“È possibiledata l’inconsistenza etica dei nostri governanti, che queste disposizioni siano dettate in chi le ha prese dalla stessa paura che esse intendono provocarema è difficile non pensare che la situazione che esse creano è esattamente quella che chi ci governa ha più volte cercato di realizzare: che si chiudano una buona volta le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.”

Giorgio Agamben, filosofo   in  Contagio

 

 

Azzolina: “Mascherine e barriere di plexiglass nelle aule”!

Scuole sempre più strutturalmente insicure e proclami propagandistici del governo grulpiddino. Non sanno neanche vagamente quello che propinano a scatafascio. La tecnocrazia ha preso il posto della democrazia.

Il ministro della cosiddetta Istruzione pentastellata, Lucia Azzolina, quella che per abilitarsi all”insegnamento ha scopiazzato la “sua” tesi da alcuni manuali specialistici, seguita a spararle sempre più grosse, farneticando a sproposito su epidemie di ritorno, mentre in base all’ultimo rapporto del Miur, ben 2 mila scuole pubbliche sono ancora imbottite del cancerogeno amianto (messo al bando sulla carta nel 1992 con la legge 257), e buona parte degli istituti pubblici sono a rischio di sicurezza o in zone sottoposte a dissesto idrogeologico. Purtroppo nessuno protesta seriamente, a partire dai silenti dirigenti scolastici.

Nelle scuole pubbliche manca di tutto: dalle lavagne elettroniche (spesso malfunzionanti per tutto l’anno), alla carta igienica, dalle palestre agibili al sapone e all’igiene nei bagni per gli alunni. Ma l’unica preoccupazione dell’incredibile (ossia non credibile) ministro pro tempore in quota grillina, ora è quello di piazzare all’interno delle aule, per ogni banco una barriera divisoria di plexiglass, in situazioni di sovraffollamento dove si respira a fatica in situazioni ordinarie.

Il livello istituzionale, insomma, è rasoterra. Pedagogia? No, burocrazia.

Un ministro del genere, in un Paese civile sarebbe stato messo alla porta dopo 5 minuti. Azzolina, per il bene di tutti, si dimetta e torni a scuola, ma per imparare, o magari apprendere l’abc della didatttica, ma prima passi da uno psichiatra, uno bravo ovviamente!

Gianni Lannes, giornalista e scrittore     in   http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/   6/6/2020

 

 

Francia-Italia-Sassonia: storie di ordinaria dittatura!

Sebbene la Francia abbia avuto un lockdown morbido e leggermente più “democratico” rispetto alla vicina Italia, presenta a livello gestionale “zone grigie”, almeno per quanto riguarda l’argomento scuola, che l’accomunano al nostro paese.L’undici maggio scorso, sul territorio francese sono state riaperte le scuole su base volontaria per materna e primaria. Il Presidente Macron ha dato carta bianca ai presidi delle scuole purché questi si mettessero d’accordo con le famiglie e andassero incontro alle loro esigenze. Per il Primo Ministro Eduard Philippe tornare a scuola è un imperativo pedagogico e di giustizia sociale.

Ai più piccoli, infatti, questo lockdown forzato, questo isolamento e questa assenza di contatti con il proprio gruppo dei pari potrebbe aver causato un vero e proprio trauma. Così facendo la Francia sembrerebbe essere un paese libero rispetto alla “chiusa” Italia che nel frattempo per contrastare la “pandemia” ha clamorosamente dimenticato i bambini.

Infatti, diversamente dai governatori dello Stivale, il governo francese ha messo in atto, sotto una falsa riga di viva preoccupazione per la salute psico-fisica dei più piccoli, i suoi noti principi di “libertà, uguaglianza e fratellanza”. Qualcosa però stride.

In questi giorni gli esperti del governo francese hanno affermano che la malattia pandemica CoVid-19 ha provocato derive settarie anche in termini di fake news, sul territorio nazionale e che queste derive, pare, abbiano colpito le categorie più deboli. Questi esperti considerano la pandemia come una situazione eccezionale che causerebbe sofferenza o insofferenza alla situazione stessa.

Da questi presupposti scatta come priorità assoluta la riapertura della scuola. I bambini e i ragazzi infatti, essendo stati a stretto contatto per tanto tempo con le proprie famiglie d’origine potrebbero aver assorbito dei comportamenti di deriva complottista e iper-religiosa ed essersi trasformati in pericolosi dissidenti: da qui la necessità di un’imminente riapertura. Agli insegnanti francesi, con la scusa di capire se un eventuale studente sia stato traumatizzato da questo stop forzato, viene chiesto di trasformarsi in una sorta di controllori.

