Ma io dov’ero? Dove sono? Dove starò?

Dove sono di fronte agli orrori della storia come il progetto criminale globale chiamato Grande Reset con la sua mira di assoggettare il mondo ad un’èlite di psicopatici stra-miliardari o di fronte all’immane genocidio di Gaza e al macello di bambini, donne e uomini non militari o di fronte al carnaio ucraino?

Dov’ero quando il progetto criminale globale muoveva i suoi primi passi con l’instaurazione di una folle dittatura sanitaria nel 2020 con la scusa di una pandemia farlocca o di fronte a guerre, stragi, crisi economiche e violenze devastanti che hanno costellato gli ultimi decenni?

Dove starò quando la follia dell’aristocrazia finanziario-usuraia svilupperà ancora di più una dissennata dittatura digitale sulle esistenze di tutti per un iper-controllo e una super-sorveglianza e per rinchiuderci come bovi nella iperbolica Città di 15 minuti a mangiare insetti e con una nuova identità sviluppata per ognuno di noi dall’Intelligenza Artificiale?

Dov’ero? Dove sono? Dove starò? Nel mio guscio esistenziale per quanto precario sia? Presente soltanto a me stesso/a e ai miei bisogni? (Leggi QUI).

La Storia o la nostra Coscienza o un Dio, alla morte di ciascuno di noi, ci chiederà conto di dove eravamo, di dove siamo e di dove volevamo stare. (GLR)

Per approfondire gli orrori di Gaza leggete QUI e QUI.

 

 

 

 

La storia verrà a chiederci dove eravamo al tempo del genocidio

Nel momento in cui scriviamo i palestinesi uccisi direttamente dalle bombe e dalle pallottole dell’esercito israeliano sono 43.824, di cui 16.765 bambini.

E sono numeri che non tengono conto di coloro che sono stati uccisi dalla mancanza di cibo, dalle infezioni, da malattie e ferite non curate negli ospedali distrutti.

Solo nell’ultima settimana la cosiddetta “unica democrazia del Medio Oriente” ha commesso almeno cinque stragi con più di cento morti, ha messo fuori legge l’UNRWA, ossia l’unica agenzia internazionale che garantisce gli aiuti umanitari ai civili palestinesi, e continua ad assediare centinaia di migliaia di persone nel nord della Striscia di Gaza impendendo loro di ricevere ogni bene di prima necessità, cibo e acqua compresi.

In un anno, l’esercito di Tel Aviv ha raso al suolo duecentomila case, l’87% delle scuole e il 68% delle strade di Gaza; 19 ospedali su 36, con i restanti che funzionano tra mille difficoltà, privi di medicinali salvavita e anestetici. Sono stati uccisi anche 304 operatori umanitari e 174 giornalisti, segno di come per Israele anche chi aiuta i civili e chi racconta la devastazione in corso sia un obiettivo.


 

A testimoniare come questa immane tragedia umanitaria sia il deliberato frutto di un disegno che si nutre di odio etnico e razziale sono le stesse parole dei vertici politici israeliani.

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha affermato che Gaza è abitata da «animali umani», precisando che sia giusto lasciarli «senza elettricità, cibo, benzina e acqua». Il ministro per gli Affari di Gerusalemme, Amihai Eliyahu, ha dichiarato che userebbe una bomba atomica su Gaza. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha più volte definito i palestinesi «bestie». L’ex generale dell’esercito israeliano, Giora Eiland, ha rivendicato che l’obiettivo deve essere quello di «creare un disastro umanitario senza precedenti a Gaza».


Verrà un giorno in cui le generazioni che prenderanno il nostro posto su questo pianeta collocheranno la tragedia palestinese nella sua ovvia cornice: quella che ricorda, a eterna memoria, i tremendi genocidi del passato di cui l’umanità si deve vergognare, impegnandosi affinché non accadano mai più.


Le prossime generazioni studieranno il genocidio palestinese sui libri di scuola e, così come noi abbiamo fatto con l’Olocausto, si chiederanno non solo perché i governi lo abbiano permesso, ma anche perché così pochi abbiano mosso un dito per impedirlo.

 

Cosa risponderemo loro? Chi visse durante i grandi genocidi del passato ha abitato tempi in cui si poteva sempre dire di non essere al corrente di quanto stava accadendo o che, comunque, non si riusciva a percepire in tutta la sua gravità la portata della tragedia.


Ma noi sappiamo tutto: conosciamo i numeri di questa carneficina; abbiamo visto in tv e sui social i volti di migliaia di bambini uccisi o traumatizzati; abbiamo visto i soldati dell’esercito carnefice giocare tra le case e le scuole distrutte, ridendo dei sogni spezzati di migliaia di bambini.


Sembra che il perdurare di questo massacro renda molte persone più indifferenti: «Anche oggi 40 morti in una scuola bombardata? Non se ne può più di queste immagini, cambio canale».


Se, quando la Storia verrà a chiederci dove eravamo durante il genocidio palestinese, vorremo avere una risposta degna, da esseri umani, è ora di rimboccarsi le maniche. Le cose che si possono fare sono tante, basta superare la solita passività da social network.


In tutte le città sono attivi gruppi per la Palestina, è tempo di unirsi a loro.

A Gaza sono ancora attive, tra mille difficoltà e rischi, organizzazioni dal basso che aiutano i civili, come l’italiana SOS Gaza: una piccola donazione mensile può servire a tanto.

