Drammaturgo e scrittore statunitense (1911-1983)
Questo articolo complessivo è la seconda parte dell’articolo che trovate QUI e a cui vi rimandiamo assolutamente.
Noi, come altri siti liberi, stiamo cercando di sfondare ” il coro unanime a senso unico” con cui viene narrata la tragedia del medio oriente. Un “coro unanime a senso unico” che abbiamo già sperimentato ( e ancora sperimentiamo) per la guerra in Ucraina, per lo pseudo-vaccino, per la pseudo-crisi climatica, per la pseudo-utilità della digitalizzazione totale della vita.
“Un coro unanime a senso unico” ( diretto dall’aristocrazia finanziario-usuraia, vera padrona del mondo: leggi QUI) che la dice lunga, molto lunga sulla situazione disastrosa della democrazia e della libertà di pensiero in un Occidente che ancora continua a presentarsi come “campione” di diritti e democrazia…
Ma l’instupidimento collettivo indotto dai mass media occidentali è ormai evidente: il famoso modello democratico occidentale è un malato in fase terminale
E lo dimostra il fatto che chi non è d’accordo con “il coro unanime” che esalta lo stato d’israele per i media occidentali è semplicemente – indovinate un po’ – un antisemita.
Il ricatto morale dell’accusa infamante e gratuita di antisemitismo, purtroppo, continua a funzionare egregiamente. Uno finisce inevitabilmente per domandarsi se non sia, invece, un alibi.
Proprio come l’accusa a chi non è d’accordo con gli pseudo-vaccini o con la pseudo-crisi climatica di essere “irresponsabile portatore di morte”.
Così è ridotta la “democrazia” occidentale e italiana e pretendiamo ancora, da veri ipocriti, di dare lezioni di democrazia agli altri. Poveri noi. (GLR)
Sionismo e fascismo a braccetto
Di solito si pensa a Israele come allo stato ebraico, ma esso non rappresenta affatto l’ebraismo nel suo complesso, bensì una sua particolare sottospecie chiamata sionismo e portatore di passioni ultra nazionaliste nazionaliste e fantasie irredentiste che aveva trovato nei fascismi europei una sponda a cui appigliarsi.
Dal momento che il Likud, il partito di Netanyahu, deriva da quella matrice di sionismo militante e militare non c’è nessuna meraviglia che i discendenti abbiano finito con l’assumere comportamenti inaccettabili, fatto carne di porco dei palestinesi riducendoli in una grande campo di concentramento come la striscia di Gaza dove nemmeno il lavoro rende liberi.
Tutto questo naturalmente si cerca di tenerlo nascosto e non viene mai fuori tanto che ormai nessuno, a meno che che non abbia una certa dimestichezza con la storia del ‘900 se ne ricorda più.
E poi da quando criticare il sionismo equivale all’antisemitismo è calato un silenzio tombale perché tutti hanno paura di violare questo ridicolo tabù che per la sua assoluta stupidità si adatta benissimo ai nostri tempi.
Tuttavia la realtà si può oscurare, ma non cancellare e così sappiamo che i gruppi sionisti più importanti che operarono nei due decenni prima della guerra e che poi saranno al centro della creazione di Israele, Irgun, Betar e Lehi. erano d’ispirazione fascista.
Il Lehi, per esempio che era essenzialmente un’organizzazione paramilitare tentò di allearsi con il Terzo Reich nel 1941, quando quest’ultimo sembrava sulla strada della vittoria. Lo scopo era quella di fondare “una nuova repubblica ebraica totalitaria” pensando che la Germania nazista fosse un nemico minore degli ebrei rispetto alla Gran Bretagna, Lehi tentò due volte di formare un’alleanza con i nazisti, proponendo uno stato ebraico legata al Reich tedesco da un’alleanza.
Betar e Irgun invece ricevettero l’aperto sostengo di Mussolini fatto per il quale le famose leggi razziali piombarono del tutto inaspettate oltre che vergognose, come una perdita di autonomia e in un certo senso di sovranità rispetto a Hitler fondamentalmente perché al dittatore italiano l’alleanza con i sionisti serviva a indebolire l’Inghilterra nel Mediterraneo.
Durante una conversazione privata con Nahum Goldman, fondatore del World Jewish Congress, nel novembre 1934, Mussolini espresse ammirazione per Ze’ev Jabotinsky, fondatore di Betar e Irgun, dicendo a Goldman: “Perché il sionismo abbia successo, è necessario avere uno Stato ebraico con una bandiera ebraica e una lingua ebraica. La persona che lo capisce è il tuo fascista, Jabotinsky”.
