GLR – CONSIDERAZIONI (46)
ANNO IV DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate QUI
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Per la salvezza della specie umana bisogna dire addio all’uomo in quanto tale. Questa è l’0rrenda filosofia psicologica che sta dietro al progetto neo-liberista globale e criminale chiamato Grande Reset e gestito dall’èlite finanziario-usuraia, un manipolo di farabutti stra-miliardari, banchieri e finanzieri (leggi, rileggi, rileggi QUI).
Questo è il succo della grande mutazione dell’uomo prevista dalla “nuova normalità“, dal “nuovo ordine mondiale” : il “reset” dell’uomo verso un pupazzo asservito alla governance globale di quell’èlite canaglia che aspira ad essere il nuovo “dio creatore”. Un nuovo “dio creatore” del transumanesimo e fulgido facitore del “vero progresso”.
“Transumanesimo: sia adorato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo “nuovo sacramento”.
Ed ogni “buona religione” ha il suo “teologo” di base. Il “teologo” di questa “nuova religione transumanista-grande resettiana-quarta rivoluzione industriale” si chiama yuval noah harari, un orrendo individuo, storico e saggista israeliano.
Tu, voi, non lo conoscete, casomai. Ma lui conosce te, voi, noi. E sa molto bene dove deve arrivare questa “nuova religione transumanista-grande resettiana-quarta rivoluzione industriale“). Per questo è l’ideologo di riferimento dell’essere schwab e del WEF.” ( continua la lettura QUI dove troverai le allucinanti affermazioni di harari)
Per l’èlite il transumanesimo non è evitabile e l’uomo finirà per forza di cose connesso alla macchina, gli uomini tutti connessi fra loro praticamente a livello mentale, e la macchina sarà il centro ordinatore del nuovo organismo collettivo fino all’ibridazione vera e propria via editing genetico + cyborg (leggi QUI).
Per i folli dell’èlite dell’aristocrazia finanziario-usuraia, sorretti ideologicamente da filosofi-mentecatti come harari, questa mutazione dell’uomo fino a diventare parte di una macchina e asservito al dio-tecnologia, al dio-green, al dio-impoverimento non è il progetto di qualcuno, come dicono loro ( vi viene da ridere??), ma il proseguio “naturale” dell’evoluzione, come dicono loro ( vi viene da urlare??).
Tutto questo mefitico progetto di manipolazione totale dell’umano è cominciato, dal punto di vista teorico e progettuale, fin dall’800 e accellerato negli ultimi decenni. Per arrivare, quindi, all’inizio della messa in pratica di questo progetto ( avendo oggi a disposizione gli infernali mezzi teconologici adeguati) attraverso la proclamazione della pseudo-pandemia covid, nel 2019/20, con tutti gli annessi di repressione.
E mentre la stragrande maggioranza dei dormienti abbindolati credeva che era una questione di salute e che tutto era “per il nostro bene” si metteva, invece, in moto il più devastante progetto manipolativo-tecnologico della storia, che poi passerà, come sta avvenendo, anche attraverso la questione”pseudo-green“, la questione “pseudo-energetica”, la questione “pseudo-climatica” e la questione “digitalizzazione totale dell’esistenza” che ne è il vertice.
SVEGLIA!!! (GLR)
La grande mutazione.
La vita umana è breve: nel migliore dei casi, ottanta, novant’anni. Un soffio rispetto ai tempi della natura e al concetto di eternità. Chi si avvicina alla vecchiaia, tuttavia, ha sperimentato, in un orizzonte temporale limitato, cambiamenti epocali.
Qualcuno osserva che il mondo di oggi non lo riconoscerebbe nemmeno la madre che lo partorì. E’ l’impressione che proviamo dinanzi al completo ribaltamento di valori, principi, modi di essere, vivere, stare nel mondo, sperimentati, sofferti dagli anni Sessanta del secolo andato sino al presente, in cui il moto si fa più veloce, forse irreversibile.
