed ERNESTO (1897- 1967) e ADA ROSSI (1899- 1993).

Mentre era internato nel campo per rifugiati politici presso Zurigo conobbe FERNANDO SCHIAVETTI (1892- 1970) che fu fondamentale per la sua ulteriore maturazione politica. Schiavetti aveva fatto parte di ” GIUSTIZIA E LIBERTA’ ” a Parigi e parlò a Bolis di CARLO ROSSELLI (1899- 1937). Come Schiavetti anche lui aderì al PARTITO D’AZIONE, fondato nel 1942, i cui esponenti principali, come La Malfa e Parri, egli già conosceva.

Iniziò quindi a lavorare come rappresentante del PdA e del Movimento Federalista nella Svizzera tedesca e fece da maestro nei confronti di tutti i giovani che erano espatriati per sottrarsi alla leva della Repubblica Sociale e che erano completamente impreparati politicamente.

Ma Bolis desiderava rientrare in Italia e combattere nella Resistenza: quando Parri chiese il suo aiuto lo mandò a combattere in Liguria. Genova divenne, dopo Pavia, fondamentale per  Bolis: qui comincerà la stesura del suo libro-testimonianza ” Il mio granello di sabbia“, qui svolgerà l’impegno politico come segretario regionale del Partito d’Azione, qui fonderà e dirigerà l’Istituto Storico della Resistenza.

In Liguria Bolis trovò una situazione difficile e disgregata per cui lavorò come segretario regionale del Partito d’Azione e ispettore delle Brigate di “Giustizia e Libertà” sia in città, sia mantenendo contatti con le formazioni in montagna e con il centro di Milano.

Il 6 febbraio 1945 a Genova i fascisti riuscirono ad arrestarlo e lo torturarono subito in maniera estremamente feroce. Venne poi trasportato nella caserma delle Brigate Nere di via Monticelli a Genova. Appena arrivato subì un morso all’orecchio dato però appoggiando le mani sulle spalle del torturato per avere la controspinta e dare maggior forza al morso.

Poi venne rinchiuso seminudo in una cella buia, piccola e freddissima e lo lasciarono senza cibo e senza acqua per 2 giorni. Nonostante ciò Bolis con grande forza d’animo e tenacia imparò a distendere le articolazioni durante i pestaggi per smorzare i colpi e attutire il dolore e a simulare svenimenti che gli garantivano un po’ di tregua, perché i fascisti si divertivano a percuoterlo solo quando soffriva.

Oltre ai pestaggi veniva sottoposto alle cosiddette “torture scientifiche” che consistevano nel legarlo, a torso nudo, a cavalcioni su una sedia per poi venire frustato con scudisci di varia forma: alcuni avevano delle striscioline intrecciate di cuoio con dei pallini di metallo in fondo ad ogni strisciolina e il più doloroso era formato da anelli di metallo uno dentro l’altro.

Visto che le frustate non riuscivano a farlo parlare i suoi aguzzini lo facevano sedere su una sedia e, mentre qualcuno gli reggeva la testa indietro, gli introducevano nella gola uno straccio imbevuto di vari liquidi e gli versavano dell’acqua direttamente nel naso.

Dopo giorni di queste orribili torture Bolis, temendo di non riuscire più a resistere e denunciare i suoi compagni, si tagliò le vene dei polsi e la gola recidendosi anche le corde vocali. Fu soccorso per caso da un secondino e venne trasferito in ospedale con lo scopo di strappargli anche in quelle condizioni i nomi dei suoi compagni di lotta.

In ospedale conobbe la sua futura compagna di vita, INES MINUZ ( che sposò nel 1949), un’infermiera che comprese la situazione e divenne collaboratrice dei partigiani genovesi che organizzarono la sua evasione il 18 aprile 1945.

Bolis fino al febbraio 1946 non potè partecipare alla vita politica successiva alla Liberazione  a causa delle condizioni di salute precarie e dell’assoluta mancanza di voce.

