Ha impressionato vedere ad Afragola il gesto di sottomissione verso un uomo simbolo di un partito che ha sempre odiato il Meridione, convinto che i meridionali fossero il male. Il Mezzogiorno ancora una volta — come sempre — diventa solo il luogo dal quale dragare preferenze e clientele. Ma la stessa terra farà rovinosamente cadere il governo del cambiamento
Sono cresciuto in una terra dove vedere baciare le mani di un uomo era cosa comune, nessuno si stupiva, è antica sintassi mafiosa. Vedevo i boss soprattutto durante le festività – prima che cadessero in latitanza o avessero, in clima di faida, paura di uscire in strada — salutare e girare per negozi ricevendo spesso come omaggio il bacio sulle nocche. Il baciamano mi creava disagio quando a farlo era un anziano che si piegava verso la mano di in giovane capo.
Al contrario faceva parte del mio orizzonte estetico vedere giovani baciare la mano del potente più maturo. Non solo boss ma anche sindaci o l’infinito stuolo di sottosegretari e assessori. Il bacio che è stato dato alla mano del Ministro Matteo Salvini è pregno di tutta la terribile tradizione meridionale di sottomissione.
È il bacio che qualsiasi sovrano o qualsiasi esercito sia passato nel Sud ha ricevuto, un bacio che descrive bene il senso che si ha del rapporto con la politica: la concessione, il favore, la benevolenza. Non c’è diritto, non c’è giustizia, non c’è sicurezza economica, non lavoro ma elargizione, protezione, carità, arbitrio. Quel bacio sta a significare: trattaci bene, facci il favore.
Ha impressionato vedere proprio ad Afragola, al Sud baciare la mano di un uomo simbolo di un partito che ha sempre odiato il Meridione, di un movimento nato e fondato sulla convinzione che i meridionali fossero il male e il Sud una zavorra per la crescita del Nord.
Il bacio alla mano di Salvini, l’osannarlo come l’uomo della provvidenza, non è cosa nuova, ma il peggiore volto delle genti del Sud che la miseria e l’ignoranza spingono a manifestare il desiderio di vedere migliorata la propria vita con un atto di sudditanza e di sottomissione. Non c’è colpa ma solo la stessa e perenne miseria secolare.
Quel bacio e quelle preghiere sono state rivolte a un ministro che è entrato nella città delle otto bombe di camorra da alleato della vecchia e più compromessa politica locale, ereditandone le clientele. Salvini non ha dato alcuna risposta ai drammi del territorio, ha solo promesso sgomberi e polizia. Scelte che non possono, isolate, risolvere nulla.
Non ha provato alcuna vergogna – ma ne ha tratto solo vantaggio – a essere complice della parte peggiore dei poteri locali, scegliendo Pina Castiello come sottosegretaria del Ministero per il Sud. Grazie a lei la Lega ha fatto il pieno di voti al rione Salicelle di Afragola, che è la vera anima camorrista di Afragola. Pina Castiello che, per formazione politica viene dalla “scuola” di Luigi Cesaro e di Nicola Cosentino, è alleata dell’ex senatore Vincenzo Nespoli, condannato per bancarotta fraudolenta, accusato della procura di Napoli di voto di scambio, su cui è intervenuta la prescrizione.
La Lega è, in linea diretta, erede dei potentati democristiani, poi berlusconiani, poi (cercati e in parte ottenuti) del centrosinistra. E in questo modo la Lega è divenuto il partito rappresentativo delle clientele camorriste.
Eppure si bacia la mano, si lanciano preghiere e suppliche a chi e complice di questa situazione. Gli si chiede di eliminare i nemici e lui, in divisa, augura «Lunga vita» e manda bacioni. Quel bacio è dato a chiunque arrivi lì dispensando promesse di cambiamento; domani andrà ad altre nocche, ieri ha suggellato altre mani: l’eterna immutabilità del Mezzogiorno d’Italia, dalla cui disperazione Lega e M5S alimentano il loro consenso.
