Il 29 febbraio del 1920 muore ucciso a Prizzi (PA) da sicari mafiosi NICOLA ALONGI (57 anni, detto Nicolò) contadino, sindacalista socialista, politico e giornalista.
Alongi nacque a Prizzi in una famiglia contadina e all’età di trent’anni entrò nell’agone politico e sindacale, seguendo il leader del Fascio siciliano di Corleone, BERNARDINO VERRO ( futuro primo sindaco socialista di Corleone), e partecipò alla costituzione del Fascio di Prizzi. In occasione dello sciopero agrario del 1901 Alongi assunse la direzione del movimento dei Fasci e la polizia lo tenne continuamente sotto vigilanza perché ritenuto un pericoloso “sovversivo”.
Mentre s’impegnava nelle lotte contadine Alongi portò avanti una sua formazione intellettuale personale ( era un contadino appena alfabetizzato) leggendo i testi classici del socialismo e scrivendo per numerosi giornali socialisti e sindacali di Palermo. Nel 1907 venne eletto al Consiglio comunale di Prizzi a capo di una piccola rappresentanza socialista e la Lega di miglioramento prizzese, di cui Alongi fu ininterrottamente presidente, raccolse fin dalla sua nascita circa duecento militanti socialisti.
Subito dopo la prima guerra mondiale assieme a GIOVANNI ORCEL, segretario della Camera del Lavoro di Palermo, cercò di realizzare l’unità di lotta e di classe tra operai e contadini che proprio ANTONIO GRAMSCI aveva teorizzato. Consapevole delle analogie delle condizioni dei contadini con i problemi degli operai della città guidati da Orcel e della necessità di un contributo di forze da cercare fuori dalle campagne, Alongi riuscì a costituire nel piccolo paese montano di Prizzi un nucleo contadino aperto alla cultura operaia.
Alongi si attirò quindi le ire della mafia agraria locale che cercò di fermarlo con continue minacce e uccidendo il suo primo collaboratore GIUSEPPE RUMORE. Ma Alongi mostrava una profonda fede nei suoi ideali di giustizia e una determinazione coraggiosa ( aveva chiamato i suoi tre figli Idea, Libero Pensiero, Ribelle) per cui la mafia decise di eliminarlo nella notte del 29 febbraio del 1920: in una strada di Prizzi a pochi passi dalla sede della sua Lega di miglioramento, dove stava recandosi per presiedere una riunione, venne ferito da un colpo di fucile, seguito poco dopo da altri due colpi inferti al petto e al fianco che lo lasciarono morente a terra.
Alongi sapeva da tempo di essere stato condannato a morte dalla mafia e l’aveva addirittura scritto qualche giorno prima su La Riscossa socialista ( giornale settimanale della Sezione socialista), definendosi “un morto in licenza”:
“So che si congiura contro di me, che si vuole attentare alla mia vita (…) non so se domani potrò ritornare ad abbracciarvi, ma sono sicuro che altri sorgerà a sventolare la bandiera che mi si vuole strappare di mano”
I colpevoli del delitto non furono mai incriminati ma comunque Alongi divenne, nell’immediato secondo dopoguerra, un punto di riferimento per le lotte contadine nella zona di Prizzi per l’applicazione dei decreti Gullo del 1944. I resti di Alongi riposano nel cimitero di Prizzi.
vedi: Un sindaco in lotta: BERNARDINO VERRO
La lotta di un tipografo: GIOVANNI ORCEL
Un socialista scomodo: GIUSEPPE RUMORE
Vedete il nostro video ” Il dovere della Memoria“: QUI