Non c’è aspetto della quotidianità che non sia stato capovolto. Ciò che prima era bene è diventato male e viceversa. Il panorama umano delle nostre città è mutato , sfigurato. Parliamo, viviamo, agiamo in modi del tutto nuovi. Il nostro rapporto con la natura, la scienza, lo spirito, la quotidianità non è lontanamente paragonabile a quello del mondo di ieri.
A chi scrive capita di pensare al proprio padre: se tornasse in vita sbarrerebbe gli occhi e crederebbe di essere stato scaraventato su un pianeta lontano, tra esseri alieni di cui ignora azioni, linguaggio, valori.
A chi soffre come una ferita – fisica e spirituale – una vita che non comprende e a cui non può adattarsi, non resta che il disagio di vivere un tempo non proprio e indagare sui perché della grande mutazione.
Un fenomeno enorme che viene presentato come invitabile, positivo, il frutto compiuto di un concetto al quale riferirsi con la devozione dovuta una volta alla religione, il progresso, categoria che ha assunto connotazioni pressoché metafisiche. La megamacchina che tutto travolge e globalizza – tecnologica, scientifica, valoriale – è presentata come un avanzamento, una crescita continua della nostra condizione. Il miglioramento ( se tale è ) di alcune condizioni materiali, l’estensione di certi “diritti” , la possibilità “tecnica” di realizzare una serie di cambiamenti pratici ed esistenziali conduce l’uomo a credersi il Dio di se stesso.
Sostituto di un Dio tramontato – ipostasi ingenua di tempi barbari, arretrati, immobili – l’ homo sapiens diventa homo deus grazie alla tecnologia.
La promessa è falsa e vuota: per realizzarla l’uomo deve cessare di essere umano. Sta terminando l’era “umana” e siamo entrati in quella transumana. Progrediremo – in alcuni sensi – ma il prezzo è la fine dell’uomo. La neo-entità transumana professa la religione del Progresso; la tecnologia permette di essere ciò che vogliamo essere.
Il progresso tecnologico è accompagnato da un sistema etico in cui tutte le categorie di valori stabilite dal giudeo-cristianesimo da duemila anni perdono la loro rilevanza.
Saremo migliori intellettualmente, cognitivamente, fisicamente ( forse e al prezzo di mutare la nostra specie) ma senza punti di riferimento e nessuna bandiera: un prospettiva del tutto relativista.
L’Homo Deus della grande mutazione non è una novità. L’esperimento di staccare l’uomo dalle sue radici e di modellarlo come se fosse argilla ha le sue origini in alcuni filoni dell’Illuminismo del secolo XVIII. Condorcet e Diderot già ragionavano sulla perfettibilità perpetua dell’essere umano. Diderot adombrava un secolo prima di Nietzsche l’idea di superuomo, mentre per un altro illuminista, Julien de La Mettrie, l’uomo è solo un meccanismo.
Prospettive non realizzabili al loro tempo, ma oggi concrete: tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’editing genetico o la robotica hanno la capacità di riconfigurare la specie umana.
Nel XIX fu Charles Darwin a fornire argomenti per togliere l’uomo dal piedistallo : non più la creatura prediletta di Dio, bensì il frutto casuale dell’evoluzione. Di passo, al di là dei suoi intendimenti, fornì un arsenale di idee al nascente capitalismo, che agisce come darwinismo sociale, sulla scia del positivismo di Herbert Spencer e della sopravvivenza del più adatto, da cui sono nati il razzismo scientifico e l’eugenetica.
L’intero processo infrange l’idea secondo cui siamo tutti figli di Dio, con pari dignità. Le conseguenze si sono viste durante il Novecento. Da un lato l’homo sovieticus, figlio dell’ XI tesi su Feuerbach di Marx: “i filosofi hanno finora solo interpretato diversamente il mondo; ora si tratta di trasformarlo”.
Dall’altro il capitalismo che spazza via ogni residuo etico, comunitario, ogni differenza in nome dell’economia di scala e del consumo standardizzato. Bisognava correre, sinonimo di progredire, innanzitutto tecnicamente.
