In questi giorni il progetto criminale del Grande Reset è in piena attività. Dal 25 al 29 gennaio di quest’anno è in corso il WORLD ECONOMIC FORUM che non si svolge a Davos ( in Svizzera) come è solito ma on-line a causa della cosiddetta pandemia. Proponiamo la presentazione “asettica” di Wikipedia del WEF:
“Il World Economic Forum, è una fondazione senza fini di lucro con sede a Cologny , vicino a Ginevra, in Svizzera, nata nel 1971 per iniziativa dell’economista ed accademico Klaus Schwab. La fondazione organizza ogni inverno, presso la cittadina sciistica di Davos in Svizzera, un incontro tra esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale con intellettuali e giornalisti selezionati, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare, anche in materia di salute e di ambiente. Oltre a questo celebre incontro annuale, il Forum economico mondiale organizza ogni anno un meeting in Cina e negli Emirati Arabi Uniti e diversi incontri a livello regionale. La Fondazione produce anche una serie di rapporti di ricerca e impegna i suoi membri in specifiche iniziative settoriali”.
Vorremmo ricordare che Klaus Schwab è l’autore del libro considerato la “bibbia” del progetto criminale del Grande Reset: ” Covid-19: The Great Reset” e nel nostro sito a questo link trovate molte altre informazioni su di lui e sul suo progetto: https://www.gruppolaico.it/category/rassegna-stampa/emergenza-rassegna-stampa/
Questo dovrebbe farci comprendere che il WEF è il cuore pulsante del progetto del Grande Reset che sta distruggendo la democrazia e l’economia mondiale in nome di un virus presentato come la peste nera del XXI secolo.
I cinque temi su cui verteranno gli incontri del WEF virtuale di quest’anno sono:
- la creazione di sistemi economici coesi, sostenibili e resilienti (25 gennaio),
- la trasformazione responsabile dell’industria (26 gennaio),
- la tutela del bene comune globale (27 gennaio),
- la gestione delle tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale (28 gennaio),
- il rafforzamento della collaborazione globale e regionale (29 gennaio).
Tra i capi di Stato e di Governo che partecipano al WEF vi sono il presidente cinese Xi Jinping, il premier indiano Narendra Modi, il primo ministro del Giappone Yoshihide Suga, il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte con un ruolo di particolare rilievo per il fatto che l’Italia in questo periodo ha la presidenza del G20 e nella conferenza stampa di presentazione del WEF di quest’anno ciò è stato fatto ben notare. E Klaus Schwab era presente a questa conferenza stampa…
“Per la prima volta, il rapporto valuta i rischi anche in base alla tempistica in cui secondo gli intervistati potranno costituire una minaccia per il mondo. L’indagine del Wef svela che nel breve termine (0-2 anni) si teme soprattutto il diffondersi di malattie infettive, le crisi occupazionali, il divario digitale e la disillusione dei giovani. Nel medio periodo (3-5 anni) preoccupano i rischi economici e tecnologici, come lo scoppio di bolle finanziarie, il crollo di infrastrutture informatiche, l’instabilità dei prezzi e la crisi del debito. Mentre nel lungo periodo (5-10 anni) si temono soprattutto le minacce derivanti da armi di distruzione di massa, collasso dello stato e perdita di biodiversità, come il progresso di tecnologie pericolose per l’uomo.”
(Testo tratto da: https://it.businessinsider.com/world-economic-forum-per-15-anni-ignorato-lallarme-sul-rischio-pandemia-e-mette-in-fila-i-rischi-a-breve-medio-e-lungo-termine/.
In particolare leggete: Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (11). Golpe finanziario per futuri schiavi., molto legato all’articolo di oggi).
Il “pranzo è servito”, come si direbbe, soprattutto a noi italiani pensanti e che conserviamo il senso critico (per i covidioti mascherati, tamponati e vaccinati va tutto bene, raggrinziti come sono nelle loro egoistiche paure).
Ecco ora come il giornalista e documentarista Fulvio Grimaldi ci aiuta a capire cosa sta succedendo al WEF di quest’anno e cosa potrà succedere a tutti noi. (GLR)
CON LA GLOBALIZZAZIONE, TENDENZA ETERNA DELLE ELITES, AL GRANDE RESET
“L’illusione della libertà continuerà fino a quando sarà remunerativo proseguire con l’illusione. Quando diventerà troppo costoso mantenere l’illusione, verranno semplicemente tolte di mezzo le scenografie, tireranno via i sipari, faranno sparire tavoli e sedie e ciò che si vedrà sarà solamente il muro di mattoni sul retro del teatro”
(Frank Zappa, 1940- 1993, compositore e chitarrista statunitense)
Ci sono degli sprovveduti, o illusi, o frodatori, che attribuiscono all’ Operazione Coronavirus un colpo mortale alla globalizzazione e il ritorno alle volontà e al decisionismo locale, nazionale: ognuno per sé, con i suoi tamponi, le sue misure di contrasto, i suoi vaccini. Sarebbe come dire che l’industria militare ha posto fine alle guerre.
