Il 22 ottobre del 1880 muore a Pozzuoli (NA) dopo una breve malattia SALVATORE MORELLI (56 anni) politico, avvocato, scrittore, giornalista, Patriota risorgimentale italiano.
MORELLI nacque a Carovigno (Brindisi) da una famiglia della media borghesia. Intraprese i suoi primi studi classici nel seminario di Brindisi e verso il 1840 si recò all’università di Napoli per studiare giurisprudenza allargando le sue conoscenze con molti intellettuali meridionali. Divenne presto pubblicista dedicandosi a una intensa attività giornalistica. Ma la figura che più influì sul giovane Morelli fu quella di MAZZINI alle cui idee rimase legato tutta la vita: si affiliò alla Giovine Italia e, tornato nelle zone di Brindisi nel 1846, s’impegnò nella diffusione dei valori liberali e democratici per poi intraprendere un’attività politica più nettamente sovversiva.
Dopo varie insurrezioni nel Regno di Napoli nel 1848, Morelli che fino ad allora aveva creduto alle promesse del re Borbone, entrando nella Guardia Nazionale e dedicandogli un libro “Brindisi e Ferdinando II”, bruciò sulla piazza di Carovigno una immagine del re e pronunciò un discorso di condanna verso la dinastia borbonica. Per questo venne processato e fu condannato ad otto anni di prigione prima a Lecce e poi al bagno penale di Ponza. Nel 1851 Morelli venne accusato anche di cospirazione e venne condotto con altri compagni nella fortezza di Ischia, dove incontrò CARLO POERIO (1803- 1867) ed altri patrioti meridionali.
Ad Ischia visse diciotto mesi di durissima sofferenza ( subì addirittura una falsa fucilazione, venne torturato e vide bruciare i suoi libri), quindi passò al confino a Ventotene, dove cominciò ad esercitare la sua professione di avvocato a beneficio degli imputati locali accusati del “reato di Maestà” e dove si occupò dell’istruzione dei ragazzi isolani; entrò anche in corrispondenza con LUIGI SETTEMBRINI (1813- 1876), detenuto nel carcere della vicina isola di Santo Stefano. Quando CARLO PISACANE tentò la sua sfortunata spedizione, il 27 giugno 1857, Morelli preparò armi e bandiere e fu coinvolto in un nuovo processo che gli procurò un’altra condanna.
Morelli era conosciuto come patriota ma anche come benefattore: quando a Ventotene salvò tre bambini che stavano per annegare venne proposta la sua liberazione ma egli rifiutò indicando, invece, il nome di un altro detenuto calabrese, padre di famiglia.
Nel 1858 fu mandato a Lecce in soggiorno obbligato dove, nonostante la stretta sorveglianza dei primi anni, riuscì ad entrare in contatto con i liberali del luogo e si guadagnò da vivere come istitutore dei figli di Pasquale Greco, farmacista, nella cui casa fu accolto benevolmente. Qui scrisse la sua opera più nota: “La donna e la scienza considerate come soli mezzi atti a risolvere il problema dell’avvenire” che avrà tre edizioni fino al 1869: il testo anticipa di otto anni l’opera di J. S. Mill (1806- 1873) La servitù delle donne (nell’opera Mill rivendica la parità dei sessi nel diritto di famiglia e il suffragio universale) e verrà tradotto in francese a Bruxelles e in inglese a Londra.
Nel gennaio 1860 fu di nuovo imprigionato per alcuni mesi, avendo rifiutato un incontro con Francesco II. Fu proprio in questo periodo che l’idea della emancipazione della donna, già nata durante le varie carcerazioni, maturò decisamente. Nel settembre del 1860, uscito dal carcere per il crollo del regno borbonico, fondò a Lecce la rivista mazziniana “Il dittatore“, ispirata alla figura di GARIBALDI, e su di essa denunciò le colpevoli negligenze del nuovo governo post-unitario illustrando le riforme che considerava necessarie: decentramento, miglioramento delle istituzioni, diffusione dell’istruzione tra il popolo.
Nel 1861 Morelli si spostò a Napoli e fondò anche un nuovo giornale, “Il pensiero“, che diresse per quattro anni. La testata venne sequestrata 184 volte (!): ciò dimostra quanto erano ritenute nocive per il neo-potere italiano la riflessioni scritte sul quotidiano. Qui a Napoli, sempre nel 1861, pubblicò La Donna e la scienza scritto nel 1859. Nuovamente colpito da mandato di cattura per la pubblicazione, sul giornale mazziniano Il Popolo d’Italia del 24 maggio 1863, di un articolo sulle dure condizioni di vita dei ceti proletari, riuscì a sfuggire all’arresto grazie all’elezione alla carica di consigliere comunale a Napoli nel luglio del 1863. In questo ruolo si impegnò nel campo dell’istruzione pubblica, della costruzione di varie linee ferroviarie, dell’igiene pubblica e contro il degrado della città.
Nel 1865 si iscrisse alla loggia massonica napoletana «La massoneria popolare » ovvero «La Vita Nova» che però non lo sostenne nelle sue battaglie in favore dell’emancipazione femminile. Nel luglio del 1865 fu nuovamente eletto al consiglio comunale di Napoli; un suo lavoro presentato nel 1866 per il comune partenopeo divenne il Progetto d’organico per la riforma dell’istruzione pubblica nel comune di Napoli in 35 articoli.