Ma l’ammirazione reciproca, si allargava anche ad altri leader sionisti come Itamar Ben-Avi che lodavano le azioni di Mussolini. Jabotinsky addirittura vedeva nell’Italia fascista una sorta di patria spirituale. “Tutte le mie opinioni sul nazionalismo, sullo stato e sulla società furono sviluppate durante quegli anni sotto l’influenza italiana”, scrisse Jabotinsky nella sua autobiografia, riferendosi agli anni della sua formazione ideologica in Italia.
Addirittura nel 1934, questo personaggio e il suo movimento giovanile Betar fondarono una scuola navale a nord di Roma dove si addestrarono molti dei futuri comandanti della marina israeliana.
L’Idea Sionistica, la rivista in lingua italiana di Betar, descrisse le cerimonie di inaugurazione di questa scuola : “Un triplo canto ordinato dal comandante della squadra: ‘Viva l’Italia, Viva Il Re! Viva Il Duce!’, risuonò, seguita dalla benedizione che il rabbino Aldo Lattes invocò in italiano e in ebraico per Dio, per il Re e per Il Duce… ‘Giovinezza’ fu cantato con molto entusiasmo dai Betarim . Non stupisce certo che dopo la guerra i cadetti di questa scuola e buona parte della nascente marina israeliana venissero formati dagli uomini della X Mas.
La finisco qui con queste notazioni che prenderebbero pagine intere, ma la sostanza è abbastanza chiara: lo stato israeliano e i suoi comportamenti sono stati in radice condizionati da queste ispirazioni nazionaliste e fasciste che non solo perdurano nel tempo, ma sembrano rafforzarsi.
In definitiva si può dare ragione al giornalista palestinese-americano Ramzy Baroud quando dice “Israele è in realtà radicato nel fascismo, dà l’illusione di rappresentare il popolo ebraico quando in realtà è il sionismo a definire le azioni di Israele”.
Ed è straordinario come al contrario della stupida leggina da stracciaculi che l’Italia da nulla ha votato, in realtà è proprio il sionismo ad avere tratti antisemiti.
https://ilsimplicissimus2.com/ 12/10/2023
Coro unanime a senso unico pro Israele
Da “destra” a “sinistra” si assiste ad un generale allineamento della chiacchiera politica e giornalistica: un coro unanime indirizzato, senza se e senza ma, a sostegno del governo di Israele. Questo al netto delle parole e dei gesti di doverosa considerazione verso le vittime civili “tutte”.
Anche stavolta una storia lunga e dolorosa di oppressione e violenza coloniale, perpetrata nel silenzio, nella complicità e talvolta col sostegno dell’Occidente a guida USA, viene colpevolmente rimossa e schiacciata su un singolo avvenimento, per quanto grave e controproducente esso sia, in modo da alimentare una ormai ben nota narrazione di comodo: c’è un aggredito e un aggressore, il primo detiene le ragioni del Bene, l’altro lo stigma del Male.
Peccato che nell’annosa questione israelo-palestinese tale logica valga ancora meno: non solo perché i crimini israeliani, per quanto coperti dal silenzio, sono una costante che non ha mai smesso di produrre morti e distruzione, ma anche e soprattutto perché non possono esserci aggredito e aggressore quando alla base di tutto c’è una asimmetria eclatante di potere e responsabilità storica.
Un contesto in cui alla dominazione di un paese occupante non sembra esserci altra risposta che la ribellione spesso cieca e disperata di un popolo sotto occupazione, ridotto ad una condizione di miseria ed esclusione senza fine.
Da 75 anni lo Stato israeliano occupa i territori palestinesi (soggetti anche alla sperimentazione di nuove armi), ampliando sempre più i suoi domini, il tutto cacciando la popolazione nativa, militarizzando interi villaggi e con la pratica di inserire ovunque i propri coloni, spesso provenienti da altre parti del globo.
Negli ultimi mesi, questa politica espansionistica ha subito un’accelerazione: a Tel Aviv si stava difatti discutendo animatamente di nuovi insediamenti da creare nel territorio residuo palestinese. Il 2023 sarà, inoltre, l’anno che farà registrare il più alto numero di morti palestinesi, da quasi vent’anni a questa parte. Ma questo dato non ha destato alcun tipo di scalpore.
E l’Occidente tutto, un tempo meno compatto sulla questione, oggi affila le sue armi e innalza ovunque bandiere israeliane, sulla base di doppi standard e di un uso propagandistico e strumentale del principio di autodeterminazione dei popoli e di difesa dei diritti umani.
https://www.lafionda.org/ 8/10/2023
Ed ecco la presa di posizione di un ebreo “non sionista”, di un ebreo libero e pensante come tanti altri ebrei liberi e pensanti. Forse Ovadia è un ebreo… antisemita o è soltanto e giustamente “antisionista”?