Una globalizzazione perseguita nei secoli, nel segno della croce, della mezzaluna, del commercio, della cultura, del colonialismo, dai pochi ai danni dei tanti, che invece oggi, grazie a Covid, digitalizzazione totale, Intelligenza Artificiale, dollaro piuttosto che politica, punta al suo compimento.
Il rapporto 2021 del Forum Economico Mondiale è un compendio di minacce e di squarci di apocalisse che si imporrebbero all’umanità sempre che non adottasse le ricette “salvifiche” elaborate dagli attuali manovratori del mondo – digitali, chimico-farmaceutici, militari – operanti sotto la Cupola della storica Grande Finanza Tribale.
I primi rappresentati, essenzialmente, dal regime USA con i suoi sicari europei e dalla Cina.
Se pensate che questo sia “complottismo”, accusa mossa a chi si permette di dare un’occhiata dietro ai sipari menzionati da Frank Zappa (all’inizio dell’articolo, ndr), dedicate un po’ di tempo alla lettura del “Rapporto Rischi Globali” compilato dal Forum Economico Mondiale in vista del suo annuale convegno a Davos in Svizzera ( scarica il PDF in inglese al termine dell’articolo, ndr).
Si va dalla catastrofe ambientale, all’estinzione delle biodiversità, alla fine del lavoro umano, alla robotizzazione globale, alla disgregazione sociale, allo spegnimento intellettuale. E gli unici che possiamo far qualcosa siamo noi. Modernamente mai eletti. Non vi rappresentiamo per niente, fossimo matti. E non si tratta di previsioni, ma di intenzioni. Come se Truman avesse detto ai giapponesi: “Occhio che arriva l’atomica, ma, tranquilli, ci penso io”.
Il quadro è quanto di più tetro ci si possa immaginare, anche percorrendo i meandri più oscuri della storia umana. Come già praticato con le varie manipolazioni basate sul “peccato”, sull’eresia, sulla disobbedienza, la prospettiva immancabile è quella di una catastrofe illimitata alla quale porre, forse, rimedio, concedendo a questi “signori del mondo” il diritto e il potere di intervenire coercitivamente su ogni aspetto della società e della vita dell’individuo e delle nazioni.
Quanto alla paura, al terrore che quella prospettiva implica e con la quale si conta di ottenere quanto già si è ottenuto col virus, basta la copertina del rapporto.
In questa intervista video ( sempre al termine di questo articolo, ndr) si ragiona su una globalizzazione che parte da molto, molto lontano, che, seguendo un unico, costante filo rosso e passando di élite in élite, raggiunge oggi la sua fase conclusiva con la realizzazione del Grande Reset, che dovrà portare, se non contrastato, al Nuovo Ordine Mondiale: una conventicola di alieni straricchi che tiene in pugno tutte le ricchezze di un pianeta, a quel punto popolato da robot artificiali e da qualche rimasuglio di umanità transumana.
L’espressione più chiara e al tempo feroce di questo percorso si è vista con quanto è successo al presidente USA “fuori norma” Donald Trump che, nel quadro della vera e propria guerra alle nazioni democratiche e autodeterminate, a sovranità popolare, si era permesso di lanciare la parola d’ordine “America first”, prima l’America.
Con questa visione, solo parzialmente attuata nel suo programma, aveva rafforzato il sacrosanto impegno delle nazioni che si rifiutavano a dissolversi in un amalgama indistinto, privo di identità, manipolabile e manovrabile e che ripetevano il principio implicito in ogni costituzione: Italia first, Palestina first, Siria first, Venezuela first, Russia first, Cuba first, Iraq, Libia e tutte le nazioni first e, proprio per questo, rispettose della sovranità di tutte le altre. Come i padri e le madri con i figli e i figli con i padri e le madri.
Saltando i persiani e Alessandro Magno, la marcia della globalizzazione verso il primo Grande Reset inizia in Palestina un po’ meno di 2000 anni fa e raggiunge il successo con Costantino, nel quarto secolo. Riprende slancio nei secoli degli imperi, poi dei colonialismi e fa i passi più lunghi a partire della seconda metà del XX secolo.
Suoi strumenti, in costante evoluzione, l’AIDS, la droga e la presunta “guerra alla droga”, il terrorismo e la “guerra al terrorismo”. Ogni volta l’asticella del totalitarismo e della paura si alza di qualcosa. Siamo all’ennesima guerra all’invisibile pericolo, ovviamente mortale, il Coronavirus. Una semplice influenza, ma, come dice la parola stessa, l’imperatore dei virus.