Il 18 giugno 1867 Morelli venne eletto deputato nel Collegio di Sessa Aurunca della Sinistra Storica. Subito egli presentò alla Camera dei Deputati , nel 1867 e primo in Europa, un progetto di legge dal titolo “Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici” per la parità della donna con l’uomo, come forte risposta al Codice civile italiano del 1865 che sottometteva la donna all’autorizzazione maritale, facendone una minorenne a vita.
Negli anni 1874-1875 propose un nuovo diritto di famiglia, con cento anni di anticipo rispetto a quello approvato in Italia solo nel 1975, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi e il divorzio. Nel 1875 presentò, con un apposito disegno di legge, la richiesta del diritto di voto per le donne (in Italia questo diritto sarà approvato soltanto nel 1946!!). Propose anche l’istituzione della cremazione ( che sarà regolamentata in Italia solo dal 1987!!), l’abolizione dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e l’istituzione di una Società delle Nazioni ( che nascerà soltanto nel 1919!!) per preservare la pace nel mondo.
Tutti questi progetti di legge non vennero neppure presi in considerazione tranne il progetto che Morelli propose nel 1877 (e che venne approvato) per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti indicati dal Codice civile, come i testamenti: importante progresso per i risvolti economici e per l’affermazione del principio di capacità giuridica delle donne. L’aver posto la centralità della questione della donna e di quella della scuola, gli procurò l’apprezzamento e l’incoraggiamento di grandi uomini di cultura del suo tempo: Mazzini, Stuart Mill, Victor Hugo.
Morelli condusse, inoltre, un’impegnativa battaglia sul divorzio ( approvato in Italia solo nel 1970!!) e relativa difesa dei diritti delle donne divorziate: tra il 1875 e il 1880 presentò quattro progetti di legge che vennero tutti ignorati. L’impegno politico di Morelli permise, però, che le ragazze fossero ammesse per a frequentare i primi due anni del Ginnasio. Propose con forza un’istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti (per maschi e femmine e che solo nel 1962 sarà legge in Italia!!), la tutela dei deboli socialmente e l’abolizione della pena di morte. Si batté, inoltre, contro la Legge delle Guarentigie (le garanzie concesse al papa per equipararlo ad un Capo di Stato straniero e a totale carico del contribuente italiano).
Nel 1876, intervenendo sul progetto di AGOSTINO BERTANI (1812- 1886) per l’Inchiesta agraria sollecitò lo studio delle condizioni di vita quotidiana dei contadini così come di quelle lavorative delle donne e dei minori. Si batté inoltre contro il regolamento che vietava alle donne impiegate del telegrafo di contrarre matrimonio.
Durante il periodo parlamentare Morelli continuò l’attività di giornalista, poiché non esisteva l’indennità parlamentare, introdotta solo nel 1907 da Giolitti. Alle nuove elezioni del maggio 1880, dopo 4 mandati parlamentari, non venne rieletto anche a causa di divisioni nella Sinistra Storica e intorno a lui si creò un forte isolamento mentre la sua salute peggiorava.
Il 22 ottobre del 1880, morì a Pozzuoli, in una camera di una piccola locanda, in totale miseria ( anche per la mancanza dell’indennità parlamentare) e ridotto quasi alla fame. I suoi resti riposano nel cimitero di Pozzuoli.
Quando seppero della sua morte, le prime donne americane che stavano iniziando la lotta per l’emancipazione femminile, che poi si allargherà dovunque, scrissero che era morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.
L’ opera principale di Morelli è “La donna e la scienza“, in cui il problema dell’emancipazione femminile e quello pedagogico sono intimamente connessi ed ambedue sono affrontati in vista della risoluzione del problema sociale. Per Morelli dall’ignoranza derivano i mali peggiori della società, onde la grande importanza attribuita all’istruzione e al ruolo della donna, educatrice nella famiglia e nella scuola.
Per questo, partendo dall’analisi sulla condizione di inferiorità della donna, immaginò la figura femminile con tutti quei diritti intellettuali e sociali che ne potessero fare la prima educatrice dei suoi figli. Alla scienza, intesa in senso generale come cultura, educazione, elevazione intellettuale Morelli affida il compito di illuminare la figura femminile in maniera tale che essa possa essere una guida per il cammino della “intera umanità”.
Morelli condannò ripetutamente i governi che spendevano più denaro per gli armamenti che non per costruire scuole, enti di assistenza, ferrovie. Per lui, l’ignoranza era il vero malessere della società, e da qui la grande importanza che egli attribuì all’istruzione ed al ruolo che la donna deve assumere in un nuovo sistema educativo. Altri temi, quali il dibattito sugli abusi della carcerazione preventiva, sul disarmo generale, sono di scottante attualità e sono continuamente oggetto di discussione. L’aver preveduto, in un certo senso, tutto questo resta il suo grande merito.
Le idee di Morelli furono considerate spesso “folli” ai suoi tempi, sia dal potere civile che da quello religioso, come anche dai benpensanti ( soprattutto maschili) dell’epoca e la sua vita fu definita “sognatrice”, come tutte le esistenze legate al trionfo di un principio morale, ma egli rimase sempre fino alla fine saldamente legato ai suoi convincimenti ed ai suoi principi che avevano radici nel pensiero di Mazzini.
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