L’ idea di progresso come garante di un mondo migliore fu smentita dal massacro di due guerre mondiali, in cui la scienza e la tecnologia vennero poste al servizio di immani carneficine.
Gli uomini sono imperfetti e devono essere migliorati: è la ricorrente idea gnostica di illuminati che conduce a catastrofi e si rivela antiumana.
Un critico di questa idea di progresso è John Gray, autore di Cani di paglia, in cui afferma che è assurdo pensare che il progresso tecnologico porti al progresso morale: gli esseri umani sono essenzialmente gli stessi da migliaia di anni.
L’Homo Deus progressista non può ascoltare tale monito senza infuriarsi e paragonarsi orgoglioso ai nani del passato, che vuole scacciare finanche dalla memoria. La sua volontà di potenza ha un carburante e un motore: la tecnica e la tecnologia, unite per il Progresso.
Ciò che permise la prima rivoluzione industriale fu una tecnologia, la macchina a vapore. Trent’anni dopo apparvero le industrie tessili. La tecnologia generò un nuovo, gigantesco processo economico destinato a diventare antropologia: il capitalismo moderno.
Le tecnologie più recenti sono di un ordine di grandezza superiore alla macchina a vapore; hanno il potenziale per alterare l’ambiente umano e riconfigurare l’essenza della specie umana oltreché la relazione con la natura, il tempo, l’idea generale di esistenza. Rendono possibile un nuovo modello economico: il passaggio dall’economia fisica all’economia digitale.
Questo stabilisce nuovi rapporti di forza e dinamiche politiche ed esistenziali, descritte da Karl Polanyi ne La grande trasformazione. Pertanto, è anacronistico leggere la realtà di oggi attraverso il prisma del passato, con la contrapposizione tra destra e sinistra nata nel Settecento.
La mutazione ci pone di fronte a un Moloch potentissimo: la categoria para religiosa – in tempi di materialismo totale – di Progresso a cui nessuno osa opporre alcun orizzonte alternativo. Tutt’al più si eccepisce sui tempi, si difende la cornice formale del liberalismo e della democrazia rappresentativa – sconfitta dal moto perpetuo tecnologico – mai si discute il Progresso in quanto tale.
La guerra del XXI secolo non si combatte solo sui versanti politici, finanziari, culturali o sociali. Il fronte è l’attacco antropologico che concepisce l’essere umano come perfettibile, plastico.
La resistenza non esiste o è frammentata in un’infinità di ambienti, idee, visioni occupate più in lotte intestine che a formare persone impegnate a difendere la dignità e integrità dell’essere umano. riportando la scienza, la tecnica e la tecnologia al suo servizio. Lo spiegò il fondatore della civiltà agli sgoccioli, Gesù (indipendentemente dalla pretesa di verità religiosa): il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.
Occorre tornare all’uomo come fine e non come mezzo, all’indisponibilità della vita e della dignità di quest’essere specialissimo, a cui vengono oggi proposti “diritti” e possibilità coincidenti con i desideri, le bizzarrie, le mode.
Se accettiamo che una persona possa definire il proprio sesso come desidera, apriamo la porta a fenomeni inquietanti come il transumanesimo e a entità confuse a cavallo tra il mondo fisico e quello virtuale. Nel momento in cui ci è vietato distinguere perfino l’uomo dalla donna e il nostro Sé individuale di oggi da quello possibile di domani siamo già all’interno della grande mutazione.
In nome del progresso tecnologico, tutte le categorie dell’essere umano vengono svuotate di statuto ontologico. Non esiste più il dimorfismo sessuale, ma centinaia di generi; non vi è alcuna differenza tra adulti e bambini, non solo ontologicamente ma anche per quanto riguarda le decisioni che possono prendere.
Tutti sono inclusi nella categoria ( svuotata di significato etico) di “persona”, che non per caso è l’architrave della neolingua delle istituzioni accademiche americane. Il linguaggio “person first” consiste in locuzioni contorte e complessa che iniziano con il termine “persona [che]“ per nascondere e non definire.