In uno dei due documenti scritti in lingua francese, che per completezza di informazioni sono allegati al fondo dell’articolo, viene sottolineato come i docenti delle varie scuole dovrebbero segnalare i cambiamenti comportamentali degli alunni, dovuti alle influenze familiari causate dal prolungato contatto che le famiglie hanno avuto con i propri figli.

In particolare il governo francese indica il rischio che questi soggetti, in età evolutiva, possano aver introiettato dei comportamenti irrazionali, tali da essere messi in risalto dai docenti e tenuti sotto stretto controllo per evitare rischi di destabilizzazione sociale. Per controllare e verificare che non ci siano state influenze familiari tali da originare comportamenti devianti nei minori, gli insegnanti dovranno adempiere a un ventaglio di ulteriori mansioni:

-sensibilizzare gli studenti delle categorie più a rischio sui discorsi pericolosi che potrebbero portare a falsi rimedi in relazione al CoVid 19;

-sviluppare lo spirito critico per lottare in modo efficace contro la disinformazione, le fake news e le numerose teorie complottiste che imperversano in rete e in ambienti comuni.

I politici francesi, gli esperti dell’istruzione e quelli della psicologia dell’età evolutiva ritengono assolutamente necessaria la riapertura della scuola, ipotizzando che i bambini siano stati esposti in queste ultime settimane a discorsi ansiogeni da parte delle loro figure parentali, come ad esempio il concetto che questo tipo di pandemia rappresenterebbe la potenza divina, o un avvertimento della natura o una punizione inviata da Dio con relativo segno dell’imminente apocalisse o il ritorno all’amore divino come unica arma di salvezza.

Ebbene questo tipo di ideologia e questo tipo di deriva inquieta moltissimo il governo francese perché ritiene che in qualche modo, queste credenze alquanto bizzarre possano danneggiare la società creando gridi di rivolta e ribellioni. Perciò la classe politica dirigente crede sia d’obbligo stilare un elenco di comportamenti ritenuti devianti da identificare e delle opportune procedure che gli esperti dei processi formativi scolastici ed extra scolastici dovrebbero adottare in alcuni specifici casi.

Vediamo di che cosa si tratta:

- identificare la strumentalizzazione della pandemia da parte dei ristretti gruppi settari e cioè come già riportato poco sopra, verificare l’influenza di certi contenuti sui comportamenti di bambini e ragazzi;

- identificare le situazioni degli alunni e quelle a rischio di derive settarie come ad esempio le pericolose credenze religiose e alcune particolari ideologie che possano far scaturire comportamenti non conformi alle regole imposte finora;

- identificare le tecniche di comunicazione utilizzate nei confronti dei più piccoli da leader, che in qualche modo possano manipolare il loro pensiero e possano innescare opinioni complottiste atte a destabilizzare l’opinione pubblica;

- identificare i pericoli inerenti alla somministrazione di sostanze alternative non verificate e non comprese tra quelle stabilite dai protocolli, sostanze che possano aumentare il livello di immunità del proprio sistema immunitario, ma che vadano a collidere con i prodotti medici utilizzati dagli operatori sanitari generando una diminuzione dell’efficacia delle cure messe in atto.

 

Tutti questi comportamenti devianti dovranno essere identificati e monitorati dai formatori scolastici che, in presenza di una o più derive comportamentali, dovranno tempestivamente segnalarli all’equipe di controllo pedagogico. Quest’ultima potrà così svolgere un ruolo educativo e formativo atto a favorire il rispetto della dottrina sanitaria e lo sviluppo di un pensiero razionale, chiaro, autonomo e indipendente, per il bene e la salute pubblica della collettività.

Questo modus operandi non è così tanto distante da quello italiano. In Italia, infatti, la scuola non riparte. “Prima la salute poi tutto il resto” questo lo slogan citato e ripetuto più volte dai ministri del governo Conte e dai detrattori della fine del “deconfinamento”. Sotto la scure di questa opinabile forma di preoccupazione per la salute collettiva, l’Italia si sta organizzando al meglio per una scoppiettante riapertura scolastica a settembre, densa di “novità” e di nuove regole a cui attenersi rigorosamente, affinché tutti potranno frequentarla in totale sicurezza e serenità.

Queste nuove regole, in fase di decisione e introduzione da parte della ministra Azzolina, la quale seguirà alla lettera i consigli degli esperti della comunità scientifica, potrebbero minare la libertà di cura, la libertà di movimento e quella di parola dei più piccoli, andando in collisione con i diritti sanciti dalla Costituzione italiana.

