GLR – CONSIDERAZIONI   (63)

ANNO V DEL REGIME SANITARIO-ECOLOGICO-DIGITALE

Le altre “GRL-CONSIDERAZIONI ” le trovate  QUI

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Scrittore e filosofo colombiano (1913-1994)

 

 

Facciamo qualche considerazione.

Scopo della filosofia neoliberista, di cui è infarcita questa Europa ( come quasi tutto l’Occidente), è l’annullamento dell’individuo in una sola identità con due valenze: quella di consumatore e quella di prestatore d’opera. Lo scopo, d’altra parte, del progetto criminale globale chiamato Grande Reset.

Annullamento facilmente raggiungibile all’interno di un sistema europeo che non è né pienamente federale, né pienamente confederale, ma continua in una via di mezzo, una terra di nessuno, dove lo scettro del comando rimane saldamente in mano alle solite nazioni, e viene ceduto saltuariamente solo al prezzo di ricatti.

Facciamo un esempio: una Europa neoliberista schizofrenica e paranoide, che riesce, nello stesso lasso di tempo, a parlare di politiche “green” (sulla pelle dei cittadini agendo sulla casa e sull’automobile), e di “economia di guerra”.

Non ci possono essere politiche “ambientali” dentro un’ “economia di guerra”; ancorché esse siano realmente rivolte a contrastare i fenomeni di danno all’ambiente, e non semplicemente a consentire al Capitale di rigenerare sé stesso.

E poi ricordiamo: all’interno dell’Italia il livello politico si presenta pressoché inadeguato alle sfide da affrontare.

Il Parlamento europeo ha quasi sempre assunto la veste di un “poltronificio” per piazzare i “trombati” in patria. Ricordiamolo…

Quindi la domanda rimane sospesa: EU, quale voto?

Per rispondere ci aiuta così Roberto Pecchioli, filosofo:


“…. Mattarella ha invitato gli italiani a partecipare al voto dell’8 e 9 giugno perché “con l’elezione del Parlamento europeo consacreremo la sovranità dell’UE”..

Nessun errore, nessuna voce dal sen fuggita: il presidente, dall’alto di mezzo secolo di politica e di una cattedra di diritto costituzionale, non è uso a infortuni o gaffe. Voleva proprio affermare quel che ha detto. Perciò siamo dalla sua parte: chi dice la verità, per quanto indigesta, va ringraziato. Il docente di diritto non sbaglia: la sovranità non appartiene al popolo – italiano, serve ribadirlo – ma ad altri.

L’elenco è lungo e l’Unione Europea è solo una delle istituzioni che ci comandano. Potremmo ricordare, tra le altre, la NATO (le armi hanno sempre l’ultima parola e Mattarella lo sa almeno dai tempi di Belgrado), la Banca Centrale Europea (anche il potere del denaro conta, come sanno gli italiani con le tasche svuotate dall’euro e dal debito pubblico) i vincoli imposti dai trattati internazionali e da entità come l’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’OMS di Bill Gates per quanto riguarda la sanità, dai protocolli riservati imposti dopo la guerra perduta.

Con sincerità altrettanto ammirevole (o l’arroganza di chi rappresenta un potere inscalfibile) Mario Monti, senatore a vita, banchiere, ex capo del governo e turista non per caso a Madrid alla riunione del Bilderberg  (leggi QUI), ha pubblicato un libro che diventerà un oracolo per il giornalismo e la politica mainstreamDemagonia, cioè – se capiamo bene – agonia del popolo.

Vecchia storia: i popoli sono ignoranti, disinformati, sudati e un po’ puzzolenti: molto meglio che decida per tutti il sinedrio di color che sanno ( l’aristocrazia finanziario-usuraia attraverso i suoi manutengoli politici). In quel senso, il richiamo alla sovranità dell’Unione Europea è un atto di onestà di cui lo schivo inquilino del Quirinale va ringraziato……


…. Nessuna candidatura italiana ha nel programma – irrealizzabile per via parlamentare per i motivi esposti – di modificare la struttura economica (liberista) dell’Unione, di mettere in forse il potere della BCE, di restituire potere ai popoli.

Di che parlano, allora, i partiti? Fanno la faccia feroce sui rispettivi temi di riferimento per radunare le residue tifoserie e portarle ai seggi. Unici motivi di interesse saranno la percentuale di votanti- che potrebbe per la prima volta essere inferiore al cinquanta per cento – e il gradimento dei partiti in chiave nazionale.

Mattarella ha colto nel segno: la sovranità non è più nazionale e popolare. Forse ce lo ha voluto dire in modo obliquo, metà curiale e metà gesuitico. Grazie per la franchezza, presidente….