Moni Ovadia: «Attacco di Hamas è colpa di Israele». Fratelli d’Italia chiede le dimissioni dal Teatro comunale di Ferrara
È durissimo con lo Stato di Israele, l’intellettuale e musicista Moni Ovadia, ebreo, direttore del Teatro comunale di Ferrara, da sempre molto critico con le politiche dello Stato ebraico: «Israele lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esiste, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano; e la comunità internazionale è complice: questi sono i risultati».
Ovadia, dopo aver premesso che «la morte anche di una sola persona, sia essa israeliana o palestinese, è sempre una tragedia e va condannata con tutte le forze», punta il dito contro la politica del governo israeliano e del premier Netanyahu, a seguito dell’attacco missilistico di Hamas e la risposta annunciata da Tel Aviv.
Un’altra presa di posizione netta di un intellettuale che, dopo quella dello studente egiziano Patrick Zaki, suscita polemiche.
Tanto che il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni ne chiede le dimissioni: «Come ferrarese mi vergogno di aver accolto Moni Ovadia al vertice dell’istituzione culturale più prestigiosa della città come il nostro Teatro. Le sue parole sono un insulto alle vittime provocate dai terroristi di Hamas contro inermi cittadini israeliani e anche di altre nazionalità che vivevano pacificamente nelle loro case. È Hamas ad essere il principale nemico del popolo palestinese, non Israele».
Ma la posizione di Ovadia, peraltro non nuova, è chiara: la guerra tra Israele e Palestina «è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione. La Striscia di Gaza non è un territorio libero, è una gabbia, una scatola di sardine: è vero che dentro non ci sono gli israeliani, ma loro controllano comunque i confini marittimi e aerei, l’accesso delle merci, l’energia, l’acqua. La comunità internazionale è schifosamente complice».
Andreina Baccaro, corriere della sera, 11/10/2023
“I palestinesi sono animali” parola del governo Netanyahu
I governi di Israele non hanno mai confessato un crimine di guerra, nonostante i moltissimi commessi durante un arco di tempo di tre quarti di secolo, ma in compenso l’esecutivo messo in piedi da Netanyahu ha annunciato con orgoglio che commetterà un crimine di guerra.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha descritto i palestinesi come “animali ” e ha promesso di “agire di conseguenza”, mentre gli aerei da combattimento hanno scatenato una massiccia campagna di bombardamenti indiscriminati sulla Striscia di Gaza, sganciando oltre 1000 tonnellate di bombe nelle ultime venti ore su ospedali, moschee, condomini, e case residenziali.
E poi parlando con i giornalisti ha aggiunto; “Ho ordinato un assedio completo sulla Striscia di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto è chiuso. Stiamo combattendo gli animali umani e ci comportiamo di conseguenza”. Forse la mamma non gli ha spiegato che queste cose non si dicono e forse nemmeno si dovrebbero pensare.
Non credo ci sia bisogno di commentare ulteriormente questa frase e del resto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha detto che l’esercito sgancia centinaia di tonnellate di bombe negli attacchi nella Striscia di Gaza, e che “l’enfasi è sui danni e non sulla precisione”.
Quindi sparano nel mucchio con l’intenzione di sterminare i palestinesi non di combattere Hamas che costerebbe molti morti.
Nel regime di codardia che si è affermato in occidente durante il maledetto secolo americano questo è perfettamente lecito. E naturalmente merita le bandierine israeliane che vengono proiettate sui palazzi dei burattini, come se in pericolo fosse Israele.
E qui possiamo toccare con mano la fenditura (oddio senza offesa, la frase mi è partita così) tra due “memi” contrapposti e allo stesso tempo usati nell’ambito del medesimo discorso: da una parte l’idea di uno stato potentissimo, armato fino ai denti e dotato di servizi come il Mossad che è onnisciente e dall’altra uno stato debolissimo la cui esistenza può venire minacciato da un attentato o da qualche centinaio di miliziani.
Così quando vengono uccisi palestinesi o vengono cambiate le regole del gioco riguardo agli insediamenti si mette l’accento sulla potenza, ma non appena gli altri osano alzare la testa ecco che viene fuori il diritto di Israele ad esistere.
Naturalmente gli unici che davvero non dovrebbero esistere sono quelli che fanno un uso sfacciato di questo doppio modulo di giudizio, senza di loro, politici, giornalisti, intellettuali d’accatto, il mondo sarebbe un posto migliore.