A scuola, secondo i “consigli” degli esperti, si rientrerà con la mascherina, che andrà abbassata solo per eventuali interrogazioni orali, oppure con le visierine trasparenti, con la certificazione di un tampone e/o esame sierologico anche in assenza di sintomi da Covid-19. Questo per iniziare l’anno scolastico a settembre 2020. Inoltre, così è stato ipotizzato sempre dagli esperti, per tornare a seguire le lezioni dopo qualsiasi assenza per salute, l’alunno dovrà produrre un certificato con esito negativo al tampone; e si parla sempre di più di una imposizione di un vaccino antinfluenzale obbligatorio.

Qui emerge un dubbio atroce: perché si deve imporre un vaccino contro l’influenza stagionale se il CoV-2 che determina la malattia CoVid-19 non è il virus dell’influenza? Purtroppo queste imposizioni suonano più come “diktat” e sono la condizione senza la quale gli studenti italiani non potranno frequentare la scuola il prossimo anno.

Il sito online dell’Istituto Comprensivo di Venezia sembrava aver previsto anticipatamente queste forme coercitive già verso la fine febbraio e inizio marzo u.s., e presentava in tal senso una serie di articoli da 1 a 10. In particolare l’articolo 10 evidenzia le disposizioni di procedura dei docenti nel caso in cui si riscontrasse in uno studente dell’Istituto stesso, la presenza di sintomatologie della patologia CoVid-19. Il link a questo articolo non è più visibile e rimanda a una pagina con la dicitura “404 – Articolo non trovato” diventando quindi non più raggiungibile.

La domanda sorge spontanea: “perché la pagina non è più disponibile?” Nonostante ciò parte del documento è stato salvato, con foto delle schermate (visibili), in particolare modo l’enunciato dell’articolo 10 che afferma:

“Nel caso in cui un alunno dovesse manifestare i sintomi di cui al punto 1 nei locali della scuola, durante l’orario scolastico, l’insegnante presente dovrà chiudere le porte dell’aula, chiamare immediatamente il 118 o il 1500 e ricevere le relative istruzioni. I presenti dovranno permanere all’interno dell’aula fino a che gli operatori non avranno dato tutte le istruzioni del caso. L’insegnante nel frattempo potrà avvisare colleghi o personale, evitando di entrare direttamente in contatto con altre persone della scuola”. E la famiglia?

Anche in Germania, precisamente in Sassonia, la situazione non è delle migliori. Esistono procedure che stanno per essere messe in atto, che non si discostano dai paesi europei presi in esame sopra. Qui si obbligano infatti i responsabili genitoriali a produrre quotidianamente un’autocertificazione in cui si dichiara che il proprio figlio non presenta i sintomi da CoVid-19.

Ma attenzione! Se la procedura pare più democratica, si cade in errore. Un genitore che non sia un operatore sanitario non è in grado di assumersi tale responsabilità né dovrebbe farlo, ma viene comunque obbligato a controfirmare il documento poiché, in mancanza di questo o in presenza di un’autocertificazione fallace, il governatore del Land (la Sassonia) ha previsto pesanti azioni contro le famiglie in questione, arrivando a far prelevare in modo forzato il minore e a farlo mettere sotto la gestione di strutture socio-assistenziali.

Da questo anomalo panorama costituito da limitazioni delle proprie libertà, a causa di una dichiarata difesa della salute collettiva, si delinea uno scenario europeo inquietante, dal quale può emergere una nuova forma di dittatura europea di controllo delle libertà individuali e di nuovi assetti geopolitici di potere, guidata da una scienza “che non è democratica, così come più volte definita dal “televirologo più famoso d’Italia”, il dottor Burioni, e dal celeberrimo giornalista, nonché divulgatore scientifico, Piero Angela.

Questa scienza,inderogabile baluardo di razionalità e di certezza assoluta in ogni sua forma, si trasforma in dogma e impone regole che intaccano i diritti costituzionali dell’Uomo, senza che vengano spesso provate l’attendibilità e l’inoppugnabile sicurezza delle sue teorie.

Così facendo, la Scienza e gli Scienziati rischiano di diventare coloro che annientano inesorabilmente il significato del motto più conosciuto al mondo, pronunciato dai Francesi all’epoca della Rivoluzione: “Libertà, Fratellanza e Uguaglianza”.

Ma molti sudditi di questa moderna dittatura, caduti in un vortice di terrore, non sembrano accorgersi di nulla.

Anna Turletti , scrittrice di libri per l’infanzia    in  http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/  4/6/2020

 

 

Scuole a perdere!