….Europa dei mercanti, dei tecnocrati e dei banchieri senza patria contro l’Europa dei popoli, delle nazioni, erede di trenta secoli di civiltà…

Chi scrive diserterà con dolore le urne per assenza di chi ne rappresenti le ragioni (o i torti, fa lo stesso). Triste scelta, lo sappiamo, gradita ai potenti, al di là delle parole. Ma chiunque vinca servirà interessi e principi stranieri, ovvero estranei. Non in mio nome.

Magra consolazione, l’unica rimasta.

Roberto Pecchioli, 4/6/2024


Trovate la seconda parte dell’articolo complessivo che oggi vi proponiamo QUI.  (GLR)

 

 

 

 

 

 

Roba da matti.

L’Unione Europea non fa altro che parlare di “preparazione alla Terza guerra mondiale”, “nuova industria militare”, “economia di guerra”, “leva obbligatoria”, “scudo atomico della Francia”.

L’Unione Europea non fa altro che parlare di “invio di truppe Nato in Ucraina” e di “colpire il territorio russo con le armi più avanzate della Nato”.

L’Unione Europea non fa altro che parlare di “sconfiggere la Russia sul campo” e “rovesciare Putin”.

L’Unione Europea non fa altro che dire che “la Nato non conosce linee rosse e si espande ovunque voglia”.

L’Unione Europea non fa altro che dire che “i pacifisti sono esseri immondi e immorali”.

L’Unione Europea non fa altro che dire che “la Nato ha assorbito anche Svezia e Finlandia e oggi è più potente che mai”.

Però il Corriere della Sera ci spiega che la Russia è un Paese “intriso di ideologia imperialista”.

Roba da matti.

Alessandro Orsini, sociologo  31//2024

 

 

 

 

 

In questo articolo, Giorgio Agamben riassume punti importanti dell’istituzione europea che illude di essere un’unione democraticamente eletta.

 

Europa o l’impostura

È probabile che ben pochi fra coloro che si apprestano a votare per le elezioni europee si siano interrogati sul significato politico del loro gesto.

Poiché sono chiamati a eleggere un non meglio definito «parlamento europeo», essi possono credere più o meno in buona fede di star facendo qualcosa che corrisponde all’elezione dei parlamenti dei paesi di cui sono cittadini. È bene subito chiarire che le cose non stanno assolutamente così.

Quando si parla oggi di Europa, il grande rimosso è innanzitutto la stessa realtà politica e giuridica dell’Unione europea.

Che si tratti di una vera e propria rimozione, risulta dal fatto che si evita in tutti i modi di portare alla coscienza una verità tanto imbarazzante quanto evidente.

Mi riferisco al fatto che dal punto di vista del diritto costituzionale, l’Europa non esiste: quella che chiamiamo «Unione europea» è tecnicamente un patto fra stati, che concerne esclusivamente il diritto internazionale.

Il trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993, che ha dato la sua forma attuale all’Unione europea, è l’estrema sanzione dell’identità europea come mero accordo intergovernativo fra Stati.

Consapevoli del fatto che parlare di una democrazia rispetto all’Europa non aveva pertanto senso, i funzionari dell’Unione europea hanno cercato di colmare questo deficit democratico stilando il progetto di una cosiddetta costituzione europea.


È significativo che il testo che va sotto questo nome, elaborato da commissioni di burocrati senza alcun fondamento popolare e approvato da una conferenza intergovernativa nel 2004, quando è stato sottoposto al voto popolare, come in Francia e in Olanda nel 2005, è stato clamorosamente rifiutato.

Di fronte al fallimento dell’approvazione popolare, che di fatto rendeva nulla la sedicente costituzione, il progetto fu tacitamente – e forse bisognerebbe dire vergognosamente – abbandonato e sostituito da un nuovo trattato internazionale, il cosiddetto Trattato di Lisbona del 2007.

Va da sé che, dal punto di vista giuridico, questo documento non è una costituzione, ma è ancora una volta un accordo tra governi, la cui sola consistenza riguarda il diritto internazionale e che ci si è pertanto guardati dal sottoporre all’approvazione popolare.


Non sorprende, pertanto, che il cosiddetto parlamento europeo che si tratta di eleggere non sia, in verità, un parlamento, perché esso manca del potere di proporre leggi, che è interamente nelle mani della Commissione europea.


Qualche anno prima il problema della costituzione europea aveva dato del resto luogo a un dibattito fra un giurista tedesco di cui nessuno poteva mettere in dubbio la competenza, Dieter Grimm, e Jürgen Habermas, che, come la maggior parte di coloro che si definiscono filosofi, era del tutto privo di una cultura giuridica.