I prefissi sono importanti, in particolare “trans”: ciò che attraversa e supera, ponendosi “al di là”. E’ il transumanesimo, la transizione dell’umano che passa dalle categorie di transessuale o transgender, trans-nazionale, trans-razza, trans-età, trans-specie, trans-capace. Possiamo inserire tutto nel calderone “trans” svuotando di contenuto l’essere umano.
Possiamo, dobbiamo essere qualsiasi cosa e usare la tecnologia per il cambiamento, la riconfigurazione, la mutazione generale dell’umano e del naturale, sino ai fondamenti della creazione della vita. Presto si potrà ottenere seme maschile dalle cellule staminali femminili, escludendo l’uomo dal processo riproduttivo. Questo spiegherebbe la violenza dell’attacco al maschio della specie umana, con gli sproloqui su eteropatriarcato e violenza “strutturale “.
Probabilmente, il nucleo centrale della grande mutazione sta nell’agenda ambientale, madre del progressismo, la base su cui l’essere umano è messo sotto accusa in quanto responsabile, secondo il verbo progressista, del cambiamento climatico.
L’uomo è un rischio esistenziale, la “piaga umana” descritta dal cineasta e naturalista David Attenborough, che richiede misure drastiche, moralmente giustificate per salvare il pianeta.
È qui che entrano in gioco il controllo della popolazione e tutte le agende della mutazione: aborto, LGBT, educazione sessuale, femminismo radicale, ideologia transgender, sorveglianza digitale. La “diversità” in cui sono indottrinati i bambini e gli adolescenti promuove le relazioni che non portano alla procreazione con l’obiettivo di ridurre la popolazione.
Poi c’è il femminismo radicale, che non è più legittima emancipazione delle donne, ma criminalizzazione del comportamento sessuale naturale degli uomini. Poi vengono lo specismo e l’animalismo; infine l’eutanasia che, come l’aborto, riduce a cosa l’essere umano, trattato come un oggetto superfluo. Non si tratta più di aiutare una persona in difficoltà, ma di scoprire che nel rapporto costi-benefici è più economico ucciderla.
Il vero pericolo di questa guerra antropologica è che alla fine, secondo i criteri malthusiani e postdarwiniani, tutti i mezzi per ridurre il flagello – la specie umana – siano giustificati.
E’ un progetto apertamente eugenetico; il rischio è che la trasmissione della vita venga affidata alla tecnologia, determinando la fine dell’essere umano, dominato dalla specie Homo Deus, la minoranza che controlla, commercializza, produce, regola e supervisiona le tecnologie della creazione, riproduzione e cessazione della vita.
Esistono già tecniche genetiche per il preimpianto e la fecondazione in vitro; in Gran Bretagna è operativo lo strumento giuridico che consente l’artificializzazione della riproduzione umana, il British Three Parents Act.
Il programma transumanista determina forte resistenza, per fortuna: la maggioranza, anche nel disastrato Occidente, intuisce che il trans-mondo è un colossale inganno, ma non sa e non è messa in condizione di sapere.
In più manca l’iniziativa politica; le popolazioni sono state condizionate da tecniche di sfinimento e demoralizzazione: il covid, la crisi economica ed energetica, eccetera.
Se non reagiremo in tempo saremo sopraffatti da un sistema di coercizione e disumanizzazione consolidato attraverso il controllo tecnologico. La grande mutazione è in atto e per ribadire la volontà di non soccombere non troviamo frase più suggestiva di quella del latino Terenzio: homo sum; humani nihil a me alienum puto. Sono un uomo, e non ritengo estraneo a me nulla che sia umano.
Roberto Pecchioli, https://www.ereticamente.net/ 15/4/2023
Roberto Pecchioli ( 1954) studioso di geopolitica, economia e storia, scrittore e collaboratore di siti e blog culturali.
