La parola dissidente non nasce con Solzenicyn ma con lui s’insedia nel nostro linguaggio. Il dissidente non è l’oppositore, non possedendo gli strumenti per opporsi. Si esprime con la profezia, col mettersi in disparte, col prepararsi. Fa politica sott’acqua, per vie traverse: con i Samizdat clandestini o con l’ironia. Chi tanto s’indigna in Italia contro le irriverenze dei comici potrebbe ricordare quel che fu Radio Erewan, ai tempi dei gulag. Il velo della menzogna fu strappato da comici e profeti: un lascito che non si sperderà.
Barbara Spinelli La Stampa 5 agosto 2008