L’Italia che osteggiò il Regime, in un testo da leggere a scuola
Un buon istinto a fare la cosa giusta al momento giusto ha spinto Mirella Serri, brava e stimata autrice, ma mai così brava, a scrivere un libro esemplare su come si lotta senza sostegni e senza difese per salvare un Paese dal fascismo. Il Paese è l’Italia e la vittoria degli antifascisti sull’orrore fascista la conoscete, è la Storia.
Tanto è vero che tutti passano in punta di piedi intorno a Giorgia Meloni (quando si arrabbia esige che si affondino le navi dei migranti se hanno salvato qualcuno, e tutti sanno che lo farebbe se trovasse un re tipo Savoia o un alleato con molti voti per governare come si deve). Ecco quello che la Serri ha capito.
I gesti di noia che si compiono in ogni gruppo in attesa di nomine e incarichi, quando si dice che torna il fascismo (ma dove, ma chi, ma te lo immagini, ti dicono mentre “dei ragazzi immaturi” stanno ammazzando di botte un pakistano) coprono una certezza. Se non tornano sono vicini e se mi passano accanto non voglio che mi trovino antifascista.
Per introdurre il libro di Mirella Serri (Gli irriducibili. I giovani ribelli che sfidarono Mussolini, Editore Longanesi) cito il capitolo in cui Nello Rosselli, in un giorno di tempesta a Livorno riesce a raggiungere il teatro dove sono riuniti a convegno i giovani ebrei della città, si impossessa del palco e spiega affannato e appassionato di essere un ebreo senza fede e senza riti ma in una cosa legato profondamente al suo ebraismo al punto da potervi mai rinunciare: il senso, il culto, la difesa della libertà.
È questa voce di giovane irriducibile che ci fa strada per entrare nel momento di grandiosa nobiltà italiana che la Serri vuole che si conosca. Infatti in questo libro, come nella lista di un grande party, ci sono tutti i nomi del grande rischio, accettato con sfrontatezza e nessuna esitazione, di fare barriera, con la dovuta ripugnanza, al fascismo (che aveva già lasciato a terra i suoi morti, aveva già sottomesso i suoi umiliati, e prometteva molto di più) e a prendere un impegno pubblico e collettivo a non cedere.
Con l’autrice entrate nelle stanze italiane degli anni Venti piene di vita, di coraggio, della volontà di resistere, di gente giovane, di una sorta di tragica euforia di persone giovani che vinceranno, ma non per sé, e hanno capito subito la miseria morale e politica del regime nero e ne pagheranno il prezzo perché altri siano liberi e vivano con dignità.
Le due aree più intense e più calde di queste stanze piene di un entusiasmo tragico e felice, sono giovani ebrei e giovani comunisti, o almeno i due poli caldi e gremiti da cui parte con più intensità il segnale. Entri nella tesa e febbrile narrazione del libro e ti trovi tra Amendola e Sereni (tutta la famiglia Sereni), tra i Rosselli e Di Vittorio, tra Gobetti e Colorni.
E capisci perché è così disorientante vivere in uno squallido vuoto tra il fascismo polacco, il nazismo ungherese e i sindaci e presidenti di regione della Lega.
Si dice di un buon libro che dovrebbe essere diffuso nella scuole. La conoscenza de Gli irriducibili di Mirella Serri dovrebbe essere richiesta a insegnanti e genitori. È giusto, è necessario che sappiano che c’è stata anche un’altra Italia.
Furio Colombo Il Fatto 30/ 9/ 2019
Vedi: Due fratelli per Giustizia e Libertà: CARLO e NELLO ROSSELLI
Lo studente che ci ha lasciato un compito: GIORDANO CAVESTRO
Il fisico che insegnava ai giovani: EUGENIO CURIEL
La Resistenza di un giovane liberale: PIERO GOBETTI
Il volo di un antifascista: LAURO DE BOSIS
La lezione dei maestri antifascisti
Perché la letteratura della Resistenza dovrebbe essere la nostra epica moderna