E poi c’è il boicottaggio economico: il governo israeliano ne è terrorizzato al punto da aver inserito, da anni, i gruppi che lo promuovono nella lista delle organizzazioni terroristiche. È ora di andare a fare la spesa con in tasca l’elenco dei prodotti da non acquistare, quelli dei marchi che collaborano attivamente con le politiche israeliane.

Non è difficile: all’inizio richiede un minimo sforzo di organizzazione e memoria, poi quella ventina di loghi ti si fissa nella mente ed evitarli diventa naturale.

La lista completa è disponibile sul sito bdsitalia.org (ma anche, in versione ridotta ma piuttosto esaustiva, in questo articolo pubblicato su L’Indipendente) e osservarla può cambiare molto, perché nessuna politica di prepotenza può continuare se si prosciugano i fondi economici che la tengono in vita.

Andrea Legni, direttore de L’Indipendente    https://www.lindipendente.online/  30/10/2024

 

 

 

 

Un prezioso contributo per comprendere un po’ meglio la follia dello stato sionista d’israele.

 

La fine del Giudaismo

Non s’intende il senso di quanto sta oggi avvenendo in Israele, se non si comprende che il Sionismo costituisce una doppia negazione della realtà storica del Giudaismo.

Non soltanto infatti, in quanto trasferisce agli ebrei lo Stato-nazione dei cristiani, il Sionismo rappresenta il culmine di quel processo di assimilazione che, a partire della fine del XVIII secolo, è andato progressivamente cancellando l’identità ebraica.

 

Decisivo è che, come ha mostrato Amnon Raz-Krakotzkin in uno studio esemplare, a fondamento della coscienza sionista sta un’altra negazione, la negazione della Galut, cioè dell’esilio come principio comune a tutte le forme storiche del Giudaismo come noi lo conosciamo.

 

Le premesse della concezione dell’esilio sono anteriori alla distruzione del Secondo Tempio e sono già presenti nella letteratura biblica.

L’esilio è la forma stessa dell’esistenza degli ebrei sulla terra e l’intera tradizione ebraica, dalla Mishnah al Talmud, dall’architettura della sinagoga alla memoria degli eventi biblici, è stata concepita e vissuta nella prospettiva dell’esilio.


Per un ebreo ortodosso, anche gli ebrei che vivono nello stato d’Israele sono in esilio. E lo Stato secondo la Torah, che gli ebrei aspettano all’avvento del Messia, non ha nulla a che fare con uno stato nazionale moderno, tanto che al suo centro stanno proprio la ricostruzione del Tempio e la restaurazione dei sacrifici, di cui lo stato d’Israele non vuole nemmeno sentire parlare.

 

GALUT - ESILIO

 

Ed è bene non dimenticare che l’esilio secondo il Giudaismo non è soltanto la condizione degli ebrei, ma riguarda la condizione manchevole del mondo nella sua integrità.


Secondo alcuni cabalisti, fra cui Luria, l’esilio definisce la situazione stessa della divinità, che ha creato il mondo esiliandosi da sé stesso e questo esilio durerà fino all’avvento del Tiqqun, cioè della restaurazione dell’ordine originario.


È proprio questa accettazione senza riserve dell’esilio, con il rifiuto che comporta di ogni forma presente di statualità, che fonda la superiorità degli ebrei rispetto alle religioni e ai popoli che si sono compromessi con lo Stato.

Gli ebrei sono, insieme agli zingari, il solo popolo che ha rifiutato la forma stato, non ha condotto guerre e non si è mai macchiato del sangue di altri popoli.


Negando alla radice l’esilio e la diaspora in nome di uno stato nazionale, il Sionismo ha tradito pertanto l’essenza stessa del Giudaismo.


Non ci si dovrà allora meravigliare se questa rimozione ha prodotto un altro esilio, quello dei palestinesi e ha portato lo stato d’Israele a identificarsi con le forme più estreme e spietate dello Stato-nazione moderno.

La tenace rivendicazione della storia, da cui la diaspora secondo i sionisti avrebbe escluso gli ebrei, va nella stessa direzione.

Ma questo può significare che il Giudaismo, che non era morto a Auschwitz, conosce forse oggi la sua fine.

Giorgio Agamben, filosofo  https://www.quodlibet.it/    30/9/2024

Agamben è un filosofo italiano di fama mondiale. Ha scritto opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. Già dal 2020 ha preso posizione contro la strategia del Grande Reset.


 

 

 

Rabbino di New York: “E’ in corso un Olocausto. Non siete ebrei”

A protestare contro i massacri di Israele a New York ci sono anche rabbini che manifestano la loro vicinanza alle sofferenze del popolo palestinese. Rivolgendosi a chi inneggiava al regime sionista, il rabbino usa queste parole: “E’ in corso un genocidio. E’ in corso un Olocausto”. E ancora: “Voi sionisti state massacrando migliaia di palestinesi”. Infine: “Non siete ebrei, siete contro la Torah”. Non c’è video più potente per smantellare in un colpo solo tutti i castelli di carta di menzogne del circo mediatico che vuole associare il sionismo all’ebraismo.

 

Ascolta e vedi QUI

 

 

 

 

 

 

 

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ANNO V DEL REGIME SANITARIO- ECOLOGICO- DIGITALE

 

 

 

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Invisibili – regia di Paolo Cassina:  https://playmastermovie.com/invisibili/

La Morte Negata – regia di Alessandro Amori:  https://playmastermovie.com/la-morte-negata/

Sospesi – regia di Marcello Rossi e Walter Zollino: https://www.buzzz.blog/buzzz-on-demand


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Il Grande Reset. La Grande Risistemazione (51). Transumanesimo: la fine dell’Umanità.

Si scrive Wallet si legge schiavitù.

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