Un grande condizionamento per una grande mutazione verso la felicità, oltre la dignità e la libertà. Chissà cosa c’è oltre la libertà e la dignità? Lo schiavismo puro. Lo schiavismo inconscio di chi ormai è schiavo ma crede pure di essere libero. Un popolo di schiavi che, quindi, mai e poi mai cercheranno di liberarsi lottando perchè convinti di essere liberi.
LA SOCIETÀ ALVEARE – ovvero il nuovo schiavismo
Intervento di Marco Guzzi (1955, è un poeta, filosofo e conduttore radiofonico italiano) al convegno “La Cultura come atto Politico Rivoluzionario. Dialoghi interculturali“, organizzato dal Comitato culturale per la Libertà Consapevole. Verona, 2 giugno 2021.
Vedi e ascolta QUI
Vedi e ascolta:
E che c’entrano questi due articoli che seguono con le gravi riflessioni precedenti, chiederà qualcuno. Lasciamo a voi la risposta. Certamente nella scala infernale che parte dall’alto dell’èlite finanziario-usuraia e arriva ai valvassinetti locali ( come l’essere in questione nell’articolo con la sua ridicola arroganza) a quest’ultimi è lasciato il compito di vessare, opprimere, tormentare, affliggere la gente con trovate demenziali.
Per preparare tutti alla “grande trasformazione”, al “grande mutamento” che lassù, in alto, in cima alla scala l’èlite “divina” pensa e partorisce ( e intanto se si favoriscono le lobby green, le lobby tecnologiche, le lobby farmaceutiche, le lobby edili è sempre conveniente, no? Che male c’è, no? e leggi QUI).
LA GIUNTA GUALTIERI SANZIONA GLI AUTOMOBILISTI ROMANI PER CONTO DELLE MULTINAZIONALI
Ormai è celebre l’immagine di copertina che mostra Roberto Gualtieri intento a fare videogiochi col cellulare mentre è in corso il Consiglio Comunale: in parole povere non ascolta le esigenze dei romani, soprattutto va dritto per la strada a lui indicata da multinazionali “green”, espropriatori di beni privati e lobbisti di Bruxelles.
Molti romani intervistati si domandano “ma da chi prende quattrini Gualtieri e la sua giunta?”. Interrogativo che, a parere di questo giornale, sorge spontaneo dopo la delibera che ha esteso la “fascia verde” sino al Grande raccordo anulare.
A Roma non potranno dal prossimo autunno più circolare le auto “Euro 3”, e dall’anno prossimo le restrizioni colpiranno anche le “Euro 4” e “5”. Perché è obiettivo di questo Sindaco e dell’assessore Eugenio Patanè obbligare i romani ad aggiornare ogni due anni il proprio veicolo (a due e quattro ruote) alle nuove disposizioni delle normative Ue.
Disposizioni che, come ben sappiamo, sono state partorite pagando mazzette ad europarlamentari e dirigenti della Commissione Europea, tutti compagni di partito a Bruxelles di Eva Kaili e Pier Antonio Panzeri. Perché ormai sappiamo tutti come funziona il rigore europeo: un lobbista di multinazionale vuole che passi una normativa capestro, in grado d’imporre salassi economici ai cittadini, allora invita europarlamentari e commissari Ue a cena o in un congresso, quindi offre soldi a uomini e partiti in cambio dell’imposizione di aggiornamenti del parco auto, obblighi a fare “green” le abitazioni e, tra un paio d’anni, anche a staccare la luce (tramite i contatori intelligenti con scheda) a chi non cambia gli elettrodomestici.
Follie? No! Qui nessuno è folle, ma tutti sono corrotti. C’è stata una pervicace opera di concussione per piegare al “business green” le amministrazioni dell’Unione europea e quindi i paesi membri.
