Giuseppe Mazzini, 1805-1872

Ciò che veramente oggi ostacola notevolmente il progresso del principio democratico, è l’anarchia che prevale nella schiera dei suoi apostoli. Il partito democratico è, forse, l’unico in Europa che sia privo di un governo, che non abbia dirigenti qualificati, né un centro morale che lo rappresenti in Europa. Siamo credenti senza un tempio. Abbiamo ereditato dal passato una grande paura dell’autorità; temiamo a tal punto di essere inquadrati in reggimenti marcianti sulla strada maestra, che ciascuno di noi si avventura in scorciatoie, con il grande pericolo di andare fuori strada.

La libertà, che non è altro che un mezzo, è diventato un fine. Noi abbiamo lacerato la grande e bella insegna della Democrazia: il progresso di tutti per opera di tutti sotto la guida dei migliori e dei più saggi. …

Dio solo sa quanti progetti e punti di vista potrei enumerare nel partito democratico al quale considero un onore appartenere. Al di sotto di tutto ciò il popolo, che non è in grado di comparare, studiare, scegliere, tra queste idee contrastanti, quella che gli è più vicina e che contiene più verità, si abitua a dubitare. Per il popolo c’è una sola cosa certa – la propria miseria e il sentimento di sfiducia causato per reazione da essa – un sentimento che lo spettacolo offerto dai propri maestri, non contribuisce a diminuire. Tra tutte queste frazioni del partito democratico non ce n’è una completamente giusta, e nessuna è completamente sbagliata; sono tutte frammenti di democrazia, non sono la Democrazia.

Date il suffragio a un popolo che non vi è preparato, governato da cieche passioni reazionarie, ed esso lo metterà in vendita o ne farà un cattivo uso; verrà introdotta l’instabilità in ogni parte dello Stato; diventeranno impossibili quelle grandi concordanze di opinioni, quei progetti per il futuro, che rendono la vita di una nazione forte e progressiva.

Si possono sviluppare quanto si voglia gli interessi materiali: se un rinnovamento morale non li governa, probabilmente si accresceranno le già troppo grandi ricchezze dei pochi, ma la massa di coloro che producono non vedrà migliorate le proprie condizioni; o addirittura aumenterà l’egoismo; sarà soffocato sotto i piaceri fisici tutto ciò che v’è di più nobile nella natura umana; un progresso soltanto materiale potrebbe sfociare in un’immobile società di tipo cinese. Questi Utopisti dimenticano che noi siamo quaggiù non per creare la natura umana, ma per farla progredire…

… Al posto di tutti questi corpi docenti, accademie, università, centri di conferenze, senza finalità, senza programma, e senza larghe prospettive…  ci dovrebbe essere un vero apostolato della conoscenza, iniziando dalle poche verità fondamentali necessarie per l’avvenire dell’umanità e messe in risalto da pochi uomini di genio, ma non ancora rese popolari. Sarebbe così steso un programma educativo; il bilancio delle nostre cognizioni, una volta compilato sinteticamente, presto diventerebbe il programma politico che noi tutti stiamo cercando…

II suffragio elettorale, le garanzie politiche, il progresso dell’industria, il miglioramento dell’organizzazione sociale, tutte queste cose, ripeto, non sono la Democrazia; non sono la causa per la quale ci siamo impegnati; sono i suoi mezzi, le sue parziali applicazioni o conseguenze.

Il problema che vogliamo risolvere è un problema educativo, è l’eterno problema della natura umana; all’avvento di ogni era, a ogni scalino che noi saliamo, cambia il nostro punto di partenza, e un nuovo obiettivo, dietro quello appena raggiunto, si apre al nostro sguardo.

Noi democratici vogliamo che l’ uomo sia migliore di quanto egli è; che egli abbia più amore, un maggior senso del bello, del grande, del vero; che l’ideale che egli persegue sia più puro, più alto; che egli senta la propria dignità, e abbia più rispetto per la sua anima immortale. Che egli abbia, in una fede liberamente adottata, un faro che lo guidi, e le sue azioni corrispondano a questo credo.

è possibile migliorare gli uomini solo migliorando I’uomo, solo migliorando la stessa idea della vita che lo spettacolo dell’ineguaglianza tende a “peggiorare”…

Giuseppe Mazzini,  in Peoples Journal (Londra), n. 35, 28 agosto 1846

 

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