Gli strumenti della globalizzazione, dopo le fasi “soft” delle manovre persuasive, manipolatrici e ricattatrici (vedi UE) diventano, nei momenti delle svolte storiche, quelli del collaudato processo colpa-punizione-premiazione, che una popolazione ipnotizzata dai dogmi socialmente coercitivi si fa imporre. Dogmi, pensieri unici che, grazie alla pervasività dei media unificati, la gente ha di fatto interiorizzato e continua ad autogenerare.
Quanto verificatosi negli Stati Uniti, oltre un passato di genocidi e stermini che non hanno l’uguale nella Storia, con la capacità di una classe straordinariamente abbiente e potente di manipolare la realtà e imporre la frode, ci avvicina fortemente all’obiettivo finale dell’élite.
Con il concorso compatto di tutti i poteri non eletti, tecnocratici e antidemocratici, le loro avanzatissime tecnologie e la disponibilità di mezzi sconfinati per corrompere, hanno installato nella Casa Bianca un vecchio arnese del sistema, senile, ma dimostratosi affidabile durante mezzo secolo di gangsterismo internazionale.
Finchè si muoverà passabilmente, appeso ai fili, lo faranno marciare in quel Lock Step vaticinato da Rockefeller fin dal 2010. Poi passerà una Parca e il filo lo taglierà. Così anche da noi. Fin qui il processo del globalismo “semper ad majora” gli è riuscito. Per fermarlo, “ad majora” dovremmo marciare noi. In lock step, al passo, meglio di loro, senza fili.
Fulvio Grimaldi, giornalista in https://fulviogrimaldi.blogspot.com/ 24/1/2021
“Rapporto Rischi Globali” compilato dal Forum Economico Mondiale. Scarica il PDF: wef_the_global_risks_report_2021
Dalla globalizzazione al Grande Reset: intervista a Fulvio Grimaldi.
In questo incontro con Fulvio Grimaldi gli abbiamo proposto un tema di stringente attualità, il cosiddetto “Grande Reset”, legandolo al fenomeno che sembra esserne a tutti gli effetti il precursore, quella “globalizzazione” che è stata al centro del dibattito politico e culturale negli ultimi 25 anni.
E’ dunque il “Grande Reset” l’esito finale della globalizzazione? Fulvio Grimaldi, dando forma ad una lunga panoramica, rileva due decisive differenze rispetto al passato, quando il “globalismo” muoveva i primi passi: il ruolo della tecnologia e la concentrazione della ricchezza in pochissime mani, con la progressiva espropriazione di potere e risorse delle masse e degli stati nazionali a beneficio di quell’elite formata dai 2200 miliardari oggi esistenti al mondo (come riporta la rivista Forbes).
Nell’analisi di Grimaldi, la globalizzazione è un progetto di lunga data degli Stati Uniti che, favorendo la progressiva costituzione dell’Unione Europea dopo la II Guerra Mondiale, hanno mirato, in ultima analisi, a mettere le mani sul “cuore del mondo”, il continente europeo culla della civiltà occidentale.
Dietro gli USA agisce una “cupola” neoaristocratica, i cui membri sono legati anche a livello familiare, che si articola pubblicamente attraverso tutti quegli organismi di cui abbiamo fatto conoscenza negli ultimi vent’anni di ricerca della verità: il Forum di Davos, il Bilderberg, la Trilaterale, il Council on Foreign Relations.
Costoro puntano a costruire un pianeta “unificato” sul piano economico e politico ed omologato su quello culturale, appiattendo le differenze che da sempre caratterizzano i popoli anche nella sfera della quotidianità.
Fulvio Grimaldi parla poi della decolonizzazione, fenomeno che ha, almeno inizialmente, contribuito ad arrestare il processo globalizzante, come di una “resistenza” che è poi andata scemando fino a capitolare su tutta la linea: oggi i paesi asiatici e africani, salvo sparute eccezioni, sono completamente acquisiti al disegno globalista, e il Vietnam ne rappresenta forse l’esempio più amaro.