Ma anche in quelle condizioni pensò che fosse doverosa la sua testimonianza e scrisse di getto la sua esperienza ne “Il mio granello di sabbia“.

Bolis ha sempre sentito questo bisogno di testimoniare i valori e gli ideali della Resistenza con l’azione e anche con lo scritto che lui concepiva come una diversa forma dell’operare.

Vivendo tra Genova e Milano, nel 1945/46 seguiva attentamente le vicende di quel periodo che vide anche il GOVERNO PARRI, recandosi spesso presso la redazione di Milano del giornale “L’Italia libera“, organo del PdA diretto da Schiavetti.

Il racconto della sua esperienza rese Bolis un mito, un martire vivente. Al Congresso dei Partiti d’Azione del febbraio 1946 Parri, nel ricordare i caduti, i martiri e i combattenti eroici fece anche il nome di Bolis.

Nella primavera del 1947 GIORGIO VACCARINO (1916- 2010), importante esponente della Resistenza piemontese, si recò a Genova per incontrare Bolis, che era allora Segretario regionale del Partito d’Azione e conservava gli atti e i documenti del CLN regionale. In quell’incontro Vaccarino gli comunicò la decisione presa a Torino da tutti i membri dei partiti del CLN, di creare un Istituto storico della Resistenza con il fine di raccogliere e ordinare la documentazione relativa al periodo della lotta di liberazione, sottraendola così al rischio della dispersione.

Bolis accettò con entusiasmo anche per sistemare i documenti che lui custodiva. L’8 settembre 1947 Bolis svolse una riunione a Genova con i sei partiti del CLN regionale ( azionista, liberale, socialista, comunista, democratico cristiano, repubblicano )  dove fu approvata all’unanimità la proposta di costituire quello che poi venne denominato “Istituto storico della Resistenza in Liguria“.

Successivamente fu deciso di prendere accordi con l’Archivio di Stato per il deposito presso di esso degli atti e dei documenti del CLN regionale e lo stesso Bolis venne nominato direttore dell’istituto genovese, carica che lasciò nel 1953 per ricoprire incarichi relativi al suo impegno federalista europeo: infatti nel 1964 divenne funzionario presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo, dove poté portare avanti i suoi ideali federalisti e contribuire alla nascita del Parlamento europeo. Ma la permanenza a Strasburgo e il suo ruolo di funzionario non soddisfacevano pienamente le sue aspirazioni.

Nel 1978 andò in pensione e si trasferì a Roma partecipando alle elezioni politiche europee del 1979 nelle liste del PRI, senza essere eletto. Ma l’insuccesso elettorale non fermò il suo lavoro incessante  di apostolo ed educatore degli ideali della Resistenza e di un’Europa realmente unita e federale.

Nel 1963 insieme alla sua compagna Ines diede il via alla “Fondazione Europea Luciano Bolis” con l’obiettivo di approfondire la teoria del federalismo europeo e avviare riflessioni  sui problemi della pace nel mondo e promuovere studi e ricerche riguardanti la storia del processo di unificazione europea. Per realizzare tali obiettivi fondò una rivista in lingua inglese, francese e italiana ,”Il federalista“, ed avviò la “Biblioteca Federalista” presso la casa editrice il Mulino di Bologna.

Dopo una lunga malattia Luciano Bolis morì a Roma il 20 febbraio 1993 e i suoi resti riposano nel cimitero di Ventotene (LT) accanto alla tomba di Altiero Spinelli.

 

Il 7 febbraio 1998 il Movimento Federalista di Genova depose questa targa nel luogo in cui Bolis fu arrestato dai fascisti nel 1945 :

Luciano Bolis

1908-1993

In questa piazza, il 6 febbraio 1945

Fu arrestato dai fascisti

Torturato tentò il suicidio per non

Rivelare i nomi dei compagni

Dedicò la vita alla causa della pace e dell’Unità europea

 

 

 

Vedete il nostro video  ” Il dovere della Memoria“: QUI

 


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