Quale pubblica istruzione? Disastro annunciato? La scuola italiana sarà una prigione digitalizzata col tricolore? Il Ministro Lucia Azzolina vuole per caso pregiudicare un altro anno scolastico? Presso il Ministero dell’istruzione opera una task force che, nata nel 2016 per fronteggiare le particolari situazioni nelle aree terremotate, ha visto, nel 2018, ampliata la propria sfera di competenza.

Il 21 aprile 2020, il Ministro Azzolina ha istituito, sempre presso il Ministero, un comitato di esperti, coordinato dal professor Patrizio Bianchi, che avrà il compito di formulare e presentare idee e proposte per la scuola con riferimento all’emergenza sanitaria in atto, ma anche guardando al miglioramento del sistema complessivo di istruzione nazionale.

Malgrado il cospicuo numero di esperti e consulenti ministeriali, ad oggi, al di là delle spesso contraddittorie dichiarazioni dello stesso Ministro pro tempore Azzolina, non esiste nessun atto ufficiale che sancisca la tempistica e le modalità del rientro a scuola, se avverrà in presenza, a distanza o con sistema misto, se la didattica in presenza si attuerà da subito per i più piccoli, che stanno soffrendo in particolar modo la mancanza di socializzazione di questi ultimi mesi, e tutte le numerose problematiche legate all’interruzione del servizio scolastico.

Nel resto d’Europa, invece, le scuole hanno gradualmente riaperto, anche se con molte limitazioni di “sicurezza sanitaria”, come il distanziamento fisico, la riduzione del numero di alunni per aula, le frequenti sanificazioni alle strutture; alcuni Paesi richiedono agli studenti di indossare la mascherina, altri suddividono le classi in due e ne alternano la didattica, a distanza e in presenza. Come l’Italia, soltanto la Spagna ha previsto un rientro a settembre, aprendo le aule unicamente agli studenti dell’ultimo anno che devono dare l’esame di Stato.

L’esperimento della DAD (didattica a distanza) in questi mesi ha messo in luce i limiti legati alla copertura e alla potenza del segnale internet sulla totalità del territorio nazionale, le difficoltà legate al possesso di dispositivi digitali da parte di tutti gli studenti, ma soprattutto la qualità scarsa dell’insegnamento e la mancanza di interazione con gli alunni.

Riguardo ai docenti, il Governo non è stato in grado, ad oggi, nell’imminente scadenza del “decreto scuola” (di cui al decreto-legge numero 22 del 2020), di trovare una soluzione per assicurare un organico di docenti adeguato alle necessità che l’emergenza imporrà. Numerosi Comuni hanno enormi difficoltà ad ottemperare all’organizzazione scolastica richiesta dall’esecuttiva grulpiddino: non esistono gli spazi per creare nuove scuole o nuove classi, non ci sono le risorse economiche per affrontare i costi che la sanificazione degli spazi impone. La situazione di lockdown totale ha bloccato l’edilizia scolastica e sono ancora scarsi i cantieri che sono stati riaperti: questo fatto genera molta incertezza data la situazione in cui versano gli immobili scolastici e l’impatto che la nuova situazione imposta di distanziamento genererà in termini di gestione ed utilizzo degli spazi.

La didattica a distanza ha funzionato soltanto parzialmente e manca allo stato attuale una valutazione oggettiva di che cosa gli studenti abbiano realmente appreso in questo periodo in termini di contenuti e di metodologie; l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali non ha facilitato le cose né agli studenti, né alle loro famiglie, né ai docenti stessi; in alcune parti del Paese la linea internet è risultata inadeguata a supportare i numerosi collegamenti e a far viaggiare materiali didattici pesanti, come ad esempio dei filmati.

Alcuni studenti erano sprovvisti degli strumenti informatici necessari, altri potevano usufruirne alternativamente, dovendoli condividere con i fratelli o con gli stessi genitori. Per i più piccoli, in particolare per gli alunni della scuola primaria, la didattica a distanza non è mai partita. I canali di comunicazione utilizzati sono state le email o “Whatsapp“; talora gli alunni hanno sfruttato alcuni programmi televisivi trasmessi in determinati orari, ma nel complesso non hanno mai potuto usufruire della DAD.

L’organizzazione didattica, soprattutto nelle famiglie numerose, ha creato un carico di lavoro aggiuntivo per i genitori, in genere per la madre, che ha complicato molto l’intera vita di famiglia, sia in termini di costi, per quelle famiglie che hanno dovuto provvedere a comprare nuovi computer o nuovi tablet, con i relativi canoni di spesa, sia in termini di supporto da dover offrire ai figli e di tempo per non lasciarli troppo tempo soli davanti al pc. Un tempo particolarmente prezioso, che non tutti i genitori possono permettersi di occupare, sia quando lavorano fuori casa che quando lavorano in smart working.