A proposito della “questione cinese”, il nostro ospite parla di temporanea “sintonia” con il processo globalizzante che potrebbe sfociare in un’aperta conflittualità; Grimaldi parla infatti di “collusione e collisione” fra la Cina ed il globalismo. Inoltre, il regime di Pechino rappresenta oggi l’avanguardia di quell’esperimento di controllo sociale che va affermandosi in tutto il pianeta dietro il paravento della pandemia
Sulla Russia, invece, “grande speranza” per chi contrasta il “Grande Reset”, Fulvio Grimaldi descrive l’inesorabile processo di accerchiamento di cui è oggetto, attraverso “rivoluzioni colorate” ed operazioni militari più o meno camuffate: l’ultimo episodio in tal senso è l’aggressione all’Armenia da parte della Turchia (“via” Azerbaigian), davanti al quale Putin è rimasto a guardare. Lo stesso presidente russo è costretto, a detta di Grimaldi, a venire a patti con gli oligarchi sopravvissuti alla “purga” condotta nel suo primo mandato: centri di potere che affondano radici nell’epoca eltsiniana e che rappresentano un cavallo di Troia del globalismo nella pur “resistente” Russia.
Fra i resistenti al Grande Reset, Fulvio Grimaldi cita pure alcuni paesi della sua amata America Latina, soffermandosi soprattutto sul caso boliviano, che rappresenta a tutti gli effetti un unicum storico: nel paese andino, infatti, dopo il golpe che aveva spodestato Evo Morales un anno fa, ribaltando i rapporti di forza all’interno del panorama politico, le forze popolari sono tornate al potere attraverso regolari elezioni, sancendo così l’irreversibilità del processo di cambiamento.
Una lancia viene spezzata pure per l’ambiguo Bolsonaro: il presidente brasiliano, infatti, pur proclamandosi erede della dittatura militare e della lunga tradizione di violenza politica che da sempre caratterizza la storia di quel paese, ha manifestato più volte il suo dissenso verso la “narrativa” pandemica globale, venendo puntualmente massacrato dai “professionisti dell’informazione” di tutto il mondo.
Sospendendo dunque il giudizio sul leader brasiliano, Fulvio rivela qual’è il suo modus operandi in casi come questi: va a leggere cosa ne scrive il Manifesto e si comporta di conseguenza; se il “quotidiano comunista”, (di fatto velina del “Deep State”) dice peste e corna di un determinato personaggio, egli è portato a guardarlo con una certa simpatia.
Infine, il nostro ospite si è pronunciato pure sulla possibilità di sopravvivere individualmente al “Grande Reset”, considerandola una pia illusione: la repressione colpirà tutti e nessuno potrà permettersi di sfuggire alle direttive tecno-sanitarie. Solo nella lotta politica c’è possibilità di salvezza, sostiene Fulvio Grimaldi. A rivederci e risentirci sugli schermi del dissenso.
In https://comedonchisciotte.org/ 28/12/2020
Dalla globalizzazione al Grande Reset: intervista a Fulvio Grimaldi.
Vedi e ascolta: https://youtu.be/06-xbpKvMMQ
26/12/2020
Grimaldi fa accenno, nel suo articolo, al ” deep state“. Cos’è? Leggiamo la spiegazione che Wikipedia dà del termine “deep state“.
“Per Stato profondo, in inglese “deep state“, si intende a livello politico l’insieme di quegli organismi, legali o meno, che grazie ai loro poteri economici o militari o strategici condizionano l’agenda degli obiettivi pubblici, di nascosto e a prescindere dalle strategie politiche degli Stati del mondo, lontano dagli occhi dell’opinione pubblica. Detto anche “Stato dentro lo Stato”, è costituito da reti nascoste, segrete, coperte, di potere in grado di agire anche contro le pubbliche istituzioni note”.
L’intervista a Sannino fornirà ottimi chiarimenti su questo “stato dentro lo stato” che è l’operatore di fatto del Grande Reset in Italia ma anche in molti altri Paesi. (GLR)
Il Deep State italiano spiegato bene
Intervista a GABRIELE SANNINO giornalista, scrittore e blogger in tematiche economiche, politiche, monetarie e mediatiche (Vaso di Pandora).
Vedi e ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=0-uWy7npBl0&feature=share
23/1/2021
ANNO II DEL REGIME SANITARIO
Ciò che sta accadendo al WEF non è una cosa lontana da noi. Tutt’altro! Riguarda il nostro presente e il nostro futuro, i nostri figli, la nostra libertà di essere noi stessi. Pensiamoci bene e studiamo cos’è il Grande Reset liberandoci dall’ossessione del virus, veicolato dal nostro governucolo per gli scopi che dovremmo sapere.
Per quanto è possibile il nostro sito vuole essere un aiuto per raggiungere una maggiore consapevolezza e per questo potete cliccare sui “tag” a fine pagina. (GLR)
In particolare v’invitiamo a leggere:
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (17). Stritolati tra vaccini e digitale.
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (15). Si stanno preoccupando per noi...
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (11). Golpe finanziario per futuri schiavi.
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (7). Klaus Schwab e il suo Grande Reset fascista.
Considerazioni al tempo del regime sanitario (9). Grande Reset, Grande Dissenso.
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (5). Ma cos'è?