Ad ogni modo ora il governo Netanyahu vuole occupare tutta Gaza e punirla “come non è mai stata punita prima” ma il fatto è che Israele non ha smesso di punire Gaza dal 1948, nemmeno per un momento. Dopo 75 anni di abusi, lo attende ancora una volta lo scenario peggiore possibile.
Le minacce di “appiattire Gaza” dimostrano solo una cosa: non abbiamo imparato nulla. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha una responsabilità molto grande per quanto accaduto e deve pagarne il prezzo, ma tutto ciò non è iniziato con lui e non finirà dopo la sua scomparsa. non è che lo dico io, lo dice il più noto giornale israeliano, sopravvissuto, all’ondata di integralismo al cui confronto l’Islam impallidisce, Haaretz che incolpa proprio il premier di aver creato le promesse di tutto questo con la sua politica di “annessione ed espropriazione pur perseguendo una politica estera che ignorava palesemente l’esistenza e i diritti dei palestinesi”.
E prima o poi dovrà anche pagare l’ignobile burattinaio che ha creato questo nuovo incendio per tentare di allontanarsi dal primo nel quale si è ustionato gravemente. Se proprio si dovessero cercare “animali umani” è lì che bisogna cercare.
https://ilsimplicissimus2.com/ 11/10/2023
Riflessioni sparse sulle tragedie in corso
La tragedia che si va dipanando mentre scriviamo queste righe sarà documentata dagli storici futuri come uno dei peggiori massacri preannunciati mai avvenuti[1]. Per di più, internet non dimentica. Le guerre generano orrori su ogni fronte, soldati, civili, donne e bambini, nascondendo nell’alterazione mediatica quel poco di verità che gli umani tentano di intravedere nella nebbia che li circonda.
Al lettore distratto (lasciando da parte gli iscritti al libro paga della Grande Menzogna) viene quotidianamente dipinta come inestricabile la vicenda storica che contrappone i palestinesi agli israeliani, non agli ebrei sia chiaro (qui la religione non c’entra e poi persino alcuni di essi sono antisionisti; il termine sionismo identifica l’ideologia politica centrata sul diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione, e poi finito a indicare una forma di colonialismo).
Che poi, in plateale contraddizione, Israele (vale a dire lo stato sorto da quegli sviluppi) sia divenuto alieno a riconoscere al popolo palestinese un analogo diritto è un dettaglio che si è perso nel tempo. Secondo la de-formazione propagandistica, tale scenario sarebbe difficilmente decifrabile, ma soprattutto politicamente irrisolvibile.
In realtà, la scena è tutt’altro che complicata, anzi persino banale se il termine non apparisse irriverente alla luce delle tragedie in corso, e sospettiamo che la sola ragione che induce l’opinione pubblica prevalente a ritenere che non lo sia è perché altrimenti i media lo avrebbero detto.
Il palcoscenico del dramma cui assistiamo è visibile come il sole a mezzogiorno, ed è costituito dall’esistenza di un regime di apartheid, come certificato da anni da una miriade di organizzazioni non governative (Amnesty International[2], Human Rights Watch[3] e persino da una ONG israeliana attiva sui diritti umani, B’Tselem[4], oltre a numerose altre).
Le classi di governo occidentali non osano affermarlo, asservite come sono all’alleato-padrone americano, grande sponsor di Israele, anche perché impregnate del complesso universale di colpa olocaustico per le sofferenze inflitte al popolo ebraico dagli europei (nei secoli passati) e dai tedeschi-nazisti (nel XX secolo).
È poi appena il caso di ripetere anche qui che la soluzione al dramma in questione è proprio quella, la nascita di uno stato palestinese indipendente, nel quale quel popolo possa vivere e prosperare, con la sua storia, la sua religione e i suoi costumi. E la genesi della tragedia è l’oppressione decennale da parte di un gruppo etnico che dispone della forza su un altro gruppo che non ne dispone, e che vede le sue condizioni di vita quotidianamente degradate.
Il conflitto Israele-Palestina è uno dei conflitti al mondo più facilmente intellegibile; quelli in Ucraina e in Siria, ad esempio, sono più complicati. L’oppressione esercitata da Israele è di una evidenza imbarazzante, e assomiglia da vicino, come milioni di osservatori hanno rilevato, a un regime di apartheid.