Con l’estensione della fascia verde il Comune di Roma si assicurerà la maglia del più ambientalista d’Europa, parimenti lascerà a piedi più del settanta per cento della popolazione. Soprattutto le fasce più deboli e precarie, quelle che usano l’auto di sera o nei fine settimana, certamente per bisogno: gente che non può permettersi una vettura nuova, e nemmeno noleggiare quotidianamente un mezzo di trasporto. E perché chi versa in difficoltà economiche, e non possiede carte di credito e bancomat, spesso viene aiutato dal contante di parenti ed amici per pagare assicurazione, bollo e benzina. A questa gente verrà tolto il diritto di possedere l’auto o la moto, ampliando di fatto il loro stato d’emarginazione sociale.
La delibera del Comune di Roma si rivela discriminatoria anche verso i possessori di vetture storiche e d’epoca, infatti mira ad estirpare la passione per i motori attraverso il divieto totale di circolazione per i veicoli d’epoca, e poi con il conseguente censimento (attraverso polizia locale e telecamere) delle collezioni di auto e moto, ritenuti dalla giunta capitolina meri “siti inquinanti”. Sarebbe una evidente difficoltà anche la rottamazione di vetture e moto non più a norma Ue: infatti il Comune di Roma ha mantenuto il blocco delle attività di autodemolizione in tutta l’area metropolitana romana, rifiutando ogni accordo, tavolo sindacale di trattativa o dialogo con Irene Bucci (responsabile di categoria degli autodemolitori).
Come vi abbiamo già spiegato in un precedente articolo, il comune di Roma ha messo fuori legge sia le auto storiche (costruite dal 1950 al 1992) che quelle d’epoca (le classiche ed anteguerra). Dal 28 febbraio 2023 è operativa la delibera che autorizza la Polizia di Roma Capitale a sanzionarne nell’intero perimetro urbano capitolino sia la circolazione che l’eventuale parcheggio su strisce bianche o tariffate (le blu): un divieto che è stato allargato dall’anello ferroviario all’intero perimetro “Città di Roma”.
Alle vettura storiche vengono così impedite dal Sindaco Gualtieri sia le attività di rimessaggio che quelle di revisione: infatti le auto d’epoca non potranno più essere condotte in moto presso officine e centri revisione, ma unicamente su carroattrezzi e previa autorizzazione (in considerazione del trasporto inquinante). Di fatto le auto d’epoca sono diventate “rottami” nella Città di Roma. Coloro che reputavano poterle parcheggiare per strada, in attesa d’usarle la domenica, ora saranno costretti a ricoverarle nei garage, onde evitare sanzioni: perché il divieto di circolazione significa che auto e moto non possono nemmeno sostare sulla pubblica strada, infatti la delibera sottintende come “circolazione” la presenza del veicolo su suolo comunale: da giugno 2023 partirà il sequestro con rimozione dei veicoli parcheggiati, anche se provvisti di autorizzazione al residente.
Il Sindaco Gualtieri, sollecitato ad un dietrofront dalle associazioni degli appassionati, ha risposto come suo solito che “non accetta ricatti da parte della cittadinanza” (!!!!!!!!!, glr) e che “non ci sarà alcuna deroga, anzi tolleranza zero verso i proprietari di veicoli storici”. (!!!!!!!!!, glr)
A Roma i veicoli storici non solo non possono più circolare, ma ben presto la polizia locale inizierà ad indagare su eventuali proprietari di auto d’epoca di pregio: gente che ha nei garage collezioni con decine e decine di auto, moto e relativi ricambi; strutture che verranno censite come siti inquinanti ed i proprietari segnalati anche all’Agenzia delle Entrate.
A conti fatti le auto più colpite saranno quelle con più di vent’anni, a cui viene inibita la circolazione all’interno della nuova fascia verde ora estesa oltre il raccordo anulare, andando a coincidere con il limite “Città di Roma”.