E sia chiaro, il baciamano non è soltanto un’usanza mafiosa, tutt’altro. Il baciamano ha un’origine antica, ha una tradizione lunghissima e complessa. La diffusione al Sud di questa abitudine deriva dalla tradizione di baciare la mano del prete, le cui mani sono sacre perché celebrano il miracolo dell’ostia. Il nobile, ricevendo da Dio il compito del comando, inizia a farsi baciare la mano come il sacerdote. Ma perché la mano? Il bacio ha un’origine evangelica. Veniva dato alle mani di Cristo, perché Cristo, imponendole sulle persone, compiva miracoli. Anche le mani degli apostoli vengono baciate, come quelle dei santi, perche dalle loro mani discende il miracolo, la grazia.
Nei paesi arabi, si bacia la mano dell’anziano, indipendentemente dalla sua gerarchia sociale. È il bacio alla mano che ti ha dato il pane.
Nel tempo il baciamano al feudatario è diventato quello che chiede protezione in cambio di asservimento: esisto perché tu mi concedi di esistere, di stare in vita. E vecchia logica che sopravvive e resiste tutt’oggi con le mafie: se sei in vita significa che loro te lo permettono, perché se loro volessero, saresti polvere. E tutto una concessione.
Una loro concessione. E il baciamano a Salvini è il sigillo di quell’eterno voto di scambio e dell’eterno vassallaggio latifondista in cui oggi la Lega e il M5S diventano i nuovi feudatari.
Ricorderete anche quando Berlusconi baciò la mano a Gheddafl. Quel gesto letto come una goliardata del solito Berlusconi fu sigillo di terribile vassallaggio al colonnello Gheddafl che aveva ordinato il massacro dei suoi oppositori. Eppure sembra gesto innocuo nella parte maggiore dei casi.
Il bacio alla mano cui siamo più abituati è quello alla mano femminile. Approfondendo nei galatei, questo non è un gesto di sottomissione alla donna né di riconoscimento del suo potere. La differenza tra baciare la mano a una donna e a una Regina, è tutta in un dettaglio: con una bisogna tenere la fronte e gli occhi a terra; con una donna, invece, gli occhi non si abbassano ma fissano quelli di lei. La regola più antica vorrebbe che si guardassero sempre gli occhi della donna e che, anche una volta finito il bacio, si continuassero a fissare, perché il messaggio deve essere: non sono sottomesso, ma sto omaggiando la tua bellezza.
Salvini e il M5S hanno tirato fuori il peggio del peggio dall’antro più oscuro del nostro Paese. Non sono stati i primi né i soli, ma l’hanno fatto nel modo più radicale possibile. Sono a Sud in continuità con i poteri più compromessi e agiscono come se nulla fosse.
Sono cresciuto in una terra dove si votava sempre il politico peggiore perché sapevi che, mentre dal politico che faceva una campagna elettorale promettendo maggiore giustizia sociale ottenevi un percorso lungo di lavoro o magari non ottenevi nulla, dal politico compromesso ottenevi la possibilità, in cambio di un voto di un favore, di avere una concessione, fosse pure solo un pacco di pasta.
Perché la giustizia sociale non la puoi quantificare, non la puoi pesare qui e ora, e quindi laggiù finisci col pensare che non serva a nulla. Senza girarci troppo intorno: il voto di scambio è ciò sui cui questo governo ha molto presto imparato a fondarsi.
Di una cosa però siamo certi. Tutti i partiti cadono a Sud, tutte le grandi coalizioni cadono a Sud. Il Sud che è completamente scomparso da ogni agenda elettorale in termini di progetti reali e strategie, il Sud che ancora una volta – come sempre – è solo il luogo dal quale dragare preferenze e clientele, sarà lo stesso Sud che farà rovinosamente cadere il governo del cambiamento. Quel baciamano disperato, che da sempre si fa al potente di turno, è già pronto a strappare a morsi le carni della persona prima baciata.
Salvini ha scavato nel fango, ha estratto un mostro dal sottosuolo e lo ha messo su un tavolaccio per risvegliarlo. Ora deve fare i conti con questa creatura che se ne va in giro sulle sue gambe, e di questa creatura lui dovrà sempre rispondere. Questo ha fatto Salvini e questo fa il populismo.
Roberto Saviano Repubblica 21 gennaio 2019
Vedi: Perché il Sud sta votando in massa chi li chiamava terroni, ladri e fannulloni?
Il Sud abbandonato e la scelta di abbracciare i partiti della rabbia
vedi: Paura della libertà