Ora, sganciare da un aereo bombe etiche o vendicative su migliaia di civili uccidendoli dopo averli fatto soffrire, per soffocamento, ustioni o traumi di varia natura non è certamente meno disumano che uccidere altri essere umani con armi da fuoco. Il terrorismo dell’indignazione a senso unico è una tecnica collaudata di cui si serve la Macchina della Menzogna per distrarre l’osservatore sprovveduto dalla percezione della realtà.
Quel che sta avvenendo, è una facile previsione, si ritorcerà contro Israele, che non troverà pace, se non mettendo in campo una strategia di graduale pacificazione ideologica, religiosa e politica con il mondo arabo-mussulmano, una strategia che dovrà essere basata sul principio di convivenza pacifica. Prima lo capirà, meglio sarà per tutti, fatta forse eccezione per chi trama nell’ombra imperiale.
Affinché la cosiddetta opinione pubblica non abbia a scandalizzarsi troppo (non si sa mai), la propaganda mediatica tenta poi di stendere il classico velo pietoso davanti alle atrocità che ci aspettano, inoculando indignazione unita a dosi quotidiane di sedazione.
Sempre Caitlin Johnstone[5] rileva che togliere l’elettricità a Gaza, oltre a costituire un danno profondo alla vita quotidiana di due milioni di povera gente, ostacola la possibilità di vedere cosa accade in quel territorio (persino i cellulari ne hanno bisogno per riprendere e caricare i video su Internet).
Israele potrà così intralciare la conoscenza dei suoi abusi, i quali non diventano giustificati solo perché pareggerebbero quelli di Hamas (privi per ora di prove documentate[6], rileva sempre la Johnstone, quanto a decapitazione di bimbi israeliani e stupri di massa[7], secondo una collaudata tecnica di propaganda[8]). Del resto, i critici più incisivi di Israele sono talora gli stessi ebrei[9].
La contraddizione assiologica dell’Occidente Unificato (Usa-Nato-Israele e satelliti sparsi nel pianeta) vuole che l’Ucraina abbia il diritto di difendersi dall’invasione di un esercito straniero, mentre il popolo palestinese non avrebbe il medesimo diritto contro l’esercito di Israele, presumibilmente perché questo ne occupa le terre da qualche decennio, acquisendo così il diritto di rimanerci in ragione del tempo che passa.
Mentre sostiene un governo impregnato di ideologia neonazista (che odia gli ebrei), l’Occidente Unificato si oppone a un popolo che sostiene ragioni simili in altra parte del mondo.
Non si tratta di ipocrisia, beninteso, ma di perfida coerenza, una strategia a protezione dei noti interessi imperiali, con l’elargizione di qualche beneficio ai paesi satelliti più direttamente coinvolti. Il terrorismo non è un fenomeno di criminalità comune, ma di natura politica, e dunque per debellarlo occorre una strategia politica.
L’interesse Usa (imposto anche ai suoi ciechi alleati nel mondo) è quello di destabilizzare, dividere amici e nemici, attuare la teoria del caos, che arricchisce le solite tasche già piene dei venditori di morte, fa salire il corso del dollaro e quello del petrolio, a perenne vantaggio delle corporazioni che siedono in cima alla piramide.
Non è un caso che invece di avanzare una proposta di possibile compromesso, Washington invii una portaerei (la più grande e magnificente del mondo!), come se per debellare un esercito di poveri disperati non fosse sufficiente il quarto esercito più potente del pianeta.
Afferrato il potere, occorre difenderne i privilegi, esaltando le atrocità dei terroristi odierni (anche quelle sinora presunte, ripete la Johnstone), dimenticando le infinite atrocità commesse dal Regno del Bene, tre milioni di morti in una guerra insensata come quella del Vietnam, due milioni o giù di lì nelle due guerre altrettanto insensate in Iraq e Siria, quelle in Libia, Yemen e nel resto del mondo, cui vanno aggiunti milioni e milioni di profughi (taluni a vita), con correlate infinite sofferenze.
In buona sostanza, è sempre la stessa musica, i ricchi e i potenti contro i poveri e gli indifesi.
Questi ultimi, tuttavia, si vanno destando a nuova vita, e nemmeno l’analfabetismo sociale e assiologico che prospera in Occidente potrà impedire che si scuotano dalla loro atavica servitù. E presto faranno sentire la loro voce, una voce che gli esseri umani dotati di sentimento di valori, giustizia e sensibilità aspettano da tanto tempo.
