Il 24 marzo del 1980 viene ucciso a San Salvador (capitale di El Salvador) con un colpo di fucile mentre stava celebrando la messa OSCAR ARNULFO ROMERO (63 anni) arcivescovo, teologo e attivista per i diritti umani.

Romero nacque nella piccola cittadina di Ciudad Barrios (El Salvador) in una famiglia umile, secondo di otto fratelli. Manifestò presto il desiderio di diventare prete entrando in seminario nel 1930 e la sua dedizione agli studi e il suo carattere particolarmente mite spinsero i superiori  ad inviarlo a Roma dove, tra il 1937 e il 1942, studiò presso la Pontificia Università Gregoriana di piazza della Pilotta. Dopo la licenza in teologia tornò in El Salvador dove venne ordinato prete nel 1942. Fece per pochi anni il parroco poi divenne segretario della Conferenza episcopale salvadoregna.

Romero era di carattere riservato, dedito agli studi e di convinzioni conservatrici, quindi destinato ad una normale carriera ecclesiastica. Nel 1970 venne ordinato vescovo in uno dei territori più poveri di El Salvador, Santiago de Maria. Nel 1977 venne eletto arcivescovo di San Salvador con l’appoggio delle stesse famiglie che formavano l’oligarchia dittatoriale salvadoregna proprio perchè auspicavano in lui un difensore dello status quo politico ed economico.

Ma il contatto con la vita reale della popolazione stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera soggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali provocò in lui una profonda conversione nelle convinzioni teologiche e nelle scelte pastorali anche grazie all’influenza dei gesuiti presenti in Salvador molti dei quali esponenti  della Teologia della Liberazione. Tra questi soprattutto padre RUTILIO GRANDE suo fraterno amico.

La morte di padre Rutilio, assassinato il 12 marzo del 1977 assieme a due catecumeni  appena un mese dopo l’ingresso di Romero in diocesi, divenne l’evento che aprì la sua azione di denuncia profetica che portò la chiesa salvadoregna a pagare un pesante tributo di sangue. L’esercito guidato dal partito al potere arrivò a profanare e occupare le chiese come ad Aguilares, città natale di padre Grande, dove vennero sterminati più di 200 fedeli.

I fatti di sangue sempre più frequenti che colpirono persone e collaboratori a lui cari lo spinsero alla denuncia delle situazioni di violenza che riempivano il Paese finchè si trovò trovò pienamente schierato dalla parte dei poveri. Romero inoltre rifiutò l’offerta da parte della giunta militare della costruzione di un palazzo vescovile scegliendo di vivere una piccola stanza nella sagrestia della cappella dell’Ospedale della Divina Provvidenza dove erano ricoverati i malati terminali di cancro.

Lentamente la Diocesi divenne il terminale delle notizie su migliaia di desaparecidos, soprattutto per l’opera della sua maggiore collaboratrice l’avvocata MARIANELA GARCIA VILLAS, che sarà uccisa dai militari il 14 marzo del 1983. Le catechesi di Romero, le sue omelie veementi di denuncia trasmesse dalla radio diocesana venivano ascoltate anche all’estero diffondendo la conoscenza della situazione di degrado che la guerra civile stava compiendo nel Paese.

Ma la sua popolarità crescente in El Salvador e in tutta l’ America Latina e la forte vicinanza del suo popolo portarono alla decisione irrevocabile di ucciderlo. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura oligarchica e militare del suo paese, soprattutto nei confronti dei campesinos, fu ucciso con un fucile da un cecchino degli squadroni della morte ( dirette dal maggiore Roberto D’Aubuisson leader del partito nazionalista conservatore ARENA (Alianza Republicana Nacionalista) e vero capo della giunta militare) mentre celebrava la messa nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza di San Salvador.

Il giorno prima, domenica 23 marzo 1980, in una messa nella cattedrale di San Salvador gremita di fedeli, l’arcivescovo invitò apertamente gli ufficiali e tutte le forze armate ( che erano anche presenti nella chiesa) a non eseguire gli ordini se questi erano contrari alla morale umana e cristiana. Disse:

«Io vorrei fare un appello particolare agli uomini dell’Esercito e in concreto alla base della Guardia Nazionale della Polizia delle caserme: Fratelli appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini; ma rispetto a un ordine di uccidere dato da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice “Non uccidere”. Nessun soldato è tenuto ad obbedire ad un ordine contrario alla Legge di Dio. Vi supplico, vi chiedo, vi ordino in nome di Dio: “Cessi la repressione!”».

Il corpo di Romero a terra subito dopo essere stato colpito

Durante la sua altissima missione non ebbe nessuna vicinanza e appoggio, se non in maniera formale, da parte di Paolo VI e soprattutto di Giovanni Paolo II, mentre Il 2 febbraio del 1980 la prestigiosa università belga di Lovanio gli consegnò la laurea honoris causa per il suo impegno come difensore dei poveri.

Il popolo lo venerò come santo immediatamente dal giorno della sua morte costringendo i militari a non occultare il suo corpo come avrebbero voluto. Giovanni Paolo II non presenziò al funerale di Romero ma inviò l’arcivescovo di Città del Messico come suo rappresentante e durante il funerale nella cattedrale di San Salvador, seguito da una folla immensa, l’esercitò sparò sui fedeli uccidendo molte persone. Giovanni Paolo II rese omaggio alla tomba di Romero solo il 6 marzo del 1983, nonostante le forti pressioni del governo salvadoregno. Ora i suoi resti riposano nella cattedrale di San Salvador.

Nel 1989 il regista americano John Duigan girò lo straordinario film Romero (interpretato ottimamente dall’attore Raul Julia) che racconta in modo molto efficace gli anni dell’episcopato di Romero in San Salvador e il suo sacrificio.


Romero, in un discorso alla radio diocesana degli inizi di marzo del 1980, così disse:

“Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare, ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita che il mio sangue sia un seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto realtà… Io parlo in prima persona perché questa settimana mi è arrivato un avviso che sto nella lista di coloro che stanno per essere eliminati la prossima settimana. Ma rimanga il punto fermo che la voce della giustizia nessuno mai potrà ammazzarla.”

 

 

Vedi:  Il prete dei campesinos: RUTILIO GRANDE

L'avvocata dei poveri: MARIANELLA GARCIA VILLAS

Un vescovo per la Repubblica: MICHELE NATALE

 

 


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