Il modo autoritario con cui viene trattato il problema del virus e il taglio dei parlamentari non sono due problemi diversi ma le due facce della stessa medaglia: l’eversione della democrazia. (GLR)

 

Dico “basta” al nanismo costituzionale.

Non dico No, dico “basta” – per dire “basta” sono costretto a dire No. Dico “basta” a questo ormai decennale affaccendarsi di nanismo politico intorno alla nostra Costituzione, che Dio sa se avrebbe bisogno di lavori di restauro, ma non certo di questi continui tentativi di sbocconcellarla a vanvera qua e la.

Dico “basta” alla ipocrisia di chi oggi racconta che la “riforma” è in nome della maggiore efficacia del Parlamento e pochi anni fa proclamava da tutti i balconi (se ne vedano nel decantato web le immagini) di voler far piazza pulita delle nostre sorde e grigie assemblee rappresentative.

Dico “basta” a questo gioco di delegittimazione di ogni idea di rappresentanza e di ogni autonomia, a questa sempre più delirante affermazione di procedure burocratiche e centralistiche, gioco condotto con spregiudicatezza da chi si traveste da ultra-democratico e fa vomitare nella tomba l’anima di Rousseau.

E dico No anche per non aver capito bene – ammetto i miei limiti: perché questo numero di deputati e non un altro? E’ stato sorteggiato? Ha un senso cabalistico? E’ stato votato dai simpatici frequentatori di qualche piattaforma ben controllata? E’ stato pensato in rapporto a qualcosa? O si voleva giungere a una certa cifra di risparmio – si è detto : partiamo da un risparmio che faccia colpo (su chi ovviamente ignora l’ammontare del nostro debito, lo sproposito delle nostre spese ministeriali) e vediamo quanti deputati in meno sono necessari.

Molto più semplice allora ridursi gli stipendi, vi pare? Non mi sembra che un deputato per svolgere la propria onorevole funzione debba prendere 3-4 volte più di un professore universitario.

Dico No a una “riforma” (che nulla ha della riforma – il termine riforma o significa un mutamento riguardante il sistema, o è chiacchiera propagandistica) di cui non mi si spiega né il fondamento né il fine, poiché in nessun modo siamo stati informati su come andrà a collegarsi con la legge elettorale e, prima ancora, con i regolamenti sul lavoro delle Camere.

Senza la revisione di quest’ultimi, avremo la follia di un bicameralismo ancora più perfetto, ma con un numero di eletti al Senato che ne renderebbe impossibile un decente funzionamento. Perché non si è colta l’occasione di stralciare dalla “riforma Renzi” l’abolizione del Senato? Perché era di Renzi? Conta l’autore e non il testo?

Voto No perché dico “basta” a un’azione politica letteralmente irresponsabile – che invece di rispondere ai drammatici problemi che ci assillano inventa referendum sul peggio del nulla.

Una politica che distrae, che copre, che mistifica, e, quando va bene, rinvia, ritarda, contiene. Senza alcun progetto non dico, per carità, di riforma istituzionale, ma incapace di decisioni nette e concrete anche sul piano economico e finanziario. Oltre 600 miliardi di desideri a fronte di 200 miliardi reali. Chi deciderà e quando?

Il 2021 si avvicina. E nel 2022 occorre rientrare nei parametri. Saranno le piattaforme pentastellari a fornirci i progetti? Immagine concreta di sprovvedutezza: si aprono le scuole e dopo pochi giorni si richiudono per le elezioni e poi si riaprono – sanificazioni dopo sanifìcazioni (esecrabile gergo dell’ultimo anno). Chi fu il genio che non volle che le scuole si aprissero dopo la tornata elettorale?

Dico “basta” a questo andazzo intollerabile della nostra politica, fatto di irresponsabilità, dilettantismo, incompetenza. E di aggregazioni improbabili tra forze politiche, pseudo-coalizioni capaci poi soltanto di far sopravvivere i governi cui danno vita.

Voto No per dire “basta” a una politica che si fa condurre da sondaggi e alimenta nei cittadini soltanto risentimenti, sospetti, invidie, odi, “accontentandone” gli appetiti e non risolvendo alcuno dei loro veri problemi.

E infine voto No perché mi piace in occasioni simili stare dalla parte di chi è destinato a perdere.

Se fossi certo che avrei avuto questa forza anche quando non stare dalla parte del “popolo”, come se lo rappresentano i populisti e i demagoghi, costava la pelle, sarei felice. Non lo so, e spero di non dover mai rispondere alla domanda.

Per il momento, so che in questa occasione, come in tante altre, ciò che è giusto e ragionevole fuggirà dal campo dei vincitori. E piango davvero, sinceramente, che in questo campo, oggi, trovi tanti che mi erano compagni.

Massimo Cacciari, filosofo    La Stampa  19/9/2020

 

ANNO I DEL REGIME SANITARIO

 

 

“Chiamare i deputati e i senatori i «rappresentanti del popolo» non vuol più dire oggi quello che con questa frase si voleva dire in altri tempi: si dovrebbero piuttosto chiamare impiegati del loro partito”

Piero Calamandrei (1889- 1956), avvocato, politico, Padre Costituente e Azionista

 

 

 

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L'intelligenza non avrà mai peso, mai...

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Referendum: votare NO all’antipolitica.

Calamandrei e il Parlamento



 


 

 


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