[1] https://www.caitlinjohnst.one/p/this-is-exactly-what-it-looks-like?utm_source=post-email-title&publication_id=82124&post_id=137854657&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=13lc4d&utm_medium=email
[2] https://apnews.com/article/middle-east-jerusalem-israel-race-and-ethnicity-racial-injustice-83b44a2f6b2b3581d857f57fb6960115?utm_source=substack&utm_medium=email
[3] https://apnews.com/article/middle-east-jerusalem-israel-race-and-ethnicity-racial-injustice-83b44a2f6b2b3581d857f57fb6960115?utm_source=substack&utm_medium=email
[4] https://www.btselem.org/
[5] https://www.caitlinjohnst.one/p/this-is-exactly-what-it-looks-like?utm_source=post-email-title&publication_id=82124&post_id=137854657&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=13lc4d&utm_medium=email
[6] https://www.caitlinjohnst.one/p/israel-narrative-management-is-getting
[7] https://twitter.com/KeithWoodsYT/status/1711853721330516163?utm_source=substack&utm_medium=email
[8] https://en.wikipedia.org/wiki/Atrocity_propaganda?utm_source=substack&utm_medium=email
[9] https://twitter.com/CensoredMen/status/1711482078666043868?utm_source=substack&utm_medium=email
https://www.lafionda.org/ 11/10/2023
Viaggio negli echi narrativi di un conflitto
Adesso pare che persino i servizi segreti egiziani sapessero dell’imminente attacco di Hamas e avessero avvisato il governo israeliano dieci giorni prima che i terroristi sfondassero il confine e prendessero il controllo delle basi militari e delle comunità.
Ma a quanto pare Tel Aviv avrebbe completamente trascurato questa notizia. Ora da giorni sto combattendo un’aspra battagli per far capire che il Mossad non è l’onnisciente come dice la leggenda metropolitana e che si è fatto sfuggire molte cose, compreso l’attacco a sorpresa degli egiziani nella guerra del Kippur che è stato un momento drammatico per Israele.
Però per quanta poca stima possa avere del Mossad, frutto anche di esperienze personali, non credo proprio che gli egiziani sapessero per filo e per segno ciò che i servizi israeliani parevano ignorare del tutto.
A me pare evidente che qui si stia creando di costruire una narrazione per ottenere fondamentalmente tre scopi : il primo è quello di nascondere lo zampino americano in tutto questo per le ragioni spiegate ieri e riportare la questione a logiche interne alla politica israeliana.
In sostanza Netanyahu, colpito da tutte le parti da procedimenti giudiziari e contestato dalla piazza, avrebbe saputo dell’attacco senza però premurarsi di prevenirlo e anzi avrebbe dato ordine ai reparti dell’esercito di non opporre resistenza perché la guerra lo potrebbe avvantaggiare. Non so che teste abbiano da quelle parti, ma il fatto di aver premesso l’uccisione di molti cittadini al solo scopo di rafforzare la propria posizione non credo che sia proprio un bel biglietto da visita, E oltretutto un governo che lucra incessantemente sulla sicurezza e poi fallisce un modo così clamoroso di solito viene mandato a casa.
Dunque ho una gragnuola di dubbi su questa ipotesi che è ovviamente la più gettonata, perché nasconde il ruolo degli Usa nel far divampare un incendio parallelo a quello dell’Ucraina dove in questi giorni i russi stanno macinando con più lena i resti dell’esercito di Kiev.
Ma la tesi interna corrisponde anche al secondo obiettivo della narrazione in corso d’opera, ovvero quello di salvare in qualche modo la reputazione non solo del Mossad, ma di Israele stesso, che non è meno importante suggerendo che si sapeva tutto, sarebbe stato un gioco da ragazzi mandare all’aria i piani di Hamas, ma non lo si è fatto. a me pare che tutto questo possa semmai essere un piano del Mossad o parte di esso proprio per sbarazzarsi Netanyahu.
Non bisogna mai sottovalutare il valore della reputazione, anche o forse soprattutto in un contesto di menzogna totale realtà: ricordo negli anni ’80 di aver discusso con noto e intelligente analista di cose internazionali, cresciuto alla scuola di Bettiza e scatenato fan del cosiddetto mondo libero dove già si cominciavano a progettare catena, e lui pur di non ammettere che gli israeliani le avevano prese dagli egiziani, tirò fuori la teoria per cui Israele stessa aveva concesso delle “soddisfazioni” al Cairo per arrivare rapidamente a una pace. In realtà gli israeliani erano stati completamente presi in contropiede e rischiarono di brutto, ma in certi ambienti non si poteva ammetterlo. Nihil sub sole novi.
Il terzo scopo narrativo in realtà si divide in due rami sinergici, uno teso ad incolpare l’Iran dell’invasione di Hamas e quindi cercare di isolare ancora una volta Teheran e il fatto che questa tesi compare oggi sul Wall Street Journal ci dice è ciò che la Casa Bianca desidera sia detto.