Contro Habermas, che pensava di poter fondare in ultima analisi la costituzione sull’opinione pubblica, Dieter Grimm ebbe buon gioco nel sostenere l’improponibilità di una costituzione per la semplice ragione che un popolo europeo non esisteva e pertanto qualcosa come un potere costituente mancava di ogni possibile fondamento.

Se è vero che il potere costituito presuppone un potere costituente, l’idea di un potere costituente europeo è il grande assente nei discorsi sull’Europa.

Dal punto di vista della sua pretesa costituzione, l’Unione europea non ha pertanto alcuna legittimità. È allora perfettamente comprensibile che una entità politica senza una costituzione legittima non possa esprimere una politica propria.


La sola parvenza di unità si raggiunge quando l’Europa agisce come vassallo degli Stati Uniti, partecipando a guerre che non corrispondono in alcun modo ad interessi comuni e ancor meno alla volontà popolare. L’Unione europea agisce oggi come una succursale della NATO (la quale NATO è a sua volta un accordo militare fra stati).


Per questo, riprendendo non troppo ironicamente la formula che Marx usava per il comunismo, si potrebbe dire che l’idea di un potere costituente europeo è lo spettro che si aggira oggi per l’Europa e che nessuno osa oggi evocare.

Eppure solo un tale potere costituente potrebbe restituire legittimità e realtà alle istituzioni europee, che – se impostore è secondo i dizionari «chi impone ad altri di credere cose aliene dal vero e operare secondo quella credulità» – sono allo stato attuale nient’altro che un’impostura. Un’altra idea dell’Europa sarà possibile solo quando avremo sgombrato il campo da questa impostura.


Per dirla senza infingimenti né riserve: se vogliamo pensare veramente un’Europa politica, la prima cosa da fare è togliere di mezzo l’Unione europea –, o quanto meno, essere pronti per il momento in cui essa, come sembra ormai imminente, crollerà.


Giorgio Agamben, filosofo, https://www.quodlibet.it/  20/5/2024

Agamben è un filosofo italiano di fama mondiale. Ha scritto opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. Già dal 2020 ha preso posizione contro la strategia del Grande Reset.

 

 

 

 

 

IL TRISTE BILANCIO DELL’EUROPA DEGLI ULTIMI 5 ANNI

La notizia di apertura: il nuovo Trattato Pandemico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stato messo da parte, almeno per ora ( vi raccomandiamo di leggere QUI) .

Le trattative per arrivare a un testo definitivo non hanno prodotto risultati pratici in vista dell’assemblea dell’OMS che è iniziata ieri a Ginevra e andrà avanti per tutta la settimana, fino a Sabato. Alcuni Stati come Italia, Inghilterra e Russia e gli stessi USA hanno deciso di defilarsi.

Da poche settimane si è conclusa la legislatura 2019-24 del Parlamento Europeo. Come sono terminati questi cinque anni della maggioranza Ursula e qualche retroscena in corso.

La scorsa settimana è tornata all’attenzione la vicenda del cosiddetto Pfizer-gate, il celebre scambio di sms tra la Von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer: ricordiamolo sempre, il più costoso contratto d’acquisto della storia europea, 35 miliardi.

Ecco alcune novità importanti. Elezioni europee: cosa sta avvenendo nel fronte sovranista europeo.

La nostra intervista a DAVIDE ROSSI analista politico, scrittore e FABIO SARZI AMADE’ Docente di Diritto del Lavoro, già consulente per la Regione Piemonte a Bruxelles.

 

Ascolta e vedi QUI

 

 

 

 

 

ELEZIONI EUROPEE FRA INCERTEZZE E DIVISIONI

Si avvicina l’appuntamento alle urne previsto nei primi giorni di giugno. La campagna elettorale è già entrata nel vivo.

Sentiamo, in questo servizio, quali sono gli argomenti più importanti, oggetto di dibattito, tra i principali esponenti politici.

 

Ascolta e vedi QUI

 

 

 

 

 

 

La guerra e il parlamento del silenzio

Andare in giro per il web dà sempre un senso di straniamento, ma in questi giorni il senso di irrealtà e di finzione raggiunge davvero l’apice con tutti quegli stamponi che invitano a votare per questo o per quello, mentre l’Europa si prepara a entrare in guerra, senza che nessuno di questi  inviti alle urne sembri tenerne conto.

Questo è possibile grazie a un sistema di governo di non eletti che viene in qualche modo coperto da elezioni farsa, da rappresentanti che in realtà non rappresentano nulla.