All’esame della Giunta Gualtieri, e su proposta delle varie associazioni ambientaliste, la confisca di auto e moto storiche di eventuali proprietari colti più volte ad usare veicoli ormai fuori legge: si valuta possano essere venduti alle aste esclusivamente ad acquirenti esteri che le portino fuori dall’Italia
Roma ha così scelto la linea dura per dissuadere i cittadini dal collezionismo d’auto e moto, hobby ritenuto dagli ecologisti non educativo e poco rispettoso dell’ambiente. Infatti tra gli obiettivi ci sarebbe anche quello culturale di scongiurare i giovani possano continuare ad appassionarsi ad auto e moto, incrementando così il business d’uno sport ritenuto dalla “vittime della strada” colpevole di lutti ed “omicidi stradali”.
Di diverso avviso le Regioni Lombardia e Piemonte, nonché i Comuni di Milano, Genova e Torino: realtà che in considerazione dell’enorme numero di appassionati, nonché delle oltre 18mila officine e carrozzerie specializzate, hanno deciso di consentire la circolazione ai veicoli iscritti nei registri storici.
All’obiezione che “il motorismo storico è un asset importantissimo per il turismo e l’indotto che porta con sé”, il Comune di Roma ha risposto che verrà adottata la linea dura e sanzionatoria contro abitudini non in linea con l’ecologia.
Intanto le società di commercio internazionale di vetture e moto d’epoca (DEKRA, Bonhams, grandi società tedesche ed investitori svizzeri) hanno già inviato su Roma agenti per acquisire gran parte dei veicoli messi fuori legge. Ecco perché in tanti si chiedono chi abbia unto il binario per indurre a partorire simili delibere. Soprattutto ci chiediamo che fastidio rechi all’ambiente chi dopo l’orario di lavoro usi la vettura per un piccolo spostamento, per bisogno o per passione.
Al danno la beffa, e perché gli appassionati non potranno più portare la vettura presso i centri di revisione o dal meccanico, a patto di cercare di mollarla dinnanzi ai “centri revisione” di domenica, quando ci dovrebbe essere più tolleranza.
E’ chiaro che questa deliberà servirà anche a falcidiare le officine, le carrozzerie, gli elettrauto, i tappezzieri, i commercianti d’auto, i ricambisti: un indotto che impegna tra Roma e provincia (attuale area metropolitana) più di cento mila addetti, considerando anche gli hobbisti del restauro.
Ne deriva che non vorremmo essere nei panni di Gualtieri e di Patané che, qualora rimanessero in panne in una sperduta borgata di Roma, potrebbero rischiare d’imbattersi in qualche nerboruto artigiano dell’auto: in questo caso la scorta potrebbe davvero poco, e un po’ di botte potrebbero piovere su chi gestisce Roma perseguitando i cittadini.
Di certo queste trovate, come quella delle “case green” sono tutte utili a bruciare il risparmio dei cittadini, come richiesto dal “sistema”, dalle multinazionali, da quei tecnici che il professor Gualtieri (gratificato da cattedra universitaria di storia a soli 23 anni) osanna e premia.
Per concludere, vorremmo sapere (e lo scopriremo) a chi e come è stata assegnata l’istallazione delle telecamere che sanzioneranno le auto non più a “norma euro”: certo è che Gualtieri ha usato i fondi dell’Ue non per aiutare i lavoratori autonomi colpiti da pandemia e crisi varie, ma per pagare una famosa azienda che spia la vita dei cittadini con 3.222 telecamere “Bosh serie 700 Autodome”.
Si spera in una reazione alla parigina, perché di tanto in tanto il popolo incazzato serve a scongiurare eccessi ed abusi del potere.
https://www.lapekoranera.it/ 15/4/2023
E poi aggiungete anche questo:
GUALTIERI DOPO LE VETTURE PRONTO A SANZIONARE LE CASE PER CALDAIE E IMPIANTI.
Scarica il PDF e leggi:
gualtieri-dopo-le-vetture-pronto-a-sanzionare-le-case-per-caldaie-ed-impianti
Ma è tutto per “il nostro bene”, no?
ANNO IV DELLA DITTATURA SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE
UNA FIRMA PER OPPORSI AL TRATTATO PANDEMICO QUI
Vedere con attenzione il docufilm “Invisibili”: QUI
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