Ma l’altro è quello di mettere in cattiva luce il regime di Kiev e la sua corruzione che ha fatto arrivare le armi ad Hamas: è fin troppo chiaro che si cerca un pretesto che allentare l’aiuto a Kiev.
Quindi quale che siano stati i ruoli in commedia, di certo il capocomico veste a stelle e strisce, dal momento che sono proprio gli Usa a beneficiare di ogni parte della narrazione.
https://ilsimplicissimus2.com/ 10/10/2023
CONSEGUENZE DELLA GUERRA ISRAELIANA E SU CHI CI GUADAGNA
Da qualche giorno divampa la nuova guerra israeliana. La quinta dal 1948. Una simile ricorsività dovrebbe indurre lo Stato di Israele, e tutti i popoli arabi circostanti, a riflettere sul perché questi eventi si ripetono.
Evidentemente, i problemi non sono stati risolti e si sono incancreniti per la cinica regia di molte parti non direttamente coinvolte. Abbiamo così uno stato di guerra civile permanente.
Israele vive dal 1948 con un ritmo sociale del tutto simile a quello di Sparta. L’intera popolazione riceve corsi di uso, montaggio e smontaggio al buio di armi leggere e di utilizzo di esplosivi. Lo Stato viene presidiato dall’esercito e da una vasta platea di riservisti, riceve anche l’aiuto di migliaia di ebrei provenienti da tutto il mondo. Ovviamente mi riferisco a normali cittadini. I miliardari si guardano bene dal mettere piede nella Terra del Ritorno.
Questo ennesimo scontro crea vantaggi.
Il primo è la resurrezione politica dell’attuale capo del governo, votato soprattutto dai coloni e osteggiato dagli israeliani.
Il secondo è quello di disporre di una scusa da parte degli Usa per uscire dal disastroso impegno in Ucraina, senza dover far fuggire con gli elicotteri dai tetti dell’ambasciata i propri connazionali e i collaborazionisti: come accadde in VietNam e in altri Stati dell’Asia e in Africa aggrediti dagli USA.
Il terzo è quello di offrire una scusa a Nato/Nsa/Cia per invadere l’Iran, invocando la tutela dello Stato di Israele. Non ci sono prove incontestabili che L’Iran abbia fornito aiuti concreti, se non quello di un appoggio morale. L’Iran non è l’Iraq. È una nazione ben armata e possiede armi atomiche sul serio. L’Iran ha sotto i suoi piedi un oceano di ventitré miliardi di barili di petrolio. Questo è il motivo vero che si cela dietro questa vasta operazione.
Una disponibilità che attrae i colossi mondiali angloamericani dell’energia, considerato che i combustibili fossili costituiscono ancora la parte preminente delle fonti, nonostante il tanto pubblicizzato “green” in cui ufficiosamente non crede nessuno, almeno nei tempi brevi.
Sugli esiti attesi di questa maxioperazione ci sarà da discutere e da fare approfondite valutazioni. Anche in questa infausta vicenda a farne le spese sono le popolazioni di tutte le parti in conflitto … ma a chi interessano simili “danni collaterali”? I manovratori sono protetti da guardie del corpo e viaggiano su aerei ed elicotteri inquinanti. L’unica certezza in questa intricata situazione è che a loro non accadrà nulla.
Sulla base di questo quadro, non si faranno attendere le conseguenze sui fragili equilibri in una Europa, ormai in ginocchio dal conflitto russo-ucraino caldeggiato e sostenuto dalla Nato che da tempo persegue obiettivi talvolta in contrasto con le strategie Usa.
Il primo effetto potrebbe essere quello di ripetere il modello israeliano in territorio europeo con la creazione di un governo di sicurezza nazionale e con la sospensione dei diritti civili, per fronteggiare i molto probabili attentati che arriveranno o che possono essere attivati come già accaduto nella passata “strategia della tensione” nel nostro martoriato Paese.
Partirebbe così un effetto domino che bloccherebbe definitivamente tutti gli Stati membri dell’UE accelerandone il crollo definitivo.
La ex-italia sarà la prima ad attuare questo cambio istituzionale? Non è casuale la breve dichiarazione che l’attuale capo del governo italiano ha fatto in Parlamento accennando a motivi di “sicurezza nazionale”.
Perché lo ha detto così apertamente? Ha parlato della probabilità di avere danni provocati da emulatori. Sta preparando la popolazione italiana a rivivere attentati con migliaia di morti anche nel nostro territorio?