In assenza di una raccolta dati esaustiva sul numero degli studenti che hanno realmente seguito le lezioni e del numero di abbandoni, in un periodo in cui la dispersione scolastica è già abbastanza alta in Italia, c’è la sensazione, corroborata dalle prime osservazioni, che molti ragazzi abbiano smesso di seguire un sistema per cui non disponevano né degli strumenti, né dell’indispensabile supporto familiare.

La DAD non si può improvvisare e richiede una pianificazione didattica ad hoc, che tenga conto anche del contesto in cui vivono gli studenti, della loro disponibilità economica, eccetera. Se protratta in un lungo periodo, potrebbe determinare forti disuguaglianze, con danno nei confronti dei soggetti più vulnerabili, sia intellettualmente che socialmente.

La missione della scuola prevede che, oltre alla trasmissione di nuove conoscenze, ci sia anche un piano educativo e sociale, personalizzato.

In che misura il Ministro Azzolina prevede di affrontare nei prossimi mesi i 4 punti chiave: la formazione dei docenti; l’aggiornamento e l’aumento degli strumenti tecnologici individuali e collettivi e le relative infrastrutture digitali; la revisione dei programmi didattici per i diversi insegnamenti e per i vari cicli di studio; il risanamento e la messa in sicurezza di tutte le scuole pubbliche? Quali misure intende adottare l’Azzolina per consentire agli studenti di rientrare in classe in situazione di sicurezza, tenendo conto degli aspetti logistici previsti dagli attuali decreti in merito alle distanze da superare in classe, in palestra, nella mensa?

Nonostante l’attenuarsi della criticità sanitarie, e la conseguente riapertura in atto per quanto concerne tutte le attività pubbliche e private nel belpaese, le scuole rimangono chiuse e non si ha al momento nessuna certezza su tempi e modalità in cui verrà posta in essere la ripresa della normale attività scolastica nei vari plessi.

Se la decisione di prorogare la chiusura delle scuole alle residue ultime settimane del corrente anno scolastico può essere giustificabile al fine di una prudenziale interpretazione degli sviluppi della situazione, a tutela dei bambini e di tutti gli studenti, appare incomprensibile l’inesistenza di date e relative previsioni per una possibile riapertura anche nell’anno scolastico che inizierà a settembre.

Ripartono attività frequentate dai bambini, come le piscine e le palestre, ma sulla scuola non si ha alcuna certezza. Non si può non evidenziare con preoccupazione come particolari disagi stiano interessando, inoltre, gli studenti diversamente abili, che hanno portato di recente all’appello di una madre al Ministro Azzolina nel quale si chiede: “Bocciate mia figlia affetta da autismo, con la didattica a distanza non è pronta per le superiori”; il caso riguardava una bambina di 15 anni, di terza media, che dovrebbe iniziare a settembre il percorso delle superiori, ma che secondo questa madre non sarebbe pronta. “Dal 5 marzo ogni rapporto e ogni relazione per mia figlia si è interrotta. Come può affrontare una scuola superiore? Le leggi non possono ignorare i singoli casi di studenti con disabilità per i quali il percorso in presenza risulta insostituibile. Per mia figlia la promozione equivarrà a una sostanziale bocciatura“, ha sottolineato la donna.

Nel complesso si ravvisa una situazione confusa che genera un vulnus nel sistema sociale e culturale del Paese e l’assenza di chiarezza sulle linee guida, in un settore fondamentale per l’Italia che necessiterebbe di una pianificazione delle scelte, con un Governo che sta navigando maldestramente a vista e rischia l’affondamento.

Il nuovo coronavirus non può rappresentare la scusa per mascherare l’inadeguatezza nella gestione governativa della cosiddetta emergenza sanitaria; occorre pertanto affrontare la questione educativa e dare risposte certe e immediate in particolare ai genitori e agli insegnanti, su come si articolerà l’anno scolastico 2020/2021 per milioni di studenti che a settembre (si spera) torneranno in classe insieme agli insegnanti senza bavagli, divisori o guinzagli elettronici lesivi della dignità e pericolosi per la salute.

Gianni Lannes, giornalista e scrittore     in   http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/   6/6/2020


 

“Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà”

Piero Calamandrei ( 1889- 1956), politico, avvocato, Azionista e Antifascista (testo del 1950)


 

 

 

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