E’ patetico vedere gli appelli al voto asseverati da ragionamenti sul fatto che chi non partecipa fa decidere agli altri: una semplificazione ammissibile qualora si vada alle urne per formare assemblee  che – almeno sulla carta – possono deliberare qualcosa.


Ma mettere la propria scheda nell’urna per eleggere gente che non conta nulla è solo partecipare a un gioco a proprio danno: comunque si voti si voterà per il medesimo potere che non ha paura di opposizioni impotenti, anche nel caso divenissero maggioranza, ma che ha paura invece della diserzione dalle urne perché questo finalmente significherebbe che la gente ha mangiato la foglia.


Che ha voglia di un Parlamento continentale che detenga il potere legislativo e non sia una mera assemblea della “clasa discutidora” che finge un dibattito su ciò che la commissione ha già deciso. E di cui ahimè fanno parte anche parecchi di quelli che si presentano come antagonisti dello status quo.

Chiediamoci quale sia stato il ruolo del parlamento di Strasburgo durante la tempesta pandemica nel frenare il tentativo di profilazione autoritaria messo in campo col pretesto del Covid, quello di censura per chi non aderisse alla vertà ufficiale che era poi un’integrale bugia o anche nel cercare la verità nella compravendita privata di vaccini attuata dalla papessa del commissione europea, la von der Leyen ormai famigerata in tutto il mondo ed espressione diretta delle élite di Washington.

Zero. E chiediamoci cosa faccia questo parlamento giocattolo ora che stiamo per essere gettati in una guerra che probabilmente sarà ben presto nucleare: chi si oppone, chi lancia l’allarme, chi tenta di convincere a un passo indietro, chi non vuole la guerra? Nessuno: questo è un Parlamento del silenzio dove ognuno coltiva il suo fortunato orticello di prebende. E se anche qualche singolo avesse qualcosa da dire in merito viene assorbito dalla cortina fonoassorbente dei suoi colleghi.


In realtà è evidentissimo che proprio l’esistenza di questa assemblea vuota è il maggiore ostacolo verso una democrazia continentale dal momento che simula funzioni che non ha, è solo un modellino a scala intera, ma privo delle funzioni reali: le luci si accendono, è possibile aprire gli sportelli, ma non esiste un vero motore, un vero cambio, veri freni.


Inutile dire che è stato concepito in questo modo proprio perché non fosse di ostacolo alle oligarchie del potere: un concetto espresso chiaramente più volte da presidenti della commissione europea e da intellettuali con onorario a piè di lista.

 

Ciò è  intrinseco allo stesso progetto che voleva tarpare le ali alle democrazie nazionali, anche perché esse rappresentavano un pericolo per l’impero e i suoi assetti.

Non può quindi sorprendere se una serie di personaggi a cominciare dalla solita Ursula, passando per Borrel per finire a Stoltenberg che guida la Nato ed è dunque la parte posteriore della stessa Ue, il suo contro trama, per così dire, possono portarci a intensificare una guerra già persa, tanto per perderla anche noi e salvare la faccia e anche l’economia degli Usa.

In tutto questo le istituzioni europee e il suo sfrenato lobbismo non sembrano contare nulla ( a parte quello dell’industria degli armamenti) e men che meno un Parlamento che procede imperterrito e distratto nei suoi riti come l’orchestra del Titanic che continuava a suonare mentre la nave si inabissava nelle acque nere dell’Atlantico.

Andare alle urne in questo caso non è molto diverso dal fumare oppio: attenua il dolore per la democrazia perduta, ma di certo non contribuisce a riacquisirla, anzi la allontana e ne fa un ninnolo di Capodimonte da esporre in vetrina.

https://ilsimplicissimus2.com/   29/5/2024

 

 

 

 

 

Perchè insistono tanto?

Mattarella fa un appello per andare a votare…

Von der Leyen fa un appello per andare a votare…

– la chiesa fa un appello per andare a votare…

– l’azione cattolica fa un appello per andare a votare…

– Elly Schlein fa un appello per andare a votare…

– l’Anpi, l’Acli e la Cisl fanno un appello per andare a votare…

– la Cgil fa un appello per andare a votare….

 

Ascolta e vedi qui:

insistenza-sul-voto


Ascolta e vedi qui:

limbroglio-delle-elezioni

 

 

 

 

 

 

Votare? Oggi non serve a un…

Il suffragio universale non aspira al trionfo degli della maggioranza bensì a farglielo credere.” – Nicolas Dávila


Matteo Gracis

Ascolta e vedi QUI

 

 

 

 

 

 

 

 

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