Per motivi di “superiore interesse nazionale” l’attuale governo esce di scena entro ottobre, con una guida assegnata ad un generale plurigallonato con poteri da stato d’assedio? I nostri Servizi sono a completa conoscenza di quanto sta per accadere e cercano di indurre i nostri governanti a farsi da parte per agire con maggiore velocità sotto la guida suprema di uno “specialista”? Nel frattempo, l’effervescente avatar del Colle tace, sempre nell’interesse degli italiani, ovviamente.
Al mutismo della carica apicale si aggiunge un silenzio tombale della politica, dell’economia, della Banca d’Italia, della Confindustria, ecc. sull’acquisizione della nuova rata erogata dalla UE e che risale a ben prima dell’esplosione dei fatti di Gaza. Perché? Lo sapremo molto presto e non saranno buone notizie.
Un attentato sanguinoso offrirebbe la giustificazione per sospendere i diritti civili, imporre un coprifuoco di ferro? In questo coprifuoco bloccante e militarizzato, le forze dell’ordine avrebbero l’autorizzazione di uccidere i cittadini che non rispettano le restrizioni? In ottica di buonismo lo stesso trattamento draconiano sarebbe applicato agli immigrati che continueranno a sbarcare sempre più numerosi?
Il congelamento della normativa corrente non più bloccante consentirebbe il rapidissimo saccheggio finale dei beni immobiliari e dei risparmi?
Questa enorme operazione potrebbe realizzarsi in qualsiasi Stato dell’UE con il conferimento dei loro beni e ricchezze finanziarie a strutture che fanno capo ai colossi finanziari quali potrebbero essere Blackrock, Vanguard, i Fondi pensione?
Gli interrogativi sono tanti, ma rimane la inattaccabile certezza che le popolazioni d’Europa soffriranno.
Milioni di cittadini saranno spogliati di tutto e accatastati in baraccopoli recintate alle periferie delle città seguendo il metodo delle “città da 15 minuti”. Ci sarà una impennata di suicidi, ma anche di focolai di rivolte, e le recinzioni da 15 minuti saranno un’arma efficace di repressione. Si salvi chi può!
Manlio Lo Presti, crittore ed esperto di banche e finanza, https://www.lapekoranera.it/ 12/10/2023
Ed ecco a cosa porta la follia del fanatismo e dell’intolleranza della “democraticissima europa”…
MANIFESTAZIONI PRO-PALESTINA VIETATE: LA CENSURA CORRE IN EUROPA
Dalla Francia alla Germania, una parte dell’Europa si blinda e vieta le manifestazioni a favore della Palestina. È quanto sta accadendo in questi giorni, con il sistema di censura che si è attivato presto e non è da escludere che i divieti siano estesi ad altri Paesi….
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CRISI MEDIO ORIENTE: VIETATO PENSARE, VIETATO PROTESTARE
Dopo il covid e la guerra in Ucraina, la repressione del dissenso raggiunge un nuovo livello con la crisi mediorientale.
Non solo sembra vietato esprimere solidarietà al popolo palestinese, ma con la scusa dell’ordine pubblico diversi paesi europei vietano anche di manifestare, con la complicità di una stampa quasi del tutto allineata.
Tracciamo un quadro con la documentarista Sara Reginella, con il giornalista Luca Marfé e con l’avvocato Alberto Brusa.
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DALLA RETE ( allargare le immagini)
ANNO IV DEL REGIME SANITARIO- ECOLOGICO- DIGITALE
IMPORTANTE!!
IMPORTANTI DOCUMENTI DA SCARICARE QUI
* PETIZIONI DA FIRMARE QUI
* UN REFERENDUM CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI DELLA COSTITUZIONE QUI e leggi QUI
Vedere con attenzione il docufilm “Invisibili” sui DANNI DELLO PSEUDO-VACCINO: QUI
Per altre testimonianze di danni dello pseudo-vaccino LEGGERE QUI
707 studi scientifici sui danni del vaccino LEGGERE QUI
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Pericolo vaccino (49). 707 studi: a chi li inoltriamo?
Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (39). Ciò che non vogliamo sentire.
GLR-NOTIZIE 120 - 1/10/2023. Una firma per salvare Costituzione e libertà.
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Pericolo vaccino (48). “Cure” micidiali.
Verso la dittatura ecologica-green (5). Una scienza di bugie.
GLR-CONSIDERAZIONI 53. Vogliono toglierci dai piedi.
Verso la dittatura digitale (22). Massacro a scuola.
GLR-NOTIZIE 119 - 25/8/2023. Censura!
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